Calendario Giudaico ed Esseno

Al tempo di Gesù (il Nazareno) il calendario seguito dalla maggioranza degli ebrei era quello lunare, introdotto nella liturgia del tempio verso la fine del I secolo a.C. Un famoso passo rabbinico (Mishnah, Pesahim 6, 1) narra che fu chiesto al fariseo Hillel il Vecchio se fosse più forte la legge del sabato o la legge della Pasqua, perché si era dimenticata la norma.

Poiché nel calendario ebraico la Pasqua cade di sabato in media ogni sette anni, è impensabile che nessuno si ricordasse quale era in passato la soluzione al problema. In effetti, è verosimile che il pronunciamento di Hillel fu necessario perché tale calendario era entrato in vigore da poco.
Secondo questo calendario ebraico, un giorno viene computato da sera a sera (tramonto, tramonto) e la vigilia della Pasqua ebraica cade il 14 del primo mese dell'anno (14 Nisan) e può verificarsi in giorni diversi della settimana. Il computo del giorno da sera a sera viene dedotto da alcuni passi dell'Antico Testamento (Gen. 2, 2 - Es. 12, 18 - Lev. 23, 5).

Invece, gli Esseni, uno dei gruppi giudaici, di cui facevano parte gli abitanti di Qumran, seguivano un altro calendario, solare, in cui il giorno veniva computato da mattina a mattina, (alba, alba) l'anno era diviso in quattro parti di 91 giorni (2 mesi di 30 giorni e 1 di 31), il primo giorno del primo mese dell'anno (Nisan) era sempre un mercoledì e dunque il 14 Nisan (vigilia della Pasqua ebraica) cadeva sempre di martedì, mentre la Pentecoste cadeva sempre il quindicesimo giorno del terzo mese, cioè di domenica. Il conteggio del giorno a partire dalla mattina viene anche qui dedotto da alcuni passi della Torah, in particolare Es 12, 6.8.10 e Lev. 22, 30.

L'uso di contare i giorni a partire dalla mattina è attestato nel Libro dei Giubilei (2, 9), che fa parte del canone per la Chiesa etiopica e di cui sono stati trovati frammenti a Qumran, da Filone Alessandrino (De Opera Mundi 89), da Giuseppe Flavio (Antichità Giudaiche 1, 33) e nel Talmud babilonese (Hulin 83a). Secondo Giuseppe Flavio, gli Esseni rivolgevano la loro prima preghiera del giorno al sole nascente (Guerre Giudaiche 2, 128 e 148).

Ciò che si cercherà qui di mostrare è che questo calendario solare esseno era quello seguito da Gesù e dai primi cristiani. L'ipotesi è fondata sul fatto che vi sono tracce dell'uso di questo calendario nei quattro Vangeli canonici e negli Atti degli Apostoli.

Leggiamo in Mt. 28, 1: "Dopo il sabato, all'alba del primo giorno della settimana.". Sembra chiaro che il sabato termina con la domenica mattina; dunque, il computo del giorno inizia la mattina, come per gli Esseni.

In Mc 15, 42 leggiamo: "Fattasi ormai sera, poiché era la parasceve, cioè la vigilia del sabato.".

La sera fa parte della vigilia del sabato; dunque, il sabato inizia la mattina successiva, come per gli Esseni.
Lc 23, 54 afferma, riferendosi alla sepoltura di Gesù, che "era il giorno della preparazione e cominciava a risplendere il sabato". Il verbo usato qui è uguale a quello usato in Mt 28, 1 e indica l'albeggiare. Anche qui, dunque, il sabato inizia con l'alba e il calendario seguito è quello esseno.

Nel Vangelo di Giovanni leggiamo: "La sera di quello stesso giorno, il primo della settimana." (Gv 20, 19). Poiché la mattina di quel primo giorno della settimana è già trascorsa (Gv 20, 1), anche l'autore del Vangelo di Giovanni considera la sera come parte successiva del giorno, che dunque inizia la mattina, come per gli esseni.

Accanto al computo del giorno a partire dall'alba, un'altra caratteristica del calendario esseno era, come abbiamo visto, che il 14 Nisan cadeva sempre di martedì. Vi è un passo degli Atti degli Apostoli che conferma che i primi cristiani seguivano questo calendario. Leggiamo in At 20, 6-7: "Noi invece salpammo da Filippi dopo i giorni degli Azzimi e li raggiungemmo in cinque giorni a Troade, dove rimanemmo sette giorni. Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti per spezzare il pane". I giorni degli Azzimi vanno dal 15 al 21 Nisan (Es 12, 15.18; Lv 23, 6; Nm 28, 17). Paolo ha lasciato Filippi dopo il termine della settimana degli Azzimi, cioè il 22 Nisan. Poiché è arrivato a Troade sette giorni prima del primo giorno della settimana, cioè la domenica precedente, e poiché il viaggio è stato di cinque giorni, egli era partito da Filippi il mercoledì precedente. Se il 22 Nisan era un mercoledì, il 14 Nisan era un martedì. Questa osservazione conferma che il calendario degli apostoli e dei primi cristiani era quello esseno di Giubilei.

Un'altra conferma di ciò viene da un passo del Vangelo di Luca. Occorre a questo punto premettere che il testo di Luca-Atti ci è pervenuto in due versioni, quella alessandrina e quella occidentale. Quella alessandrina è attestata dai Codici sinaitico e vaticano, quella occidentale dal Codice di Beza. La maggior parte degli studiosi ritiene primitiva la versione alessandrina, che è quella che leggiamo comunemente. Ma secondo alcuni studiosi la versione primitiva è quella occidentale, più breve, in cui mancano alcuni versetti del testo alessandrino, ma vi sono 800 parole in più e molti più semitismi. In ogni caso, anche gli studiosi che propendono per il testo alessandrino non negano che in alcuni casi il testo originario possa essere quello occidentale. Uno di questi casi è probabilmente Lc 6, 1: "Un giorno di sabato passava attraverso i campi e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, dopo averle sfregate con le mani". Questo è il testo alessandrino. Il testo occidentale aggiunge, dopo "sabato", l'aggettivo "secondo-primo" (deuteroproto). La locuzione "sabato secondo-primo" è comprensibile solo se si fa ricorso al calendario esseno. Infatti, secondo alcuni manoscritti di Qumran (11QT 18-22 e 43; 4QMMTA), il calendario di Giubilei contiene una serie di Pentecoste successive che cadono una domenica ogni sette settimane. Nella prima di esse vengono offerte le primizie del frumento (pane), nella seconda quelle della vite (vino, mosto), nella terza quelle delle olive (olio). L'espressione "sabato secondo-primo" nel citato passo di Luca può significare, poiché si parla evidentemente di spighe mature a giugno, "primo sabato del secondo ciclo di Pentecoste", cioè il sabato seguente la prima Pentecoste, la quale cadeva, come abbiamo visto, il quindicesimo giorno del terzo mese (domenica), e dunque, iniziando il primo mese in prossimità dell'equinozio di primavera, a giugno. Questa spiegazione dell'aggettivo "secondo-primo" è avanzata da E. Nodet e J. Taylor nel libro "Le origini del cristianesimo", Piemme, 2000, ed. orig. 1998, a pag. 49-50. Poiché questa variante del testo occidentale di Luca può essere compresa solo all'interno dell'essenismo, deve essere ritenuta primitiva, essendo improbabile che sia stata aggiunta: è molto più probabile che sia stata tolta nel momento in cui il calendario esseno è stato abbandonato.

Abbiamo visto in questa prima parte come vi siano tracce nei quattro Vangeli e negli Atti del fatto che i primi cristiani, e comunque le comunità al cui interno sono nati questi testi, seguivano il calendario esseno, anche se ciò non è evidente. Ciò porta subito a chiedersi se anche Gesù seguiva il calendario esseno. Si può tentare di rispondere a questa domanda attraverso un'indagine sulla cronologia della passione e sull'ultima cena. Secondo la famosa ipotesi della Jaubert (1954), ritenuta incontestabile da Paolo Sacchi (in "Gesù e la comunità di Qumran", a cura di J. H. Charleswort, Piemme, 1997, ed. orig. 1992, pag. 156) e sostenuta in rete da Paolo Vanoli e da Sabato Scala, l'ultima cena è avvenuta di martedì, 14 Nisan esseno. Nella seconda parte si esamineranno i dati desumibili dai Vangeli canonici, dal Vangelo apocrifo di Pietro e dai testi rabbinici sull'ultima cena e sulla cronologia della passione a sostegno dell'ipotesi che Gesù seguiva il calendario essendo.

(By Salvatore Capo) -  il13moapostolo@eGroups.com

 

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