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Il pronto soccorso  “come comportarsi”
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Dott.  Pomara Spec. Medicina dello Sport

 

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Spesso capita che durante un'attività sportiva si possa incorrere in qualche incidente di varia natura: una distorsione, una frattura, un compagno che sviene, eccetera. Nella maggior parte dei casi è improbabile che sia presente un sanitario capace di offrire cure immediate. Da qui la necessità che ogni sportivo sia in grado di fornire a se stesso ed agli altri un primo aiuto. Vi sono delle linee guida raccomandate da tutti i medici che si possono così riassumere:

Cosa NON BISOGNA FARE:

- farsi prendere dal panico

- mettere a repentaglio la propria vita

- prestare interventi superiori alle proprie capacità

- somministrare liquidi all'infortunato

- rimuovere bruscamente il corpo dell'infortunato

- lasciare l'infortunato prima che se ne prenda cura un medico

Al contrario, cosa BISOGNA FARE:

- prevenire altri incidenti

- allontanare la folla

- esaminare l'entità del danno o della lesione

- confortare il paziente

- praticare le prime cure

- organizzare un eventuale trasporto di fortuna qualora l'ambulanza non potesse arrivare

- essere a disposizione dei sanitari qualora richiedessero aiuto

Fatta questa prima premessa, è ovvio che diversi sono gli incidenti che possono capitare ad uno sportivo, in particolare ai soggetti che praticano fondo e mezzo fondo: dall'arresto cardiocircolatorio al colpo di calore, da una piccola ferita a fratture esposte.

In Medicina si usano distinguere urgenze estreme (asfissia e infarti), primarie (emorragie e traumi gravi), secondarie e terziarie, sulla base dell'entità della compromissione delle funzioni dell'organismo.

Per comodità, in questa prima parte riportiamo le modalità di intervento nel caso di distorsioni e lussazioni, eventi clinici più comuni rispetto ad altre patologie. In entrambi i casi siamo di fronte ad uno spostamento eccessivo di uno o più capi articolari dall'articolazione cui fanno parte; i segni clinici più comuni sono:

- dolore e calore;

- gonfiore ed ematoma;

- modificazione dell'aspetto morfologico dell'articolazione interessata.

La strategia d'intervento prevede le seguenti fasi:

1) mettere a riposo la parte colpita, per ridurre il dolore, evitando la contrazione dei muscoli in sede. La immobilizzazione del segmento corporeo interessato rappresenta un momento importante da completare con l'elevazione dell'arto interessato che aiuta le decongestione dell'articolazione interessata dal trauma, possibilmente associata ad una compressione con un bendaggio;

2) fare impacchi di acqua fredda o di ghiaccio. Nelle prime ventiquattro ore il freddo ha una forte azione anti-infiammatoria;

3) pulire la regione contusa, poiché spesso si possono associare abrasioni della pelle.

Un altro tipo di incidente che può accadere ad un atleta è la frattura di una delle ossa degli arti o del tronco. La frattura, intesa come interruzione della continuità di un osso, può essere complicata se ad essa si associano lesioni di altri organi. Il sospetto di una frattura deve essere dato dai seguenti segni e sintomi:

- deformità più o meno evidente della regione colpita;

- insorgenza di dolori acutissimi ad ogni tentativo di movimento;

- incapacità manifesta di movimento;

- tumefazione ed ematomi (possono comparire anche dopo mezz'ora o più).

Quando vi dovesse essere il sospetto di frattura, le procedure di pronto soccorso prevedono un intervento simile a quello definito per le lussazioni e le distorsioni e che può essere indicato con la sigla ICE (Immobilizzazione, Congelamento, Elevazione). Nel caso di frattura di piede o gamba, l'immobilizzazione deve interessare le articolazioni sia a valle che a monte della lesione, cioè caviglia e ginocchio (figura 1). Quando non si hanno adeguate stecche da apporre ai due lati della gamba e fissate con bende, l'immobilizzazione si può realizzare con mezzi di fortuna (assi di legno, manici di scopa, ombrelli, eccetera). Nel caso di frattura del femore o della parte alta della gamba può essere utile usare come sostegno l'arto sano (figura 2); si imbottiranno con stracci puliti o cotone le superfici rigide. Vanno ove presenti medicate le ferite e bloccate le emorragie.

Per la frattura dell'avambraccio non disponendo di stecche adeguate l'immobilizzazione si può ottenere fermando lo stesso al collo con un triangolo di stoffa; nel caso di frattura dell'omero del braccio, si può sorreggere l'avambraccio al collo con un fazzoletto e fissarlo al torace con una fasciatura che avvolga tutto.

Per la frattura di un dito o parte di mani o polsi, si può tagliare su cartone rigido il profilo della parte infortunata, poggiarvela ed immobilizzandola opportunamente (figura 3).

Una complicanza possibile, anche se infrequente, è rappresentata dall'esposizione all'esterno di uno o entrambi i capi ossei conseguenti alla frattura; in questi casi le procedure d'intervento in ordine sono le seguenti:

1) prevenire l'infezione disinfettando con liquidi o polveri sterilizzanti;

2) trattare l'eventuale emorragia in sede e legando l'arto nella sua attaccatura al corpo per ridurre il flusso di sangue nello stesso;

3) non toccare l'osso per riportarlo nella sua posizione, ma coprire la sede della frattura circondando l'osso sporgente con un anello di stoffa (figura 4);

4) immobilizzare;

5) chiamare aiuto o recarsi verso il più vicino pronto soccorso.

Nel caso di fratture della colonna vertebrale la cautela è d'obbligo; se la frattura è alle vertebre lombari la paralisi conseguente, più o meno transitoria, sarà limitata agli arti inferiori, se alle vertebre cervicali e dorsali può essere estesa a tutto il tronco, compresi gli arti superiori ed inferiori. La strategia di intervento è la seguente:

1) non muovere l'infortunato e chiamare soccorsi specializzati;

2) se necessita spostarlo, trasportarlo su un piano rigido (una tavola, una lettiga, una porta, eccetera) badando di prenderlo con più operatori con la massima cautela e sincronia di movimenti, impedendogli qualsiasi movimento della testa, del tronco e soprattutto delle gambe (figura 5).

Nel caso di fratture del cranio o delle ossa del viso (setto nasale, zigomi, denti, mandibola, eccetera), il ricovero immediato è indispensabile; immobilizzazione del collo e congelamento della parte interessata sono importanti, come opportuno risulta favorire l'uscita del sangue dall'orecchio e dal naso per evitare che si possa accumulare nella cavità toracica.

 

figura1e2
figura3
figura5
figura4