LUIGI GEDDA
IL BRACCIO ARMATO DI PIO XII
 
articolo di Valentino Parlato

da "Il Manifesto" del 28 settembre 2000

 
 

Martedì sera è morto a Roma, all'età di 98 anni, Luigi Gedda. Luigi Gedda fu un grande nemico del Pci e delle sinistre tutte e, pertanto, anche un grande personaggio della storia repubblicana. Due mesi prima delle elezioni del 18 aprile 1948, su indicazione di Pio XII, fondò i Comitati civici, che furono il ferro di lancia dell'azione elettorale della Dc, tanto da portare a un aumento di quasi 4 milioni di voti rispetto alle elezioni del 1946 e al trionfo dc del 18 aprile. Luigi Gedda fu il braccio armato di Pio XII (fu ricevuto in ben 64 udienze ufficiali) e come tale si può dire che "bolscevizzò" le organizzazioni cattoliche ed esercitò un potere di controllo sulla stessa Dc, che neppure De Gasperi sopportava volentieri. Fondò anche il "Vittorioso", il Topolino cattolico. Questa sua linea non andava bene neppure a personaggi emergenti della gioventù cattolica e nel 1950 portò alla crisi dell'Azione cattolica con le clamorose dimissioni di Carlo Carretto e Mario Rossi. Ma Gedda, sempre in filo diretto con Pio XII, ritentò nel 1952 la cosiddetta "operazione Sturzo", cioè un'unica lista anticomunista alle elezioni comunali di Roma, una lista nella quale sarebbero dovuti entrare anche i fascisti del Msi, e in quell'occasione ci fu l'abbraccio di Andreotti a Rodolfo Graziani Ma l'operazione Sturzo fallì anche per opposizione degli stessi democristiani e delle organizzazioni cattoliche.

Il fallimento dell'operazione Sturzo conferma l'esaurirsi del potere di Gedda. Va ricordato tutto il lavoro di Amintore Fanfani per cambiare cavallo: l'Eni e le partecipazioni statali segnarono l'autonomizzazione della Dc dal potere temporale di Gedda e Pio XII. Un nemico dunque, ma di carattere e con un segno forte e alto del potere: rifiutò le candidature parlamentari e non fu mai né ministro, né sottosegretario (e in questo c'è un tratto di continuità con il suo reale e diversissimo successore che fu Enrico Mattei). Negli ultimi tempi, ma già negli anni 70, era totalmente fuori della politica ma non dalle passioni politiche che continuavano ad animarlo nelle stanze dell'Istituto di gemellologia Gregorio Mendel, che lui dirigeva. Non era contento di come andavano le cose e doveva avere pure qualche turbamento, tanto che prese un contatto anche con noi del manifesto. Aveva del fascino, una volta lo andai a trovare al Mendel, ma poi mi regalò un libretto di Pitigrilli sulla Madonna e fui un po' deluso.