gli insediamenti rupestri medioevali

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La civiltà bizantina si prolunga per quasi un millennio dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente. Conobbe il suo massimo splendore sotto l’imperatore Giustiniano (527-565).

Diffusosi il Cristianesimo, l’arte bizantina risentì fortemente di questa carica spirituale e sintetizzò due correnti culturali: la greco-latina e l’asiatica da cui trasse il senso della ricchezza e della sontuosità proprie dei popoli orientali. L’influsso dell’arte bizantina si manifestò in tutti i paesi con i quali Bisanzio venne in contatto e soprattutto in Oriente i cui elementi bizantini si evidenziano negli abbigliamenti di corte e paramenti liturgici ortodossi fino ai nostri giorni. Anche l’arte dei tessuti ebbe un notevole sviluppo. Essi sapevano tessere lana e lino, ma soprattutto la seta, in quanto a Bisanzio ebbe inizio l’allevamento del baco da seta per merito di due monaci che nel VI secolo recarono i preziosi insetti dall’Oriente. I Bizantini lavoravano le sete con fili di oro e di argento, con ricami a rilievo di vario colore e pietre preziose. Il massimo splendore si ebbe fra i secoli IX e XI, durante il periodo di iconoclastia, contro l’uso ed il culto delle immagini. I motivi figurativi delle stoffe e delle decorazioni avevano carattere naturalistico e geometrico.

Il costume bizantino derivò, come base, da quello greco e romano anche se con concezioni diverse: i romani, con la ricchezza dei panneggi, davano maggior risalto al portamento della persona; i bizantini nascondevano le forme sotto una ricchezza di ornamenti sui vestiti di linea perpendicolare, senza drappeggio, dando il senso di ieraticità. Non si può quindi parlare dei costumi bizantini senza tracciare un breve profilo del costume partendo da Roma.

Già nel sec. IV, il più diffuso indumento fu la tunica corta, formata da due rettangoli di stoffa cuciti ai lati e alle spalle, che arrivava al ginocchio. I diversi ornamenti indicavano il grado sociale: generalmente aveva una larga striscia centrale di porpora che dalla scollatura giungeva fino all’orlo, laticlavium, oppure ornata da due strisce di porpora parallele e sottili ai lati del collo, fino all’orlo angusticlavia.

 

La tunica lunga fino a terra, la tunica talare, veniva usata dai sacerdoti nelle cerimonie e fu arricchita da maniche a bordi colorati o galloni, segmenta, o pietre preziose(figg. 1, 2).

Si usò il colobium, tunica morbida, senza maniche o lunghe fino al gomito, adottata dai primi monaci (fig. 3).

Nel periodo Romano del Basso Impero, fu introdotto un altro tipo di tunica, la dalmatica, in genere lunga fino ai piedi, con larghe maniche, ancora oggi in uso nell’abbigliamento ecclesiastico (fig. 4), con gli angusticlavi e segmenta di porpora alle maniche (figg. 5, 5a).

 

I mantelli (derivati dalla toga) furono sempre usati anche nei secoli successivi ed ebbero diversi tipi di nomi: la penula, era una mantellina rotonda, con cappuccio a punta, con una apertura al centro per lasciare passare il capo, di stoffa pesante o di cuoio, usata durante i viaggi e, soprattutto dai popolani.

La casula, simile alla penula, ma più lunga e ampia (fig. 6).

La lacerna, era un ampio e pesante mantello che si legava sulla spalla destra (fig. 7).

 

Il pallio, era un drappo rettangolare fissato sulla spalla sinistra (fig. 8).

La clamide, era un mantello circolare corto, veniva fissato sulla spalla destra e copriva il lato sinistro. Nel periodo bizantino si arricchì di bordi ricamati e di un rettangolo di stoffa di diverso colore e decorata sul davanti, il tablion (figg. 9, 9a).

 

Le calzature usate erano i calcei, sandali in pelle con cinghie e i campagi (stivali in morbida pelle).

Come cappelli si usava o il cappuccio, o il pileo, a forma di cono.

Sotto le corte tuniche si usavano le brache (fig. 7).

Nei secc. V e VI, nel periodo delle invasioni barbariche, i costumi non subirono variazioni. I popolani continuarono ad usare le brache, lunghe fino alle caviglie (simili ai pantaloni), di origine barbarica; le tuniche corte, con maniche strette ai polsi, serrate in vita da una cintura; il mantello come la penula con cappuccio (fig. 10) o staccato.

 

Le popolane vestivano tuniche lunghe, strette in vita da cinture, con maniche strette e semplici mantelli, simili a quelli degli uomini.
I ricchi romani indossavano la tunica corta o talare (figg. 11, 12) e la clamide con il tablion (fig. 13).

Le donne dei ceti ricchi indossavano tuniche lunghe dritte, strette ai polsi, con cinture importanti e un mantello di tipo orientale, aperto sul davanti con due bande con orli ricamati con galloni. I gioielli erano cesellati con perle e cristalli (fig. 14).

 

Nei secoli successivi, VI/IX, il costume bizantino conservò alcuni elementi del costume greco-romano e la sua influenza si esercitò anche nei secoli successivi, sottolineando differenze solo fra i ceti ricchi e i ceti poveri.

I ceti poveri indossavano brache aderenti lunghe fino ai piedi, infilate nelle scarpe formate da lacci (calcei) fino alle ginocchia, oppure tuniche corte al ginocchio, con maniche larghe, da cui spun­tava il polso della camisia, tunica "a pelle" di lana filata e tinta in casa. Sopra questo abbigliamento si indossava un mantello tipo penula con cappuccio a punta (la pellegrina), usata dai pellegrini o, comunque durante i viaggi.

Importante era la cintura, alla quale si appendeva la borsa con i denari o, per i contadini, alcuni utensili di uso comune. (figg. 15, 16) I cappelli avevano varie fogge, a tesa larga o a cono.

 

I ceti ricchi usavano lo stesso abbigliamento, ma di stoffa preziosa: la tunica era corta, a maniche larghe, che lasciavano vedere la camicia, molto decorata con strisce ricamate e con pietre, stretta in vita da una cintura(fig. 17); le calzebrache erano tenute su da stri­sce di cuoio o da fasce di panno (figg. 18 A e B); i mantelli erano, in genere, la clamide con tablion (fig. 19) che, appunto, era un segno di distinzione. Esse indossavano abiti molto simili a quelli delle donne romane del IV secolo, usando, però, tessuti molto ricchi e preziosi, pieni di ornamenti, tipica caratteristica bizantina. Esse indossavano sempre la tunica talare con maniche aderenti; sopra questa indossavano una tunica lunga con molte decorazioni, la "bizantina" con orlo dritto, oppure obliquo. (fig. 19)

 

Le decorazioni erano costituite da strisce applicate in oro o argento, o a vivaci colori: se erano verticali, dalle spalle all'orlo, si rifacevano alle anti­che "clavi", se era una sola striscia larga centrale, era il "patagio" bizantino, se, invece, decoravano i bordi in senso orizzontale, erano gli antichi "segmenta" romani. (fig. 19)

 

Sopra queste tuniche indossavano un ampio mantello circolare, fino a terra, con il foro centrale per il capo, di stoffa pregiata (Teodora imperatrice).

Sul mantello, i personaggi importanti, se uomini, inserivano il tablion, se donne, il "maniakon", (figg. 20, 21) una specie di collaretta di stoffa pregiata, decorata con pietre tipo perle pendenti.

 

Nel tardo periodo bizantino, come segno distintivo di grado so­ciale, si userà una lunga sciarpa con pietre ricamate su stoffe preziose, il loron, larga circa 15/25 cm., foderata con un altro tes­suto prezioso, di varia lunghezza. (fig. 22)

Le calzature tipiche erano i cambagi (tipo di stivale) oppure scarpette di seta, nere per i dignitari o rosse o gialle per il re, con fibbie preziose. (fig. 23)

 

Anche in questo periodo ebbero grande importanza le cinture, spesso larghissime e lunghe intessute di oro e pietre. I capelli erano corti, a ruota con frangia a metà orecchio per gli uomini, con barba corta e baffi o rasati (fig. 24a).

Le donne portavano capelli lunghi intrecciati intorno al capo, se sposate, o sciolti intrecciati con perle, se fanciulle. (fig. 24b).

 

I costumi dei secc. IX, X, XI, risentirono e continuarono le caratteristiche romaniche e bizantine, solo furono meno sontuose le stoffe, in quanto i Franchi non conoscevano le tecniche per tessere il lino e la seta, quindi utilizzarono il panno, sia per le tuniche che per le brache. Solo i ricchi useranno il lino finissimo e le sete e i broccati.

 

L'abbigliamento maschile era costituito da una gonnella vestito corto con maniche strette, decorate con galloni gemmati; brache di tela, feltro, pelle o panno da gambe, in tinta unita o a fantasia, strette al polpaccio da stringhe di cuoio che partivano dalle scar­pe fino al ginocchio; il mantello era costituito dal sago che co­priva solo le spalle o dalla cappa di pelliccia (rheno), ferma­to sul petto da una fibbia o da una catenella di bronzo (figg. 25, 26).

 

Le donne indossavano una tunica senza maniche e la dalmatica, stret­ta da una cintura, ornata al collo da una striscia, che scendeva fino all'orlo. Sulla tunica talare (lunga) era fissata un'ampia sciarpa (tipo pallio) incrociata sulle spalle, con un lembo che scendeva sul davanti e l'altro sulle spalle e che spesso copriva i capelli. (figg. 27, 28, 29).

 

I capelli erano sciolti oppure intrecciati, coperti da un velo, tipo turbante. (fig. 30)

Le calzature erano di cuoio o pelliccia, seguivano la forma, del piede, aperte sul davanti e allacciate da stringhe che si intrecciavano sulla gamba; si diffusero anche gli stivali, specialmente per i contadini (fig. 31).

 

Le scarpe femminili erano ornate di rabeschi di pelle, fornite di una linguetta a copertura dello spacco sul collo del piede.

Anche in questo periodo fu di gran uso la cintura per appendere il borsellino.

 

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