gli insediamenti rupestri medioevali

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Origine del villaggio

Petruscio è uno dei più fantastici paesaggi naturali del territorio mottolese e ha il pregio di essere il primo accentramento della civiltà mottolese risalente al Neolitico.

Sin dal passato Petruscio subì numerosi cambiamenti, fu assoggettato da numerosi invasori, dai Tarantini dell’Età del Bronzo ai Greci del Periodo Classico, dai pirati dell’Illiria ai Goti, dai Longobardi ai Normanni.

Petruscio fu costretto a difendersi dall’improvviso attacco dei guerrieri di Annibale che dopo un periodo di osservazione della zona decisero di organizzare l’assedio. Infatti, il condottiero cartaginese individuò sul rialzo della collina di Mottola un ottimo punto di vista per un dominio panoramico sulla pianura tarantina e per l’avvistamento di schieramenti tattici offensivi.

In seguito si successero i monaci, gli anacoreti, gli eremiti, che pian piano riuscirono a dar vita al vero e proprio popolo petruscino che iniziò ad occupare il territorio circostante la collina di Mottola, costituendo un caseggiato. Furono costruite chiese, piccole abitazioni che manifestarono la volontà di sganciarsi da Mottola per svilupparsi nella piena autonomia nei pressi della via Consolare.

Diventato un vero e proprio centro importante, Petruscio venne circondato da varie popolazioni: Matini, Messapi, Murgeti, Tarantini, Greci e Romani. Questi inizialmente contribuirono all'ampliamento della civiltà, ma in seguito ne determinarono la crisi politica ed economica mediante continui saccheggi e distruzioni.

La via “Consolare Appia” risultò così centro di origine delle più antiche popolazioni che si scontrarono per il predominio del territorio tarantino, compresi i Romani che, per offrire ristoro ai viandanti, costruirono mansio, per un riposo breve, e mutatio, per i cavalli.

Petruscio visse il suo periodo migliore finché rimase operante l’istituzione romana godendo dei benefici influssi dell’intenso movimento che aveva luogo lungo il tracciato dell’Appia.

Quando l’impalcatura imperiale si sfaldò arrivarono le dolorose catastrofi, incendi, guerre e…i Barbari.

Dopo il V secolo dalla nascita, Petruscio fu completamente abbandonato per il Castello di Mottola e i più sicuri boschi vicini. Nel 475 fu sottomesso da Odoacre, barbaro e patrizio d’Italia, e più tardi da Totila, re dei Goti.

Si avvicinarono in seguito gli Alemanni e i Longobardi che diventarono padroni di Petruscio e delle zone taratine; così la popolazione trasgredendo qualsiasi forma di legge si spostò nei centri più organizzati: Mottola e Petruscio diventarono le città più aperte al nemico e quindi le prime a subire la valanga dei militari Bizantini, che le occuparono nel 668. Ma il terrore si sparse con l’arrivo di Saba, capo dei saraceni, con la distruzione completa di chiese, grotte e capanne che la popolazione non volle ricostruire preferendo il riparo offerto dalle rupi. Petruscio si ripopolò come non mai.

Il pieno risveglio della civiltà rupestre si ebbe quando i Saraceni e i Barbari si ritirarono nelle zone baresi e nel secolo XI, con i Normanni, Petruscio iniziò la sua ascesa al potere alternando, però, momenti di crisi e spopolamento a momenti di splendore, conservando in ogni tempo la sua natura di rifugio e riparo naturale.

Nel XIII secolo il villaggio non ebbe parti di grande protagonista se non quando fu raggiunta da una comitiva di briganti di origine napoletana che distrusse anche Mottola.

Nel XVIII secolo divenne comune agricolo e pastorale, favorevole alla produzione del legno dell’olivo e dei legumi e nel 1686 il suo destino fu affidato a Nicolò Carella.

 

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                                             e-mail: manzonimottola@tiscali.it 

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