EL GRIPOLARO

Il gripolàro era una persona che nel mese di ottobre e novembre raccoglieva quanto avanzava dell' uva dopo che era uscito il mosto ed era stato nuovamente torciato, cioè i raspi (graspuni) le bucce

(fiajole) e vinaccioli (granele).

La vinaccia veniva acquistata per venderla poi alle distillerie che ne ricavavano alcool e grappa; dai vinaccioli invece estraevano olio commestibile e poi i vinaccioli pressati al torchio davano mattonelle da ardere.

La feccia (fondacci), invece, veniva ricavata dalla posatura del vino e poi veniva raccolta e messa in una botte collocata sopra il carretto del gripolàro.

Arrivato a casa egli prendeva un sacco di canapa, aperto alle due estremità superiore, nel quale introduceva un'asta di ferro terminante con un anello verso il basso e un gancio verso l'alto. Legata l'estremità inferiore del sacco sopra l'anello, lo inseriva in un apposita botte, priva di coperchio. Il gripolàro riempiva il sacco e lo legava anche all'estremità superiore per appendere poi la botte ad una robusta corda pertica alta da terra circa 50 cm. Lentamente (in 24 ore circa) il sacco pieno di feccia funzionava da filtro lasciando fuoriuscire all'incirca 30 litri di vino; assottigliandosi sempre più, permetteva alla botte di sfilarsi.

Il vino raccolto nella botte non era bevibile, veniva venduto agli acetifici.

La gripola, depurata dal vino si presentava molto densa ed era pronta per le ulteriori lavorazioni. Per primo bisognava stenderla sull'aia sèeze dove restava esposta ai raggi solari per due o tre giorni. Secca, poteva essere pestata e ridotta in polvere.

Dalla feccia distillata si ottenevano: alcool, acido tartarico, acido citrico e cremore, prodotti enologici adatti a sanare eventuali difetti del vino. Ma il lavoro del gripolàro non si limitava ai soli mesi successivi alla vendemmia; era molto intenso, e anche più pesante, da luglio a settembre con le operazioni di pulizia delle botti, quando liberava le pareti dal tartaro.

Il gripolàro, alla fine, usciva dalla botte sporco come uno spazzacamino. Il tartaro raccolto veniva messo in magazzino a volte anche per quattro o cinque anni, fino a quando il suo prezzo non aumentava. Dal tartaro si ricava acido tartarico che veniva adoperato come conservatore di alimentari. Il vino spunto (vino con difetti) veniva distillato unicamente per ottenere alcool.

Oggi le botti sono in cemento e per pulire le pareti le riscaldano e ciò provoca la caduta del tartaro. Ora sono rimasti pochi gripolàri, ci sono le cantine sociali e pochi preparano il vino in casa.