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L'Azione Cattolica, la vita sociale e politica,
la professione medico-scientifica, la famiglia: sono i quattro ambiti
in cui Luigi Gedda ha percorso con inesauribile passione ecclesiale
e civile "le vie della santità e della giustizia" lungo tutto l'arco
del XX secolo. Alla luce di queste quattro dimensioni fondamentali,
la vita dell'indimenticato apostolo dell'impegno laicale è stata
riproposta dal Vescovo Agostino Superbo, Assistente Ecclesiastico
Generale dell'Azione Cattolica Italiana, durante il rito esequiale
presieduto nella mattina di giovedì 28 settembre, nella chiesa parrocchiale
romana di sant'Eugenio.
La sua vita: un dono per la Chiesa e
la società
Una vita, quella di Gedda, che è stata autentico "dono": per la
Chiesa, per la società, per il mondo culturale e scientifico, per
intere generazioni di laici. La prima "scuola di santità" è stata
per lui proprio l'Azione Cattolica. "Si deve anche a Gedda ha sottolineato
Mons. Superbo se, in anni difficili, l'Associazione ha mantenuto
la sua fedeltà al Signore e alla Chiesa, ed è stata un riferimento
fondamentale per la presenza dei cattolici in Italia". L'impegno
civile ha completato e approfondito il suo cammino lungo le vie
della santificazione e della giustizia. "Egli è stato - ha ricordato
il Presule - testimone di fedeltà al Papa, alla Chiesa, al Vangelo
di Cristo e al Paese in un momento nel quale si affacciava alla
storia il pericolo reale di perdere ogni libertà civile in nome
di una giustizia che poi non si è mai realizzata pienamente". "E
lo ha fatto - ha aggiunto - con un amore gratuito, senza pretendere
nulla per sé". Anche nella sfera professionale, Gedda - che è stato
genetista e scienziato di fama - ha vissuto il suo lavoro come "manifestazione
di santità e di giustizia". E nella sua "Nazareth" domestica ha
ricevuto il tenero e delicato abbraccio di una famiglia esemplare.
Due sono stati i punti di forza della spiritualità
che ha alimentato il suo instancabile impegno: l'Eucaristia, "autentico
centro della sua vita", e la contemplazione orante del Signore,
vissuta nell'ascolto della Parola e nella preghiera assidua. La
sua lunga esistenza è stata una realizzazione "singolare, originale
e unica" del motto dell'Azione Cattolica: "Preghiera, azione, sacrificio".
"E stato - ha affermato Mons. Superbo - "operaio buono" per la costruzione
di cieli nuovi e di terre nuove. Ha lavorato perché la terra potesse
trasformarsi in civiltà di uomini che amano". Riferendosi al brano
evangelico del "Discorso della Montagna", proclamato durante la
Liturgia della Parola, il Vescovo ha indicato nella "giustizia"
e nella "povertà" le beatitudini che hanno segnato in modo determinante
la vita di Gedda. Dalla sua "lezione" - ha concluso - ogni cristiano
deve ricevere un "sussulto di coscienza" e riscoprire "la via della
santità e della giustizia che il Signore traccia per ciascun uomo".
Alla preghiera dei fedeli, le invocazioni levatesi
dall'assemblea sono state per il compianto professore, affinché
"venga accolto nella Casa del Padre" ed "il bene che ha seminato
porti frutti di redenzione eterna"; per tutte le vittime di violenze,
perché "il Padre le accolga nella eterna pace"; per il popolo di
Dio, perché nell'impegno per la vita e per la dignità della persona
"testimoni la vittoria di Dio sulla morte"; per l'assemblea dei
partecipanti al rito esequiale, infine, perché si sentano "più uniti
fra di loro e con tutti i fratelli vivi e defunti nell'amore di
Cristo che ha vinto la morte".
Lo storico labaro dell'Azione
Cattolica
La bara è stata deposta ai piedi dell'altare, circondata da cuscini
di fiori. Alla sinistra era collocato lo storico labaro della Società
della Gioventù Cattolica, realizzato nel 1868 ed esposto sempre
in circostanze particolarmente significative per la vita dell'Associazione.
Alla destra spiccava un gonfalone bianco con la scritta "Gruppo
di Preghiera Padre Pio - Sacro Cuore di Gesù Agonizzante nel Getsemani
-Vitinia, Roma" (la chiesa fu un dono dell'Azione Cattolica a Pio
XII ai tempi di Gedda), ornato dall'immagine di Cristo nell'Orto
degli Ulivi e del beato cappuccino di Pietrelcina. L'impegno laicale
e la spiritualità del Getsemani: due "tasselli" fondamentali per
leggere il grande "mosaico" della vita di un uomo umile e intrepido,
spesosi senza riserve al servizio della Chiesa e del suo Paese.
Con il Vescovo Superbo hanno concelebrato il
Vescovo Elio Sgreccia, Vice Presidente della Pontificia Accademia
per la Vita; il Parroco di sant'Eugenio, Don Michele Diaz; diversi
sacerdoti, alcuni dei quali hanno condiviso il cammino spirituale
e la passione apostolica di Gedda: tra questi, Padre Lucio Migliaccio,
che da 1946 gli fu accanto nell'impegno con i Comitati Civici; Don
Donato Conte, assistente spirituale della sorella, la serva di Dio
Mary Gedda, e poi vicino a Luigi fino agli ultimi giorni; Padre
Antonio Stefanizzi; Padre Pasquale Princigalli, Superiore provinciale
dei Giuseppini e Direttore del "Getsemani" di Paestum; Padre Tarcisio
Stramare; Don Andrea Decani, Assistente Ecclesiastico centrale della
Fuci; il Superiore Generale dell'Ordine della Madre di Dio, a cui
Gedda era affiliato.
Artefice di una stagione
intensa e feconda
Un'assemblea commossa e partecipe ha gremito la chiesa per partecipare
alla Concelebrazione Eucaristica. In prima fila sedeva la consorte
del prof. Gedda, Linda Romano, insieme con alcuni nipoti. Molti,
tra i presenti, hanno vissuto con lui le fatiche e le speranze di
una intensa stagione di apostolato e di mobilitazione ecclesiale,
civile e professionale. Nomi noti e meno noti, che hanno attinto
al suo esempio la forza e la coerenza di una testimonianza generosa,
limpida, quotidiana. Alla Concelebrazione Eucaristica era presente
il Cardinale Fiorenzo Angelini. Hanno partecipato alla Santa Messa
gli ex Presidenti dell'Azione Cattolica Italiana Agostino Maltarello
(nel 1959 successore di Gedda come Presidente Generale), Mario Agnes,
Direttore del nostro Giornale, e Alberto Monticone. Una rappresentanza
dell'Associazione era guidata dal Vice Presidente Nazionale Ernesto
Preziosi. Tra gli altri, vi erano gli onorevoli Emilio Colombo e
Pierferdinando Casini; il Presidente dell'Associazione Medici Cattolici
Italiani, Domenico Di Virgilio; diversi membri della Società Operaia
giunti dalle città di Milano, Torino, Bari, Firenze, Salerno (significativa
la presenza di Mario Valiante, che dagli anni della giovinezza sino
ad oggi ha condiviso con Gedda amicizia e impegno ecclesiale e civile);
esponenti della comunità medica e scientifica; sacerdoti e laici
che in Gedda hanno avuto un riferimento saldo e sicuro in anni spesso
difficili.
Il suo ricordo in toccanti
testimonianze
Al termine della Concelebrazione, prima del rito dell'aspersione
alla salma e del commiato, Mons. Luigi Tirelli, per lunghi anni
parroco di sant'Eugenio, ha voluto ripercorrere alcuni tratti della
personalità di Luigi Gedda, al quale era legato da un rapporto di
amicizia ultraventennale. Lo ha ricordato in particolare come "difensore
della fede", "combattente valoroso", "testimone e protagonista della
storia italiana del Novecento". Di lui ha sottolineato la fede,
il coraggio, la profondità interiore e la grande passione per la
libertà e per la giustizia. Quindi i presenti hanno recitato il
"Simbolo della Società Operaia", la toccante preghiera intrisa di
spiritualità oblativa che gli appartenenti alla Società recitano
per consacrare se stessi a Dio come "buoni Operai".
Successivamente il prof. Maltarello ha offerto
ai presenti una commovente testimonianza scaturita da quasi settant'anni
di condivisione e di impegno comune per la Chiesa e per la società
civile italiana. Ricordando gli anni della militanza nell'Azione
Cattolica diocesana di Torino, Maltarello ha messo in rilievo lo
"entusiasmo" e la "passione" che Gedda trasfondeva nel suo apostolato
con i gruppi dell'Associazione, che egli voleva aperta a tutti senza
eccezioni o artificiose separazioni. Il suo "lavoro eccezionale"
aveva trovato terreno particolarmente fertile anche nell'Associazione
Medici Cattolici Italiani - fondata del 1944 e presieduta per trent'anni
e nella Società Operaia, vera e propria fucina di spiritualità e
di apostolato. "Non ti abbiamo perduto - ha concluso Maltarello
- ci hai solo preceduto. Ti dico addio, anzi, arrivederci!".
Infine Lila B. Archideo, Presidente dell'Istituzione
argentina "Servidora", ha espresso riconoscenza e ammirazione per
l'opera svolta da Gedda, il quale ebbe stretti rapporti con il fondatore,
il canonico Etcheverry Boneo, e chiamò le sue figlie spirituali
dall'Argentina a collaborare con lui nelle molteplici opere intraprese
in Italia. In particolare, si deve al fervore di Gedda la diffusione
nel Paese latinoamericano della recita dell'Angelus in comunione
con il Papa. "Parlava ai giovani come un giovane - ha ricordato
-, era sempre creativo e pieno di iniziativa, forte e paterno, amico
leale".
Al termine del rito, la salma di Luigi Gedda
è stata tumulata nel cimitero del Verano.
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