gli insediamenti rupestri medioevali

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Il ruolo dei Bizantini e dei Normanni

Nel XII sec., con l’avvento dei Normanni, si affermò il monachesimo latino e declinò quello italo-greco, anche se a lungo, rimase la sua impronta sia nel campo religioso che economico-sociale e culturale, basti pensare all’opera amanuense.

In Italia, Germania. Francia e Inghilterra, i monasteri dominarono come centri di irradiazione culturale e spirituale con scuole e biblioteche e diventarono vere e proprie capitali commerciali ed economiche.

A metà secolo il monachesimo occidentale fu quindi l’elemento propulsore della società e i conventi fondati nelle “nuove terre”, allorché si instaurò una alleanza fra la S. Sede Romana e Roberto il Guiscardo, diventarono degli agguerriti capisaldi.

Il grande impulso di evoluzione delle abbazie rientrava nel quadro nella politica di occidentalizzazione delle strutture monastiche intrapreso dai Normanni, tesi a creare nuovi centri di potere ecclesiastico e a riportare in moduli propriamente latini le articolate forme di vita monastica legate alla grande tradizione orientale.

Ma il monachesimo, pur al centro di ricche zone agricole, non fu sedentario. Infatti, i monaci furono animati da spirito missionario e si spinsero nei territori più periferici dell'Europa: Danimarca, Svezia, Olanda, Islanda,Groenlandia.

In Italia S. Benedetto da Norcia, il fondatore del monastero di Montecassino, fu il padre del monachesimo Cristiano Occidentale.

La sua azione fu condensata nella regola che da lui prese il nome e che conciliava le esigenze spirituali con quelle della vita pratica: “ora et labora” (prega e lavora). I suoi monaci, benedettini, si dedicavano alla preghiera, ma anche al lavoro dei campi e al lavoro intellettuale (esclusivo per i monaci di Cluny) e amanuense. La volontà era quella di costituire il monastero come “città di Dio” in contrapposizione alla città degli uomini.

Essi, allorché si rifugiarono nelle cripte rupestri, “le grotte di Dio”, continuarono a vivere secondo la regola, dedicandosi all’agricoltura e alla pastorizia che, poi, erano le attività contadine, semplificando il loro modo di vivere e di vestire: adottarono vesti larghe e lunghe su cui indossavano una specie di grembiule o striscia, con un foro al centro, privo di maniche, “lo scapolare” su cui indossavano un mantello con il cappuccio a punta (la penula o pellegrina di lana) usata anche dai contadini. Ogni ora della giornata dei monaci era scandita da attività ben precise e da preghiere.

 

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