Il Carnevale di Arlecchino- Joan Mirò

(1924/25-Buffalo Albright Knox, Art Gallery)

Sl= C x h 

St= Sl + 2Ab 

V= Ab x h

C= Sl : h Sl= St - 2Ab r=  Ö V : (π x h)
h= Sl : C Ab= ( St - Sl ) : 2 h= V : (π x r2 )

Il Carnevale di Arlecchino, composta a Parigi, è un'opera altamente rappresentativa del particolare surrealismo di Mirò. Non sono oggetti reali e sono combinati assieme al di fuori del loro ambiente. Certo la realtà è ancora riconoscibile: gatti, uccelli, occhi, un dado, un cono, un cilindro, palloncini, note musicali, una finestra e, in particolare, una scala a pioli, tante volte ricorrente in Mirò, simbolo dell'evasione verso l'altro. Ma questi frammenti di realtà si trasformano, come se fossero inventati, fluttuando nell'aria o appoggiandosi lievemente in terra, inserendosi in una dimensione irreale, e popolano lo spazio, fantasmi nati dal subconscio del pittore.

JOAN MIRO'

Pittore spagnolo, nato a Barcellona nel 1893. Trascorse gli anni della prima formazione artistica nella città in cui era nato, dove tenne la sua prima mostra personale presso la Galleria Dalmau (1918), presentando dipinti che manifestano un iniziale accostamento ai Fauves, che facevano parte di un movimento pittorico chiamato Fauvismo, e una forte sensibilità per i valori espressivi di accesi accostamenti cromatici. A Parigi, l'anno seguente, incontrò Picasso e per qualche tempo ne subì l'ascendente, accogliendo nel proprio linguaggio figurativo elementi cubisti, evidenti soprattutto in alcuni luminosi dipinti di paesaggio. Nel 1924 l'artista fu tra i firmatari del primo Manifesto del Surrealismo di Andrè Breton; l'anno seguente partecipò alla prima mostra del gruppo. Al di là di ogni formula e classificazione, Mirò si impone come una delle possibilità più originali della cultura contemporanea; i suoi dipinti, nei quali è completamente abbandonata l'idea della "finestra" aperta sulla natura, offrono piuttosto allo spettatore l'invito a un fantastico itinerario  attraverso spazi indefiniti, linee discontinue, forme semiastratte, vivacemente colorate, disposte secondo ritmi ora frenetici ora misurati, con intonazione gioiosa e fiabesca, o ossessiva e allucinante, accogliendo anche negli anni più tragici, prima e durante il conflitto mondiale, elementi grotteschi e mostruosi. Nel 1975 donò 300 tra dipinti e sculture e due esemplari di ogni sua opera grafica a una fondazione a lui dedicata, sita a Barcellona, sulla collina di Montjuich, in un edificio appositamente progettato dall'architetto J,L.Sert. Morì a Palma di Maiorca nel 1983.

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