gli insediamenti rupestri medioevali

Precedente ] Home ] Su ] Successiva ]

Il villaggio di Casalrotto

Fra i villaggi rupestri del territorio di Mottola quello più conosciuto è “Casalis Ruptus”, probabilmente derivato dal monastero di S. Angelo, fondato da religiosi italo-greci dal IX all’XI secolo, il cui nome nella pronuncia dialettale, “casarutt” , potrebbe avere origini greche: “cripte”, da cui deriverebbe il latinizzato”cripta”, il cui significato sarebbe “casa e grotta” e non dal medioevale “ruptus” (rotto).

Casalrotto, fra i più significativi dei villaggi rupestri del Mezzogiorno e di Europa, è costituito da un centinaio di grotte scavate lungo le fiancate orientale/occidentale della “Lamia”, suddivisa in tre fasce e, sebbene le varie grotte siano state rovinate dagli agenti atmosferici o da successivi interventi umani, alcune di esse conservano ancora tracce di nicchie, vasche, pilastri mangiatoie.

Sul perché sia sorto questo insediamento e come era organizzata la vita nelle grotte, non si hanno ancora notizie documentate nel periodo dell’alto medioevo: probabilmente il monastero rupestre, centro del Casale, fu fondato da religiosi italo-greci nel periodo della seconda colonizzazione bizantina (IX-XI secolo) ma si può ipotizzare una commistione fra cultura bizantina e cultura longobarda. Infatti, l’aver dedicato la chiesa a S. Michele Arcangelo, ci riporta al popolo longobardo, fiero e guerriero, che nutriva una particolare venerazione per l’Arcangelo, appunto, comandante delle milizie celesti, dominatore del male e delle forze della natura e con il cui nome troviamo vari esempi di grotte in tutta l’Italia meridionale.

Un antico documento del XII sec. (Charta donationis 1081), ci parla delle “Terrae Sancti Angeli” riferito a “Casalis ruptus” come di una donazione fatta da Riccardo Senescalco all’Abbazia della SS. Trinità di Cava dei Tirreni, ma ancor prima della venuta dei Normanni, era presente una fitta rete di donazioni monastiche tra cui era menzionato S.Angelo.

Di Casalrotto si sa che, nel 1099, alla chiesa rupestre di S. Angelo furono donati beni demaniali e lasciti considerevoli da parte di privati e assunse sempre più i caratteri del Casale e non solo rupestre per cui raggiunse il suo massimo splendore nel XII sec. e custodì fino al 1005 il Codice Miniato “Origo Longobardorum”di un anonimo Magister Sthefanus di cui ci parla Paolo Diacono, unico documento scritto di questo popolo che governò per 200 anni in Italia.

Grazie a questi lasciti, in questo periodo fu fatto costruire un nuovo Monastero e una nuova chiesa “sub Divo”, dedicata al Santo Angelo, secondo le direttive Benedettine, in seguito all’accordo stipulato fra i Normanni ed il Papato (sec. XI) al fine di “ricattolicizzare” nell’ambito rurale i territori meridionali, segnati fortemente dalla cultura e religiosità della chiesa d’Oriente in seguito allo Scisma del 1054.

Poiché Casalrotto, ovvero il monastero, apparteneva a quello di Cava dei tirreni, della “regola di Cluny”, si può spiegare la ricchezza e il notevole sviluppo economico della comunità benedettina mottolese fra l’XI e il XIV sec. e della ricchezza iconografica e architettonica dei monumenti sopravvissuti.

In questo quadro si inserisce la prima chiesa rupestre di S. Angelo che rappresenta un “unicum” dell’Italia meridionale per il suo sviluppo su due diversi piani ipogei di cui quello superiore di impianto basilicale e quello inferiore destinato soprattutto alla sepoltura, i cui esempi ritroviamo in Cappadocia.

 

SCUOLA MEDIA STATALE "ALESSANDRO MANZONI"  di Mottola 

                                             e-mail: manzonimottola@tiscali.it 

Sito ottimizzato a 800 x 600 pixel