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Le emergenze
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Dott.  Pomara Spec. Medicina dello Sport

 

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Le emergenze (2a parte)

 

In questo breve articolo ci occuperemo di un grande gruppo di emergenze che possono coinvolgere un atleta, come possibile prestatore di primo soccorso o come soggetto a rischio di infortunio, cioè quelle emergenze che riguardano le tre funzioni vitali: dell'attività cerebrale, dell'attività respiratoria e dell'attività cardiaca.

Molto comunemente, quando il cuore, il polmone o il cervello sono coinvolti nell'infortunio, il paziente infortunato spesso ha perso coscienza, presentando i sintomi dello shock, che sono svariati:

    - cute pallida con possibile sudorazione fredda;

    - polso arterioso piccolo o assente;

    - assenza del respiro o respiro superficiale;

    - occhi lucidi con pupille dilatate.

In generale, esclusi quadri clinici relativi a traumi gravi, per cui si hanno perdite di sangue notevoli (qui l'intervento consisterà nel bloccare l'emorragia, mettendo il paziente nella posizione antishock, che consiste nell'inclinare il corpo in modo tale da fare defluire il sangue al cuore ed al cervello, come si può vedere in figura 1) , le evenienze possono essere due: o respira e gli batte regolarmente il cuore oppure non respira.

 

Nel caso in cui l'infortunato incosciente (non risponde a stimoli visivi ed uditivi) respira, si fa assumere al paziente la Posizione Laterale di Sicurezza (PLS, figura 2), che impedisce al paziente, se steso in modo supino, di soffocare per lo scivolamento all'indietro della lingua oppure per la presenza di muco, vomito o sangue nella cavità buccale. La PLS può essere eseguita su entrambi i lati indifferentemente, tranne nelle seguenti circostanze:

    - in presenza di sospetta lesione toracica (es. frattura delle costole), il paziente deve poggiare sul lato della lesione, affinchè il lato sano possa espandersi liberamente;

    - in presenza di sanguinamento dalle orecchie (otorragia) il paziente deve poggiare dal lato da cui esce il sangue, per evitare l'otturazione del canale uditivo esterno;

    - in presenza di sospetto arto fratturato o lesionato, questo deve essere mantenuto esteso.

La PLS ha una controindicazione assoluta: infatti, nell'eventualità che la frattura o la lesione interessi la colonna vertebrale, essa non deve essere assolutamente praticata.

 

Nella circostanza in cui il paziente incosciente non respira (non passa aria da naso e bocca) e si è in presenza di assenza di battito cardiaco (assenza di pulsazioni rilevabili sui lati del collo, all'altezza delle arterie carotidi), bisogna applicare il supporto vitale di base (BLS: Basic Life Support).

Il BLS prevede sostanzialmente tre manovre da eseguire in non più di venti-trenta secondi, molto semplici che devono seguire necessariamente l'ordine con cui verranno elencate:

A – Airway (verificare la pervietà delle vie aeree);

B – Breathing (sostenere il respiro artificialmente);

C – Circulation (sostenre l'attività di pompa del cuore).

 

BLS – Fase A

 

Nel paziente incosciente, la presenza di muco, sangue o fluidi in bocca o nelle sottostanti vie aeree non induce il fisiologico riflesso della tosse, quindi il soccorritore deve eliminare questo materiale estraneo ruotando lateralmente la testa del paziente, aprendo con una mano la bocca e con l'altra, utilizzando dito indice e medio come palette, rimuovere i corpi estranei, ivi compresi eventuali protesi dentarie. Una volta effettuata questa manovra, bisogna slacciare gli abiti dal collo, per favorire il passaggio dell'aria e l'espansione del torace, quindi distendere il paziente con la testa in iperestensione con una mano e con l'altra, posta sotto la nuca, spingere verso l'alto (manovra questa che impedisce alla lingua di ostruire, cadendo all'indietro, le vie aeree). L'iperestensione del capo va evitata nelle sospette lesioni della colonna vertebrale, ed al suo posto bisogna eseguire la manovra di sublussazione della mandibola.

 

BLS – Fase B

 

Questa fase (figura 3) richiede una particolare attenzione del soccorritore, che:

    1) deve "guardare" e verificare la presenza di movimenti toracici;

    2) deve "ascoltare" se vi sono rumori respiratori;

    3) deve "sentire" il respiro sulla guancia. 

Nella eventualità che il paziente non respiri, il soccorritore deve effettuare una respirazione artificiale bocca a bocca, chiudendo le narici dell'infortunato tra indice e pollice di una mano, ed insufflando aria nei suoi polmoni facendo aderire le proprie labbra con quelle del malato (l'uso di una garza o di un sottile fazzoletto può essere un presidio igienico da tenere in considerazione). Nella prima insufflazione bisogna verificare, con la coda dell'occhio, se il torace dell'infortunato si espande e, in un secondo tempo, si riduce: una situazione di questo genere infatti indica la penetrazione dell'aria nelle vie respiratorie. Qualora nel primo respiro artificiale effettuato si dovesse gonfiare l'addome, questo segno indicherebbe che l'aria insufflata ha raggiunto lo stomaco e quindi che bisogna ricontrollare la pervietà delle vie aeree.

L'atto della respirazione artificiale (che va effettuato in modo energico) va ripetuto con un ritmo di uno ogni cinque secondi, per un totale di circa quindici atti al minuto. La manovra rianimatoria va continuata sino alla ripresa dell'infortunato (verificando il suo stato di coscienza o anche l'attivazione di un suo ritmo respiratorio) o sino all'arrivo di personale medico.

 

BLS – Fase C

 

L'assenza del polso carotideo, rilevabile ai lati del collo, come detto, indica assenza di battiti cardiaci, quindi l'infortunato, oltre a necessitare della respirazione artificiale, necessita del massaggio cardiaco esterno, che consenta la "spremitura" meccanica del cuore dall'esterno del corpo per garantire l'afflusso di sangue ad organi e tessuti (figura 4).

Le ritmiche ed energiche compressioni della gabbia toracica vanno effettuate con l'infortunato disteso su una superficie rigida: una morbida, infatti, assorbirebbe parte dell'energia meccanica prodotta dal massaggio cardiaco e quindi renderebbe inutile la manovra. La compressione va effettuata dal soccorritore, posto a fianco del malato, con entrambe le mani estese sul polso ad angolo retto e con le braccia estese, facendo leva sull'articolazione dell'anca ed utilizzando la forza esercitata dall'intero cingolo scapolare, senza mai staccare le mani dal torace durante il rilasciamento. La manovra va eseguita ritmicamente per 60-80 volte al minuto, nel rispetto del normale ritmo cardiaco. Normalmente, se il soccorritore è uno solo, egli deve garantire sia la rianimazione cardiovascolare che la respirazione: in genere, ad ogni respirazione artificiale devono seguire cinque compressioni del torace. La presenza di due o più soccorritori sicuramente agevola l'intervento, in quanto la suddivisione dei compiti consente una maggiore accuratezza nell'esecuzione delle manovre.

 

 

 

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Fig 3
Fig 1

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Fig 2
Fig 4