Friedrich Wilhelm Nietzsche

Filosofo tedesco (Röcken 1844 - Weimar 1900), figlio di un pastore luterano, insegnò filologia greca all'università di Basilea dal 1869 al 1879, si dimise per una grave malattia. Il presupposto della filosofia di N. è costituito dalla critica radicale a tutte le religioni, alle quali egli contrappone la totale accettazione del mondo sensibile. Dal 1876 inizia una critica aspra contro la religione, la metafisica e la morale, accusate di occultare la realtà della natura e dell'uomo. Il cristianesimo, religione dei deboli e degli schiavi, è imputato di essere una delle cause della decadenza che investe tutta la civiltà occidentale, malata di razionalismo socratico e dualismo platonico-cristiano. Il Dio cristiano, che per compassione verso gli uomini patisce egli stesso la morte, è inaccettabile. "Dio è morto" e con Dio il mondo sovrasensibile e l'insieme dei valori su cui si fonda l'Occidente. Viene a mancare così, nella prospettiva nietzschiana, ogni punto di riferimento e ogni criterio di valore, e l'uomo viene a trovarsi solo con se stesso a dar significato alla propria esistenza. Non più sostanza o anima o pensiero, l'uomo è "piacere, vanità, egoismo", "desiderio di godimento di sé", in una ostinata fedeltà alla terra, cui il cristianesimo oppone le illusioni del cielo, che riducono l'uomo in uno stato di schiavitù morale, ma dalla quale bisogna uscire, attraverso l'ateismo, verso una completa liberazione umana; 1878-80 -Umano, troppo umano. Connessa alla negazione di Dio è quella dei principi e delle morali dominanti(utilitaristica e teologica) della cultura europea. Il filosofo, attraverso un'indagine genealogica, evidenzia due tipi fondamentali di etica: l'etica dei padroni, della classe aristocratica, dominatrice dei valori privilegiati quali il "sì" pieno alla vita, la fierezza, la fede in se stessi, la spregiudicatezza, e l'etica degli schiavi che è quella del cristianesimo, nata non dallo spirito, ma dal risentimento verso la prima e che considera valori la pietà, l'altruismo, la sofferenza, la povertà, l'umiltà, che non sono valori per N., ma solo indizio di una reale incapacità a vivere da parte dei vinti e dei deboli; 1887 - Genealogia della morale. Ma la morale degli schiavi è prevalsa nella storia dell'umanità, che è, per questa ragione storia di decadenza. Contro una tale morale è necessario un radicale rovesciamento dei suoi valori, un capovolgimento dell'uomo moderno, rinunciatario e morale, al quale egli oppone l'immoralista che, completamente al di sopra delle intenzioni, domina il mondo con infinita espansività creatrice e grida la gioia di vivere, esaltando la fedeltà alla terra e al corpo; 1882 - La gaia scienza. Per N. esiste solo il mondo, escludendo il trascendente e l'immanente, è la prospettiva di un assoluto nichilismo, contro ogni fede metafisica. Negato Dio, la morale e il concetto stesso di verità come valore eterno, al filosofo non resta che tentare di assolutizzare il divenire. La storia è eterno ritorno, diviene cioé ciclicamente  e incessantemente senza progresso e senza speranza; 1883-85 - Così parlò Zarathustra. Soltanto i signori della terra, cioè gli uomini del "sì", riescono a conferirle senso, dicendo di si alla necessità dell'istante, e per ciò stesso, a tutta l'esistenza. E' per la volontà di potenza che l'uomo fa essere il mondo, crea e istituisce i valori. Vera realtà dell'universo, la volontà di potenza si manifesterà nel superuomo o oltreuomo che, oltre l'uomo comune, rappresenta il pieno compimento del vitale e un nuovo modello di umanità contro la civiltà moderna e il cristianesimo, che con la sua morale dissecca la sorgente di vita.