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Antonio Gramsci, il tema degli intellettuali-educatori e gli
strumenti del consenso educativo.
di Elisabetta Colla |
7. Note.
1. Le
"Tesi di Lione", preparate in collaborazione con Togliatti nel 1925
costituiscono il nucleo della relazione da essi presentata al III Congresso nazionale del
Partito Comunista d'Italia, svoltosi a Lione fra il 23 ed il 26 gennaio 1926.
2. Questo
saggio, iniziato da Gramsci nell'ottobre del 1926, rimase poi incompiuto; dopo l'arresto
di Gramsci, esso vene ritrovato e dato alle stampe da Camilla Ravera (pubblicato in: Lo Stato operaio, anno IV, n.1, 1930, Bureau
d'editions, Paris)
3. Cfr.,
a questo proposito, M.A. Manacorda, "La formazione del pensiero pedagogico in
Gramsci", in Gramsci e la cultura contemporanea,
2 voll., Roma, Editori riuniti, 1967; pagg.248-249.
4. In Q.
6,24; pagg.703-4, Gramsci avvicina esplicitamente il suo concetto di società civile
(cioè di egemonia politica e culturale di un gruppo sociale sulla società intera e di
contenuto etico dello Stato) a quello di Hegel; cfr. anche Q. 8,179; pagg.1049-50; cfr.,
in proposito, il saggio di Norberto Bobbio "Gramsci e la concezione della società
civile" (pag.86), in Atti del Convegno di Cagliari (1967) Gramsci e la cultura contemporanea, Roma, Editori
riuniti, 1969: qui l'autore spiega come nella Filosofia del diritto, Hegel consideri come
facenti parte della "società civile" non solo l'insieme dei rapporti economici
ma anche le relative forme di organizzazione (cioè i partiti e le associazioni cui, come
fa notare Manacorda - op. citata pagg.162-63 - Gramsci aggiungerà poi tutte "le
altre istituzioni del educative del consenso e tra esse la scuola").
5. Cfr.,
a questo proposito, Q.10, 41; X, pag.1315, dove Gramsci scrive che nella politica di Marx,
oltre all'aspetto economico ed a quello della
forza, sono già contenuti anche il momento dell' egemonia
e del consenso.
6. Cfr.
A. Broccoli, Antonio Gramsci e l'educazione come
egemonia, Firenze, La Nuova Italia, 1972, pagg.48-62.
7. Cfr.
il saggio della Jutta Scherrer, "Bogdanov e Lenin: il bolscevismo al bivio", in Storia del marxismo, Torino, Einaudi, 1979, vol.II.
8. N.Bobbio,
Atti del Convegno, op.cit., pag.95
9. L.
Gruppi, "Il concetto di egemonia", Quaderni
di critica marxista, n.3, 1967, pagg. 160 e ss.
10. N. Badaloni, Atti del
Convegno del 1967, op. cit., pag.168.
11. Q. 4, 49; pag.476.
12. Q. 12, 1; pagg.1518-19.
13. Q. 1, 44; 19, 24; 10, 12.
14. E. Garin, Intellettuali italiani del XX secolo, Roma, Editori
riuniti, 1974, pag.334.
15. Q.10, 44; pagg.1330-32.
16. D. Ragazzini, Società industriale e formazione umana, Roma,
Editori riuniti, 1976.
17. G. Urbani, La formazione dell'uomo, Roma, Editori riuniti,
1970.
18. N. Bobbio, op. cit., pag.96
19. Q. 14, 56; pagg.1714-15
20. Q. 29, 3; pagg. 2345-46
21. Per alcuni riferimenti fatti
da Gramsci riguardo a Labriola, cfr. Q.11,70; pagg.1507-9 e Q.16,9; pagg. 1854-55.
D'interesse pedagogico è Q.8,200; pagg.1060-61, contenente come critica assai dura a
Labriola, il famoso "episodio del papuano".
22. R. Luperini, "Gramsci,
la critica 'neogiolittiana' e gli intellettuali del primo Novecento", in Belfagor, XXXII, n.4, 31/7/1977, pag. 388. Gramsci
apprezzava in Bergson il particolare tipo di volontarismo, cioè l'unità consequenziale
di intelletto e volontà (quindi la possibilità per l'uomo di modificare gli avvenimenti
attraverso l'azione, in contrasto sia con il positivismo sia con lo spontaneismo puro).
23. Cfr. S.Suppa, Il primo Gramsci: gli scritti politici e giovanili,
Napoli, Jovene, 1976; pagg.226-227.
24. E. Garin, Gramsci e il problema degli intellettuali, in
op.cit., pag.312
25. Op.cit., pagg.314 e ss.
26. Op.cit., nota 97
27. Op. cit., pagg.246-247
28. Ibidem
29. Op.cit., pag.20
30. Op.cit., pagg.19-20
31. Alcuni temi della questione
meridionale, op.cit., pag.24
32. Op.cit., pagg.20 e ss.
33. Op. cit., pagg.24-25
34. L. 21, 19/3/1927
35. Q.1, 150; pagg.132-33
36. Q.3, 88; ibidem
37. Q.4, 72; pag.514
38. Ibidem
39. Q.3, 63; pag.343
40. Q.12, 1; pagg.1523 e ss.
41. Gramsci attribuiva infatti il
fallimento del moto risorgimentale italiano, fra le altre cause, al suo essere stato più
cosmopolita che nazionale.
42. Q.9, 127, pagg.1190-1191
43. Q.8, 171; pagg.1832-33
44. Q.8,171; pagg.1043-44
45. G.Moget, dall'intervento al
Convegno gramsciano di Roma del 1958, in: Studi
gramsciani, Editori riuniti, Roma, 1969, pag. 501
46. Questo termine, di notevole
"polivocità" e ricchezza semantica, ha avuto molteplice fortuna sia nel campo
delle scienze naturali-biologiche, sia in quello delle scienze sociali, politiche,
economiche. Si potrebbe avanzare l'ipotesi che Gramsci l'abbia mediato proprio dal mondo
scientifico.
47. Q.4,41, pagg.1455 e ss.
48. M.A. Manacorda, Il principio educativo in Gramsci, op. cit.,
pagg.192 e ss.
49. Q. 4, 15; pag.437
50. Manacorda parla di
"educazione come lotta contro l'ambiente, per non consentire che esso influisca
casualmente, meccanicamente, magari con le sue sezioni meno evolute
", op. cit.,
pag.104.
51. Q. 10, 50; pagg.1340-1341
52. M.A.Manacorda, op. cit.,
pag.196
53. Q.9,68; pag.1139
54. Q.12,1; pag. 1513
55. Si potrebbe affermare che non
esistano, per Gramsci, intellettuali "disorganici"; poiché egli intende
l'organicità non tanto come un dato di fatto (che ci può essere o non essere) ma
piuttosto come una tendenza, in costante movimento e potenzialmente acquisibile da tutti;
la sua concezione dell'intellettuale estende tanto il proprio orizzonte da ricomprendere
la totalità degli intellettuali, e dunque anche quelli che si considerano, o vogliono
considerarsi, "disorganici".
56. Come si è visto, l'aggettivo "organico"
inerisce tanto a ciò che segue il vitale movimento della storia, quanto a ciò che cerca
un riferimento più stabile nella società, aspirando ad un equilibrio fondamentale.
57. Q. 12, 1; pag.1514
58. G.Nardone, op. cit., pagg.244
e ss.
59. Q.12, 1; pag.1514
60. E.Garin, Intellettuali italiani del XX secolo, op. cit.,
pag.292
61. Q.12, 1; pag.153
62. Q.9,21; pag.1109
63. Q.12, 3; pag.1551
64. M.A. Manacorda, Il principio educativo in Gramsci, op.cit., pagg.
241 e ss.
65. G.Nardone, op.cit., pag.254
66. U.Cerroni,
"Intellettuali e semplici", in Rinascita,
XXXII, n.4, 24 gennaio, 1975, pag.32. Cerroni si riferisce qui alla Terza Tesi su
Feuerbach, laddove si parla di "educare gli educatori".
67. Ibidem
68. Q. 10, 44 (pagg.1330, ss.)
69. Q. 14, 56; Q. 29, 3
70. A. Monasta, L'educazione tradita, Pisa, Giardini editori, 1985,
pag.125.
71. In: M.A. Manacorda, L'alternativa pedagogica, op.cit., pagg. 80 e ss.
72. Ibidem
73. Ordine Nuovo, 27 giugno 1919,
in M.A.Manacorda, op.cit., pagg.92 e ss.
74. Cfr. F.V. Lombardi, Idee pedagogiche di Antonio Gramsci, Brescia, La
Scuola, 1969, pag.65
75. Ordine Nuovo, 10 aprile 1922,
in M.A.Manacorda, op.cit., pagg.94-95
76. Cfr. F.V. Lombardi, op.cit.,
pagg. 81 e ss.
77. M.A. Manacorda, Il principio educativo in Gramsci, op. cit., pagg
226 e ss.
78. Ibidem
79. Q.12, 1; pag.1530. Cfr. anche
Q. 4,49; pag.483
80. Q.12, 1; pag.1531
81. Q.12, 2; pag.1547
82. Q.12, 1; pag.1530.
L'impressione di democraticità di tali scuole nasce dalla loro caratteristica di
"suscitare startificazioni interne", per cui un operaio semplice può diventare
"qualificato", ecc. Ma, rimarca Gramsci, la vera democrazia è qualcosa di più:
essa consiste nel dare a tutti, tramite un'istruzione e una preparazione tecnica adatta,
la possibilità di divenire 'governanti' - Q.12, 2; pagg.1547-48.
83. M.A. Manacorda, L'alternativa pedagogica, op.cit., pag.153
84. Q.4, 55; pagg.488-489
85. Questa scuola era volta a
formare personalità "onnilateralmente sviluppate", grazie all'attenzione per il
legame fra istruzione e lavoro. Cfr. anche la Lettera
232, 14/12/1931, nella quale Gramsci indica lo scopo della 'scuola unica' nello
"sviluppo armonico di tutte le attività del fanciullo".
86. Cfr. M.A. Manacorda, Il principio educativo in Gramsci, op.cit., pag.99.
Gramsci non farebbe diretto riferimento alla Russia, nei suoi Quaderni, a causa della
criptografia carceraria. Cfr., anche, D.Ragazzini, Società
industriale e formazione umana, op.cit., pagg. 65 e ss., dove l'autore ricorda la
necessità sentita in Unione Sovietica, negli anni '30, di realizzare la scuola unica, per
rimanere fedele al nucleo del pensiero marxiano e leniniano, contro le tendenze
sviluppatesi nelle scuole e volte ad accentuare il puro verbalismo, il dogmatismo o il
gretto professionalismo, a seconda dei casi.
87. Q.12, 1; pag.1531
88. In seconda stesura, Gramsci
considera come un "problema didattico da risolvere" il fatto di "temperare
e fecondare l'indirizzo dogmatico" che è, necessariamente, proprio delle scuole
elementari. Q.12, 1; pag.1535
89. Q. 4, 50; pag.486. Nella
seconda stesura (Q.12,1; pagg.1536-37) Gramsci considera il passaggio dal Liceo
all'Università, come un reale movimento dalla "scuola vera e propria" verso la
"vita", intesa tanto come prosecuzione degli studi, quanto come scelta
pratico-produttiva; l'ultima fase della scuola unica, cioè appunto il liceo, deve già
sviluppare oltre ai "metodi creativi", da applicare alla scienza (studi
universitari) o alla vita (lavoro), anche "l'elemento della responsabilità autonoma
negli individui").
90. Cfr. M.A.Manacorda, op.cit.,
pag.88
91. Q.12, 2; pag.1541
92. Q.14, 69; pagg.1730-31
93. Q.12, 2; pag. 1545. Gramsci
era aperto anche alla possibilità di sostituire il latino nella scuola, ma solo con
un'altra materia che si dimostrasse strumento formativo parimenti adeguato e che
rispondesse alle medesime esigenze "pedagogiche e psicologiche" che il latino
soddisfaceva.
94. Q.12, 1; pag.1534
95. D.Ragazzini, op.cit., pag.71
96. Op. cit., pagg. 189-90
97. A. Broccoli, Antonio Gramsci e l'educazione come egemonia, op. cit.,
pagg.161 e ss.
98. Ibidem
99. Q.6, 206; pagg.843-44
100.
A.Monasta, L'educazione tradita, op.cit.,
pag.125
101.
Q.6, 120; pag.790
102.
Q. 6, 106; pagg. 778-79
103.
Q.24, 9; pagg.2274-75
104.
Q.24, 1; pag. 2259
105.
Q. 14, 56; pag. 1714
106.
Q. 21,6; pag.2123
107.
Q. 12, 1; pagg. 1522-23
108.
A. Monasta, op. citata, pag.128 |