gli insediamenti rupestri medioevali

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Il villaggio di Petruscio

Seguendo la vecchia statale 100, si costeggia la gravina di Petruscio. Questa è posta sul gradone della Murgia degradante sulla sottostante pianura del tarantino. La parte iniziale è sita nell’area delle alture intorno alla Masseria Torlia. Scendendo si allaccia alla forra San Marco e, dopo circa 3 chilometri, si perde fra gli uliveti della pianura compresa fra Massafra e Palagiano.”

 

Il crepaccio si presenta con argini in calcare compatto, duro, grigiastro e con struttura fine e omogenea; ma poi, passati circa 1.200 metri, le due pareti diventano tenere, tufacee e friabili: in questo punto la gola si presenta all’improvviso con centinaia e centinaia di aperture scavate, a più livelli su entrambe le sponde, dall’essere umano in epoca profondamente remota.

Per accedere al casale bisogna scendere delle ripide scalinate, incavate nella roccia, che portano dagli spalti ai ripiani sottostanti.

Non vi sono tracce di scale ricavate nei muri, per cui si deve pensare che gli abitanti del luogo, i Petruscini, usassero questo tipo di rifugio non per gusto, ma per difesa e sicurezza” e che l’accesso alle grotte fosse possibile solo con l’uso di una scala mobile o di una corda.

Il casale di Petruscio si estende per circa 600 metri lineari su entrambe le sponde e in questo spazio si svolgeva la vita associativa dell’insediamento, mentre la vita economica e operativa occupava un’area molto più vasta.

Al centro del villaggio vi sono le grotte, da ritenersi le più antiche, con ingresso molto irregolare a pianta quasi ovoidale o semisferica con l’altezza dei vani che supera i 3 metri. Cronologicamente intermedie sono le grotte con pianta irregolare, con ingresso più modesto delle precedenti, ma non definite nel taglio e nella forma.

Le più recenti, le grotte medioevali, sono quelle con pianta abbastanza regolare, con ingressi rettangolari e con altezza non superiore ai 2,50 metri, se non in corrispondenza dei fori aeratori.

Le chiese sono poste alla periferia dell’insediamento.

Nonostante le case-grotte siano molto differenti fra loro, quasi tutte hanno caratteristiche comuni che sono individuabili nella disposizione del focolare situato accanto alla porta e, in corrispondenza, su soffitto, di un foro che serviva da sfiatatoio per il fumo; nella presenza di un pozzetto circolare con le pareti displuvici che veniva adoperato per la conservazione del grano e di altre derrate.
Altri elementi comuni sono le nicchie ripostiglio, di varia grandezza e forma, scavata nelle pareti e poste ad una altezza di un metro e mezzo da terra. Esse servivano per poggiarvi lucerne, icone e oggetti di uso familiare.

Lungo tutte le pareti delle case grotte sono visibili un numero consistente di fori che reggevano i pali ai quali venivano appesi sacchi o ceste con provviste; sul soffitto sono visibili anche anelli di pietra che sostenevano corde che a loro volta reggevano piani di legno, su cui si appoggiavano i formaggi per la stagionatura, le carni per l’essiccamento e la frutta.

Un po’ ovunque, inoltre, vi sono molti serbatoi scavati nel banco della roccia e distinguibili, per capacità e uso, in cisterne private e cisterne pubbliche.

 

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