Premesse generali


 
 


La riforma dei corsi di studio universitari rappresenta l'aspetto piu' rilevante dell'ampio processo d'innovazione del sistema universitario italiano. Essa appare decisiva sotto il triplice profilo del completamento dell'autonomia delle universita', dell'innovazione, dell'istruzione universitaria e della convergenza del sistema italiano verso lo spazio europeo dell'istruzione superiore.

L'attuale disciplina dei corsi di studio, definita con la legge n.341/90, prevede un regime dei titoli di studio ed un'impostazione dei corsi uniforme su tutto il territorio nazionale. Il "curriculum" di ciascun corso e' stabilito da un ordinamento didattico (cd."tabella"), vincolante per tutte le universita', che viene definito dal Consiglio Universitario Nazionale (CUN) ed approvato con un decreto del Ministro. Sussiste, quindi, oggi un ridottissimo margine di autonomia sia per le Universita', sia per gli studenti, nel fissare i piani di studio.


Oggigiorno il sistema prevede:

  • corsi di diploma universitario di durata non inferiore a due anni e non superiore a tre, che tendono a far raggiungere un livello di preparazione specializzata e creati in parallelo ai corsi di laurea.
  • corsi di laurea, di durata non inferiore a quattro anni e non superiore a sei.
  • corsi di specializzazione, successivi alla laurea, di durata non inferiore a due anni.
  • corsi di dottorato di ricerca, successivi alla laurea, di durata almeno triennale.


    Disfunzioni del sistema

    L'attuale sistema comporta notevoli disfunzioni che nel tempo hanno danneggiato molto gli studenti italiani, soprattutto dopo l'apertura delle frontiere, con l'europeizzazione, quando ci siamo trovati in concorrenza con gli altri studenti comunitari e non.

    Tra le disfunzioni pił gravi ci sono:
  • la rigidita' degli ordinamenti didattici e le difficolta' burocratiche ai cambiamenti che rendono l'universita' ed i corsi di studio spesso obsoleti rispetto alle mutevoli esigenze della realta' nazionale ed europea, all'evoluzione dei saperi e del mercato del lavoro.
  • La mole eccessiva e non regolata di lavoro di approfondimento posto a carico dello studente, spesso dovuto a logiche accademiche di mere addizioni disciplinari non correlate all'obiettivo formativo, con la conseguenza del progressivo allungamento della reale durata reale dei corsi di studio (e' superiore a sette anni il tempo medio per il conseguimento della laurea) e del vistoso incremento del fenomeno degli studenti e dei laureati fuori corso.
  • Il percorso di laurea, lungo ed impegnativo, genera un altissimo tasso di abbandono degli studi, pari al 60% degli immatricolati, il 25% dei quali al primo anno di corso.
  • Esiste una vistosa sfasatura tra la formazione universitaria e le richieste del mondo del lavoro, di cui sono indici sia l'alto tasso dei laureati disoccupati (23%), sia l'eta' media dei laureati (26 anni).


    La riforma universitaria

    L'obiettivo primario della riforma e' l'autonomia didattica delle universita', la diversificazione e la flessibilizzazione dell'offerta di istruzione universitaria per garantire agli studenti un miglioramento della didattica ed un ampliamento delle competenze e della professionalita' richieste dal mercato del lavoro per un immediato inserimento dopo la laurea.

    Inoltre si cerca di definire criteri,regole e procedure che diano alle universita' la possibilita' di adeguare constantemente,senza barriere burocratiche l'impostazione dei corsi di studio all'evoluzione del sistema produttivo e del mercato del lavoro.Infine l'achitettura del sistema italiano di istruzione universitaria dovra' convergere sempre secondo questa riforma, entro il primo decennio del duemila, in uno spazio europeo d'istruzione superiore.


    Misure attuative

    Con la riforma le universita' avranno la responsabilita' di fissare gli obiettivi ed i contenuti dei curricula, nel rispetto delle caratteristiche minime comuni, definite razionalmente per le diverse tipologie di corsi. I corsi di studio saranno articolati su due cicli principali e successivi, di cui il primo, di durata triennale, per il conseguimento della laurea, ed il secondo, di durata biennale, per il conseguimento della laurea specialistica, cui si accede dopo il conseguimento della laurea.

    S'introdurra' il sistema dei crediti formativi, per assicurare la mobilita' degli studenti fra i diversi percorsi formativi all'interno dell'ateneo e dell'intero sistema universitario italiano ed europeo. S'introdurranno tirocini formativi o stages esterni alle universita', fino alla durata massima di dodici mesi, parte integrante dei corsi di studio.


    Vincoli al raggiungimento dei risultati attesi

    La riforma avrebbe dovuto tenere in maggiore considerazione le peculiarita' specifiche della situazione italiana, e pił precisamente: L'elevato numero degli studenti per docente, soprattutto negli atenei sovraffollati; La persistente insufficienza delle strutture didattiche (aule, biblioteche, laboratori, spazi per lo studio, etc.); La rigidita' dello stato giuridico nazionale dei professori e ricercatori universitari.


    La riforma in Europa

    La Dichiarazione della Sorbona del 25 Maggio '98, fondata su tali considerazioni, ha posto l'accento sul ruolo centrale delle universita' per lo sviluppo della dimensione culturale europea ed ha individuato nella costruzione di uno spazio europeo dell'istruzione superiore uno strumento essenziale per favorire la circolazione dei cittadini, la loro occupabilita', lo sviluppo del Continente.

    L'adozione di un sistema di titoli di semplice leggibilita' e comparabilita' favorira' l'employability dei cittadini europei e la competitivita' internazionale del sistema europeo dell'istruzione superiore.

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