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La Collegiata S. Maria della Scala

Duomo di Chieri

 

Facciata del Duomo

 

 

La principale chiesa di Chieri e’ intitolata a Santa Maria della Scala (la scala e’ uno dei simboli della Passione di Cristo).

L’edificio gotico, quale oggi si può ammirare, risale ad una fabbrica apertasi nel 1405 e conclusasi nel 1436.

L’origine della chiesa e’ tuttavia più antica, documentata sia dalle sopravvivenze architettoniche che dai documenti d’archivio, essa risale alla prima meta’ dell’XI secolo quando il vescovo di Torino Landolfo ne ordino’ la costruzione. A testimonianza della originaria costruzione restano oggi la cripta sotto il pavimento dell’altare maggiore ed il battistero.

La facciata e’ partita in cinque zone divise verticalmente da marcate lesene sormontate da pinnacoli cuspidati. Caratterizzante e’ il portale principale, affiancato da numerose colonnine lungo tutta la strombatura e sormontato da una ghimberga decorata ad elementi vegetali di derivazione francese. Nella lunetta sopra il portale vi e’ una copia (ove un tempo era l’originale) della “Madonna del Melograno”. 

 Madonna del Melograno

 

Esterno al Duomo e, dal XV secolo, collegato a questo con un passaggio in corrispondenza della quarta campata laterale, sorge il battistero. La sua origine e’ precedente quella della chiesa gotica, non solo poiché’ già’ citato nel 1274, ma per gli elementi romanici (cornici, archetti pensili) che sono ancora evidenti nella parte inferiore della parete esterna. Sotto il pavimento, ad una profondità di circa 3 metri, sono inoltre venuti alla luce alcuni muri attribuiti ad un edificio di epoca romana e, ed un livello archeologico superiore (quindi più’ tardo), otto tombe “a cappuccina” realizzate con il reimpiego di mattoni romani.

Il Battistero 

 

Nel XV secolo il battistero, su incarico della famiglia Tana, fu sopraelevato e in questa occasione Guglielmetto Fantini e la sua bottega, intervennero, lungo la fascia appena costruita, con gli affreschi raffiguranti la “Passione di Cristo”, narrata sulla traccia del Vangelo di S.Giovanni. (visibili nella sezione dipinti e affreschi)

Interno del Battistero

Il presbiterio e’ valorizzato dal coro ligneo quattrocentesco, donato forse da Caterina Robbio. Sui dossali sono raffigurate piante eduli e medicinali mentre le due porte laterali e i fianchi illustrano, in bassorilievo, scene della vita della Vergine e del Cristo; il baldacchino e’ coronato da statuette a tutto tondo di Apostoli e Profeti.

Dalla cappella a destra dell’altare maggiore si può accedere, grazie ad un passaggio aperto nel 1957, ad un locale a pianta semicircolare, oggi sotterraneo e per questo motivo definito “Cripta”.

La Cripta del Duomo

La “Cripta” si trova ad un livello inferiore al cimitero paleocristiano che occupava parte del terreno sul quale fu costruito il duomo, come dimostrerebbero due sepolture ancora visibili lungo la scaletta, mentre e’ ancora aperta la questione se la “cripta” sia nata come tale o non, più credibilmente, come una chiesa a navata rettangolare absidata e solo in un secondo tempo coperta dal terreno accumulatosi per motivi ignoti.

 Dalla grande cappella a destra dell’altare maggiore si accede anche alla base del campanile, trasformata in cappella dalla famiglia Gallieri decorata, tra il 1414 e il 1418, da un artista non lontano dallo stile dei Fantini che raffigurano scene della vita del Battista (sulle pareti) e i quattro Evangelisti (sulla volta).

Al centro della cappella e’ conservato il Tesoro del Duomo, una preziosa raccolta di reliquiari dal XIII al XIX secolo.

La visita alla chiesa, può partire dalla navata sinistra, lungo la quale si allineano otto cappelle, in origine con volte a crociera, in età barocca trasformate nelle attuali volte a botte.

Nella la Cappella della Madonna delle Grazie che fu dedicata alla Vergine dopo la peste 1630 e disegnata dal Vittone nel 1757. La statua lignea della “Vergine” e’ di Pietro Botto (1642).

La cappella del Crocifisso, sul lato sinistro dell’altare maggiore, risale agli inizi del XVI secolo, ma venne rifatta in epoca barocca. La pala del “Crocifisso con la Maddalena, Maria e San Giovanni” e’ di Carlo Dauphin. Sulle pareti laterali quattro scene della Passione.

Inizia la navata di destra la grande cappella del “Corpus Domini” (a lato dell’altare maggiore). La pala dell’altare e’ attribuita a Francesco Fea, quelle sulle pareti laterali a Antonio Mari (sinistra) e a Sebastiano Taricco (destra) entrambe databili intorno al 1690-’91.

Interessante la Cappella dei Tabussi  in cui la recente rimozione di pale barocche ha portato alla luce i sottostanti affreschi quattrocenteschi di scuola jaqueriana raffiguranti la “Natività”, la “Presentazione al Tempio” e la “Adorazione dei Magi”.

Adorazione dei Magi

 

 

La Chiesa di

San Bernardino

 

La Chiesa di S. Bernardino 

L’ origine di questo edificio, che domina la piazza Cavour di Chieri, la si deve alla scissione, dalla Confraternita laica di S. Michele Arcangelo (ospitata nella chiesa di S. Giorgio) di un gruppo di fedeli appartenenti alla parrocchia del Duomo, i quali diedero vita ad una nuova Confraternita, intitolata al SS. Nome di Gesù, che in un primo momento ebbe sede nel convento di S. Francesco (1577-1675)

Successivamente i confratelli decisero di acquistare una casa sulla piazza “del piano” ora P.zza Cavour per adibirla a locale per le riunioni ed utilizzarla provvisoriamente come cappella. Negli anni immediatamente successivi il trasferimento della Confraternita ebbe inizio la costruzione della chiesa che si articolo’ in quattro successive fasi: una prima tra il 1675 e il 1683 in cui un’architetto luganese Antonio Bettino progetto’ e realizzo’ , su incarico della Confraternita, una cappella a pianta rettangolare, della quale si conservano le linee perimetrali; una seconda tra il 1694 e il 1696 in cui un secondo architetto Bernardino Quadro, inizio’ l’ampliamento dell’edificio, prolungandolo sul fronte con l’aggiunta di un corpo a croce greca sormontato da una cupola ottagonale; la morte prematura gli impedì di terminare i lavori. In una terza fase nel 1740 il capomastro Bernardino Leone riprese i lavori, ma il 30 agosto del 1740 la cupola, appena ultimata, crollo’ ed il Leone, riconosciuto responsabile, venne condannato a ricostruire, a sue spese, la chiesa su di un nuovo disegno del Vittone.

Nel 1792 si ebbe la quarta ed ultima fase in cui venne sovrapposta alla facciata vittoriana, tra i due campanili preesistenti, una facciata neoclassica, su disegno del chierese Mario Ludovico Quarini, allievo del Vittone.L’interno della chiesa e’ dominato dalla luminosa cupola vittoniana, l’interesse architettonico di questa soluzione rococò e’ nella luminosità diffusa dell’ambiente, ottenuto alleggerendo il tamburo della cupola stessa con un cupolino o lanterna ispirato forse a quello che lo Juvarra aveva creato nella chiesa, ora distrutta, di S. Andrea.

Ad accentuare questo gusto per la luce indiretta sono gli stucchi disegnati nel 1744 da Antonio Riva.

Intitolata in origine a S. Bernardino, la chiesa acquisì anche il patronato di S. Rocco nel 1840, dopo che l’Amministrazione Comunale demolì la chiesetta di S. Rocco, che sorgeva a lato di S. Domenico dove era stata eretta dopo la peste del 1599. Dalla soppressa chiesa fu portata in S. Bernardino, e posta nella cappella intitolata a S. Rocco, la pala dipinta nel 1601 da Guglielmo Caccia detto il Moncalvo e raffigurante l’”Incoronazione della Vergine tra i Santi Giorgio e Guglielmo (patroni di Chieri) e Rocco e Sebastiano”. (visibile nella sezione dipinti e affreschi) L’interesse per il dipinto e’ nel paesaggio dipinto sullo sfondo nel quale parrebbe riconoscersi la città di Chieri come il Moncalvo la vide agli inizi del XVII secolo.Una seconda pala del Moncalvo raffigurante la “Vergine con Bambino tra S. Michele Arcangelo e S. Bernardino” e’ conservata nel coro della chiesa.Nella chiesa si possono inoltre osservare una scultura lignea del XV secolo, il portale barocco, nonché gli stalli del coro settecentesco, anch’esso ligneo, originariamente nel convento di S. Margherita.

 

La Chiesa di

San Domenico

 

La Chiesa di S. Domenico

Molto si è fantasticato sull'arrivo dei Domenicani a Chieri, sino a farlo risalire ai primi decenni del XIII secolo, in occasione del passaggio in Piemonte dello stesso santo fondatore dell'ordine dei frati predicatori. Il primo documento che testimoni la presenza dei Domenicani in città è, in realtà, una disposizione del Comune del 1278, relativa ai diritti dell'Ospedale Nuovo, raccolta negli "Statuti" del 1313.

E' probabile che i primi religiosi giunti a Chieri si stabilissero in un edificio già esistente, loro offerto da qualche famiglia di devoti, posto fuori dalla prima cerchia delle mura medievali, presso quella porta che da loro prenderà poi il nome. La tradizione orale vorrebbe che questa prima chiesa si denominasse "S. Maria del portone", ma di ciò non vi è conferma sui documenti. Tracce, tuttavia, di un edificio romanico-gotico sono emerse in seguito ad interventi di restauro effettuati nel primo chiostro del convento.

La chiesa di San Domenico si presenta, in esterno, con un fronte non in asse con la chiesa, partito in cinque campi delimitati da contrafforti a pianta quadrangolare, conclusi da un pinnacolo, il portale strombato sormontato da una trifora gotica e due bifore in corrispondenza delle navi laterali. I fianchi e la regione absidale della chiesa sono scanditi da contrafforti in corrispondenza dei pilastri interni d'imposta degli archi delle volte. 

La pianta dell’interno e’ a croce latina con transetto poco pronunciato; tre navate affiancate da cappelle con quattro campate per ogni navata. Le volte a crociera rette da otto colonne fasciate, sormontate da capitelli e collegate da arconi a sesto acuto; il presbiterio concluso da un'abside poligonale.

Sebbene la presenza dei Domenicani in Chieri risalga almeno dal 1260-70, come si dedurrebbe dagli Statuti del 1313, la costruzione della chiesa gotica iniziò solo verso il 1326, negli anni in cui si tenne a Chieri, per la prima volta, il Capitolo Provinciale.

La fabbrica di S. Domenico si riaprì tra la fine del XIV secolo e il primo ventennio del XV.

Dovrebbero risalire a questo periodo i cicli di dipinti gotici ancora conservati, anche se in modo frammentario ed in attesa di restauro, alla base del campanile e in un piccolo locale a lato della sacrestia, nonché l'affresco della "Madonna del latte" sulla prima colonna a sinistra per chi entra.

Nel 1499 i lavori si conclusero e la chiesa venne nuovamente consacrata, questa volta da Felice V antipapa, in favore del quale si erano schierati i Domenicani. Strutturalmente era simile all'attuale, senonché l'altare principale era posizionato nella zona absidale ed era anticipato dal coro, posto nel presbiterio; un pontile, tra il transetto e l'aula, divideva la chiesa dei frati da quella dei fedeli; venti altari erano attivi.

Dopo i modesti apporti della prima metà del XVI secolo, dei quali merita ricordare solo l'inserimento sull'altar maggiore del Crocifisso di Martino da Casale (oggi nella Sala Capitolare del Convento), furono effettuati, tra il 1581 e il 1582, alcuni spostamenti suggeriti dalla Controriforma: l'altare maggiore avanzò verso il transetto e si scambiò con il coro; il pulpito, dal pilastro sinistro del presbiterio, avanzò anch'esso, sino alla terza colonna di destra; l'altare della Madonna del Rosario, dal pilastro destro del transetto, dove si trovava, venne portato nella cappella attuale. 

Ma gli interventi più significativi dell'età moderna si ebbero nella prima metà del XVII secolo, per volontà e con il contributo della famiglia Broglia. Il primo artista chiamato ad operare in S. Domenico fu Robert Levoyer d'Orleans, pittore di corte, che dipinse un' "Annunciazione" (1597) e un "S. Giacinto" (1607). Fu poi la volta, tra il 1605 e il 1615, di Guglielmo Caccia detto il Moncalvo, che affrescò gli spicchi della volta del coro con i "Quattro Evangelisti" e le lunette sottostanti con episodi della "Vita di S. Domenico", quindi i cinque medaglioni con i "Santi Domenicani" nel catino absidale e, probabilmente negli stessi anni, dipinse le due grandi tele della "Resurrezione di Lazzaro" e del "Miracolo dei pani e dei pesci".

Nel frattempo iniziarono i lavori per rinnovare la Cappella del Rosario, sull'altare della quale lo stesso Moncalvo e la sua scuola posero la stupenda pala della "Madonna con Figlio tra S. Domenico e S.Margherita".(visibile nella sezione dipinti e affreschi) Ancora alla bottega del Moncalvo vengono attribuite le pale di "S. Pietro Martire ai piedi del Crocifisso" e della "Madonna con Bambino tra i SS. Giovanni Battista e Lucia".

 

La Chiesa di

San Giorgio

La Chiesa di S. Giorgio

Risale al 1037 la prima documentazione della esistenza di un “castrum” sulla rocca di S. Giorgio ed e’ probabile che proprio attorno a questo castello si sia formato il primo nucleo medievale di Chieri. La presenza di una cappella nei pressi del “castrum” e’ attestata in una Bolla di Innocenzo II del 1145. Si presume che la scomparsa del “castrum” sia avvenuta dopo la nascita del Comune di Chieri, alcune ipotesi giustificherebbero l’abbandono della rocca come conseguenza dello spostamento verso il piano del centro commerciale cittadino e risalirebbe al 1329 l’erezione della torre comunale, che oggi funge da campanile della chiesa, anche se la cella, caratterizzata da trifore romaniche, suggerirebbe una data di almeno due secoli anteriore.

La costruzione della chiesa fu avviata, probabilmente, agli inizi del XIV secolo, come si deduce dai documenti relativi alle controversie che sorsero nel periodo 1349-59 legate al problema della nomina del Rettore (parroco), fu infatti Tommaso di Savoia, vescovo di Torino, a disporre che il Rettore di San Giorgio fosse eletto, come poi avvenne dal 1359 al 1960, da un Consiglio composto da tutti i parrocchiani e non fosse, quindi, di nomina episcopale.

Distrutta (forse da un incendio) nel 1412 la chiesa venne riedificata e completata nel 1441 ad opera della famiglia Villa ed assunse la struttura tipica delle costruzioni dell’epoca, struttura che ancora si intuisce, nonostante i successivi interventi: la pianta rettangolare a tre navate, l’abside della navata centrale poligonale sorretta da contrafforti, navate laterali non absidate, facciata in mattoni a vista, il portale gotico e i due ingressi minori alle navate laterali.

La ristrutturazione avvenuta in età barocca parrebbe, dalle caratteristiche costruttive, doversi dividere in due momenti separati dal rilievo, datato 1752, eseguito da Bernardo Vittone e conservato nell’Archivio Storico di Chieri.

Nel 1624 venne effettuati alcuni interventi sulla torre che assunse definitivamente le caratteristiche di un campanile e, nel 1676, fu ristrutturata nella forma che ancora conserva “a pagoda”.

Nel secondo momento (dopo il 1752) documentato dal rilievo del Vittone si effettuo’ un consolidamento della struttura della chiesa e si realizzo’ la facciata barocca.

Tra i dipinti che meritano l’attenzione del visitatore vi sono cinque tele tutte attribuite al Moncalvo o alla sua scuola:

Cristo Risorto tra S. Francesco e S. Chiara” del Moncalvo, sulla parete dell’abside.(visibile nella sezione dipinti e affreschi)

L’”Eterno Benedicente” del Moncalvo conservato nella casa parrocchiale.(visibile nella sezione dipinti e affreschi)

La “Sacra Famiglia” attribuita alla scuola del Moncalvo nella cappella dei SS. Martiri Innocenti.

La “Madonna con Bambino tra i SS. Giorgio e Michele” posta sull’altare della chiesetta di S. Michele e attribuita al Moncalvo.

Firmata, invece, da Giovanni Crosio e datata 1619 la pala raffigurante la “Madonna tra i SS. Anna e Gioachino, con i SS. Caterina, Giovanni Battista e Francesco” posta sull’altare della seconda cappella della navata destra.