GLI EBREI A CAMPAGNA
(A cura di Emma Ceriale classe III D)



 

Mons. Giuseppe M. Palatucci


Ebrei internati nel campo di concentramento di Campagna nel 1940.
Al centro il vescovo Mons. Palatucci.


Giovanni Palatucci

Campagna, come tanti paesi dell'entroterra, fu designata, dopo le leggi razziali del 1938, come luogo di raccolta e campo di concentramento per gli Ebrei.
La cittadina di Campagna fu scelta in quanto, trovandosi adagiata in una conca, circondata da monti che le fanno corona, ha un'unica via d'accesso e, quindi, era di facile controllo da parte della polizia.

Due furono i fabbricati che ospitarono gli Ebrei, entrambi ex conventi, quello dei Domenicani in via S. Bartolomeo e quello degli Osservanti in via Concezione.

Il campo di concentramento non ospitava solo internati civili, ma anche oppositori politici e uomini di cultura.

Gli Ebrei a Campagna fraternizzarono con la popolazione, vennero ben accolti nelle case e si ebbero anche dei matrimoni con ragazze campagnesi. Tra loro c'erano ottimi professionisti, innanzitutto medici che curarono gratuitamente la popolazione.

Due persone resero più sopportabile la vita di questi internati: il vescovo Giuseppe Maria Palatucci e suo nipote Giovanni Palatucci. Quest'ultimo era questore a Fiume (Tr) e faceva in modo che gli Ebrei fossero destinati a Campagna dove, poi, suo zio si prendeva cura di loro.
Tutto ciò, però, venne scoperto e Giovanni Palatucci fu deportato nel campo di concentramento di Dachau dove morì il 10 febbraio del 1945.

Alcuni internati sono ritornati dopo la guerra, per rivisitare i luoghi e per ringraziare i cittadini per la loro umanità e il loro coraggio.