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"Fedeltà operativa e coraggiosa al Papa, al Vangelo,
alla Chiesa, agli italiani" nata "dalla santità e dalla giustizia,
cioè dal cuore di Dio" e spiritualità fondata su due pilastri "eucarestia
quotidiana ad ogni costo" e "contemplazione orante con ascolto della
Parola". E' riassumibile in queste parole il ritratto di Luigi Gedda,
presidente dell'Azione Cattolica Italiana negli anni del dopoguerra,
tracciato dall'assistente ecclesiastico nazionale dell'associazione,
mons. Agostino Superbo, nell'omelia della concelebrazione eucaristica
da lui presieduta ieri 28 settembre a Roma per rendere l'estremo
saluto all'antico presidente. Presentiamo di seguito anche i commenti
rilasciati al Sir dall'attuale presidente nazionale di Ac Paola
Bignardi, da Ernesto Preziosi vicepresidente del settore adulti,
e dal card. Fiorenzo Angelini presidente emerito del Pontificio
Consiglio della pastorale degli operatori sanitari.
Fedeltà al Vangelo e alla storia. "Il cristiano
non è un estraneo al mondo e la sua fedeltà al Vangelo non è indifferenza
alla storia. Un vero cristiano non può non amare gli uomini che
nella concretezza di ogni giorno". A ciascuno di noi il Signore
ha rivolto un appello "nella situazione che siamo chiamati a vivere,
nei momenti quotidiani che davanti a Lui sono preziosi". Questi,
secondo mons. Superbo, i motivi che hanno ispirato la vita e le
scelte di Gedda. "Dalle responsabilità diocesane a quelle nazionali
- ha detto il vescovo -' il 'luogo di santificazione e di giustizia'
di Gedda è stato l'Ac" in particolare negli anni del secondo dopoguerra,
"tempo di fatica e di lotta", durante i quali l'associazione "ha
saputo mantenere la sua fedeltà al Signore". A proposito delle interpretazioni
discordanti sul pensiero e le scelte dell'antico presidente di Ac
mons. Superbo ha affermato: "Bisogna rendere giustizia alla sua
figura con una lettura serena e una ricerca storica chiara e sensata,
libera da ogni pregiudizio". "Povero nel cuore e nella vita", Gedda
ha fatto sua anche questa beatitudine che, ha concluso mons. Superbo,
"dà senso e luce a tutte le altre".
Una coscienza forte e generosa. "C'è un patrimonio
di vita, di testimonianza, di esperienza che l'Azione Cattolica
ha ricevuto da coloro che hanno preceduto l'attuale generazione;
Luigi Gedda appartiene a coloro che hanno contribuito a edificare
l'associazione di oggi". Così Paola Bignardi. "Nel clima culturale
ed ecclesiale del suo tempo", spiega, Gedda "ha contribuito a dare
ai giovani il senso della coerenza tra l'impegno di cristiani e
quello di cittadini. Ai laici dell'Azione Cattolica di oggi" la
testimonianza dell'antico presidente "ricorda che un cristiano non
può prescindere" dal "compito di farsi carico del proprio tempo".
"Un grande amore alla Chiesa" è un'ulteriore eredità lasciata da
Gedda. Riferendosi al recente Giubileo della terza età, Paola Bignardi
ha ricordato che "molti degli anziani presenti erano ex baschi verdi"
in Piazza San Pietro al tempo della grande manifestazione del'48.
"A noi Gedda e la sua generazione - conclude la presidente di Ac
- lascia l'eredità di un'esperienza che ha saputo formare nel tempo
persone dalla coscienza forte, coerente, generosa; lascia anche
il compito di continuare l'esperienza associativa che abbiamo ricevuto:
con la stessa dedizione, con lo stesso impegno, con la stessa coerenza.
Una spiritualità esigente. "Non mancano nel suo
percorso pagine che possono far discutere gli storici" rileva Ernesto
Preziosi, così "come non manca un di più di animosità di parte in
chi si è accostato a questa figura più con un'ottica politica che
ecclesiale. È invece - puntualizza - proprio sul terreno della fede
vissuta in prima persona come ricerca di un percorso esigente di
spiritualità laicale che va cercata la cifra vera della sua vita".
A questo riguardo Preziosi ricorda in particolare la fondazione
della "rivista Tabor capace, negli anni Quaranta e Cinquanta, di
ricchi approfondimenti e di valide anticipazioni di tanti contenuti
conciliari; e ancora quel suo riferirsi alla spiritualità getsemaica,
sulla quale si tenevano centinaia di incontri di preghiera e di
adorazione.
A difesa della vita. "Nel 1948 Gedda fondò l'Associazione
italiana medici cattolici (Aimc) diffondendola poi in tutto il mondo
tramite l'analoga Federazione internazionale". Lo ricorda il card.
Fiorenzo Angelini, presidente emerito del Pontificio Consiglio della
Pastorale degli operatori sanitari sottolineando il ruolo di Gedda
"leader e grande motore di quest'associazione, precursore della
difesa del valore della vita quando ancora nessuno ne parlava".
Che cosa lascia oggi Gedda ai medici cattolici? "Lascia l'eredità
di una professione esercitata con amore e competenza, l'eredità
del coraggio, dell'intraprendenza, della necessità della preghiera
perché sui temi che riguardano la vita umana non è sufficiente proporre
tesi e argomentazioni, ma occorre impegnarsi con molto coraggio
e grandi sacrifici personali".
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