Immersioni con Autorespiratore ad Aria (ARA)

Per una sicura immersione in ARA,(Autorespiratore ad Aria) Servizio di Anestesia e Rianimazione - Terapia Antalgica - La Maddalena (ss), Primario dr. Carlo Randaccio 

            

IMMERSIONI    

    
Fino  agli anni  "80"  le immersioni in A.R.A. venivano effettuate  seguendo  i  parametri  di  riferimento  delle tradizionali tabelle della U.S Navy,tuttavia,   nonostante il loro corretto utilizzo, frequentemente si realizzavano incidenti in immersione.  Nello stesso periodo di tempo, venivano utilizzati i computer, che agli   occhi  degli   esperti    apparivano    capaci    di modificare definitivamente  le   metodiche  di immersione,   rendendo   più   accessibili   quelle multiquota  e massimizzando i  tempi  di permanenza sul fondo,  rendendo cosi , più semplice il calcolo per  i   tempi   di   decompressione. Buona  parte   dei pazienti che giungono all'osservazione del  nostro e di altri centri iperbarici, affetti da  (M.D.C.), malattia da  decompressione, utilizzano   questi  stessi   computer durante l'immersione. Le ragioni  di  quanto   descritto sono   facilmente  individuabili  nel  fatto che la programmazione  di  tali strumenti non tiene  conto di  talune   variabili  che  al  contrario  si  definiscono  di   importanza    assoluta    nella    fisiopatologia     della immersione:

 a) Affaticamento           

Un  corretto  profilo  di  decompressione  deve  tener conto della condizione di affaticamento muscolare che si realizza mentre il subacqueo, esegue un lavoro intenso, quale ad esempio, lavoro manuale,  nuoto controcorrente e cosi via. In tale condizione , i tessuti muscolari, risulteranno irrorati di sangue in modo superiore  alle  condizioni  normali.Ciò  comporta   in definitiva una maggiore saturazione dell'apparato muscolare  rispetto al sistema nervoso centrale,  non influenzato dalla stessa attività fisica.Quando il sub entra in condizioni di riposo muscolare,ne deriva la necessità di  un tempo più prolungato per il processo di  desaturazione d'azoto, con un prolungamento della fase di decompressione ed  un ritorno graduale della quantità di sangue in questo tessuto.  

 b) Immersioni ripetitive e microbolle

Soggetti particolarmente esposti alla formazione di microbolle sono gli istruttori  che effettuano risalite multiple ed immersioni ripetitive. Le microbolle si formano in tre zone diverse: 1. Nel sangue venoso dopo ogni immersione (filtrate dai polmoni) 2. Nei tessuti a seguito di una decompressione insuficiente "malattia da decompressione" (M.D.D.)   3. Nel  sangue arterioso in seguito ad una risalita rapida,         "Embolia Gassosa Arteriosa", (E.G.A). Nel sistema venoso le bolle si formano sopratutto  nelle due quattro ore successive alla reimmersione Esse migrano verso i polmoni dove si raccolgono nei capillari ostacolando lo scambio gassoso, (schunt destro-sinistro intrapolmonare), e modificando le condizioni di pressione dell'azoto arterioso.Uno schunt particolarmente elevato aumenta notevolmente le possibilità che, bolle migrino dal sistema venoso a quello arterioso fermandosi nei tessuti. 

                            

 

c) Temperatura dell'acqua

La temperatura corporea è strettamente correlabile alla temperatura dell'acqua, al tempo di esposizione, allo spessore della muta, ed infine al lavoro svolto durante la immersione.Per determinare una riduzione della perdita di calore, il corpo umano reagisce con un processo di vasocostrizione cutanea tale, da mantenere la temperatura corporea, prossima al valore di 37C°.Il ridotto flusso sanguigno conseguente allo stato di vasocostrizione, comporta tempi più lunghi  sia di saturazione che di desaturazione  del tessuto cutaneo, modificandone la tolleranza alla sovrasaturazione.Tenendo presente che il massimo raffreddamento corporeo si raggiunge durante la decompressione, appare evidente che i tessuti cutanei, si desataurano più lentamente liberando l'azoto in un tempo più lungo rispetto al normale.Tale condizione  pone in evidenza le ragioni per le quali il rischio di problemi cutanei, aumenta con l'uso delle mute stagne.

Riferendosi a quanto sopra ed  alfine di non incorrere in incidenti, è consigliabile aumentare di qualche minuto i tempi di decompressione segnalati dal computer, eseguire una tappa di decompressione non segnalata, o più semplicemente utilizzare computer, capaci di prendere in considerazione le varianti descritte  e relative al profilo di decompressione.

Tuttavia è bene in ogni caso, non dimenticare le regole principali di una corretta immersione; 1. Adeguata preparazione a secco dell'immersione  2. Scelta adeguata del natante 3. Caricamento degli autorespiratori in stazioni sicure 4 Controllo del gruppo        5. Controllo del sito di immersione 6. Utilizzo corretto della bandiera rossa con striscia diagonale bianca sulla barca, (se ci si immerge da riva, utilizzare l'apposito pallone segnalatore) 7. Rispetto delle regole di immersione 8. Controllo periodico dello stato di salute 9. Autovalutazione della conoscenza  ed esperienza nel settore.

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Per informazioni, rivolgersi a: centro di Medicina Iperbarica , Ospedale Civile  La Maddalena (ss)

Via A. Magnaghi 07024-  La Maddalena (ss) 0789/791242

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