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Attività fisica e malattie osteoarticolari
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Dott.  Pomara Spec. Medicina dello Sport

 

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Attività fisica e malattie osteoarticolari

Sempre più frequentemente si riconosce l'importanza di una regolare attività fisica come mezzo di prevenzione, rappresentando talora una terapia (in malattie come il diabete, l'ipertensione o l'obesità), talora un mezzo di prevenzione efficace (per l'osteoporosi, il sovrappeso, l'artrosi, eccetera). La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha indicato nella costante attività fisica un mezzo ottimale per la prevenzione di malattie degenerative e la cura di altre su base metabolica. Con questo articolo si vuol fare un cenno su due delle più comuni malattie osteoarticolari, a tutti note non per la loro pericolosità, ma per i grossi limiti che esse impongono alla vita quotidiana di chi ne soffre: artrosi ed osteoporosi

L'artrosi è una delle più frequenti malattie degenerative osteoarticolari (in Italia quattro milioni di persone ne soffrono), che colpisce inizialmente la cartilagine articolare, successivamente tutte le altre strutture, con perdita della mobilità e della funzionalità articolare (figura 1).

 

Tutte le articolazioni possono essere influenzate, ma l'incidenza maggiore si ha nel rachide lombare e cervicale, nel ginocchio e nelle mani (figura 2).

 

Pur non essendo stato chiarito il meccanismo che porta allo sviluppo della patologia, sono stati comunque individuati diversi fattori di rischio:

  • Età (aumenta il rischio con l'avanzare dell'età anagrafica)
  • fattori ereditari (soprattutto per l'artrosi della mano)
  • sovrappeso ed obesità (aumenta il carico alle articolazioni)
  • diabete
  • lavori di fatica
  • dimorfismi (scoliosi, dismetrie di arti, eccetera)
  • esposizione a basse temperature ed umidità

I sintomi tipici dell'artrosi sono:

  • dolore nella sede (o più sedi) articolare interessata
  • limitazione funzionale articolare

La diagnosi si basa su:

  • esame obiettivo
  • radiografia tradizionale
  • ecografia articolare
  • Tomografia Assiale Computerizzata (TAC)
  • Risonanza Magnetica Nucleare (RMN)

Attualmente la terapia dell'artrosi è varia e prevede un intervento multifocale (figura 3):

 

  • Farmaci di base (atti ad arrestare l'evoluzione della malattia)
  • Farmaci analgesici ed antinfiammatori (per eliminare i sintomi)
  • Dietoterapie (per eliminare sovrappeso ed obesità)
  • Correzione di dismorfismi e dismetrie posturali
  • Fisiokinesiterapia
  • Fangobalneoterapia
  • Terapie alternative (es. Agopuntura)
  • Terapia chirurgica (nei casi invalidanti)

Un importante ruolo preventivo sembra essere giocato da una regolare attività fisica, capace di ridurre, come dimostrato da diversi studi scientifici, la frequenza e l'intensità degli episodi flogistici a carico delle articolazioni in quanto:

  • rinforza le masse muscolari ridando elasticità alle strutture muscolo-tendinee
  • mobilizza costantemente le articolazioni
  • riduce la limitazione funzionale impedendo gli esiti invalidanti
  • migliora la qualità di vita dei pazienti

Nell'artrosi gli esercizi non devono essere dolorosi, ma devono essere attuati in modo progressivo e graduale, ed eventualmente facilitati dall'idroterapia (esercizi in piscina o in vasca); la pratica di una regolare attività fisica è dunque auspicabile sia per la qualità di vita del paziente, sia perché ridurrebbe i costi della nostra sanità (minore assunzione di farmaci, minori cicli di fisioterapia, eccetera). Gran parte degli esercizi corrisponde a quelli normalmente utilizzati per lo stretching: esercizi calistenici dunque accompagnati da movimenti di abduzione ed adduzione per gli arti, oltre che di rotazione, e da esercizi di flessione su tutti i piani e di stiramento per il rachide.

L'osteoporosi , invece, è una patologia che determina riduzione della massa ossea per unità di volume, caratterizzata istologicamente da una riduzione dello spessore della corticale e del numero e delle dimensioni delle trabecole dell'osso spongioso. Secondo una classificazione ancora in auge, si distingue:

 

  • Osteoporosi di tipo I, che si sviluppa nella menopausa, la più frequente, caratterizzata da un'aumentata e sproporzionata perdita dell'osso trasecolare. L'etiopatogenesi è legata al deficit estrogenino, la frattura di polso è l'episodio più frequente.
  • Osteoporosi di tipo II, che si sviluppa in età superiore ai 70 anni, in entrambi i sessi, conseguente ad una condizione di iperparatiroidismo secondario (aumento del PTH), a sua volta dipendente da:
    • - ridotto introito e/o sintesi di vitamina D

      - ridotte concentrazioni plasmatiche di vitamina D

      - ridotto intake alimentare di calcio

      - malassorbimento intestinale di calcio

  • Osteoporosi secondaria ad altre patologie:
    • - sindrome di Cushing

      - diabete mellito di tipo 2

      - Ipertiroidismo

      - Anoressia

      - Neoplasie maligne (es. mieloma multiplo)

 

La malattia quasi sempre procede in modo asintomatico e la sua prima manifestazione è rappresentata proprio da una frattura (il polso è quello più frequentemente interessato, insieme alle vertebre, meno frequente ma molto invalidante la frattura del collo del femore). La diagnosi precoce aiuta a migliorare le prospettive di vita e di qualità della vita, e si basa essenzialmente sulla densitometria, tecnica capace di rilevare la densità dell'osso, generalmente effettuata sui tratti di radio-ulna, rachide lombare e collo femorale. Una volta accertata la patologia, la terapia si basa su:

  • correzione del profilo ormonale nelle donne in menopausa
  • terapia farmacologica (vitamina D, alendronati)
  • correzioni delle malattie determinanti l'osteoporosi
  • aumentare l'introito di calcio con gli alimenti (latte e derivati, cereali, frutta)

Anche l'attività fisica regolare sembra giocare un ruolo importante nella terapia e, soprattutto, nella prevenzione della patologia. Diversi studi hanno dimostrato che in soggetti con eguale rischio di osteoporosi, coloro che erano dediti ad una regolare attività fisica possedevano livelli di mineralizzazione ossea superiori rispetto a coloro che erano sedentari; altri studi hanno altresì dimostrato che soggetti con osteoporosi migliorano il loro quadro clinico se associano alla terapia classica anche un minimo di attività fisica (almeno tre sedute settimanali di un'ora ciascuno). Relativamente al tipo di attività fisica, non ci sono ad oggi particolari indicazioni: la corsa in genere sembra in sé sufficiente a dare uno stimolo di crescita positivo per le ossa; vanno comunque evitate – soprattutto all'inizio – le attività di carico eccessivo per le articolazioni (quindi no sport come body building, sollevamento pesi, eccetera), dato che l'osso è più debole e quindi più esposto alle fratture. Alle persone in buone condizioni fisiche è sufficiente (e consigliabile) anche una passeggiata di 3 km al giorno, specie in zone dove l'aria è pura, con passo svelto.