La Mediazione PedagogicaLiber Liber

La scuola Waldorf e la Pedagogia Steineriana
di  Mariangela Costa

3. L’Antroposofia: indagine scientifica del mondo spirituale

Per cominciare si vuole mettere in luce una caratteristica di fondo dell’Antroposofia: fin dal suo concepimento è stata pensata non solo quale risposta alla naturale sete di conoscenza propria dell’essere umano, ma anche quale contributo concreto alla soluzione di problemi di vita quotidiana. Nello scritto intitolato Educazione del Bambino dal punto di vista della scienza dello spirito si legge:

La scienza dello spirito, per la sua stessa natura, deve avere il compito di fornire una pratica concezione del mondo che comprenda l’essenza della vita umana […] Essa può essere una collaboratrice per i più importanti compiti dell’umanità attuale, per lo sviluppo del suo benessere (R. Steiner, Educazione del bambino ecc., cit. p. 11)

Quindi, fra gli intenti di Steiner vi era anche quello di fornire all’uomo tutti gli strumenti necessari per andare incontro alla vita ed alle sfide che essa ci pone, e ciò perché il fondatore dell’antroposofia, lungi dall’essere una mente speculativa, esclusivamente attratta da questioni intellettuali, si interessò sempre alle questioni e ai problemi culturali e sociali della sua epoca. Fra le problematiche che più lo impegnarono e lo videro vivamente coinvolto, vi è, appunto, l’educazione.

Dare una definizione di antroposofia è estremamente difficile, in quanto essa non sembra rientrare in ciò che intendiamo per filosofia, scienza o misticismo, anzi per farlo in modo adeguato e completo sembra necessario andare in cerca di un concetto completamente nuovo. Il fatto è che l’antroposofia, in effetti, non può essere classificata né come filosofia, in quanto non si tratta di un sistema puramente concettuale che si limita a descrivere la realtà dal di fuori, né come scienza, se con essa intendiamo l’indagine esclusiva della natura e dei fenomeni sensibili, né tanto meno come una forma di misticismo, per i diversi metodi d’indagine adottati.

Nel tentativo di chiarire tutto ciò, si è partiti da una conferenza di Steiner, intitolata Filosofia e Antroposofia, tenuta a Stoccarda nel 1908, (ora disponibile in un breve saggio), in cui egli ha affrontato le differenze profonde che separano il pensiero filosofico da quello antroposofico e ha cercato di difendere quest’ultimo dall’accusa di dilettantismo:

In genere, dalla filosofia “ufficiale” una tale scienza dello spirito è ritenuta cosa da dilettanti […] la filosofia contemporanea si è smarrita per false vie, e non può, finché non le abbia abbandonate, riconoscere che i suoi veri punti di partenza esigono ch’essa segua quel cammino che in ultimo conduce all’antroposofia. (R.Steiner, Filosofia e Antroposofia ecc., cit.   p. 3)

Per caratterizzare l’antroposofia, Steiner comincia prendendo in considerazione la naturale sete di conoscenza dell’essere umano: da questo bisogno conoscitivo sono scaturite, infatti, tanto la scienza naturale che il misticismo, che in modo diverso hanno tentato di dare una risposta ai numerosi interrogativi dell’uomo di fronte alla natura e a se stesso. Eppure, tanto la scienza naturale quanto il misticismo falliscono nel tentativo di arrivare “alla conoscenza della realtà vera” e costituiscono due “ostacoli” insormontabili nella ricerca di una conoscenza radicale dell’essere umano. In altre parole, secondo Steiner, né lo scienziato né il mistico riescono ad arrivare ad una spiegazione completa della realtà, poiché si limitano a spiegare una determinata parte di essa.

Se l’indagatore della natura arriva a un mondo esteriore che non si lascia afferrare con l’interiorità, il mistico giunge a una via interiore che annaspa nel vuoto quando vuol afferrare il mondo esteriore di cui pure ha bisogno.(R. Steiner, Filosofia e Antroposofia ecc., cit. p. 8)

Tali “ostacoli”, la scienza e il misticismo, non vanno considerati negativamente di per sé, ma solo in quanto la coscienza ordinaria si arresta ad essi e non procede oltre nella ricerca della vera essenza dell’uomo e del mondo. Infatti, gli sviluppi conoscitivi che l’uomo ha compiuto, soprattutto nel campo delle scienze naturali, vanno considerati positivamente, poiché grazie ad essi abbiamo acquisito una profonda conoscenza delle leggi meccaniche che regolano la natura. Tali leggi però, non costituiscono una spiegazione completa della realtà poiché forniscono una spiegazione solo di fatti materiali, mentre ignorano completamente i fatti spirituali, che ne stanno alla base.

Per procedere oltre, cioè per arrivare a spiegare anche la realtà spirituale dell’uomo e del mondo la coscienza ordinaria deve andare incontro ad una trasformazione: tale trasformazione è il presupposto su cui si basa l’antroposofia. Steiner parla addirittura di un risveglio della coscienza, indispensabile se si vuole raggiungere una conoscenza completa dell’essere umano che non si basi unicamente sui dati puramente sensibili e quindi non si fermi di fronte ai limiti che necessariamente essi ci impongono. Egli, inoltre, definisce l’antroposofia quale “terza via conoscitiva”: andando al di là delle spiegazioni forniteci dalla scienza e dal misticismo, essa si propone di fornire all’uomo gli strumenti adatti per penetrare nei Mondi Spirituali e per raggiungere quindi una individuale conoscenza soprasensibile.

Dal punto di vista qualitativo, in realtà, il pensiero antroposofico può venire paragonato più a quello scientifico che non a quello filosofico, in quanto si tratta di un pensare dinamico che vuole costantemente avvalersi di uno sperimentare, abbattendo di volta in volta le barriere della conoscenza.

E’ proprio della scienza, infatti, l’essere in continua ricerca della verità: lo scienziato aprendosi al mondo, sottopone i propri risultati all’esame critico e alla verifica tramite l’esperimento, e in tal modo non rischia di rimanere impigliato in teorie e concetti sbagliati. Mentre è una caratteristica del pensiero filosofico il fatto di costruire sistemi concettuali: sulla scorta di tali sistemi, la realtà rischia per così dire di venir ingabbiata in una rigida rete interpretativa. L’antroposofia, già ai suoi esordi, si costituisce come pensiero affine a quello scientifico: Steiner dichiarò in una conferenza, tenuta a Stoccarda nel 1902 in occasione del suo ingresso nella Società Tesofica, di voler seguire i metodi propri dell’indagine scientifica della natura, anche se il suo campo d’indagine si differenziava da quello della scienza. Infatti, non intendeva indagare i fenomeni sensibili della natura, ma rivolgersi all’interiorità dell’uomo stesso, mantenendo la stessa oggettività e lucidità di pensiero. Egli era consapevole del valore della scienza naturale, e ciò è ampiamente dimostrato dal suo vivo interesse e dagli studi svolti nel campo della matematica, della geometria, della fisica e della chimica. Lo possiamo anche apprendere dal primo capitolo de La Scienza Occulta (1969, Editrice Antroposofica, Milano), intitolato Carattere della scienza occulta, dove egli esprime chiaramente la sua posizione nei confronti della scienza naturale. Steiner riconosce il grande valore di essa, ma non si limita ad un apprezzamento dei risultati e delle conquiste conoscitive che essa ha apportato; il vero valore della scienza naturale risiede nel suo essere una sorta di “auto-educazione dell’anima”: egli infatti, andando oltre la conoscenza ordinaria, che considera l’acquisizione di conoscenze naturali quale unico scopo della scienza della natura, prende in considerazione la mentalità dell’indagine scientifica, ovvero l’atteggiamento animico che è alla base della ricerca scientifica. Ciò significa spostare l’attenzione dai fenomeni sensibili, che sono oggetto dell’indagine scientifica naturale, all’attività che l’anima svolge nel conoscere tali fenomeni. Una tale attività animica è di per sé una conquista per l’uomo, in quanto attraverso l’applicazione dei procedimenti scientifici egli acquisisce un rigore d’indagine e nello stesso tempo rafforza e sviluppa le sue facoltà animiche; esse stesse, così sviluppate e rafforzate, possono essere quindi indirizzate all’indagine dei fenomeni soprasensibili. La Scienza dello Spirito mantiene la mentalità scientifica e il rigore d’indagine, ma li applica alla sfera soprasensibile.

Ritornando al nostro Saggio, Steiner descrive la radicale trasformazione della coscienza ordinaria, grazie alla quale si passa da uno stato di subordinazione all’organismo fisico, ad uno di indipendenza da esso:

l’indagine antroposofica rafforza la vita psichica così ch’essa può lavorare nel campo del soprasensibile senza l’aiuto dell’organismo fisico. (R. Steiner, Filosofia e Antroposofia ecc., cit. p. 36).

Tale rafforzamento ci permette quindi di arrivare ad una conoscenza dei mondi spirituali, non essendo più costretti dai limiti imposti alla conoscenza dalla realtà sensibile.

I limiti di cui si sta parlando, però, altro non sono, a ben vedere, che i famosi limiti imposti alla conoscenza umana da Kant: si deve infatti al famoso filosofo di Könisgberg se il divario che si era andato creando tra fede e ragione, “tra l’intelletto e la sua tecnica di pensiero, da un lato, e la verità soprasensibile dall’altro” (p. 18) ha preso una forma definitiva. Il criticismo kantiano segna i limiti della conoscenza dell’uomo, e all’interno di quei limiti ne stabilisce la fondatezza e la validità: all’uomo viene riconosciuta la capacità di conoscere la realtà in modo oggettivo e universale, purché egli non si spinga oltre i limiti impostigli dall’esperienza empirica e dalla sua natura di ente pensante finito.

Nella filosofia kantiana Steiner individua un andamento di pensiero tutt’ora radicato in tutti i teorici della conoscenza, e che ha ridotto la nostra conoscenza a mera rappresentazione. Nell’impossibilità di arrivare a conoscere la “cosa in sé”, la ragione umana rimane imbrigliata nelle forme spazio-temporali, e perciò può solo raggiungere una conoscenza fenomenico-soggettiva: viene da sé che una conoscenza della realtà soprasensibile dell’uomo le è necessariamente preclusa. Ora, Steiner, che non considera la filosofia come un qualcosa di assoluto, ma come una scienza che nel corso dell’evoluzione umana si è andata trasformando ed evolvendo, non considera nemmeno quei limiti come necessari, cioè inerenti alle capacità conoscitive umane, ma come il prodotto di un determinato cammino conoscitivo svolto dall’uomo. Infatti, volgendo lo sguardo indietro, alle origini della filosofia, Steiner individua nel pensiero di Aristotele la possibilità di varcare quei limiti: il fondatore della logica, ossia la tecnica del pensiero, era arrivato a formulare dei concetti che “conducono direttamente a varcare i limiti segnati dall’uomo stesso alla conoscenza”; fu solo per determinate circostanze storico-culturali che tale pensiero non venne correttamente interpretato e sviluppato secondo tali potenzialità.

L’antroposofia, dunque, si differenzia dalla filosofia proprio per il fatto di non rimanere ancorata a quelle concezioni e a quel metodo di pensiero che si è andato formando nel corso della storia dell’uomo, condizionando la sua visione del mondo e le sue teorie conoscitive.

Il risveglio della coscienza ordinaria, di cui abbiamo parlato, consiste in una trasformazione della facoltà di percezione e di pensiero, che per di per sé non bastano a farci conoscere la realtà soprasensibile: occorrono altresì ancora altri procedimenti animici riguardanti la volontà e il sentimento. Nelle sue opere di divulgazione del pensiero antroposofico, quali per esempio La Filosofia della Libertà e La Scienza Occulta, Steiner descrive tali esercizi animici volti a trasformare e sviluppare le facoltà umane. È una tale trasformazione delle facoltà che ci permette di indagare nell’ambito del soprasensibile:

Per investigare nell’ambito soprasensibile, l’uomo, finchè dura l’indagine, distoglie totalmente il volere e il sentire dal mondo esteriore e lascia loro afferrare soltanto ciò che vive entro l’anima dopo la trasformazione delle forze di percezione e di pensiero. (R. Steiner, Filosofia e Antroposofia ecc., cit. p. 37)

In questo modo, dunque, Steiner, preso atto dell’insufficienza dei mezzi conoscitivi ordinari per l’indagine completa della realtà, indica il modo di sviluppare i mezzi necessari per far progredire ciascuna delle facoltà dell’anima, affinché quest’ultima diventi lo strumento adatto all’autoconoscenza e quindi alla conoscenza superiore.

Il pensiero antroposofico, quindi, se non può dirsi filosofico, non può nemmeno essere definito una forma di spiritismo, poiché è caratterizzato da un procedimento di pensiero chiaro e cosciente che non si poggia su sogni o visioni. D’altro canto Steiner considera la conoscenza dei Mondi Spirituali quale patrimonio della veggenza istintiva di un’antica umanità, che ne ha parlato attraverso religioni e mitologie e che costituiva l’oggetto di una sorta di visione collettiva degli uomini, nonché il frutto del lavoro spirituale delle elevate guide, che tramandavano la conoscenza spirituale nelle sedi misteriosofiche; all’uomo moderno, invece, s’impone il compito di risvegliare la propria anima cosciente di veglia e con essa riappropriarsi come individuo degli antichi misteri. Per questo ora l’indagine dei Mondi Spirituali deve avere un carattere scientifico, poiché deve essere accessibile a tutti e da tutti verificabile, e la conoscenza che ne deriva non deve venire accettata per fede o per credenza, ma per intima convinzione.

Tre sono i pilastri conoscitivi che sosterranno i vari “edifici” delle attività pratiche derivate dall’antroposofia: la sperimentazione, così come è stata finora descritta, delle ripetute vite terrene (che non ha nulla a che fare con la metempsicosi orientale), del karma quale legge di destino[8], e di un cristianesimo rinnovato che è il punto centrale dell’intera evoluzione umana[9].

Non è ora possibile, a causa del carattere puramente introduttivo del presente lavoro, entrare nel merito di una descrizione approfondita e completa del pensiero antroposofico, che tenga conto delle conquiste conoscitive e pratiche che esso ha reso possibili.

Basti per ora un semplice accenno al fatto che numerosissime sono le attività e i movimenti sorti su questi principi: movimenti che hanno portato nuovi impulsi e nuove forze nel campo dell’arte, dell’educazione e anche di quella terapeutica, della medicina, dell’architettura[10], dell’agricoltura, di un rinnovamento religioso, e del campo sociale in genera.



[8] Il movimento per la pedagogia curativa, che ha dato vita a numerosissimi istituti dove vengono assistiti bambini e adulti, nonché a comunità in cui essi vivono e lavorano, (movimento “Camphill”), si fonda proprio sull’idea di karma: essa permette di considerare il fatto che un bambino nasca con una menomazione o un handicap non come frutto del caso, ma quale conseguenza di una legge dettata dal karma di quel singolo individuo. Un’incarnazione in un corpo malato o malformato quindi, non è inutile o priva di senso, poiché consente esperienze che, elaborate dall’individualità, eterna, nelle vita dopo la morte, si trasformeranno in forze nuove per l’incarnazione successiva.

[9] Il “Movimento per il rinnovamento religioso” nato dalla collaborazione di Steiner con numerosi teologi, studenti di teologia, e importanti personalità fra cui il padre spirituale Dr. Friedrich Rittelmeyer, allora predicatore della chiesa protestante di Berlino, si è ispirato direttamente alla scienza dello spirito. Grazie ad esso, in seguito, è stata fondata la prima “Comunità Cristiana”, a Dornach nel 1922, al cui vertice si pose F. Rittelmeyer, circondato da teologi, artisti e pedagoghi, i quali abbandonarono la loro precedente professione per entrare a far parte di questa comunità: essa si proponeva di portare a tutti i popoli e a tutti gli uomini un messaggio di rinnovamento spirituale basato su una nuova concezione della fede religiosa, capace di risvegliare la coscienza spirituale dell’anima.

[10] La diffusione dell’architettura integralmente o parzialmente ispirate al magistero di Steiner è stata portata avanti da architetti di varie nazionalità che avevano conosciuto e ascoltato personalmente il maestro; fra di essi i giapponesi, che hanno avuto quali loro iniziatori in Kenji Imai, Ikehara e Yuji Agemastu, spiccano per la loro migliore interpretazione di questo stile. Il veicolo più trainante dell’architettura “organico dinamica” fu ed è l’architettura della scuole, poiché l’ambiente svolge un ruolo fondamentale nella pedagogia e nella didattica antroposofica: “Non si può […] fare l’esperienza della vera armonia dell’anima se non dove le forme, i volumi, i colori ecc. che ci circondano offrano ai sensi umani il riflesso di ciò che l’anima alberga in sé quali più elevati pensieri, sentimenti ed impulsi.” (Rivista Lucifer-Gnosis, n. 34, 1907)

 

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