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Terapie alternative: bluff o realtà?
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Dott.  Pomara Spec. Medicina dello Sport

 

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Terapie alternative alla medicina occidentale: bluff o realtà?

Nell'ultimo decennio in Europa e nell'Occidente in genere è aumentato l'uso, da parte della popolazione, per il trattamento di svariate condizioni patologiche, di una quantità indefinita di prodotti che non sono farmaci ma sono descritti dalle pubblicità come "curativi". Questi prodotti, capaci di ridurre la sintomatologia indotta da uno stato patologico o, in alcuni casi, di curare lo stato patologico stesso, quindi si pongono come alternativa ai molti farmaci presenti in commercio, la cui validità terapeutica è peraltro confermata da studi scientifici controllati e la cui immissione nel circuito commerciale è subordinata a questi ultimi.

Le erbe officinali e le terapie non convenzionali sono ormai divenute oggetto di culto in occidente; questa tendenza, nata inizialmente come moda, volta alla ricerca di cure "alternative", si è andata affermando sempre più, e non v'è medico che almeno una volta non si sia confrontato con questo variegato mondo che comprende discipline orientali (yoga, shiatzu, fitoterapia, iridologia, eccetera) e infiniti prodotti officinali (derivati cioè da piante ed erbe).

Non si può dire a priori che queste terapie non funzionano, ma non si può neanche affermare con certezza la loro validità terapeutica: è però certo che il mondo scientifico, definitosi tale, indaghi e verifichi cosa sia realmente buono ed utile nella guarigione e cosa sia inutile o addirittura dannoso per l'organismo umano. Cosa c'entra lo sport con le terapie alternative? Molto, moltissimo, in quanto lo sportivo è un soggetto che più di un sedentario può andare incontro a problematiche inerenti la salute. In ambito sportivo sono diversi i rimedi officinali, erbe o quant'altro, che possono aiutare l'atleta nel recupero di patologie di natura traumatica (distorsioni) o infiammatoria cronica (tendiniti, borsiti, eccetera). Per semplicità saranno ora elencati alcuni tra i principi che sembrano possedere un'azione medicale:

  • Arnica montana: ha un'azione trofica su muscoli e capillari, consentendo un più rapido recupero di traumi e stress muscolari, riducendo il dolore e l'affaticamento muscolare;
  • Aconitum napellus: ha un'azione trofica sull'apparato vasculo-nervoso periferico riducendo la flogosi acuta;
  • Bellis perennis: aiuta le strutture muscolari nel riassorbimento di ecchimosi, tumefazioni, edemi;
  • Hepar sulfuris: riduce i processi suppurativi e la formazione di ulcere ed ha una forte azione antalgica (attutisce cioè il dolore);
  • Echinacea angustifolia e purpurea: hanno una forte azione di stimolo sulle difese immunitarie dell'organismo, stimolando in particolare il sistema macrofagico-istiocitario dei tessuti molli;
  • Camhomilla Nobilis: aumentano la capacità di sopportazione del dolore, con una azione trofica sulle strutture del sistema nervoso;
  • Belladonna: ha notevoli indicazioni nel trattamento del dolore sia subacuto che cronico (lombalgie, sciatalgia, reumatismi articolari);
  • Synphytum officinale: ha una potente azione trofica sul metabolismo osseo, accelerando la formazione del callo osseo, e riducendo i quadri clinici di processi infiammatori come le periostiti;
  • Calendula officinalis: il suo uso è mirato al trattamento di ferite lacerocontuse, di piaghe da decubito, ulcere, strappi muscolari e ligamentosi;
  • Millefolium: ha una potente azione antiemorragica.
  • L'elenco è anche più lungo ma questo dà già un'idea approssimativa di questo svariato mondo. A questi prodotti – che hanno la capacità di ridurre gli stati flogistici – se ne possono affiancare altri capaci di migliorare le performance di un atleta, senza che questi cada necessariamente nel doping. Il fenomeno "Ginseng rosso + aglio" della Corea del Sud degli ultimi mondiali di calcio ha dimostrato come ci si possa "fisiologicamente dopare" senza infrangere le leggi internazionali sul doping stesso: tralasciando gli aiuti arbitrali, la squadra di calcio coreana ha goduto degli effetti benefici del regolare uso del tè al ginseng rosso sulla performance degli atleti: aumento delle capacità di ventilazione, riduzione della soglia del dolore, induzione di iperattività spontanea, aumento della soglia d'attenzione… tutti effetti indotti da sostanze contenute nel tè al ginseng con struttura pseudo-efedrinica (l'efedrina in quanto tale è riconosciuta come doping dal Comitato Internazionale Olimpico). Da quanto detto, si capisce come il mondo delle erbe officinali possa rappresentare un importante supporto per l'atleta, soprattutto quando è sottoposto a periodi di sovraccarico di lavoro; in questo ambito, un cenno meritano i seguenti prodotti:

  • Olio di palma e di jojoba: hanno una potente azione antiossidante, proteggendo il film idrolipidico della pelle;
  • Beta carotene: protegge il collagene dall'invecchiamento mantenendo il trofismo delle strutture tendinee;
  • Bioflavonoidi: contenuti nel vino rosso, mantengono efficiente la microcircolazione e conseguentemente aumentano la quantità di ossigeno che può arrivare al muscolo durante lo sforzo;
  • Squalene: riduce i processi infiammatori degenerativi della cute sottoposta a particolari e continue sollecitazioni meccaniche;
  • Organoterapici suis: preparati di tessuti di organo di suino capaci di limitare i processi di degenerazione articolare cartilaginea, conseguente ad attività sportive di fondo che coinvolgono particolarmente ginocchia e caviglia;
  • Euphorbium: spesso associata con altre erbe, è comunemente usata nel trattamento di riniti e sinusiti, possedendo una potente azione antinfiammatoria ed essendo capace di dilatare le vie aeree superiori;
  • Fucus e pylosella: hanno una potente azione di drenaggio, riducendo i liquidi extracellulari; sono usati per ridurre il peso corporeo prima della pesata in discipline sportive in cui le categorie sono determinate dal peso dei soggetti (es. pugilato, judo, karatè, eccetera);
  • Fenilalanina e triptofano: sono aminoacidi essenziali (non prodotti cioè dal nostro organismo) che rappresentano precursori di alcuni neuromediatori (come la serotonina o la dopamina) prodotti nel cervello e coinvolti nella regolazione del movimento e dei processi di elaborazione mentali.
  • Guaranà, tè verde, ginseng: hanno tutti una potente azione psicostimolante, aumentano le capacità attentive, stimolano il metabolismo di base, aumentano il dispendio energetico giornaliero (sono spesso associati con diete ipocaloriche nel trattamento del soprappeso e dell'obesità);
  • Noce di cola, caffeina, teina, mha-huang: psicostimolanti ad azione prevalentemente centrale e periferica, agiscono quasi tutti similmente e con varia intensità all'efedrina, con effetto euforizzante ed analgesico, allontanando così la soglia del dolore.

Anche questa seconda classificazione potrebbe continuare all'infinito; l'unico consiglio che si può dare per muoversi in questo mondo variegato – dove peraltro i ciarlatani non mancano – è di verificare innanzitutto con la consulenza di un medico la presenza di una patologia o la necessità di un integratore ed, eventualmente, di documentarsi attentamente su ciò che si vuole prendere, sia per non fare del male al proprio organismo (alcuni di questi prodotti possono dare allergie, ad esempio), sia per non cadere nella mannaia del controllo antidoping (il mha-huang ad esempio può indurre positività nel test antidoping per le anfetamine). Tra i siti internet dove potersi documentare, oltre a quello del Ministero della Sanità, ve ne sono alcuni consigliabili come i seguenti: www.guna.it, www.pharmaerbe.it , www.medibio.it.