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Antonio Gramsci, il tema degli intellettuali-educatori e gli
strumenti del consenso educativo.
di Elisabetta Colla |
1.
Alcuni cenni introduttivi
Se
appare indiscutibile ancora oggi la vitalità del pensiero di Antonio Gramsci, ciò è in
parte dovuto all'ampiezza d'interessi e problematiche da lui abbracciate nell'intero arco
della sua vita: ben lo confermano gli studi ed il dibattito culturale che quel pensiero
tuttora alimenta ed i costanti tentativi editoriali rivolti ad una sempre più attenta
interpretazione della sua opera complessiva.
I
suoi scritti, nei quali è contenuta la profonda coerenza etica della sua intera pur breve
esistenza, continuano ad essere, infatti, criticati ed attualizzati, con sempre rinnovato
interesse per il Gramsci scrittore, per il modificarsi interno dei nessi teorici del suo
pensiero ed, ancora, per il suo strettissimo legame con la storia, quella a lui più
vicina (dei primi, tormentati, decenni del '900 italiano) ma anche quella per noi più
attuale, grazie ad indicazioni di metodo durevoli nel tempo ed a riflessioni di ampiezza
"mondiale", applicabili agli avvenimenti più moderni come a quelli passati.
Accanto ad un più studiato ed approfondito Gramsci storico e politico, è andato via via
crescendo più vivo, negli ultimi anni, l'interesse verso un Gramsci educatore e filosofo,
rivoluzionario delle mentalità e della formazione dell'uomo, ancor prima che delle forme
politiche cristallizzate. Non a caso il nome di Gramsci potrebbe essere avvicinato a
quello di altri filosofi "morali", primo fra tutti Kant, per quella valenza di
rigorismo e di perenne tensione etica che incentra l'intera sua opera, dagli scritti
giovanili fino alle Lettere ed ai Quaderni del carcere.
Egli
cerca costantemente di fornire indicazioni per la creazione di un uomo e di una società
che, attraverso la volontà collettiva ed autocosciente, giungano a modificare la forza
autoritaria della "direzione eteronoma", in una completa autonomia culturale,
sociale e politica.
Non
esiste in realtà una distinzione netta, il Gramsci della pedagogia è tutt'uno col
Gramsci storico e politico: ogni problematica del suo orizzonte di pensiero contiene anche
le altre e ne è a sua volta - più o meno espressamente - contenuta ed ricompresa: un
filo sottile collega le idee che, pure, mantengono piena libertà da ogni schematismo. Al
tempo stesso si può parlare di una certa "specificità pedagogica " gramsciana,
legata non solo al problema della scuola tout court, quanto ad un più complesso
e polivalente approccio alla formazione ed alla organizzazione della cultura. Questo è
stato ben messo in evidenza da numerosi studiosi gramsciani.
Tutta
la concezione dell' "egemonia", in Gramsci, mostra questa tensione verso una
"riforma intellettuale e morale", rivolgendo un duplice appello alle forze
operaie e contadine, perché prendano coscienza del proprio ruolo di classe, istruendosi
ed imparando a dirigersi per non restare ancora escluse dal mondo culturale epolitico, ed
alle forze intellettuali, affinchè si avvicinino "organicamente" agli strati
popolari ed in essi trovino origine e completamento, nella progettazione di una società
"nuova". Dunque la funzione educativa e di promozione umana, che è propria, per
Gramsci, della società "civile" (e sentiamo in questa impostazione, sia pure
con le dovute differenze, le eco di hegel e Croce), ottenuta attraverso il raggiungimento
dell'egemonia da parte di un gruppo sociale, si riconnette alle più ampie problematiche
della società politica, con la quale essa deve formare un tutt'uno. La riforma di cui si
è parlato, e che Gramsci affida in primo luogo agli "intellettuali organici",
non è mai disgiunta da una riforma economica, ma ne è, semmai, il necessario preludio.
Bisogna operare un cambiamento nei rapporti economici, nelle basi strutturali su cui ogni
società poggia, per riequilibrare il nesso fra governanti e governati, fra dominanti e
diretti. In questo Gramsci è sulla linea dei classici del marxismo, pur distaccandosi da
tutte le forme di materialismo volgare, o inficiato di positivismo: egli crede in una
filosofia della prassi che, oltre al momento economico e della forza, contiene in sé
anche quello del consenso, laddove già, secondo Gramsci, anche in Marx le sovrastrutture,
pur non essendo "movente" della storia, avevano in essa una loro collocazione ed
un compito ben preciso.
Giungiamo,
per questa via, al tema specifico del presente lavoro, quello degli 'intellettuali' e del
loro legame con l'egemonia, l'educazione e gli strumenti del consenso: questi elementi ben
si connettono alla tanto dibattuta "questione degli intellettuali", che assume
in Gramsci un carattere originalissimo, che sarà il filo logico portante della sua opera
maggiore, i Quaderni del Carcere.
Scritti
all'incirca tra il 1929 ed il 1935, dalla prigione del carcere di Turi, ove Gramsci era
stato recluso dal regime fascista, i Quaderni si avvicinano in maniera straordinariamente
intensa al "personaggio" Gramsci, nel quale la vita quotidiana, la militanza
politica ed il pensiero teorico, fusi in un tutto unico d'indiscussa coerenza, divengono
elementi per un'indagine più vasta.
Già
da una prima lettura dei testi, appare chiaramente al lettore l'apertura di orizzonti del
mondo gramsciano, che ha sempre però presente una visione d'insieme, concentrandosi
intorno a temi ricorrenti. Gramsci raccoglie un'immensa mole di materiale, appunti,
citazioni, note: problemi di cultura, come ad esempio il confronto con la filosofia di
Croce e col materialismo storico; studi di linguistica e di letteratura; questioni legate
all'educazione, alla scuola, al giornalismo; annotazioni sulla storia italiana e sul
tessuto sociale del dopoguerra, sul partito politico, sull'organizzazione delle masse.
Addentrandosi
in questo vero e proprio dedalo di argomenti è possibile scorgere, da un lato, le
molteplici valenze pratico-politiche del pensiero gramsciano sempre attento al momento
storico presente, dall'altro la forza delle argomentazioni teoriche ed il desiderio
manifesto di scrivere "für ewig", "per l'eternità", svolgendo
ricerche di carattere disinteressato. In una Lettera , assai famosa, scritta alla
cognata Tatiana, datata 19/3/1927, Gramsci aupica di riuscire a trattare sistematicamente
alcuni argomenti sullo "spirito pubblico italiano nel secolo scorso", cioè a
dire sulla questione delle origini, delle diverse correnti e modi di pensare degli
intellettuali italiani. Da questo primo programma di lavoro, col trascorrere del tempo,
questi temi si andranno ampliando, intrecciandosi con altri apparentemente di tipo del
tutto diverso.
Per
il presente lavoro, che si basa essenzialmente sulle note dei Quaderni del carcere
, pur non trascurando la rimanente produzione gramsciana, è stata utilizzata l'edizione
critica di Einaudi del 1975, curata da Valentino Gerratana, per cercare un'aderenza il
più possibile fedele al testo, nel suo presentarsi cronologicamente e nella completezza
delle sue parti. Infatti la più antica edizione "tematica", non tenendo conto
della distinzione fra le note di prima e dis eonda stesura, spesso corrispondente ad una
distinzione (modificativa o aggiuntiva nella forma e nel contenuto) operatasi nel pensiero
di Gramsci, né preoccupandosi della reale cronologia di scrittura dei testi (anzi
isolandoli spesso dal loro più generale contesto), sembra oggi mostrare dei limiti
evidenti ad un'attenta lettura. In molti casi, purtroppo, l'edizione critica dei Quaderni,
pur essendo considerata assai migliore e più esatta della precedente, non ha modificato
una vecchia "mentalità tematica" che ancora permane nel modo di leggere il
pensiero di Gramsci.
Lo
scopo di questo lavoro (che si basa, per quanto riguarda gli studi critici su Gramsci, su
testi prodotti fino alle soglie degli anni Novanta, e che andrebbe pertanto aggiornato ed
integrato - e si spera che ciò avvenga in tempi brevi - con la riflessione avvenuta
intorno a Gramsci ed al problema degli intellettuali-educatori negli ultimi dieci anni
circa) era di compiere un breve 'viaggio' attraverso alcuni concetti gramsciani, che
sembravano maggiormente stimolanti in ambito pedagogico-educativo, e di ricostruire una
linea generale che, partendo da problemi culturali (gli intellettuali, la scuola) e
collegandosi a questioni politiche e sociali di grande attualità, giungesse a mostrare,
almeno in parte, il quadro 'formativo' (di formazione umana e sociale insieme)
costantemente sviluppato da Gramsci nelle pagine delle sue opere, secondo un disegno
profondamente unitario. |