Una favola per Cernobyl


Cernobyl, città dell'Ucraina centro settentrionale, nella provincia di Kiev, a pochi chilometri da una centrale termonucleare dove, il 26 aprile 1986, un guasto a un reattore provocò un gravissimo episodio di inquinamento radioattivo.
L'esplosione avvenuta all'interno del reattore liberò un'enorme quantità di radiazioni che si diffusero su gran parte dell'Europa. Le vittime dichiarate dal governo Sovietico furono circa trenta ma risulta in realtà incalcolabile il numero delle morti causate, nel tempo dagli effetti della radioattività.
Oltre centomila persone vennero fatte evacuare dalle aree circostanti ma l'intero continente risentì dell'aumento di radioattività.
I dirigenti responsabili della centrale nucleare " Lenin" furono processati nel 1987, ma solo nel 1991 il governo si impegnò a chiudere la centrale. In effetti ancora oggi la centrale è in funzione.

Antonino Izzo I B

CERNOBYL 1986

Si accese in me una luce
e pian pian si spense.
Il lugubre silenzio
mi circondava,
milioni di bambini come me
soffrivano senza speranza,
al mio fianco.
Si accendeva nel mio cuore
una fiamma di dolore,
inarrestabili grida
tuonavano in quell'incubo
indimenticabile.
Ma ecco all'improvviso
una luce apparve,
il sorriso dei bambini
ritornò a vivere,
e allora dissi:
CERNOBYL STA PER FINIRE

Marica Gagliardi
Pollice Valentina I C

LA NUBE

All'improvviso un boato
coprì i nostri silenzi.
Una nube accecò i nostri occhi
e tutto intorno a noi
diventò buio.
Urla e pianti di un dolore
che non vediamo nè conosciamo,
ma che sentiamo dentro i nostri cuori,
che si distruggono pian piano.
Là dove sorgevano case e alberi,
solo il niente regna
e i nostri corpi aspettano
la fine di un lungo tormento.

Ilaria Del Giorno II C

I BAMBINI DI CERNOBYL

Scoppiò dal nulla
e uccise tutti,
anche il bambino nella culla
che dormiva beato
e non pensava
che il fato
quel destino gli aveva riservato.
Il bambino che non morì
ne pagò le conseguenze
e le pagheranno
anche i figli dei suoi figli.
La nube, non se ne andrà
ma lì resterà,
tutti contaminerà.
Saranno costretti ogni giorno
a respirare quest'aria
che il loro corpo fiaccherà.
I bambini di Cernobyl
sono come noi
né più importanti
né più da sottovalutare.
Aiutiamoli!
Così aiuteremo noi stessi.
Tutti dobbiamo partecipare
alla gara della solidarietà
per dare forza e coraggio
a chi e stato colpito senza pietà.

Ludovica Marciano III B

Lettera- Poesia

26 Aprile 1986, un giorno come tutti gli altri, fino a che un odioso esperimento distrusse la vita e la salute di molti bambini e anziani.
Parlando di Cernobyl mi vengono i brividi, non per la paura di stare fra la gente che ormai non sa più che cosa fare, ma solo a pensare alla sfortuna dei bambini che fino a quel giorno sognavano il loro futuro da modella, da star o da qualcos'altro.
Ora pensiamo: "Nessuno si interessa più di noi".
Non e vero! Noi italiani ma anche le altre nazioni, vogliamo aiutarvi a superare questo disastro che fece svanire vostri desideri, vogliamo fare ciò che è più giusto per voi. La vostra situazione e un problema mondiale, la colpa e di tutti, dell'ignoranza delle nostre nazioni che fanno a gara per dimostrarsi una superiore all'altra, ma in realtà non si rendono conto che facendo così distruggono i sogni che anche se difficili potranno un giorno diventare realtà.
Noi vogliamo partecipare al programma di solidarietà: vi ospiteremo per un mese all'anno in Italia, sarete in nostra compagnia, ci divertiremo ed inoltre cercheremo di farvi dimenticare la paura che vi tiene in pugno da quel maledetto giorno.
Ve lo giuriamo con tutto il nostro cuore che non vi lasceremo da soli.Ve lo promettiamo, ci rivedremo presto.
Ciao amici.

Nadia Fezza III B