La Mediazione PedagogicaLiber Liber

Antonio Gramsci, il tema degli intellettuali-educatori e gli strumenti del consenso educativo.
di Elisabetta Colla

6. Conclusioni: l'intellettuale e l'uomo comune

Le ultime osservazioni fatte, a proposito del partito politico, sulla possibilità per tutti, non soltanto per i dirigenti, di svolgere una funzione intellettuale (e, ciò che più conta, educativa) si attagliano assai bene a tutto il pensiero di Gramsci, nel quale il termine "intellettuale" viene ad assumere un'accezione estremamente ampia.

Il criterio distintivo fra l'intellettuale e l'uomo "comune" non riposa, secondo Gramsci, nell' "intrinseco delle attività intellettuali" ma bensì nella globalità dei rapporti in cui tali attività si vengono a trovare - cioè nella loro posizione - nell'insieme, complesso, dei rapporti sociali.

Gramsci giunge così alla conclusione che, seppure tutti gli uomini sono degli intellettuali, non tutti svolgono, in seno alla società, una funzione specificamente intellettuale: come, infatti, ogni mestiere e categoria tendono nella storia a progredire nella propria specializzazione, la stessa cosa è avvenuta anche per gli intellettuali.

D'altra parte, però, tale categoria racchiude in sé un'infinità di "gradazioni" e tutte, a buon diritto, possono risultarne comprese.

Esistono, pertanto, i grandi intellettuali, produttori di sapere teorico, creatori della scienza e della cultura, ai più alti livelli: filosofi, scienziati, letterati, e così via. Ci sono poi i divulgatori di questa cultura (soprattutto di quella stratificata nel corso del tempo) che hanno quotidianamente il compito di trasmettere i contenuti culturali ereditati dal passato, o creati nell'immediato presente, o che, comunque, si possiedono come dati acquisiti (pur se sempre in via di ampliamento e perfezionamento): sono questi gli insegnanti, dai maestri d'asilo ai professori universitari, i giornalisti, e tutti coloro i quali svolgono attività informative attraverso i mezzi di comunicazione di massa. Inoltre, possiamo aggiungere a questo elenco, aiutandoci con le parole del Monasta: "il quadro intermedio dell'industria, il manager dei settori produttivi, dei servizi di supporto alla produzione, dei grandi apparati amministrativi e burocratici dello Stato"108, insieme a tutti i possessori di abilità tecniche, di vario ordine e grado.

Così torniamo all'idea gramsciana che tutti gli uomini siano intellettuali. Ma, se ciò è vero, e poiché tutti gli intellettuali sono, come già si è visto, degli educatori, si può trarre, sillogisticamente, la conclusione che tutti gli uomini siano degli educatori.

Si può parlare qui, in primo luogo, degli insegnanti, che svolgono il lavoro più dichiaratamente e manifestamente educativo: essi non "ripetono" soltanto il sapere acquisito, ma, dopo averlo fatto proprio, lo filtrano attraverso le proprie esperienze e differenze individuali, confrontandosi con la realtà politica e sociale che si muove intorno a loro. Essi, quindi, hanno il duplice compito d'istruire ed educare, secondo quel nesso inscindibile di cui parlava Gramsci.

Altrettanto, chi svolge un lavoro diretto all'informazione sociale, attraverso i mass-media, è un educatore e non può dimenticarlo, dovendo tener conto delle complesse problematiche legate alla "obiettività" degli avvenimenti, che può dar luogo a distacco o neutralismo, oppure ad una precisa presa di posizione in favore di una "linea" o tendenza ideologica da seguire.

Ma, oltre a queste categorie più apertamente coinvolte nel problema dell'educazione, se è vero, come Gramsci sostiene, che ogni lavoro, anche il più umile e meccanico, contiene in sé un "minimo di attività intellettuale creatrice", è altrettanto vero che anche questo minimo può essere ampliato e può, a sua volta, partecipare a quell'opera di formazione umana alla quale tutti, in misura diversa, sono chiamati a partecipare.

Perciò, l'idea gramsciana che ciascun uomo, dopo aver terminato il suo "apprendistato", sviluppa progressivamente una concezione "originale" della vita, attraverso la quale cerca di agire sulla realtà, modificandola, dandosi delle "norme" regolatrici e, al tempo stesso, accettando alcune fra le norme stabilite dai suoi simili, risulta essere, dal punto di vista pedagogico, ed in tempi come gli attuali combattuti fra l'estremismo tecnologico ed il disimpegno etico, estremamente stimolante e ricca di spunti di riflessione.

 

 

 

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