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Dare un giudizio storico su Luigi Gedda significa
tornare indietro di mezzo secolo. Gedda infatti, è, per così
dire, felicemente sopravvissuto al suo tempo. Lontano ormai da molti
anni dalla vita politica, non so quanto si riconoscesse nel battagliero
crociato di cinquantanni fa. Tempi, allora, di scontri politici
durissimi, ai quali Gedda partecipò in prima fila, portando
lAzione cattolica a un impegno diretto, quale non ci sarebbe
più stato. Esso veniva giustificato con la necessità
di combattere il comunismo, ma lazione di Gedda non può
essere connotata con lanticomunismo, perché questo
ne costituì soltanto un aspetto: lattività di
Gedda, che perciò sinseriva molto bene nel magistero
di Pio XII, era diretta anche contro il laicismo e il cattolicesimo
liberale.
Chi ha vissuto gli avvenimenti del 1948, che
rappresentò il momento di più aspro confronto politico
nellItalia repubblicana, ricorda forse Gedda e De Gasperi
insieme, luno accanto allaltro, come i maggiori protagonisti
della vittoria elettorale della Democrazia cristiana.
Uniti dalla volontà dinnalzare un
argine contro la temuta avanzata del comunismo in Italia, i due
erano, invece, molto diversi, rappresentavano due anime profondamente
differenti del cattolicesimo politico.
È stato scritto che a Gedda si è
attribuita uninfluenza sproporzionata a quella che realmente
aveva,
perché, in fondo, era soltanto un uomo di Pio XII. Probabilmente
è vero, ma era comunque un uomo di cui il pontefice aveva
assolutamente bisogno. La sua figura di condottiero della cristianità
minacciata aveva bisogno di un esercito, e questo era costituito
proprio dai giovani, combattivi ed entusiasti, di Luigi Gedda, organizzatore
di grandi raduni di massa a Roma. Nel loro inno la parola esercito
aveva un forte suono guerriero: «Bianco Padre, che da Roma
/ ci sei meta, luce e guida/ in ciascun di noi confida / su noi
tutti puoi contar. / Siamo arditi della fede, / siamo araldi della
Croce, / a un tuo cenno, alla tua voce, / un esercito ha laltar».
Gedda si era distinto nellorganizzazione
giovanile dellAzione cattolica già negli anni Trenta
e nel 1939 era stato chiamato anche a dirigere il centro cattolico
cinematografico. La politica di penetrazione in tutti i settori
della società civile, voluta da Pio XII, poté avere
però piena attuazione solo dopo il 25 luglio, con la caduta
di Mussolini. Gedda offri subito la propria collaborazione a Badoglio
e gli chiese di porre uomini dellAzione cattolica alla testa
delle organizzazioni giovanili, assistenziali e culturali, in precedenza
guidate dai fascisti. Il 10 aprile 1946, nellimminenza delle
elezioni per la Costituente, incitò i cattolici a intervenire
massicciamente: «Si tratta, per il cattolicesimo, di essere
o non essere nellavvenire della Patria».
Ma il suo grande momento politico furono le elezioni
del 18 aprile 1948: come organizzatore dei Comitati civici, che
diedero un rilevantissimo sostegno propagandistico alla Dc, Luigi
Gedda diventò il simbolo del diretto intervento delle associazioni
cattoliche nella politica. Di quelle elezioni sembrò, come
ho detto, uno dei vincitori, ma il vero vincitore fu De Gasperi,
e con lui i cattolici liberali. Gedda tornò in primo piano
nella primavera del 1952, quando Luigi Sturzo avanzò la proposta
di una lista comune tra DC e destre per le elezioni amministrative
a Roma: dietro Sturzo cera, infatti, proprio Gedda, ancora
una volta braccio politico di Pio XII. Ma la proposta fu respinta
dai dirigenti democristiani. Nel lungo periodo la linea di Gedda
e del cardinale Alfredo Ottaviani, che guidava il Santo Uffizio,
risultò perdente.
A sintetizzare le idee di Gedda, può servire
il giudizio da lui espresso sulla scomunica comminata nel luglio
del 1949 con un decreto del Santo Uffizio a tutti coloro che accettavano,
sostenevano o divulgavano le idee comuniste (la scomunica sarebbe
stata rinnovata nellaprile del 1959 ed estesa anche ai socialisti
e a quei cattolici, come Silvio Milazzo, che collaboravano con le
sinistre in Sicilia). Per Luigi Gedda essa fu il capolavoro
religioso e politico di un grande italiano: il cardinale Ottavini.
In realtà, fu un grave errore. la forza elettorale del Pci
rimase intatta e, anzi, cominciò a crescere, lentamente ma
costantemente. Sul piano religioso le conseguenze furono ancora
più gravi. Si può far risalire, infatti, proprio al
fallimento della scomunica e allo strascico di risentimenti che
lasciò dietro di sé, la formazione di unetica
laica di massa, che cercava le radici dei propri comportamenti morali
fuori dellinsegnamento della Chiesa. Il comunismo ha perso,
ma il laicismo e il liberalismo hanno vinto. Per questo, si può
dire che, alla fine, anche Gedda è stato sconfitto. Basterebbe,
per dimostrarlo, paragonare i giovani cattolici che si riunivano
a Roma sotto la guida di Luigi Gedda con quelli che vi sono andati
per il Giubileo.
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