gli insediamenti rupestri medioevali

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Gli strumenti musicali

Mentre per la musica sacra si utilizzava solo la voce con vari accenti melici, la musica profana si differenziava, oltre che per gli argomenti trattati, anche per l’uso degli strumenti musicali che accompagnavano il canto.

Il più diffuso strumento pare che fosse la VIELLA che era un antenato del violino, con le corde fatte vibrare grazie ad un rudimentale arco.

In uso erano anche le ARPE e strumenti a fiato e a percussione di vario tipo. Le prime espressioni profane rozze e disadorne, affiorarono soltanto verso il secolo X per merito di compagnie di nomadi che girovagavano di contado in contado dando rudimentali rappresentazioni col saltimbanco, col giocoliere, col musicante ed il cantastorie.

In seguito queste compagnie si riunirono in confraternite, elessero loro capi i più meritevoli e stabilirono delle regole. Migliorarono l’intonazione e l’espressione dei canti e degli strumenti e furono accolti in dignità e rispetto nella società.

Di solito si cantavano canzoni d’amore soprattutto in lingua volgare. C’era anche una produzione di argomento non sacro in latino: erano canti goliardici dei “Clerici vagantes”, giovano studenti laici o ecclesiastici che si vantavano di essere clerici, cioè dotti, letterari e che per il loro vagare di città in città vennero chiamati vagantes. La raccolta più famosa di canti goliardici, risalente alla prima metà del tredicesimo secolo, è quella dei CARMINA BURANA, così chiamata perché tramandata da un manoscritto rinvenuto nel monastero benedettino tedesco di Benediktbuern. Questi canti inneggiavano all’amore, alla fortuna, al gioco, al vino, al denaro e si richiamavano sia ai canti profani del tempo, sia ai canti religiosi, esprimendo una violenta satira contro il clero e denunziando la corruzione della chiesa.

La tromba fu usata soprattutto presso le corti e la sua forma somigliava alla lettera S.

Inizialmente non aveva nessun tipo di accorgimento che ne potesse aumentare il numero dei suoni naturali: era un tubo, originariamente di legno, poi di metallo, che differenziando la forza di immissione dell’aria, produceva i cosiddetti suoni naturali.

La cassa chiara fa parte del gruppo dei tamburi; veniva utilizzata dai menestrelli e dai giullari, in seguito con altri strumenti a percussione per accompagnare la danza e scandire il ritmo del canto.

Il triangolo è un altro strumento a percussione , ma interamente di metallo ed era dotato di anelli sospesi che vibravano.

Il tamburello era anch’esso uno strumento a percussione dotato di sonagli lateralmente.

L’organo a mantice era dotato di mantici per l’immissione di aria e di canne di varia lunghezza in cui veniva “ liberata” l’aria che emetteva un determinato suono. Vi erano in uso piccoli organi chiamati “positivi” se venivano posati per terra o “portativi” se venivano portati a braccio.

L’arpa era uno strumento dotato di canne di varia lunghezza che venivano percosse producendo suoni differenti.

 

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                                             e-mail: manzonimottola@tiscali.it 

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