gli insediamenti rupestri medioevali

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LA NOTAZIONE.

Si assiste all’abbandono completo della notazione classica greca: cambiando il carattere della musica era necessario abbandonare un sistema che non rifletteva fedelmente la nuova espressione ricca di sfumature e così vario. Nasce una nuova concezione musicale da una parte l’evoluzione naturale del linguaggio melodico, dall’altro le ragioni di natura religiosa, confluivano a creare un nuovo aspetto dell’espressione musicale.

I sistemi di notazione pervenutici sono:

SEMIOGRAFIA ECFONETICA

PALEOBIZANTINA

MEDIOBIZANTINA

CUCUZELICA O BIZANTINA TARDA

CRISTIANA

La semiografia ecfonetica (XI-XII sec.) si riferisce a quella particolare lettura ad alta voce, non ancora canto vero e proprio. Deriva dai segni della prosodici:

TONI

  1. accento acuto /

  2. accento grave \

  3. accento circonflesso ^

TEMPI

  1. segno per la sillaba lunga __

  2. segno per la sillaba breve

SPIRITI

  1. spirito aspro

  2. spirito dolce

SEGNI ESPRESSIVI

  1. apostrofo כ

  2. congiunzione

  3. separazione

I segni ecfonetici sono posti a inizio e fine di un determinato gruppo di parole, perciò la frase e l’inciso ricevevano una loro particolare sfumatura. La difficoltà di interpretare quelle pagine è notevole sia perché non si è in grado di stabilire con certezza gli intervalli, determinati da elevazioni e abbassamenti di voce e poi perché sono molto pochi le notizie fornite dalla tradizione.

Dagli inizi del XIV sec. i testi dimostrano l’abbandono di tale notazione fino al XV sec in cui scompare completamente. Questa notazione ornava gli atti dei Vangeli, gli Atti e le Lettere degli Apostoli e le lettere profetiche dell’Antico Testamento .

La semiografia paleobizantina (X sec.) si riferisce a segni intesi a fissare sulle pergamene le linee melodiche delle composizioni antiche, trasmesse oralmente fino ad allora .Si passa così dalla scrittura ecfonetica alla conquista di una maggiore precisione diastematica con l’aggiunta di segni nuovi: ad ogni sillaba veniva affidato un segno. Questa semiografia si suddivide a sua volta in:

PALEOBIZANTINA ARCAICA (VIII – XIII sec.);

CONTACARIANA (VIII –X sec.);

FASE DI COSLIN (XII sec. ).

Le prime notazioni di canti che si conoscono sono la paleobizantina arcaica e la contacariana, in uso nella stessa epoca, e talvolta nello stesso manoscritto,la prima per canti di stile recitativo, la seconda per canti melismatici .

La semiografia mediobizantina (XII – XV sec. ) apparve dopo lo scisma, fu attribuita da alcuni a Giovanni Damasceno. In questa notazione, i neumi non hanno alcun valore tonale: esprimono soltanto l’intervallo dall’uno all’altro. Si tratta perciò di una notazione diastematica, cioè una successione di intervalli, legati tra loro cone gli anelli di una catena; l’errata interpretazione di un solo segno falsava tutta la melodia. Perciò, i bizantini inserirono lungo il discorso reumatico, dei segni di orientamento che dovevano suggerire l’esattezza o meno del tono raggiunto. I neumi venivano suddivisi in 2 sezioni, neumi ascendenti a neumi discendenti: tra gli uni e gli altri vi è l’ISON (stesso suono) che indicava la ripetizione del suono precedente .

La maggiore fonte è il libro detto Agiopolita.

La semiografia neobizantina XV sec. Sostituì la notazione mediobizantina . era l’epoca in cui dominava il canto melismatico ( degli asmata) chiamato anche cacofonico e papedico. Queste melodie erano piene di fioriture, di modulazione e sfumature, perciò richiedevano un notevole virtuosismo vocale.

I SEGNI DI CHIRONOMIA: il linguaggio della musica bizantina raggiunse il massimo sviluppo tra il finire del XIII sec. e l’inizio del XIV sec. Anche la grafia subì qualche modifica con la riforma di Giovanni Cucuzeli.

Si sentì la necessità di ampliare il numero dei segni di chironomia: moltiplicandosi i neumi sulle singole sillabe del testo veniva a mancare la combinazione naturale della parola – canto.

 

 

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