EL PARULOTO

I paruloti, un tempo, scendevano dal Nord, dal Trentino, per questo erano anche chiamati "trentini". Girava con un carrettino tirato a mano, o con una bicicletta e ultimamente con un motorino "co dadrìo" un sesto par mètare le robe da iustàre. El stagnin era l'artigiano che fabbricava gli utensili di rama e di stagno per la casa , in particolare "paioli" tegami e pentole. Il paiolo di rame con cui si faceva la "lissia", il "ramo", era con i seci de rame, la ricchezza e l'orgoglio della done de 'na olta. Era maestro nell' arte di spalmare lo stagno sul fondo delle pentole per evitare che sali e solfati di rame avvelenassero le vivande. Sapeva forgiare un mestolo, dare forma a un bicchiere, cimentarsi nella fabbricazione di pentole grandissime per la lavorazione del formaggio. Era lui che rimetteva i maneghi quando erano rotti, rifaceva il fondo de le pignàte quando ne avevano bisogno. El Stagnin metteva - pure - le pèsse de rame a le calière par stropare i busi dove che le spandèa, inbrocando 'ste pèsse co de le brochete de rame che le vegnea batùe ben. Per gli oggetti rotti o sbusà che non venivano messi sul fuoco, el stagnin li stagnava con lo stagno. Quando erano da buttare, ormai inservibili per il lungo uso, "solo a lora" el stagnin accettava la proposta di cambiarli con roba nova. Gli strumenti del focolare, la gradela par brustolire la polenta, la moieca par ciapare le bronze e altri, appartenevano all'orto del fabbro. L'attrezzatura per le piccole riparazioni ambulanti era molto semplice: el pugno de fero, on martelin, na forbase, "on pontirolo", "le pese de rame", "le broche". Gli attrezzi della bottega erano simili a quelli usati dal fabbro ambulante. L'arte del stagnin era quella di battere il rame, ma, per non scomodare la clientela faceva altri lavori di quel genere. Oggi i paruloti sono scomparsi perché non si usano più recipienti di rame, ad eccezione delle ramine in cui ancora oggi cuociono la polenta.