Esprit Nouveau
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ESPRIT NOUVEAU:

"Si impiega pietra, legno, cemento; se ne fanno case, palazzi; questo è costruire. L'ingegnosità lavora. Ma, di colpo, il mio cuore è commosso; sono felice e dico: è bello. Ecco l'architettura. L'arte è qui. La mia casa è pratica. Grazie, come grazie agli ingegneri delle ferrovie e alla compagnia dei telefoni. Non mi avete toccato il cuore. Ma i muri si alzano verso il cielo secondo un ordine che mi commuove. Capisco le vostre intenzioni. Siete dolci, brutali, incantevoli o dignitosi. Me lo dicono le vostre pietre. Mi incollate a questo posto e i miei occhi guardano. I miei occhi guardano qualche cosa che esprime un pensiero. Un pensiero che si rende manifesto senza parole e senza suoni, ma unicamente attraverso prismi in rapporto tra loro. Questi prismi sono tali che la luce li rivela nei particolari. Questi rapporti non hanno niente di necessariamente pratico o descrittivo. Sono la creazione matematica dello spirito. Sono il linguaggio dell'architettura. Con materiali grezzi, su un programma più o meno utilitario, che voi superate, avete stabilito rapporti che mi hanno commosso."

E' l'architettura.

Le Corbusier

Vers une architecture, 1923

 

    Il Padiglione de L'Esprit Nouveau si compone di due parti: una "cellula tipo" dell'unità abitativa «Immeuble Villas» e una "rotonda" per l'esposizione di progetti ed enunciati teorici: il «Diorama». Studiate separatamente fin dal 1922, le due parti vengono accostate e integrate nel 1925, in occasione della Esposizione Internazionale delle Arti Decorative che si tenne nel parco attorno al Gran Palais a Parigi.
    L'impressione che il Padiglione fece sull'opinione pubblica del tempo fu enorme. Oltre alle esperienze tedesche e olandesi sulla casa popolare, i ragionamenti di Le Corbusier e Pierre Jeanneret spostarono il problema sulla necessità della riforma urbana di cui il Padiglione diventava emblematica "possibile" unità di base. L'alloggio moderno "prodotto in serie" doveva garantire il raggiungimento di una nuova qualità dell'abitare. Vivere diversamente lo spazio della casa scaturiva dalla libertà con cui gli spazi moderni possono essere gestiti e attrezzati.
    L'idea della ricostruzione a Bologna -nel 1977- del Padiglione de "L'Esprit Nouveau" (realizzato da Le Corbusier e Pierre Jeanneret nel 1925 a Parigi nell'ambito delle manifestazioni per l'Expo Internationale des Arts Decoratifs"), scaturì da un dibattito interno alla rivista "Parametro" che si espresse nella formazione di un "Gruppo di iniziativa", per la realizzazione del progetto. Di tale gruppo facevano parte gli architetti: Giuliano Gresleri, Glauco Gresleri, Enea Manfredini, Giorgio Trebbi, Enzo Zacchiroli.
    La Fondazione Le Corbusier di Parigi (allora presieduta da André Wogenscky) che dette il consenso e il suo Patronato, delegò la direzione tecnica dei lavori agli archh. José Oubrerie e Roger Aujame dell'ex atelier Le Corbusier.
A Giuliano Gresleri fu affidata la Direzione artistica dell'opera e l'Alta Sorveglianza.
    La ricostruzione fu resa possibile dall'intervento della "Grandi Lavori" s.p.a. che, attraverso il suo Presidente, Geom. Mario Tamburini, provvide al finanziamento dell'impresa e alla materiale realizzazione del progetto.
    Un pool di Enti pubblici e privati (Ente Autonomo per le Fiere di Bologna, Università degli studi di Bologna, Unione Regionale Camere di Commercio dell'Emilia Romagna, Grandi Lavori, InArch, Faenza Editrice, Associazione Nazionale Costruttori Edili, Associazione Nazionale Cooperative Produzione Lavoro, Confederazione Cooperative italiane) contribuì in modo determinante a sostenere l'iniziativa. Il Comune di Bologna mise a disposizione il terreno sul quale il Padiglione fu ricostruito tra il giugno e il settembre 1977.
    Il Padiglione oggi restaurato grazie all'impegno del Comune di Bologna e degli Associati OIKOS, si reinaugura con la Mostra qui presentata che costituisce l'avvio delle iniziative delle Rassegne de "L'Esprit Nouveau" nel quadro di Bologna 2000 Architettura.
    La grande quantità di dettagli e studi eseguiti da Le Corbusier e Pierre Jeanneret durante la primavera del 1925 è andata in gran parte perduta. Per la ricostruzione degli infissi, è stato necessario operare con ingrandimenti fotografici dei singoli dettagli poi tradotti graficamente al vero. Le opere contemporanee al Padiglione (Villa La Roche, Pessac, Villa Cook, ecc.) sono state referenti essenziali per la ricostruzione dei componenti, costantemente rispoposti da Le Corbusier come "invarianti" della sua architettura.
    Oltre ad un'ampia sintesi dell'intero lavoro progettuale condotto dall'Atelier di Le Corbusier tra il 1920 e il 1925, il Diorama fu creato per accogliere due grandi prospettive: quella della "Città di tre milioni di abitanti" e quella del "Plan Voisin de Paris". Metafora del destino della Città contemporanea, la "Città nuova" di Le Corbusier si propone come manifesto estremo ed impossibile dell'Urbanistica moderna. L'irrealtà del progetto rafforza la credibilità degli assunti teorici sui quali essa si fonda: gli interlocutori degli architetti non possono essere più i borghesi illuminati delle "ville bianche", ma gli uomini di governo e gli imprenditori in grado di controllare e modificare a favore dell'uomo le variabili che entrano a fare parte della gestione della città contemporanea.
    Con la chiusura dell'"Esposizione Internazionale delle Arti Decorative", tutti i Padiglioni (tra cui quelli di Tony Garnier per la città di Lione, di Mel'nikov per l'URSS e di Hoffmann per l'Austria, ecc.) furono smontati. Le Corbusier e Pierre Jeanneret tentarono di ricostruire con le parti recuperate dalla demolizione, la loro cellula tipo alla periferia di Parigi. Una serie di studi databili tra il 1925 e il 1926 sta ad indicare l'impegno in questa direzione dove il prototipo si trasforma sempre in nuove varianti.
    Primi studi dimensionali sui disegni del Padiglione originario, primavera 1977. Lavorando su disegni di Le Corbusier e Pierre Jeanneret, confrontando la documentazione grafica con gli originali fotografici dell'epoca, vengono "ricostruiti" tutti i passaggi progettuali. I disegni architettonici sono tradotti dalla "Grandi Lavori"  in disegni tecnici per il cantiere che inizia ad operare nel maggio del 1977 dopo aver messo a punto il programma per la realizzazione delle parti prefabbricate. Jullian de la Fuente: "Lezione di architettura" in occasione della I Mostra della Ricostruzione del Padiglione, Lexington KY, aprile 1978. Partendo dalla cellula del Padiglione Jullian evidenzia agli studenti le invarianti lecorbusieriane presenti nell'evoluzione della sua architettura.
    La ricchezza inventiva presente nella serie di dettagli di arredo (ad esempio nella scala metallica del living), rivela l'interesse di Le Corbusier per il lavoro artigianale e per i componenti industriali. Oggetti e materiali nati per altri scopi (ma presenti in grande quantità e a basso costo sul mercato) sono sottratti alla loro funzione originaria e "trasformati" progettualmente. Essi assumono così dignità e statuto di Architettura.
    Filippo Alison e collaboratori: Studi per la messa a punto del progetto esecutivo per i "Casiers standard". A partire dal settembre 1977, il gruppo di Alison lavora alla riprogettazione dei moduli per i componenti di arredo che Le Corbusier realizzò nel 1924/25 in collaborazione con produttori cecoslovacchi. Affidati poi ad artigiani parigini, i casiers furono trasformati da oggetti in metallo in moduli di legno e realizzati secondo le minuziose indicazioni dei progettisti. Rielaborati da Charlotte Perriand per il Salon d'Automne del 1928, malgrado la loro estrema raffinatezza e grande funzionalità, non entrarono mai in produzione prima della serie Cassina a partire dal 1979.

 

Il Padiglione dell'Esprit Nouveau era un compendio della sensibilità purista: era macchinista, in prospettiva e implicitamente urbano, poichè era evidentemente progettato per la produzione di massa e per aggregazioni ad alta densità, ed era in oltre arredato secondo il principio purista degli objets-types, cioè con poltrone da club inglese, mobili Thonet in legno curvato e comuni arredi da giardino parigini in ghisa, nonchè con objets-tableaux di origine purista, con tappeti orientali e ceramiche sudamericane. Questo insieme sottilmente dosato di oggetti popolari, artigianali e industriali, spiritualmente debitore ad Adolf Loos, fu allestito, sotto il patrocinio del ministero delle Arti, in polemica con il movimento Art Decò.

 

MODELLO RENDERIZZATO CON 3D STUDIO

Filmato con viste esterne del modello tridimensionale

 

Alcune viste interne:

MODELLO RENDERIZZATO CON MINICAD

Pianta Primo Piano

Pianta Secondo Piano

Assonometria Primo Piano

Assonometria Secondo Piano

Assonometria Copertura

Assonometria Generale