costumi bizantini
450-1080
La
civiltà bizantina si prolunga per quasi un millennio dopo la caduta
dell’Impero romano d’Occidente. Conobbe il suo massimo splendore sotto
l’imperatore Giustiniano (527-565).
Diffusosi
il Cristianesimo, l’arte bizantina risentì fortemente di questa carica
spirituale e sintetizzò due correnti culturali: la greco-latina e l’asiatica
da cui trasse il senso della ricchezza e della sontuosità proprie dei popoli
orientali. L’influsso dell’arte bizantina si manifestò in tutti i paesi con
i quali Bisanzio venne in contatto e soprattutto in Oriente i cui elementi
bizantini si evidenziano negli abbigliamenti di corte e paramenti liturgici
ortodossi fino ai nostri giorni. Anche l’arte dei tessuti ebbe un notevole
sviluppo. Essi sapevano tessere lana e lino, ma soprattutto la seta, in quanto a
Bisanzio ebbe inizio l’allevamento del baco da seta per merito di due monaci
che nel VI secolo recarono i preziosi insetti dall’Oriente. I Bizantini
lavoravano le sete con fili di oro e di argento, con ricami a rilievo di vario
colore e pietre preziose. Il massimo splendore si ebbe fra i secoli IX e XI,
durante il periodo di iconoclastia, contro l’uso ed il culto delle immagini. I
motivi figurativi delle stoffe e delle decorazioni avevano carattere
naturalistico e geometrico.
Il
costume bizantino derivò, come base, da quello greco e romano anche se con
concezioni diverse: i romani, con la ricchezza dei panneggi, davano maggior
risalto al portamento della persona; i bizantini nascondevano le forme sotto una
ricchezza di ornamenti sui vestiti di linea perpendicolare, senza drappeggio,
dando il senso di ieraticità. Non si può quindi parlare dei costumi bizantini
senza tracciare un breve profilo del costume partendo da Roma.
Già
nel sec. IV, il più diffuso indumento fu la tunica corta, formata da due
rettangoli di stoffa cuciti ai lati e alle spalle, che arrivava al ginocchio. I
diversi ornamenti indicavano il grado sociale: generalmente aveva una larga
striscia centrale di porpora che dalla scollatura giungeva fino all’orlo, laticlavium,
oppure ornata da due strisce di porpora parallele e sottili ai lati del collo,
fino all’orlo angusticlavia.
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La tunica lunga
fino a terra, la tunica talare, veniva usata dai sacerdoti nelle
cerimonie e fu arricchita da maniche a bordi colorati o galloni, segmenta,
o pietre preziose(figg. 1, 2).
Si
usò il colobium, tunica morbida, senza maniche o lunghe
fino al gomito, adottata dai primi monaci (fig.
3).
Nel
periodo Romano del Basso Impero, fu introdotto un altro tipo di tunica,
la dalmatica, in genere lunga fino ai piedi, con larghe
maniche, ancora oggi in uso nell’abbigliamento ecclesiastico (fig. 4),
con gli angusticlavi e segmenta di porpora alle maniche
(figg. 5, 5a). |
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I
mantelli (derivati dalla toga) furono sempre usati anche nei secoli
successivi ed ebbero diversi tipi di nomi: la penula, era
una mantellina rotonda, con cappuccio a punta, con una apertura al
centro per lasciare passare il capo, di stoffa pesante o di cuoio, usata
durante i viaggi e, soprattutto dai popolani.
La
casula, simile alla penula, ma più lunga e ampia (fig. 6).
La
lacerna, era un ampio e pesante mantello che si legava
sulla spalla destra (fig. 7). |
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Il
pallio, era un drappo rettangolare fissato sulla spalla
sinistra (fig. 8).
La
clamide, era un mantello circolare corto, veniva fissato
sulla spalla destra e copriva il lato sinistro. Nel periodo bizantino si
arricchì di bordi ricamati e di un rettangolo di stoffa di diverso
colore e decorata sul davanti, il tablion (figg. 9,
9a). |
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Le
calzature usate erano i calcei, sandali in pelle con
cinghie e i campagi (stivali in morbida pelle).
Come
cappelli si usava o il cappuccio, o il pileo, a forma di
cono.
Sotto
le corte tuniche si usavano le brache (fig. 7).
Nei
secc. V e VI, nel periodo delle invasioni barbariche, i costumi non
subirono variazioni. I popolani continuarono ad usare le brache, lunghe
fino alle caviglie (simili ai pantaloni), di origine barbarica; le
tuniche corte, con maniche strette ai polsi, serrate in vita da una
cintura; il mantello come la penula con cappuccio (fig. 10)
o staccato. |
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Le
popolane vestivano tuniche lunghe, strette in vita da cinture, con
maniche strette e semplici mantelli, simili a quelli degli uomini.
I ricchi romani indossavano la tunica corta o talare
(figg. 11, 12)
e la clamide con il tablion (fig. 13).
Le
donne dei ceti ricchi indossavano tuniche lunghe dritte, strette ai
polsi, con cinture importanti e un mantello di tipo orientale, aperto
sul davanti con due bande con orli ricamati con galloni. I gioielli
erano cesellati con perle e cristalli (fig. 14). |
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Nei
secoli successivi, VI/IX, il costume bizantino conservò alcuni elementi
del costume greco-romano e la sua influenza si esercitò anche nei
secoli successivi, sottolineando differenze solo fra i ceti ricchi e i
ceti poveri.
I
ceti poveri indossavano brache aderenti lunghe fino ai piedi, infilate
nelle scarpe formate da lacci (calcei) fino alle ginocchia, oppure
tuniche corte al ginocchio, con maniche larghe, da cui spuntava il
polso della camisia, tunica "a pelle" di lana
filata e tinta in casa. Sopra questo abbigliamento si indossava un
mantello tipo penula con cappuccio a punta (la pellegrina), usata dai
pellegrini o, comunque durante i viaggi.
Importante era la cintura,
alla quale si appendeva la borsa con i denari o, per i contadini, alcuni
utensili di uso comune. (figg. 15, 16)
I cappelli avevano varie fogge, a tesa larga o a cono. |
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I ceti ricchi usavano lo
stesso abbigliamento, ma di stoffa preziosa: la tunica era corta, a
maniche larghe, che lasciavano vedere la camicia, molto decorata con
strisce ricamate e con pietre, stretta in vita da una cintura(fig. 17);
le calzebrache erano tenute su da strisce di cuoio o da fasce di panno
(figg. 18 A e B);
i mantelli erano, in genere, la clamide con tablion (fig. 19) che,
appunto, era un segno di distinzione. Esse indossavano abiti molto
simili a quelli delle donne romane del IV secolo, usando, però, tessuti
molto ricchi e preziosi, pieni di ornamenti, tipica caratteristica
bizantina. Esse indossavano sempre la tunica talare con maniche
aderenti; sopra questa indossavano una tunica lunga con molte
decorazioni, la "bizantina" con orlo dritto,
oppure obliquo. (fig. 19) |
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Le decorazioni erano
costituite da strisce applicate in oro o argento, o a vivaci colori: se
erano verticali, dalle spalle all'orlo, si rifacevano alle antiche
"clavi", se era una sola striscia larga centrale, era il "patagio"
bizantino, se, invece, decoravano i bordi in senso orizzontale, erano
gli antichi "segmenta" romani. (fig. 19) |
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Sopra
queste tuniche indossavano un ampio mantello circolare, fino a terra,
con il foro centrale per il capo, di stoffa pregiata (Teodora
imperatrice).
Sul
mantello, i personaggi importanti, se uomini, inserivano il tablion, se
donne, il "maniakon", (figg. 20,
21) una specie di collaretta di stoffa
pregiata, decorata con pietre tipo perle pendenti. |
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Nel
tardo periodo bizantino, come segno distintivo di grado sociale, si
userà una lunga sciarpa con pietre ricamate su stoffe preziose, il loron,
larga circa 15/25 cm., foderata con un altro tessuto prezioso, di
varia lunghezza. (fig. 22)
Le
calzature tipiche erano i cambagi (tipo di stivale) oppure
scarpette di seta, nere per i dignitari o rosse o gialle per il re, con
fibbie preziose. (fig. 23) |
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Anche
in questo periodo ebbero grande importanza le cinture, spesso
larghissime e lunghe intessute di oro e pietre. I capelli erano corti, a
ruota con frangia a metà orecchio per gli uomini, con barba corta e
baffi o rasati (fig. 24a).
Le
donne portavano capelli lunghi intrecciati intorno al capo, se sposate,
o sciolti intrecciati con perle, se fanciulle. (fig. 24b). |
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I
costumi dei secc. IX, X, XI, risentirono e continuarono le
caratteristiche romaniche e bizantine, solo furono meno sontuose le
stoffe, in quanto i Franchi non conoscevano le tecniche per tessere il
lino e la seta, quindi utilizzarono il panno, sia per le tuniche che per
le brache. Solo i ricchi useranno il lino finissimo e le sete e i
broccati. |
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L'abbigliamento maschile era
costituito da una gonnella vestito corto con maniche
strette, decorate con galloni gemmati; brache di tela, feltro, pelle o
panno da gambe, in tinta unita o a fantasia, strette al polpaccio da
stringhe di cuoio che partivano dalle scarpe fino al ginocchio; il
mantello era costituito dal sago che copriva solo le
spalle o dalla cappa di pelliccia (rheno), fermato sul
petto da una fibbia o da una catenella di bronzo (figg. 25,
26). |
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Le donne indossavano una
tunica senza maniche e la dalmatica, stretta da una cintura, ornata al
collo da una striscia, che scendeva fino all'orlo. Sulla tunica talare
(lunga) era fissata un'ampia sciarpa (tipo pallio) incrociata sulle
spalle, con un lembo che scendeva sul davanti e l'altro sulle spalle e
che spesso copriva i capelli. (figg. 27, 28,
29). |
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I capelli erano sciolti
oppure intrecciati, coperti da un velo, tipo turbante. (fig. 30)
Le calzature erano di cuoio o
pelliccia, seguivano la forma, del piede, aperte sul davanti e
allacciate da stringhe che si intrecciavano sulla gamba; si diffusero
anche gli stivali, specialmente per i contadini (fig. 31). |
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Le scarpe
femminili erano ornate di rabeschi di pelle, fornite di una linguetta a
copertura dello spacco sul collo del piede. |
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Anche in questo
periodo fu di gran uso la cintura per appendere il borsellino. |
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