Omaggio della Svizzera

 

A Zurigo le Giornate siloniane nel centenario della nascita dello scrittore abruzzese
L'omaggio della Svizzera a Ignazio Silone
Una manifestazione esempio della tenacia degli italiani sparsi nel mondo nel mantenere viva la memoria di illustri concittadini
(GRTV). Nel 1978 moriva a Ginevra un grande scrittore e un grande uomo politico: Secondo Tranquilli, meglio noto con lo pseudonimo di Ignazio Silone.
Lo scrittore abruzzese (nacque infatti a Pescina, in provincia de L'Aquila, il primo maggio del 1900), fu esule in varie nazioni europee tra cui Francia, Spagna, Unione Sovietica e Svizzera. Proprio quest'ultima propone, in suo onore e memoria, quattro "Giornate Siloniane", di cui il giornale svizzero "L'Eco" offre un dettagliato programma. Le quattro giornate dedicate al centenario della nascita del noto scrittore sono promosse dall'Università e dalla città di Zurigo, dal centro di Studi Italiani e dall'"Avvenire dei lavoratori", giornale di cui Silone assunse la direzione nei primi anni Quaranta e che introdusse clandestinamente in Italia riscuotendo un grande successo.
Su questo giornale Silone ebbe modo di esprimere le sue enormi potenzialità di scrittore, incrementandone qualità e visibilità. Ripercorrendo le tappe fondamentali della sua vita, ricordiamo che Ignazio Silone nasce da un piccolo proprietario terriero e da una tessitrice. Inizia a frequentare il ginnasio a L'Aquila ma, rimasto senza genitori e senza casa, è costretto a proseguire il liceo presso un istituto religioso di Reggio Calabria; poco dopo smette però di studiare per dedicarsi in maniera attiva alla politica come membro della direzione del Partito Comunista Italiano (di cui era attivista clandestino al fianco di Antonio Gramsci), che lo portò alla collaborazione col giornale "L'Unità". Braccato dalla polizia è costretto a fuggire dall'Italia. Le drammatiche decisioni, proprie del Partito Comunista di quel periodo, che finirono per concentrare tutto il potere nelle mani di Stalin, gli causarono una sorta di crisi che lo portò a lasciare definitivamente il comunismo. Silone si stabilisce quindi in Svizzera dove si dedica a tempo pieno alla scrittura abbandonando, per dieci anni, la politica attiva. Siamo nel 1930. E' questo l'anno di "Fontamara", opera di spessore talmente elevato da essere tradotta in 27 lingue. In seguito ricostituisce a Zurigo, assieme a Modigliani, il Centro estero socialista. Poco dopo torna in Italia ma, dopo aver assunto la direzione del giornale socialista "Avanti", rifiuta di candidarsi alle elezioni politiche del '48.
"Le vicissitudini di questo dopoguerra hanno contribuito ad accentuare la mia diffidenza verso i partiti e hanno chiarito i miei convincimenti libertari". Queste le parole del politico-scrittore Ignazio Silone, pubblicate su "l'Europa Socialista"; parole che ci fanno riflettere sul pensiero di un grande intellettuale italiano. Per tutta la vita Silone non abbandonò mai il forte interesse per la società e per la politica, (fu tra i fondatori del Partito Socialista Unitario), continuando la propria lotta, fatta di battaglie caratterizzate dall'impostazione libertaria che lo accompagnò fino alla morte.
Silone scrisse molte opere importanti oltre a Fontamara, (Pane e Vino, La scuola dei dittatori, Il segreto di Luca, Una manciata di more, ed altre), tra cui un "Saggio sull'emigrazione" a testimonianza del fatto che per gran parte della vita fu lontano dalla sua patria e dall'amato Abruzzo, presente in molti passi dei suoi scritti. Le "Giornate Siloniane" offrono la possibilità di riflettere su quanto i nostri connazionali in Svizzera siano vicini alla figura di Ignazio Silone e, in generale, sulla tenacia degli italiani sparsi nel mondo nel mantenere viva la memoria di illustri concittadini, spesso più di quanto avviene in Italia. La Svizzera è un esempio delle iniziative all'estero in memoria dei Grandi della nostra patria, della perseveranza di questo tipo di manifestazioni, realizzate sempre con impeccabilità ma anche con il cuore.
Durante queste giornate si parlerà anche del "caso Silone": quello sollevato da alcuni studiosi e giornalisti che hanno di recente avanzato la teoria che lo scrittore fosse una spia fascista. A noi, ai nostri connazionali in Svizzera e a quelli sparsi in tutto il mondo, piace pensare a Ignazio Silone come ad un grande scrittore, un grande politico, un grande libertario ma soprattutto un grande italiano.
Per chi volesse seguire le quattro giornate che la Svizzera dedica allo scrittore, ne ricordiamo le date: inizieranno il 28 aprile ad Ascona, proseguiranno a Zurigo il 30 aprile e il 5 maggio e si concluderanno, sempre a Zurigo, domenica 7 maggio.

A cento anni dalla nascita il ricordo di un protagonista dello scenario culturale 
 "SILONE, NARRATIVA SENTIMENTALE CHE NON PERDE LA FIDUCIA INCONDIZIONATA NELL'AGIRE UMANO ". 
Il l° Maggio di cento anni fa a Pescina dei Marsi, antico comune dell'Aquila, nasceva Ignazio Silone. Sin da bambino gli avevano insegnato l'amore per l'aria salubre e corroborante della montagna, adolescente amava ascoltare i consigli savi degli anziani del borgo, apprendeva la saggezza di chi ha conosciuto tempi migliori. Ricordi che Silone seppe sempre conservare gelosamente nel suo cuore. Benché la vita con lui non fosse certo stata avara in disgrazie e dolori, vividi furono sempre nella sua narrativa il messaggio di fiducia nell'agire umano, il fervore nella proclamazione della superiorità della persona umana e della sua dignità e la speranza inesausta in un ordine sociale migliore, più giusto. Il contatto con l'indigenza dei suoi compaesani, la miseria di quelle vite consumate dal lavoro, vittime inconsapevoli di un sistema sociale di cui vagheggiavano appena l'esistenza, incurante di quel paesino sperduto nel cuore degli Appennini, scosso da un violento terremoto; tutto ciò plasmò l'animo sensibile del giovane Silone, delineandone la fisionomia della coscienza e assumendo i tratti solenni e la grigia severità delle amate montagne marsiche.
Fu proprio quell'urgenza dì concretizzazione pragmatica di un vago ma prepotente desiderio di libertà che spinse lo scrittore ventunenne a sottoscrivere il proprio nome nelle fila militanti del Partito Comunista. Come tanti altri, egli si nutrì dell'illusione storica di opporsi al regime fascista che muoveva i primi passi. Ma il coraggioso quanto titanico slancio di esultanza e fervore giovanile si spense quando la repressione violenta della dittatura e le vessazioni subite dai liberi pensatori del tempo scarnificavano i progetti chimerici di libertà e giustizia incondizionata di Silone. Già da tempo lo scrittore serbava nell'animo l'amara delusione nel constatare l'inefficacia dell'azione comunista e della vaghezza dei progetti politici.
Aveva già intuito quanto insensato fosse limitarsi a tradurre i principi alla base del governo sovietico senza coniugarli alle contingenti urgenze della situazione italiana pre-bellica. Ma la libertà, agognata, strenuamente ricercata , l'aveva inconsciamente trovata nei tempi della sua fanciullezza, l'aveva già avvertita prepotente ed imprecisata in fondo all'anima quando, adolescente l'aveva contemplata nella luminosa figura di Don Orione, parroco di Pescina, l'aveva intravista in catene negli occhi innocenti di suo fratellio morto in carcere.
Soprattutto affiora persistente nella narrativa assieme a rispetto, sacrificio, dedizione stoica, eroismo e all'amore che affraterna tutti gli uomini in una sorta di "solidale catena". E' la strenua volontà di non smettere mai di sperare in un mondo migliore, anche nello scoramento più devastante i giovani dovrebbero ricoprire il piacere di accostarsi ad una narrativa così pregna di contenuto quale quella di Silone. Perché non desistano mai dal credere ai propri principi e perché la parabola esistenziale dello scrittore possa sempre fornire un paradigmatico esempio di estremo valore umano.