Alfred de Vigny

Scrittore francese, Loches, 1797 - Parigi, 1863. Di famiglia aristocratica, legata per tradizione secolare alla carriera delle armi, entrò nell'esercito nel 1814, sognando la gloria militare; ma fu ben presto disilluso dal tedio della monotona vita di guarnigione in provincia; e nel 1827, disgustato dalla spedizione contro i liberali di Spagna, che si era ridotta a una operazione poliziesca di repressione, si dimise dall'esercito. Aveva intanto frequentato i cenacoli romantici, a cominciare da quello di V. Hugo, di cui divenne amico; e aveva pubblicato una prima raccolta di Poèmes, 1822 - Poesie, in cui si manifestava già il suo temperamento solitario e scettico, amaramente distaccato dagli ideali e dalle passioni del proprio tempo. Da questa prima maniera, ancora legata all'imitazione dei classici, e, in particolare di A. Chénier, Vigny giunse a una piena rivelazione della sua originalità di poeta con i Poèmes antiques et modernes, 1826 - Poemi antichi e moderni, che contengono alcune delle sue liriche più note come Cor - Corno, rievocazione delle gesta di Roncisvalle, come Éloa, romantica riflessione sul male come sfortuna e non come colpa, e Moîse - Mosé sul destino di solitudine del genio. Esordì nel contempo anche come narratore con Cinq-Mars, 1826 un romanzo alla Walter Scott, imperniato sulla storia di una congiura contro il cardinale A. de Richelieu, che gli valse l'elogio di Hugo, ma anche la stroncatura di C.A. de Sainte-Beuve: troppo forzata era, in effetti, la tesi, sostenuta nel romanzo, della necessaria funzione intermedia della nobiltà tra monarchia e popolo e troppo astratta la vicenda narrata rispetto alla realtà storica. Poco fortunati furono anche i primi tentativi teatrali di Vigny, i cui adattamenti in alessandrini di celebre opere di W. Shakespeare, Roméo et Juliette, 1828 - Romeo e Giulietta; le marchand de Venise, 1828 - Il mercante di Venezia; Le More de Venise, 1829 - Il Moro di Venezia, furono accolti con indifferenza, e talora con ostilità, da un pubblico non ancora preparato a riconoscere la grandezza del genio shakespeariano. Vigny reagì scrivendo una Lettre à Lord - Lettera a Lord, un manifesto romantico in difesa della mescolanza degli stili e della dinamicità delle situazioni del teatro moderno contro la staticità monocorde della tradizione classicheggiante. L'amore per l'attrice Marie Dorval ispirava a Vigny La Maréchale d'Ancre, 1831 - La Marescialla d'Ancre, un dramma storico sullo sfondo della corte di Luigi XIII, cui seguì l'atto unico Quitte pour la peur, 1833 - Cavarsela con la paura. Ma il successo da tempo agognato giunse solo con il dramma Chatterton, 1835, epilogo della produzione teatrale di Vigny e uno dei capolavori del teatro romantico: vi è rappresentata la tragica esperienza di un giovane poeta inglese morto suicida dopo un duro scontro contro la grettezza del mondo borghese, esemplare parabola della solitudine del genio, vittima inerme della società. L'argomento di Chatterton era tratto da un episodio del romanzo Stello, 1832, dove si sosteneva la tesi dell'ostilità di qualsiasi regime, dalla monarchia assoluta alla repubblica parlamentare, nei confronti del poeta, al quale non resta che chiudersi nella solitudine e nel silenzio. Fu proprio questo l'atteggiamento di Vigny, che, dopo un'effimera infatuazione per le teorie saint-simoniane, ruppe ogni rapporto con gli ambienti intellettuali parigini: solo nella vita militare, malgrado le delusioni subite, egli era disposto a riconoscere una elevata "religione dell'onore", per la sua scuola di eroismo e di sacrificio, valori sempre più disconosciuti nella società moderna, come sostenne nelle pagine, ricche di contenuta passione, del suo capolavoro in prosa, Servitude et grandeur militaires, 1835 - Servitù e grandezza militari. Accolto con freddezza, dopo essere stato respinto più volte, all'Académie francaise, 1845, politicamente oscillante tra l'adesione alla repubblica del 1848 e la simpatia per il successivo regime di Napoleone III, Vigny trascorse, in dolorosa solitudine, l'ultima fase della sua vita, angosciata dalla rottura con la Dorval e dalla morte della madre, e assillata dall'assistenza alla moglie, perpetuamente inferma. Ma da questa situazione di tragico isolamento nacquero i capolavori della sua poesia, di grande nobiltà morale e di eccezionale vigore stilistico, come La colére de Sanson - La collera di Sansone; La mort du loup - La morte del lupo; Mont des Oliviers - Monte degli Ulivi; La maison du berger - La casa del pastore; La bouteille à la mer - La bottiglia in mare; L'Esprit pur - Il puro Spirito: raccolti postumi sotto il titolo di Les Destinées, 1864 - I destini, tali composizioni costituiscono quasi la preparazione di Vigny, malato di cancro, a una morte stoica. Postumo apparve anche il Journal d'un poète, 1867 - Diario di un poeta, cronaca intima di una vita tormentosa e difficile. Estraneo ai contemporanei malgrado il suo inserimento nel movimento romantico, erede, nel suo inguaribile pessimismo, della severa concezione giansenistica e pascaliana, spogliata tuttavia di ogni consolazione religiosa, Vigny fu, pur con esiti artisticamente discontinui, il poeta dello stato di solitudine dell'uomo nell'universo.