gli insediamenti rupestri medioevali

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Introduzione

La dieta delle popolazioni durante il Medioevo era per la maggior parte vegetariana e frugale e si usava fare due pasti al giorno.

Il posto d' onore spettava al pane: probabilmente schiacciato a forma di ”tarallo”o “piadina”, cotto sul focolare (assenza di forni nei villaggi rupestri), costituiva –secondo l’uso medioevale- il piatto di portata del pasto, e veniva mangiato alla fine, dopo essersi impregnato dei sapori e condimenti dei cibi. Esso era di due tipi quello quotidiano, chiamato pane bigio fatto con la farina di grano e di segala e quello della festa, detto pane bianco perché impastato con la sola farina bianca.
Al secondo posto per frequenza di consumo figurava il vino, senz'altro la bevanda di uso più comune nel tempo, che forniva calorie relativamente a buon mercato ed era consigliata anche a scopo terapeutico.

I legumi: ceci, lenticchie, fave, piselli, cicerchie.

Gli ortaggi: cavoli, zucca, porri, finocchio, funghi,asparagi, erbe selvatiche, tuberi, cocomeri, aglio e cipolle (le famose cipolle palestinesi provenienti da Ascolana e che da queste località presero il nome, in italiano, di scalogno); hanno costituito da sempre un alimento essenziale per gli strati sociali più poveri della Puglia.

Molte erano le erbe usate empiricamente a scopo medicinale o per preparare “intrugli e filtri”.

La carne: era limitata ai giorni di festa: si consumavano in prevalenza carni di montone, di capretto e di agnello, di cacciagione, (resti di tartaruga trovati in una discarica di avanzi di pasto a Casalrotto), di colombi e di maiale. Quest’ultimo era utilizzato nella sua interezza e di cui il lardo salato e conservato veniva usato come principale condimento ove l' olio di oliva non era presente. Bovini, equini ed ovo-caprini venivano macellati solo in età tarda, alla fine del loro ciclo produttivo e vitale, oppure in presenza di eventi traumatici. Le pecore e le capre presenti nelle zone più aride davano carne, latte e formaggi questi ultimi venivano consumati nei giorni di magro prescritti dalle regole ecclesiastiche.

Il pesce: era un alimento importante anche nell' alimentazione contadina, come dimostrano alcuni dipinti; infatti la vicinanza al mare permetteva agli abitanti delle grotte il consumo di molluschi marini (cozze, ostriche, cerastoderma glaucum) e di conserve di pesce azzurro (sarde, acciughe).

La frutta: portata in tavola era l 'uva, melograni, fichi, pere, pere selvatiche, melacotogne, mandorle, percochi, ciliegie, meloni, gelsi, noci, agrumi e il carrubo.

L’olio: per l’alimentazione veniva usato sia l’olio d’oliva che l’olio di lentisco; quest’ultimo, usato prevalentemente per l’illuminazione delle grotte e per segnare i percorsi dei sentieri, veniva consumato nei pasti dalle famiglie più povere.

Il miele: veniva usato come dolcificante.             

                                                                                    

Nella cucina medievale si avevano accostamenti un po’ particolari come agro-dolce, dolce-salato, dolce piccante, forse, per le tante spezie usate e importate dall’Oriente: zafferano, pepe, cannella, chiodi di garofano; questi profumi e sapori furono successivamente sostituiti da aromi locali: timo, rosmarino, alloro, basilico, salvia.

Le spezie non venivano usate per coprire il “fetore” delle vivande in decomposizione, ma per migliorare o correggere il gusto delle pietanze.

                         

 

 

 

 

 

 

SCUOLA MEDIA STATALE "ALESSANDRO MANZONI"  di Mottola 

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