NEL TEMPO DELLA LOTTA
 
articolo di G. P. T.

da "Sir" del 29 settembre 2000

 
 

"Fedeltà operativa e coraggiosa al Papa, al Vangelo, alla Chiesa, agli italiani" nata "dalla santità e dalla giustizia, cioè dal cuore di Dio" e spiritualità fondata su due pilastri "eucarestia quotidiana ad ogni costo" e "contemplazione orante con ascolto della Parola". E' riassumibile in queste parole il ritratto di Luigi Gedda, presidente dell'Azione Cattolica Italiana negli anni del dopoguerra, tracciato dall'assistente ecclesiastico nazionale dell'associazione, mons. Agostino Superbo, nell'omelia della concelebrazione eucaristica da lui presieduta ieri 28 settembre a Roma per rendere l'estremo saluto all'antico presidente. Presentiamo di seguito anche i commenti rilasciati al Sir dall'attuale presidente nazionale di Ac Paola Bignardi, da Ernesto Preziosi vicepresidente del settore adulti, e dal card. Fiorenzo Angelini presidente emerito del Pontificio Consiglio della pastorale degli operatori sanitari.

Fedeltà al Vangelo e alla storia. "Il cristiano non è un estraneo al mondo e la sua fedeltà al Vangelo non è indifferenza alla storia. Un vero cristiano non può non amare gli uomini che nella concretezza di ogni giorno". A ciascuno di noi il Signore ha rivolto un appello "nella situazione che siamo chiamati a vivere, nei momenti quotidiani che davanti a Lui sono preziosi". Questi, secondo mons. Superbo, i motivi che hanno ispirato la vita e le scelte di Gedda. "Dalle responsabilità diocesane a quelle nazionali - ha detto il vescovo -' il 'luogo di santificazione e di giustizia' di Gedda è stato l'Ac" in particolare negli anni del secondo dopoguerra, "tempo di fatica e di lotta", durante i quali l'associazione "ha saputo mantenere la sua fedeltà al Signore". A proposito delle interpretazioni discordanti sul pensiero e le scelte dell'antico presidente di Ac mons. Superbo ha affermato: "Bisogna rendere giustizia alla sua figura con una lettura serena e una ricerca storica chiara e sensata, libera da ogni pregiudizio". "Povero nel cuore e nella vita", Gedda ha fatto sua anche questa beatitudine che, ha concluso mons. Superbo, "dà senso e luce a tutte le altre".

Una coscienza forte e generosa. "C'è un patrimonio di vita, di testimonianza, di esperienza che l'Azione Cattolica ha ricevuto da coloro che hanno preceduto l'attuale generazione; Luigi Gedda appartiene a coloro che hanno contribuito a edificare l'associazione di oggi". Così Paola Bignardi. "Nel clima culturale ed ecclesiale del suo tempo", spiega, Gedda "ha contribuito a dare ai giovani il senso della coerenza tra l'impegno di cristiani e quello di cittadini. Ai laici dell'Azione Cattolica di oggi" la testimonianza dell'antico presidente "ricorda che un cristiano non può prescindere" dal "compito di farsi carico del proprio tempo". "Un grande amore alla Chiesa" è un'ulteriore eredità lasciata da Gedda. Riferendosi al recente Giubileo della terza età, Paola Bignardi ha ricordato che "molti degli anziani presenti erano ex baschi verdi" in Piazza San Pietro al tempo della grande manifestazione del'48. "A noi Gedda e la sua generazione - conclude la presidente di Ac - lascia l'eredità di un'esperienza che ha saputo formare nel tempo persone dalla coscienza forte, coerente, generosa; lascia anche il compito di continuare l'esperienza associativa che abbiamo ricevuto: con la stessa dedizione, con lo stesso impegno, con la stessa coerenza.

Una spiritualità esigente. "Non mancano nel suo percorso pagine che possono far discutere gli storici" rileva Ernesto Preziosi, così "come non manca un di più di animosità di parte in chi si è accostato a questa figura più con un'ottica politica che ecclesiale. È invece - puntualizza - proprio sul terreno della fede vissuta in prima persona come ricerca di un percorso esigente di spiritualità laicale che va cercata la cifra vera della sua vita". A questo riguardo Preziosi ricorda in particolare la fondazione della "rivista Tabor capace, negli anni Quaranta e Cinquanta, di ricchi approfondimenti e di valide anticipazioni di tanti contenuti conciliari; e ancora quel suo riferirsi alla spiritualità getsemaica, sulla quale si tenevano centinaia di incontri di preghiera e di adorazione.

A difesa della vita. "Nel 1948 Gedda fondò l'Associazione italiana medici cattolici (Aimc) diffondendola poi in tutto il mondo tramite l'analoga Federazione internazionale". Lo ricorda il card. Fiorenzo Angelini, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Pastorale degli operatori sanitari sottolineando il ruolo di Gedda "leader e grande motore di quest'associazione, precursore della difesa del valore della vita quando ancora nessuno ne parlava". Che cosa lascia oggi Gedda ai medici cattolici? "Lascia l'eredità di una professione esercitata con amore e competenza, l'eredità del coraggio, dell'intraprendenza, della necessità della preghiera perché sui temi che riguardano la vita umana non è sufficiente proporre tesi e argomentazioni, ma occorre impegnarsi con molto coraggio e grandi sacrifici personali".