Mabi
Col |
Musica
Questo poemetto nasce, come spesso succede, dalla ricucitura di altri scritti precedenti, per poi divenire durante il cammino creativo (anche grazie all’aiuto ed ai consigli degli amici) un unico filo di pensiero, che percorre i miei dubbi e le mie perplessità di fronte ad argomenti e sentimenti opposti come la campagna e la città, il sogno e la realtà, il bene e il male, amore e odio, yin e yang, passato e futuro… Ecco, questa è la storia dei miei tormenti di persona irrequieta, intenta a una ricerca permanente, dilemma che si può risolvere soltanto vivendo il presente, unica vera verità di ognuno e di tutti. Poi si vedrà…
Ecco un assaggio (manco a dirlo) da pag. 13 a pag. 17. La lettura va fatta a due voci.
Che fare del domani? Trappola infiocchettata di speranze ed illusioni costruite sopra il niente… Prendo la rincorsa provo a riprovare mi perdo nelle ombre della sera mi perdo nel prato dell’addio mi perdo nel profumo della notte mi perdo nel colore della vita mi perdo, mi distraggo tante volte son partita e non sono arrivata mai… Destino di poeta? Destino d’incapace? Destino e basta? Voglio andare via… Voglio andare via! perdermi nel mondo perdermi nel mare perdermi nella foresta perdermi nello spazio perdermi nel Nirvana. E’ vero! Mi son già persa e nemmeno me ne sono accorta… Dove andrà la mia astronave? dove il sogno d’evasione? dove il mio pensiero attento?
dove? Astronave malandrina cometa iridescente di ferro, fuoco carbonio, acqua e polvere di stelle ha seminato i suoi pezzetti sparsi di speranza sul prato dell’addio, lasciandoci a guardare esterrefatti e consapevoli che la fuga è sempre più lontana. Oggi il mondo è più piccino. Imprigionati sotto questo tetto d’azzurro e nuvole malevole, non sfuggiremo tanto presto al nostro destino accapigliato alla nostra galera indaffarata. Ci pesteremo i piedi in tempi immensi di generazioni, popolo eletto senza esaltazione da una divinità lontana e latitante inventata per sentirsi un po’ più forti. Siamo salsicce senza pepe dentro salami di vendetta e acetilene, veleni di serpente ammaliatore, aculei d’istrice e di ragno decadente camuffati per sembrare intelligenti! Mangiando (e che altro si può fare?) a tutte l’ore quello che rapidi tra i denti si potrà acchiappare… A dispetto di poesia e monumenti discorsi di cultura e perbenismo restiamo solo pozzi di paure budelli d’energia da triturare…
un sacco di mangime da mangiare.
Ho perso nel sonno l’identità poetica sono tra quelli che il destino ha fatto spettatori non volo più forse non ho volato mai… Fra illusioni di carta stagnola annaspo in cerca di speranze. Inutilmente tra i miei fogli spuntano inaspettate geometrie di pensiero, si accaniscono vermiglie estensioni del mio io. A qualcuno importerà mai qualcosa? Mi guardo i piedi pesticciati. Dietro stridori e incerticumi (ma chi mi sente?) veleggiano i pensieri accatastati ciufoli di legna da bruciare… Un labile filo di memoria trascorre come un fremito di brezza mattutina dietro la flebile armonia di un gemito di Musica
Essere semplicemente se stessi… Essere semplicemente sarebbe semplice, sapendo esattamente chi si è che cosa vaga indipendente nelle nostre trippe... turbine d’idee pura chimica nella chimica che agita la mente tempesta di ormoni e solitudine…
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