IV) STUDII ED APPLICAZIONI PRATICHE DEL METODO ECATIMERICO
DI CRANIO-METRO-LOCALIZZAZIONE IN CAMPO UMANO

(STUDII DI ANATOMIA TOPOGRAFICA CRANIO-ENCEFALICA SULL' UOMO)

 

A) INDAGINI METODOLOGICHE ED APPLICATIVE

 

Le prime applicazioni del Metodo geometrico cranio-metro-localizzatore, a cominciare dalle ricerche del 1947, furono effettuate sull'Uomo: la prima comunicazione scientifica al riguardo fu presentata da MARTINO L. al IX Convegno della Soc. Ital. di Anatomia, tenutosi a Bologna (1947). Le prime applicazioni del Metodo in campo zoologico ebbero inizio invece nel 1968 (MARTINO e TERIO).

In realtà nel 1947 il MARTINO presentò semplicemente un nuovo Sistema proporzionale di scale numerate calottali (una scala cranica sagittale mediana, una scala cranica trasversale destra ed un scala cranica trasversale sinistra, colleganti la glabella all'inion), che permettesse: a) di indicare, con un nominativo numerico, sia i punti calottali posti sulle scale che gli assi basi-craniali obliqui, b) di riquadrare ordinatamente la superficie cutanea della volta cranica, c) di localizzare ed indicare su questa i punti posti sull'incrocio di linee coordinate passanti, sulla volta, da una scala all'altra.

Le scale furono scompartite in ottavi (per ripiegatura successiva, sulle metà, del nastro corrispettivo) allo scopo di eliminare ogni bisogno delle misure centimetriche.

Nel 1950, però, il MARTINO trovò più conveniente introdurre la terza scala calottale (la frontale centrale), ed adottare, definitivamente ed esclusivamente, la scompartizione centesimale, ecatimerica, delle scale stesse.

I primi lavori realizzati con tale metodo ecatimerico in campo umano, furono condotti subito con due tecniche diverse: a) con tecnica anatomo-dissettoria su cranii di soggetti varii per età, sesso ed indice cefalico, b) con tecnica anatomo-radiografica, su teste di infanti e di adulti viventi.

Per prima cosa furono ricercate le corrispondenze ecatimeriche delle sedi dei punti antropologici della volta e della base cranica; fu riconosciuto che, usando tale metodo proporzionale, le indicazioni ecatimeriche di tali sedi risultano sempre le stesse nei varii soggetti, con qualche variazione individuale che è di entità piuttosto modesta. Sono da ricordare, in tali ricerche, i contributi portati nel 1950, 1951 e 1952 da BUONSANTE A., MASSARI F., DE LUCA C., ARMENIO G., ACETO G., DE SERIO N., DI NICOLA L., per la determinazione ecatimerica delle sedi di suture e fontanelle della volta cranica oltrecché di Forami della base cranica. SILVESTRI E. ricercò nello stesso anno la sede proiettiva ecatimerica della Arteria meningea media alla superficie cutanea della regione temporale (1950). PICARDI B. si occupò della localizzazione topometrica della articolazione temporo-mandibolare e di varie formazioni basicraniali (1953).

Su questo stesso argomento condussero ricerche nel 1958 anche GALLI e PARMEGGIANI (per l'art. meningea media).

Un vasto controllo sulla rispondenza del Metodo ecatimerico, a sistema curviscalare, per fissare preventivamente e presuntivamente in superficie le sedi proiettive delle varie formazioni scheletriche della volta e della base cranica, fu effettuato nel 1961 da GALLI G. (e da GALLI in collaborazione con MORSELLI L. e con PERUCCI V.). Tali Autori distinsero i cranii secondo gli Indici cefalici, ed utilizzarono 343 cranii umani della antica collezione presente nel Museo dell'Istituto Anatomico di Modena (132 brachicefali, 48 dolicocefali, 163 mesocefali): fu riscontrato che le oscillazioni spaziali delle sedi proiettive ecatimeriche sono di entità modesta e sono inoltre prevedibili, dato che, rispetto a quelle dei cranii mesaticefali, accennano appena a medializzarsi, ad anteriorizzarsi ed a sollevarsi nei dolicocefali e a lateralizzarsi, a posteriorizzarsi ed a abbassarsi nei cranii brachicefali.

Come se l'allungamento dolicocefalo iniziasse dalla fossa cranica posteriore per andare in direzione frontale, e non già dalla parte centrale del cranio per andare nella doppia direzione polare!

Pertanto, per un punto di una determinata formazione basi-craniale, esiste (rispetto alla sua sede spaziale mesaticefala ecatimerica, che potrebbe intendersi come sede «centrale» o medio-normale) una piccola oscillazione «paracentrale» brachicefala ed una piccola oscillazione «paracentrale» dolicocefala (sempre in riferimento, si sottintende, al punto glabellare ed al punto iniaco che sono invariabili).

In campo anatomo-topografico cranio-encefalico furono iniziati pure, nello stesso 1950, accanto alle indagini sullo scheletro, ricerche sulle sedi proiettive ecatimeriche di svariate formazioni endocraniche: SILVESTRI E. condusse indagini sulle sedi spaziali cranio-topometriche dei Ventricoli cerebrali laterali e del Talamo ottico (1950, 1951 e 1953), DEL BUONO G. sulla topometria della pineale calcificata nella sede ecatimerica centrale e nelle oscillazioni ecatimeriche paracentrali (1951), MARTINO L. da solo ed in collaborazione con MASSARI F. sulle sedi proiettive ecatimeriche (e loro oscillazioni) delle Circonvo-luzioni cerebrali e del Terzo ventricolo (1950, 1951, 1967). In tempo successivo MARSICO G. da solo ed in collaborazione con MASSARI F. si occuparono delle sedi proiettive ecatimeriche medio-normali delle Arterie e Vene cerebrali nei feti (1956, 1957 e 1958), MARSICO G. e PATERNO M. di quelle medio-normali delle Aree corticali di Brodmann (1958), MARSICO G. di quella medio-normale del Nucleo lenticolare (1959).

Agli studii di Anatomia topometrica seguirono indagini per le prime applicazioni in campo pratico. Fu interessato per primo il campo radiologico, dato che il tecnico-radiologo sente la necessità di disporre di una guida per l'effettuazione corretta delle proiezioni oblique craniche, usando assi indicati da scale numerate esocraniche, oltrecché sente la necessità di determinare preventivamente, dall'esterno, le bande entro cui effettuare, in modo sicuro, rapido e corretto, la tomografia cranica selettiva per stratigrafare una formazione endocranica (vuoi lungo il suo asse longitudinale vuoi lungo il suo asse trasversale) sopra i piani obliqui corrispettivi.

Furono MARTINO L. e DEL BUONO P. (1955) ad indicare i varii assi obliqui cranici (riferiti alle scale esocraniche della cuffia ecatimerica) corrispondenti alle più importanti formazioni basicraniali da sottoporre all'esame stratigrafico selettivo. Essi presentarono un Atlante di anatomia stratigrafica del cranio, che mostrava gli aspetti seriali radio-stratigrafici del cranio, collocato, sul tavolo radiologico, secondo l'orientamento convenzionale del Metodo ecatimerico (nella proiezione sagittale, nella proiezione laterale, nella proiezione assiale). Utilizzando l'asse obliquo cranico - indicato dal MARTINO L. (1950) per la radiografia diretta del canale ottico (T 18 omolaterale - T 78 controlaterale) e adottato, nelle loro ricerche, anche da PUGLISI - DURANTE G. e QUARANTA M. nel 1956 - fu determinata la metodica per la stratigrafia, longitudinale e trasversale, del Canale ottico da MARTINO L. e DE LUCA C. (1956). LA FORGIA P. studiò l'asse proiettivo del foro ovale (1957).

Metodiche cranio-stratigrafiche furono messe a punto da DEL BUONO G. per la rocca petrosa (1953), da DE SERIO N. per il Canale carotideo (1955) e per il Canale dell'ipoglosso (1956), da DEL BUONO M. per il Canale lacrimo-nasale (1954), da MARSICO G. da solo (1957) ed in collaborazione con GUARINI per l'articolazione occipito-atlo-epistrofica (1959), da BARTOLI E. e MARSICO G. per la tuba uditiva (1962).

 

Il MARTINO L. - allo scopo di superare il grave inconveniente della deformazione e dell'ingrandimento delle immagini radiografiche (a causa del decorso divergente del ventaglio dei raggi X) ed allo scopo di poter ridimensionare ai valori effettivi oggettivi (in caso di necessità) le grandezze apparenti delle immagini radiografiche deformate - propose, nel 1962 e ripropose nel 1967, una propria Metodica stereo-ortometrica di correzione (vedi fig. 41).

Di questa è utile ricordare qui brevemente soltanto i tempi tecnici successivi principali:

a) Mantenere invariate la distanza «tele» nelle assunzioni radiografiche; b) effettuare due radiogrammi ortogonali del cranio (in proiezione latero-laterale ed occipito-frontale) con incidenza sulla retta glabello-iniaca, sempre in direzione del centro-cranio C (che viene fatto corrispondere al centro-lastra); c) misurare, con compasso di spessore, il diametro sagittale glabello-iniaco ed il diametro trasversale bitemporale della testa del soggetto; d) costruire il Ventaglio dei raggi X su due distinte lastre trasparenti (I e II); e) riprodurre sul I Ventaglio la sagoma cranica in visione assiale, mercé le misure predette di spessore della testa, mettendo la base del Ventaglio lungo il piano frontale della sagoma cranica; f ) sovrapporre ortogonalmente i due Ventagli in modo che i raggi centrali si incrocino sul centro-cranio della sagoma, e mettendo la base del II Ventaglio lungo il piano temporale della sagoma stessa; g) trovare, sulle basi dei Ventagli, i raggi proprii di due punti dati A e B (di cui si voglia conoscere la distanza intervallare effettiva) riportati dai due radiogrammi; h) seguire «a ritroso» i raggi proprii e trovare, sui loro incroci nei due Ventagli, le sedi effettive spaziali dei due punti dati (in A' e in B'); i) misurare le distanze millimetriche effettive, esistenti tra le parallele di A' e di B', trasversale e sagittale (distanze a e b); I) riutilizzare (II uso) la lastra frontale per calcolare anche la distanza verticale (distanza c); m) calcolare la distanza tra A' e B' in linea retta (vedi fig. 41).

L'operazione di correzione è facile e rapida ad eseguirsi, a condizione, ovviamente, che vi sia stato un breve impratichimento da parte del tecnico che la deve effettuare].

Per altre applicazioni pratiche fu prescelto il Campo della cranio-radioterapia profonda.

Si sono avute, a tale scopo, le ricerche di DEL BUONO G. (1953 e 1954) per la puntualizzazione profonda guidata (lungo assi cranici obliqui predisposti) sull'angolo ponto-cerebellare in radioterapia di convergenza, e di DE SERIO N. e MARTINO L. per la puntualizzazione profonda guidata sui Centri talamici e sul Pallidum in irradiazione micro-focalizzata (1967).

Nel campo della Elettro-encefalografia fu il fisiologo MITOLO M. ad organizzare una prima applicazione del Metodo ecatimerico; egli presentò anzi al Congresso della Soc. di Biologia Sperimentale, a Palermo (1953), un suo particolare adattamento pratico della Cuffia elastica ecatimerica per tali indagini.

Applicazioni del Metodo metro-localizzatore ecatimerico furono suggerite da SILVESTRI E. (1950), da VISALLI F. (1956), da ARMENIO G. nel campo della neurochirurgia cranica.

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Fig. 41. Procedimento di «Orto-metria radiografica», che permette di ritrovare le grandezze naturali di immagini radiograficamente deformate.

Il MARTINO L. - al fine di guidare aghi ed elettrodi attraverso la teca cranica ed il cervello secondo assi cranici prestabiliti - propose l'uso di un apparecchio metallico (l'Endoguidatore cranico, brevettato nel 1950), costituito da un sistema articolato di bracci sottili metallici (dell'aspetto complessivo di rettangolo ) aperto in un lato per contenere in sé la calotta cranica; in questo lato aperto si trovano due «cannule-guida» coassiali e contrapposte, le cui imboccature vengono collocate sui due punti cranici superficiali, i quali sono posti alle estremità della retta endocranica da seguire (figg. 32 e 33).

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Fig. 42. Diagrammazione cartesiana ecatimerica del cranio di Dante Alighieri (determinante la relativa Formula di identificazione).

In campo medico-legale furono indicate applicazioni varie da MARTINO L. (1950-1951-1952-1957-1958-1968), il quale utilizzò il Reticolo ecatimerico per gli studii di profilografia identificativa cranio-facciale, con trasformazione del profilo laterale della testa, o del cranio, in diagramma cartesiano (e quindi in una serie ordinata di numeri, propria, caratteristica ed identificativa di ciascun soggetto in esame).

Il MARTINO L. pubblicò nel 1952 la Formula di identificazione e di riconoscimento del cranio di Dante Alighieri (formula costituita dalla serie regolare di numeri indicanti le coppie di coordinate cartesiane proprie dei successivi punti caratteristici del profilo cranico in laterale, trasformato in diagramma entro il Reticolo ecatimerico) (fig. 42). Suggerì che tutti i cranii di valore storico fossero provvisti della loro Formula di riconoscimento, vera e propria carta di identità.

MARTINO R. e RAGONESE V. si sono occupati, con Mappa comparativa di sovrapposizione, del confronto tra il profilo laterale diagrammatico del cranio di Dante (cranio conservato in Ravenna e studiato dal MARTINO L. nel 1952) ed il profilo laterale diagrammatico del cranio di S. Domenico (cranio conservato in Bologna) (1970).

Vox C. A. (1953 e 1954) a sua volta documentò l'importanza pratica del Reticolo ecatimerico cartesiano qualora venisse riportato sui fotogrammi di Segnaletica cranio-facciale (durante la schedatura dei volti dei criminali da parte della «Scientifica» della Polizia Giudiziaria).

Mettendo a punto la relativa tecnica fotografica, la Segnaletica si potrebbe arricchire di numerosi dati topometrici precisi individuali, che appartengono sia al volto che al cranio dei soggetti identificati ed eventualmente da riidentificare.

Il MARTINO L. (1957) mercé il Reticolo ecatimerico ha potuto seguire le variazioni evolutive del cranio durante il periodo infantile.

Nel 1969 il MARTINO L. ha presentato infine lo Stereo-Modello cubettato di Cervello Umano, a mappe scomponibili e ricomponibili sui tre piani spaziali secondo le più varie combinazioni (Cervello Umano in 3 D).

La Bibliografia completa, riguardante le pubblicazioni che si riferiscono al Metodo ecatimerico in genere, si trova inserita nella breve rassegna del MARTINO L. del 1969.

Per tutte le applicazioni pratiche da attuarsi sull'uomo, è doveroso tener ben chiaro il fatto, già indicato in precedenza, che le localizzazioni proiettive profondo-superficiali, che il Metodo ci può dare nel cranio, sono due, distinte, ed ottenibili con modalità tecniche diverse:

a) la localizzazione di approssimazione (o presuntiva), da ricercare quando è bastevole, per le indagini da compiersi, la conoscenza della zona ove di norma è situata la formazione in esame;

b) la localizzazione di precisione (o effettiva o individuale), da ricercare quando è indispensabile conoscere la sede reale, ben limitata e ben circoscritta, della formazione anatomica voluta, nella posizione spaziale caratteristica e propria del soggetto in esame.

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