Vangeli
Gnostici e Psicoterapia |
Nel
dicembre del 1945. a Nag Hammadi, nell'Alto Egitto, un contadino arabo
scavò una giara di terracotta rossa contenente tredici volumi di papiro
rilegati in antichissimo cuoio: erano i testi sacri di quell'ala gnostica
del cristianesimo primitivo, cioè relativo agli anni appena seguenti la
crocifissione di Gesù, che, fiorita impetuosamente tra il I° e il IV°
secolo d.C. dall'Iraq all'Egitto, da Roma a Lione (assimilando idee
perfino dalla lontana India, da correnti magico-astrologiche dell'Oriente,
dalla qabbalah, oltre che dalle filosofie ellenistiche e in particolare
neoplatoniche, forse anche sulla scia del fatto che lo stesso Gesù sembra
abbia trascorso diversi anni della sua giovinezza in Oriente a contatto
con aree buddiste e induiste), era stata poi soffocata dall'ortodossia
organizzata e cancellata da allora e per secoli e secoli, dalla memoria
umana, fino ai nostri giorni. Solo oggi, dopo un lungo lavoro di
decifrazione ed edizione, si può misurare la sconvolgente importanza di
questi scritti. Da essi appare, fra l'altro, che già nei primi secoli
venivano posti problemi finora ritenuti di origine recente: la
resurrezione di Gesù è un fatto storico o simbolico? Qual'è la vera
Chiesa? la "celeste" o la "terrestre"? Dio è solo
Padre, o anche Madre? Oggi e nei secoli trascorsi, sappiamo e abbiamo
saputo tutto quello che si poteva sapere di Gesù e delle sue opere e del
suo messaggio, oppure abbiamo saputo e sappiamo solo quello che gli uomini
che hanno costruito l'organizzazione clericale sin da subito dopo la
crocifissione di Gesù, hanno deciso che doveva essere tramandato,
cercando di far scomparire molto altro materiale storico, però scomodo ai
fini dello sviluppo della chiesa ortodossa così come loro volevano ? Storicamente, dopo che nel 1945 furono scoperti casualmente i papiri di cui sopra, molti tentarono di impadronirsene, inclusa la Chiesa di Roma e fu un caso che, in parte per l'ignoranza del contadino egiziano che li scoprì e in parte per volontà del governo egiziano quando li ebbe in suo possesso, essi rimasero fuori della loro portata. Poi giunsero per primi degli organismi culturali e scientifici, patrocinati anche dalla Fondazione C.G. Jung (psicoanalista) di Zurigo e si iniziarono delle serie decodificazioni di quei papiri, che rappresentavano dei formidabili documenti equiparabili alle altre scritture evangeliche che siamo abituati a leggere come unici documenti testimoniali di Gesù. Elaine
Pagels è un'insigne studiosa che ha partecipato al restauro e alla
restituzione dei papiri di Nag Hammadi. Ha scritto su questa vicenda e ha
partecipato alla traduzione e divulgazione di parte di quei documenti,
ancora oggi oggetto di studio e decodificazione da parte di diverse
istituzioni internazionali. Nella
nostra attuale epoca le antiche scritture, sempre più profondamente
meditate, sembrano convergere in un unico analogo messaggio antropologico
ed umanistico a favore dell'Uomo nel recupero dell'individuo: questo sta
implicando una crescente convergenza delle più antiche religioni e
filosofie, come il cristianesimo, l'islamismo, l'ebraismo, il buddismo e
l'induismo. Nel frattempo la formidabile crescita della conoscenza sul
cervello e sulla psicologia umana, implica un contemporaneo convergere
delle metodologie psicoterapeutiche e principalmente del messaggio
esistenziale, filosofico etico e morale, che dalla psicoterapia si
sviluppa, verso i più antichi messaggi sacri, religiosi e filosofici. In
questo spirito del tempo attuale, le differenziazioni fra corpo e mente
sono largamente superate, ma si stanno altresì oltrepassando le
differenziazioni nette fra mente e spirito, fra psiche e anima, per cui
sempre più indifferentemente guarire psicologicamente implica un guarire
spirituale e viceversa. Ogni giorno lo psicoterapeuta, a contatto con i
suoi pazienti, si accorge che sta lavorando anche per l'evoluzione
spirituale di chi sta curando e nel contempo evolve anch'egli
spiritualmente, ogni giorno, grazie ai suoi pazienti. E questo accade
indipendentemente dall'appartenenza dello psicoterapeuta ad una chiesa,
dal suo credo, e anche se lo psicoterapeuta è ateo. La crescita dello
spirito non implica un fideismo religioso. Il confine fra spirito e mente,
è sempre più sottile e ciò implica nuove future sfide per la
specializzazione psicoterapeutica, la quale, oltre che includere una
competenza specialistica di tipo psicologico e medico, dovrà includere
una sorta di competenza teologica/spirituale. Il
brano di Elaine Pagels, che segue, propone un'analisi di un messaggio
fondamentale di Gesù, che io riporto qui interpretato e non testualmente:
" Tu amerai gli altri così come sarai in grado di amare te stesso e
farai agli altri ciò che sarai in grado di fare a te stesso: per cui se
vorrai migliorare la qualità del tuo comportamento con gli altri, devi
innanzi tutto migliorare il tuo comportamento con te stesso. Impara a
conoscere, ad accettare e ad amare te stesso innanzi tutto e di
conseguenza sarai migliore nella vita sociale, per capacità di
comprensione, accettazione e amore verso gli altri. Dentro di te, dentro
ogni individuo, c'è tutto quello che serve per orientarsi nella vita. Non
cercare fuori di te, ma dentro te stesso. " E
questo è oggi il percorso fondamentale della psicoterapia, dopo che ce lo
aveva già detto Gesù tanto tempo fa. -
"Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno
viene al Padre se non per mezzo di me».
Eppure
la chiesa emergente, nonostante qualche opposizione ortodossa, lo incluse
nel Nuovo Testamento. Cosa tendeva Giovanni accettabile, « ortodosso »?
Perché la chiesa accettò Giovanni, pur rifiutando testi quali il Vangelo
di Tommaso o il Dialogo del Salvatore? (ndr: contemporanei a quello di
Giovanni, che fu accettato).
L'intenzione
è chiara: nel dire che si trova Dio solo per mezzo di Gesù è implicito,
ai nostri tempi, che si trova Gesù solo per mezzo della chiesa:
analogamente, nei primi secoli della nostra era i cristiani preoccupati di
rafforzare la chiesa istituzionale potevano trovare appoggio in Giovanni. Le
fonti gnostiche presentano un diverso punto di vista religioso. Secondo il
Dialogo del Salvatore, ad esempio, quando i discepoli pongono a Gesù la
stessa domanda (« Qual è il luogo in cui andremo? »), lui risponde «
nel luogo cui potete giungere, restate! » Il Vangelo di Tommaso
racconta che quando i discepoli chiesero a Gesù dove dovevano andare,
egli si limitò a rispondere: «
Se la luce esiste in un essere luminoso, allora esso illumina l'universo
intero; ma se esso non brilla, vi sono le tenebre ». Lungi
dal legittimare una qualunque istituzione, entrambi i detti dirigono
l'uomo verso se stesso - verso la singola capacità interiore di trovare
la propria strada, verso la « luce » interiore. Il
contrasto così abbozzato è, naturalmente,semplicistico. Gli stessi
seguaci di Valentino dimostrano - e in modo convincente - che anche molti
detti e racconti di Giovanni potevano portare alla stessa interpretazione.
Ma cristiani quali Ireneo decisero, sembra, che in definitiva il vangelo
di Giovanni (specie, forse, se collocato dopo Matteo, Marco e Luca) poteva
servire ai bisogni dell'istituzione emergente. Nel
corso del suo processo di organizzazione politica, la chiesa poteva
tollerare un gran numero di idee e pratiche contraddittorie, nella misura
in cui i punti di competizione facevano da supporto alla sua struttura
istituzionale chiave. Nel III e IV secolo, ad esempio, centinaia di
cristiani cattolici adottarono forme ascetiche di autodisciplina, cercando
la penetrazione religiosa nella solitudine, nelle visione e
nell'esperienza estatica. (I termini « monaco » e « monastico »
vengono dal greco monachos, « solitario » o « singolo », usato di
frequente dal Vangelo di Tommaso per definire lo gnostico.) Piuttosto
che espellere il movimento monastico, nel IV secolo la chiesa si adoperò
per allineare i monaci all'autorità episcopale. Lo
studioso Frederik Wisse ha avanzato l'ipotesi che i testi di Nag Hammadi
facessero parte della biblioteca cultuale dei monaci che abitarono il
monastero di S. Pacomio, vicino alla roccia dove furono trovati. Nel 367,
quando Atanasio, il potente arcivescovo di Alessandria, trasmise l'ordine
di epurare tutti i « libri apocrifi » di tendenza « eretica », uno (o
più) monaci potrebbero aver nascosto i preziosi manoscritti nella giara
per poi sotterrarla sul Jabal al-Tárif, dove Muhammad 'Alí li trovò
1600 anni dopo. Inoltre,
mentre la chiesa, diversificata com'era al suo interno, diveniva sempre più,
tra il 1 50 e il 400, un'unità politica, i suoi capi tendevano a trattare
i loro oppositori - una gamma ancora più varia di gruppi - come se
costituissero anch'essi un'unità politica opposta. Quando Ireneo
denunciava gli eretici come «gnostici », non si riferiva tanto a qualche
specifico punto dottrinale che potevano avere in comune (anzi,
rimproverava loro spesso la varietà dei credi), quanto al fatto che si
rifiutavano tutti di accettare l'autorità del clero, il credo e il canone
del Nuovo Testamento. Che
cosa, ammesso che ci fosse qualcosa, avevano in comune i vari gruppi che
Ireneo chiamava « gnostici »? 0, ponendo la domanda in altri termini,
che cosa hanno in comune i vari testi scoperti a Nag Hammadi? Nessuna
risposta semplice può coprire tutti i diversi gruppi che gli ortodossi
attaccavano, né tutti i diversi testi della biblioteca di Nag Hammadi. Ma
a mio parere il problema dello gnosticismo, per gli ortodossi, non stava
soltanto nel fatto che gli gnostici erano spesso in contrasto con la
maggioranza su punti specifici come quelli che abbiamo esaminato -
l'organizzazione dell'autorità, la partecipazione delle donne, il
martirio: gli ortodossi capivano che coloro che chiamavano « gnostici »
condividevano una prospettiva religiosa di base che restava antitetica
alle rivendicazioni della chiesa istituzionale. Infatti
gli ortodossi sostenevano che, per avvicinarsi a Dio, l'umanità ha
bisogno d'una strada superiore ai propri poteri - una strada indicata da
Dio. Quella che la chiesa cattolica offre a coloro che altrimenti
sarebbero perduti- « Fuori della chiesa non c'è salvezza ». La loro
convinzione si fondava sulla premessa che Dio avesse creato l'umanità.
Come dice Ireneo: « A questo riguardo, Dio differisce dall'umanità; Dio
fa, mentre l'umanità è fatta ». Il primo è agente creatore, la seconda
ricevente passiva; quello è « veramente perfetto in ogni cosa »,
onnipotente e infinito, questa è una creazione imperfetta e finita. Il
filosofo Giustino Martire dichiara che quando riconobbe la grande
differenza tra la mente umana e Dio, abbandonò Platone e divenne un
filosofo cristiano. Prima della sua conversione, racconta, un vecchio mise
in discussione il suo assunto di base chiedendogli: « Qual è insomma
l'affinità che abbiamo con Dio? L'anima è anch'essa divina e immortale?
è una parte dello spirito sovrano stesso? ». Come discepolo di Platone,
Giustino rispose senza esitare: « Esattamente ». Ma quando con ulteriori
domande il vecchio lo portò a dubitare di questa certezza, capì che la
mente umana non può trovare Dio in sé e ha bisogno d'essere illuminata
dalla rivelazione divina - tramite le Scritture e la fede proclamata dalla
chiesa. Ma
alcuni cristiani gnostici si spingevano fino ad affermare che l'umanità
aveva creato Dio - scoprendo quindi da sé, con le proprie potenzialità
interiori, la rivelazione della verità. E' l'idea probabilmente sottesa
all'ironico commento dei Vangelo di Filippo: [All'inizio]
Dio creò l'umanità; ma ora gli uomini creano Dio. Nel mondo è proprio
così: uomini modellano divinità e venerano la loro creazione. Sarebbe
appropriato che le divinità venerassero gli uomini. La
chiesa, afferma, è costituita da quella parte di umanità che riconosce e
celebra la sua origine divina." Valentino non usava però il termine
umanità nel senso che ha attualmente, di stirpe umana collettivamente
presa. Lui e i suoi seguaci parlavano di Anthropos (che traduciamo «
umanità »), natura sottostante a quell'entità collettiva, archetipo, o
sostanza spirituale, dell'essere umano. In questo senso alcuni seguaci di
Valentino, « quelli... considerati più bravi » " degli altri,
condividevano le idee del maestro Colorbaso secondo cui, quando Dio s'era
rivelato, l'aveva fatto in forma di Anthropos. Altri invece, riferisce
Ireneo, sostenevano che il primo padre del tutto, il primo inizio e il
primo incomprensibile, è detto Anthropos ... e che questo è il grande e
recondito mistero, cioè, che il potere che sta sopra tutti gli altri, e
comprende tutti gli altri nel suo abbraccio, è chiamato Anthropos. Ecco
perché, spiegano questi gnostici, il Salvatore si definì « Figlio di
Uomo » (cioè, Figlio di Anthropos)." Gli gnostici seziani, che
chiamavano il creatore Ialdabaoth (un nome che sembra derivare dalla
mistica ebraica, ma che qui indica il suo status inferiore), dicevano che
per questa ragione, quando il creatore Ialdabaoth, divenendo arrogante in
spirito, si gloriò sopra tutti coloro che erano sotto di lui, e dichiarò,
« lo sono padre, e Dio, e sopra di me non c'è nessuno », sua madre,
udendolo parlare così, gli gridò contro: « Non mentire, Ialdabaoth;
poiché il padre di tutto, il primo Anthropos, è sopra di te; e così è
Anthropos, il figlio di Anthropos. Secondo
un altro valentiniano, poiché gli esseri umani hanno creato tutto il
linguaggio dell'espressione religiosa, l'umanità ha effettivamente creato
il mondo divino-. « ...e questo Anthropos è realmente lui che è Dio
sopra tutto ». Molti
gnostici si sarebbero trovati in linea di massima d'accordo con Ludwig
Feuerbach, lo psicologo del XIX secolo, sul fatto che « la teologia è in
realtà antropologia » (il termine viene naturalmente da anthropos, e
significa « studio dell'umanità »). Per gli gnostici esplorare la
psyche divenne esplicitamente ciò che è implicitamente per molti oggi:
una ricerca religiosa. Alcuni,
come gli gnostici radicali, cercando la propria strada interiore
rifiutavano le istituzioni religiose come ostacoli al loro progredire.
Altri, come i valentiniani, vi partecipavano volentieri, pur vedendo nella
chiesa più uno strumento della propria scoperta di sé che la necessaria
« arca della salvezza ». Oltre
a dare definizioni opposte di Dio, i cristiani gnostici e ortodossi
facevano una diagnosi ben diversa della condizione umana. Gli ortodossi
seguivano l'insegnamento ebraico tradizionale, per cui ciò che distingue
l'umanità da Dio, a parte la differenza di sostanza, è il peccato umano.
Il
termine usato dal Nuovo Testamento per peccato, hamartia, deriva dallo
sport del tiro con l'arco; Il
Nuovo Testamento insegna che noi soffriamo il dolore, mentale e fisico,
perché non riusciamo a raggiungere il traguardo morale cui puntiamo: «
tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio ». Secondo il
Vangelo di Marco, quando Gesù venne a riconciliare Dio con l'umanità,
annunciò: « Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino;
convertitevi e credete al vangelo ». Solo Gesù, proclama Marco, può
offrire la guarigione e il perdono dei peccati; solo coloro che ricevono
il suo messaggio in fede fanno esperienza della liberazione. Il Vangelo di
Giovanni dichiara la disperata condizione dell'umanità separata dal
Salvatore: Dio
... ha mandato il Figlio nel mondo ... perché il mondo si salvi per mezzo
di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato
condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. Molti
gnostici sostenevano invece che è l'ignoranza, non il peccato, a
provocare la sofferenza. Sia
lo gnosticismo che la psicoterapia mettono in primo piano la conoscenza
– la conoscenza di sé come penetrazione intuitiva. L'uno e l'altra
sostengono che, senza di essa la persona esperisce la sensazione d'essere
guidata da impulsi che non comprende. Valentino lo esprime con un mito.
Racconta che il mondo ebbe origine quando Sapienza, la Madre di ogni
essere, lo generò dalla propria sofferenza. I quattro elementi che
secondo i filosofi greci costituivano il mondo - terra, aria fuoco e acqua
- sono forme, concrete delle sue esperienze, Così
la terra sorse dalla sua confusione, l'acqua dal suo terrore; l'aria dal
consolidarsi del suo dolore; mentre il fuoco ... era inerente a tutti
questi elementi ... come l'ignoranza giace nascosta in queste tre
sofferenze. Insomma,
il mondo nacque dalla sofferenza. (La parola greca pathos, che traduciamo
« sofferenza », ha anche una altra connotazione: implica essere
ricevente passivo, non iniziatore, della propria esperienza.) Valentino o
uno dei suoi seguaci presenta un'altra versione del mito nel Vangelo di
Verità: La
maggior parte degli uomini vivono quindi nell'oblio o - in termini
contemporanei - in stato di incoscienza Restando inconsapevoli di loro
stessi, non hanno « radici ».Il Vangelo di Verità descrive tale
esistenza come un incubo. Quelli
che vivono in esso provano « spavento, confusione, dubbio e incertezza »,
presi in « molti inganni ». Secondo il brano che gli studiosi chiamano
« la parabola dell'incubo », « la gente » vive Così
è per coloro che hanno allontanato da sé l'ignoranza, come un sonno cui
essi non danno alcun valore. Chi
resta ignorante, « creatura dell'oblio »," non può fare esperienza
della compiutezza; una persona simile, dicono gli gnostici, « dimora
nella deficienza » (l'opposto di compiutezza). Infatti la deficienza
consiste nell'ignoranza. ...
Proprio come è dell'ignoranza di uno: appena egli viene a conoscenza, la
sua ignoranza si disperde da sola: come si dissipano le tenebre quando
appare la luce, così anche la deficienza svanisce nella compiutezza. L'ignoranza
di sé è anche una forma di distribuzione di sé. Secondo il Dialogo del
Salvatore, chi non comprende gli elementi dell'universo, e di se stesso,
è votato all'annichilimento: ...
Se uno non [capisce] com'è sorto il fuoco, brucerà in esso, poiché non
conosce la propria radice. Se uno non capisce prima l'acqua, non conosce
niente ... Se uno non capisce com'è sorto il vento che soffia, andrà via
con esso. Se uno non capisce com'è sorto il corpo che indossa, perirà
con esso ... Chi non capisce com'è venuto non capisce come andrà ... Come
- o dove - si deve cercare la conoscenza di sé? Molti gnostici hanno in
comune con la psicoterapia, contro il cristianesimo ortodosso, una seconda
importante premessa: la psiche porta in sé le potenzialità di
liberazione o distruzione. Pochi psichiatri troverebbero da ridire sul
detto attribuito a Gesù dal Vangelo di Tommaso: Se
mostrerete ciò,che è dentro di voi, ciò che mostrate vi salverà- Se
non mostrate ciò che è dentro di voi, ciò che non mostrate vi ucciderà
. Questa
capacità di penetrazione viene gradualmente e richiede sforzo: « Conosci
ciò che sta davanti al tuo viso e ciò che ti è nascosto ti verrà
rivelato ». Questi
gnostici riconoscevano che il perseguimento della gnosi impegna ogni
persona in un processo solitario e difficile, una lotta contro la
resistenza interna. E descrivevano questa resistenza alla gnosi come il
desiderio di dormire o ubriacarsi - di restare cioè nell'incoscienza. Così
Gesù (che altrove si definisce « la conoscenza della verità »)
dichiara che, al suo arrivo nel mondo, E
l'anima mia si è addolorata per i figli dell'uomo, perché essi sono
ciechi nel cuore, e poiché sono venuti al mondo nudi, essi cercano di
uscire di nuovo nudi dal mondo. Ma ora essi sono ubriachi. ...
poni termine al sonno che grava su di te. Lascia l'oblio che ti riempie di
oscurità ... Perché persegui l'oscurità, quando puoi ottenere la luce?
... La sapienza ti chiama, eppure tu desideri l'insensatezza. ... un uomo
insensato ... percorre le strade del desiderio d'ogni passione. Egli nuota
nei desideri della vita e viene sommerso. ... è come una nave che il
vento sbatte di qua e di là, e come un cavallo smarrito che non ha
cavaliere. Poiché quest'(uomo) aveva bisogno del cavaliere, che è
ragione. ... prima di ogni altra cosa, conosci te stesso ... Anche
il Vangelo di Tommaso avverte che la scoperta di sé implica un tumulto
interiore: Gesù
disse: « Colui che cerca non cessi dal cercare, finché non trova; quando
troverà sarà commosso; e quando sarà stato commosso contemplerà e
regnerà sul tutto ». Qual è la sorgente della « luce » che si scopre
dentro di sé? Al pari di Freud, che dichiarava di seguire la « luce
della ragione », la maggior parte delle fonti gnostiche dichiarano che «
il lume del corpo è la mente » (una sentenza che il Dialogo del
Salvatore attribuisce a Gesù). Silvano, il maestro, dice: ...
Fai entrare la tua guida e il tuo maestro. La mente è la guida, ma la
ragione è il maestro ... Vivi secondo la tua mente ... Acquista forza,
poiché la mente è forte ... Illumina la tua mente Accendi il lume dentro
di te. Per
far questo, Silvano prosegue: Bussa a te stesso come a una porta e cammina
su te stesso come su una strada diritta. Poiché se cammini sulla strada,
è impossibile che tu ne vada fuori ... Apri la porta per te stesso
affinché tu possa sapere cos'è ... Qualunque cosa aprirai per te stesso,
aprirai. Il
Vangelo di Verità esprime lo stesso pensiero: ...
Se uno riceve la gnosi, riceve ciò che gli è proprio e l'attira in se
stesso... Chi possiede così la gnosi sa di dove viene e dove va. Il
Vangelo di Verità esprime questo concetto anche con una metafora: ognuno
deve ricevere « il proprio nome » - non, naturalmente, un nome comune,
ma la vera identità. Quelli che sono « figli della conoscenza interiore
» acquisiscono il potere di dire i propri nomi. A loro si rivolge il
maestro gnostico: ...
Parlate, dunque, dal vostro cuore, perché siete voi questo giorno
perfetto e in voi dimora la luce che non ha fine ... Voi siete la saggezza
che viene brandita ...
Abbiate cura di voi stessi. Non vi preoccupate di ciò che resta, che
avete gettato via ? Così,
secondo il Vangelo di Tommaso, Gesù schernisce quelli che pensano al «
Regno di Dio » in termini letterali, come se fosse un luogo specifico: «
Se coloro che vi guidano vi dicono: Ecco! Il Regno è nel cielo",
allora gli uccelli del cielo vi saranno prima di voi. Se essi vi dicono:
"Il Regno è nel mare", allora i pesci vi saranno prima di voi
». Si tratta invece d'una scoperta di sé: Ma
il Regno è dentro di voi ed è fuori di voi. Quando conoscerete voi
stessi, sarete conosciuti e saprete chi siete figli del Padre vivente. Ma
se non conoscerete voi stessi, allora sarete nella privazione e sarete voi
stessi privazione.
Secondo
Matteo, Luca e Marco, Gesù ne proclamò l'avvento- allora i prigionieri
otterranno la libertà, i malati guariranno, gli oppressi saranno
liberati, e l'armonia prevarrà su tutta la terra. Marco dice che i
discepoli aspettavano la venuta del Regno come un evento cataclismico che
si sarebbe compiuto nel corso della loro vita, perché Gesù aveva detto
che alcuni di loro non sarebbero morti « senza aver visto il regno di Dio
venire con potenza »." Lo stesso Marco afferma che prima di essere
arrestato Gesù avvertì che, sebbene « non sarà ancora la fìne »,
dovevano aspettarla a ogni momento. Tutti e tre i vangeli sostengono che
il Regno verrà nel prossimo futuro (pur indicando anche, in molti passi,
che è già presente). Luca fa dire esplicitamente a Gesù: « il regno di
Dio è in mezzo a voi ». Alcuni cristiani gnostici, estendendo questa
interpretazione, attendevano la venuta della liberazione umana non dagli
eventi della storia, ma dalla trasformazione interiore.
Ed
essi gli risposero: « Giovanni il Battista, altri dicono Elia e altri uno
dei profeti ». Ma egli replicò: « E voi chi dite che io sia? ». Pietro
gli rispose: « Tu sei il Cristo ».
Diviene
simile a « Gesù il Vivente », che dichiara: « Colui che berrà dalla
mia bocca diventerà come me, nello stesso modo che io diventerò come
lui, e le cose nascoste gli saranno rivelate ».
Divenuti
maturi, non si ha più bisogno di nessuna autorità esterna. Chi prima
svolgeva il ruolo di discepolo, si riconosce ora « fratello gemello » di
Gesù. Chi è, allora, Gesù il maestro? L'Atleta Tommaso lo definisce
semplicemente « la conoscenza della verità » Secondo il Vangelo di
Tommaso, Gesù si rifiuta di avallare l'esperienza che i discepoli devono
scoprire da sé. Essi
gli dissero: « Dicci chi sei tu, affinché noi possiamo credere in te ».
Egli rispose loro: « Voi scrutate il cielo e la terra, ma colui (o « ciò
») che vi sta davanti non lo avete conosciuto e ignorate come leggere
questo momento ». E
quando, delusi, gli chiedono, « Chi sei tu che ci dici queste cose » Gesù,
invece di rispondere, critica la domanda: « Da ciò che vi dico non
riconoscete chi sono? ». Abbiamo già visto che, secondo Tommaso, quando
i discepoli chiedono a Gesù di mostrar loro dove si trova, affinché
anch'essi possano raggiungere quel luogo, Gesù si rifiuta, e li indirizza
invece verso se stessi, verso la scoperta delle risorse nascoste dentro di
loro. Ritroviamo lo stesso tema nel Dialogo del Salvatore. Mentre Gesù
parla con i suoi tre discepoli eletti, Matteo gli chiede di mostrargli il
« luo- go di vita », che è, dice, la « pura luce ». Gesù risponde-
« Ognuno [di voi] che ha conosciuto se stesso lo ha visto ». Ancora una
volta, devia la domanda, indirizzando invece il discepolo alla scoperta di
se stesso. Quando
i discepoli, aspettandosi che Gesù riveli loro i segreti, gli chiedono,
«Chi è colui che cerca, [e chi è colui che] rivela? »' ' Gesù
risponde che quello che cerca la verità - il discepolo - è lo stesso che
la rivela. Poiché Matteo insiste a porgli domande, dice che neppure lui
conosce la risposta: « neanch'io ho sentito parlare di ciò, se non da te
».' Il
discepolo che raggiunge la conoscenza di sé può quindi scoprire ciò che
nemmeno Gesù è in grado di insegnare. Il Testimonio di Verità dice che
lo gnostico diviene un discepolo della [propria] mente », scoprendo
che essa è il padre della verità ». Apprende da se stesso, nel
silenzio della meditazione, ciò che ha bisogno di conoscere. Perciò si
considera eguale a chiunque altro, conservando la propria indipendenza
dall'autorità di chiunque: « Ed è paziente con tutti. si fa eguale a
tutti, e pure si separa da loro ». Anche Silvano vede nella « tua
mente... un principio guida ». Chi segue la strada della propria mente
non ha bisogno di accettare il consiglio di nessuno: Abbi
un gran numero di amici, ma nessun consigliere. ... Ma se acquisti [un
amico], non affidarti a lui. Affidati solo a Dio come padre e amico. In
definitiva, gli gnostici che concepivano la gnosi come esperienza
soggettiva e diretta erano interessati soprattutto al significato
intrinseco degli eventi. In contrasto, anche qui, con la tradizione
ortodossa, secondo la quale il destino umano dipende dagli eventi della «
storia della salvezza » - la storia di Israele, in special modo le
predizioni di Cristo dei profeti, poi la sua reale venuta, vita, morte e
resurrezione. I vangeli del Nuovo Testamento, al di là delle loro
differenze, s'occupano tutti di Gesù come persona storica. E fanno tutti
perno sulle predizioni dei profeti per dimostrare la validità del
messaggio cristiano. Matteo, ad esempio, ripete come un ritornello: «perché
si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta ».
Anche Giustino, nel tentativo di persuadere l'imperatore della verità del
cristianesimo, porta come prova l'adempimento della profezia.- « E in
effetti ciò puoi vederlo da te, ed esserne convinto dai fatti »."
Ma secondo il Vangelo di Tommaso Gesù respinge come irrilevanti le
predizioni dei profeti: I
discepoli gli dissero, « Ventiquattro profeti hanno parlato in Israele,
ed essi tutti hanno parlato di te ». Ed egli disse, « Voi avete
dimenticato colui che è vivo davanti a voi e avete parlato di morti ! » Questi
cristiani gnostici consideravano gli eventi reali secondari rispetto alla
percezione del loro significato. Uno psicanalista potrebbe trovare significativa anche la continuazione del mito: Valentino racconta che Sapienza, figlia minore della prima Coppia, fu colta dalla passione di conoscere il Padre, passione che interpretava come amo- re. I suoi tentativi di conoscerlo l'avrebbero portata alla autodistruzione, se non avesse incontrato un potere chiamato il Limite, « un potere che sostiene tutte le cose e le preserva » che la liberò dal tumulto emotivo e la riportò al suo posto originario. Un
seguace di Valentino, l'autore del Vangelo di Filippo, indaga il rapporto
tra verità esperienziale e descrizione verbale. Dice che « verità ha
espresso dei nomi nel mondo a questo motivo- che non è possibile
apprendere senza nomi ».Ma la verità dev'essere vestita di simboli: «
La verità non è venuta nel mondo nuda, ma è venuta in simboli e
immagini. Esso non la riceverà in altra maniera ». Questo maestro
gnostico critica coloro che prendono il linguaggio religioso per un
linguaggio letterale, professando la fede in Dio, in Cristo, nella
resurrezione o nella chiesa, come se fossero tutte « cose » esterne a
loro. Nel linguaggio ordinario, spiega, ogni parola si riferisce a un
fenomeno specifico ed esterno; una persona « vede il sole, senza essere
un sole, e vede il cielo e la terra e tutte le altre cose, senza essere
alcuna di queste cose ». Il linguaggio religioso è invece un linguaggio
di trasformazione interiore; chi percepisce la realtà divina diventa
quello che vede. ...
Tu hai visto lo Spirito e sei diventato Spirito. Tu hai visto Cristo e sei
diventato Cristo. Tu hai visto il Padre e diventerai il Padre ... Ma ti
vedrai nel Luogo, perché quello che tu vedi, lo diventerai. Chi
raggiunge la gnosi, « non è più un cristiano, ma un Cristo
». E'
evidente che un simile gnosticismo era qualcosa di più di un movimento di
protesta contro il cristianesimo ortodosso. Implicava una prospettiva
religiosa che si opponeva implicitamente allo sviluppo di quel genere di
istituzione che, divenne la chiesa cattolica primitiva. Era difficile che
chi si attendeva di « divenire Cristo » riconoscesse le strutture
istituzionali della chiesa - vescovi, preti, credo, canone o rito - come
portatrici dell'autorità definitiva. Questa
prospettiva religiosa differenzia lo gnosticismo non solo dall'ortodossia,
ma anche, malgrado tutte le affinità, dalla psicoterapia: la maggioranza
dei membri della professione psicoterapeutica concordano infatti con Freud
nel negare esistenza reale alle invenzioni dell'immaginazione. Non
considerano il loro sforzo di scoprire cosa si nasconda nella psiche
equivalente alla scoperta dei segreti dell'universo. Molti gnostici
invece, come molti artisti, ricercano la conoscenza interiore di sé come
una chiave per comprendere le verità universali - « chi siamo, da dove
veniamo, dove andiamo ». Secondo il Libro dell'Atleta Tommaso, « difatti
colui che non si conosce, non ha conosciuto nulla. Chi però si è
conosciuto, è pure venuto a conoscenza riguardo alla profondità del
tutto »." Questa
convinzione - che chi esplora l'esperienza umana scopra nello stesso tempo
la realtà divina - è uno degli elementi che fanno dello gnosticismo un
movimento chiaramente religioso. Simon Mago, riferisce Ippolito, sosteneva
che ogni essere umano è un luogo abitato, « e che in lui dimora un
potere infinito... la radice dell'universo »." Ma questo potere
infinito esiste in due modi, uno reale e l'altro potenziale; perciò «
esiste allo stato latente in ognuno », ma « potenzialmente, non
realmente » Come
realizzare tale potenzialità? Molte delle fonti gnostiche citate finora
contengono solo aforismi che avviano il discepolo alla ricerca della
conoscenza, ma si astengono dal dire come cercare. Scoprirlo da sé è,
sembra, il primo I
suoi discepoli lo interrogarono e gli dissero: « Vuoi tu che noi
digiuniamo? E come dobbiamo pregare e fare l'elemosina? E quale dieta
dobbiamo seguire? ». Gesù rispose: « Non dite menzogne; non fate ciò
che voi stessi odiate » La
sua ironica risposta li riporta a loro stessi: chi altri può giudicare
quando mentono o quello che odiano? Simili risposte criptiche valsero agli
gnostici aspre critiche da parte di Plotino, filosofo neo-platonico, che
passò all'attacco quando il loro insegnamento iniziò ad allontanare
dalla filosofia alcuni dei suoi allievi. Plotino rimproverava agli
gnostici di non avere un programma di insegnamento: « Si limitano a dire
'Guarda a Dio !, ma non dicono a nessuno dove o come guardare ».' Tuttavia,
diverse fonti scoperte a Nag Hammadi descrivono tecniche di disciplina
spirituale. Zostriano, il testo più lungo della biblioteca di Nag Hammadi,
racconta come un maestro spirituale raggiunse l'illuminazione, esponendo
implicitamente un programma valido anche per gli altri. Come prima cosa,
aveva dovuto allontanare da sé i desi- deri fisici, probabilmente con
pratiche ascetiche. Poi diminuire il « caos nella mente »,"
placandola con la meditazione. Allora, dice, « quando ebbi raggiunto la
rettitudine, vidi il fanciullo perfetto » - un'apparizione della presenza
divina. Più tardi, continua, « stavo riflettendo su tali questioni per
comprenderle... non cessavo di cercare un luogo di riposo degno del mio
spirito... ».Quando, « profondamente turbato », scoraggiato dei
progressi, si ritirò nel deserto, quasi desiderando d'essere ucciso dagli
animali feroci. Lì ebbe una visione del « messaggero della conoscenza
dell'eterna Luce », e dopo di questa molte altre, che racconta per
incoraggiare il lettore-, « Perché esiti? Cerca quando sei cercato;
quando sei invitato, ascolta... Guarda la Luce. Fuggi il buio. Non farti
portare fuori strada verso la tua distruzione ». Altre
fonti gnostiche offrono orientamenti più specifici. Il Discorso sull'otto
e sul nove rivela un « ordine di tra- dizione » che dirige l'ascesa alla
conoscenza superiore. Scritto in forma di dialogo, si apre con l'allievo
che ricorda al suo maestro spirituale una promessa: (Padre
mio), ieri mi promettesti [che avresti condotto la mia mente nell'otto e
poi mi avresti condotto nel nove. Dicesti che questo è l'ordine della
tradizione. Il
maestro approva: « Figlio mio, in verità questo è l'ordine. Ma la
promessa era conforme alla natura umana »." E' lo stesso discepolo,
spiega, che deve produrre la comprensione che cerca: « Io inizio l'azione
per te. Ma la comprensione dimora in te. In me, (è) come se il potere
fosse pregno ». Il discepolo rimane stupefatto; allora il potere è
realmente dentro di lui? Devono pregare entrambi, suggerisce il maestro,
perché il discepolo possa raggiungere i livelli superiori, « l'otto e il
nove ». Spinto dallo sforzo e dall'abnegazione morali, ha già percorso i
primi sette livelli di conoscenza. Ma
il discepolo confessa di non avere ancora esperienza diretta della
conoscenza divina: «Padre mio, non comprendo altro che la bellezza che mi
è giunta in libri ». Poiché
tutto l'otto, figlio mio, e le anime che sono in esso, e gli angeli,
cantano un inno in silenzio. Ed io, Mente, comprendo. Mentre
guarda, lo stesso discepolo è preso in estasi- « Gioisco, padre mio,
poiché ti vedo sorridere. E l'universo gioisce ». Vedendo il suo maestro
e se stesso incorporare il divino, il discepolo lo supplica: « Non
lasciare che la mia anima venga privata della grande visione divina. Poiché
tutto ti è possibile come maestro dell'univérso ». Il maestro gli dice
di cantare in silenzio, e di « chiedere ciò che vuoi in silenzio »: Quando
ebbe finito di glorificare gridò, « Padre Trismegisto! Cosa dirò?
Abbiamo ricevuto questa luce. Ed io stesso vedo la stessa visione in te.
Vedo l'otto e le anime che sono in esso e gli angeli cantare un inno al
nove e ai suoi poteri ... Prego
la fine dell'universo e il principio del principio, l'oggetto della
ricerca dell'uomo, la scoperta immortale ... Sono lo strumento del tuo
spirito. La Mente è il tuo plettro. E il tuo consiglio mi pizzica. Vedo
me stesso! Ho ricevuto potere da te. Poiché il tuo amore ci ha raggiunti. Il
Discorso si chiude col maestro che incarica l'allievo di scrivere le sue
esperienze in un libro (presumibilmente lo stesso Discorso), per guidare
altri ad « avanzare per stadi, e imboccare la strada dell'immortalità...
della comprensione dell'otto che rivela il nove. » Un
altro testo straordinario, che porta il titolo di Allogeno, « straniero
» (letteralmente, « d'altra razza »), riferendosi alla persona
spiritualmente matura, che diviene « straniera » rispetto al mondo,
descrive anch'esso gli stadi che portano alla gnosi. Messo, l'iniziato, al
primo stadio, apprende « il potere che è dentro di te ». Allogeno gli
espone il proprio processo di sviluppo spirituale: [Ero]
molto turbato, e mi volsi a me stesso ... Avendo visto la luce che mi
[circondava] e il bene che era dentro di me, divenni divino. Poi
riceve la visione di un potere femminile, Youel, « colei che appartiene a
tutte le glorie »," che gli dice: Poiché
la tua istruzione è ormai completa, e hai conosciuto il bene che è
dentro di te, ascolta riguardo al Triplice Potere le cose che custodirai
in gran silenzio e gran mistero ... Paradossalmente,
questo potere è muto, ma emette un suono: zza zza zza. Un
particolare che suggerisce, come nel canto del Discorso, una tecnica
meditativa che implica l'intonazione d'un suono. Dopo
aver scoperto « il bene... dentro di me », Allogeno passa al secondo
stadio. conoscere se stesso. Seguendola,
compie un'esperienza extra-corporea e vede dei « santi poteri » che gli
impartiscono una specifica istruzione: O
Allogeno, contempla la tua beatitudine ... in silenzio, in cui conosci te
stesso come sei e, cercando te stesso, ascendi alla Vitalità che vedrai
in movimento. E se ti è impossibile restare non aver paura di nulla; ma
se desideri restare, ascendi all'Esistenza, e la troverai che è ferma e
si acquieta ... E quando ricevi una rivelazione ... e ti coglie il timore
in quel luogo, ritirati a causa delle energie. E quando sei divenuto
perfetto in quel luogo, placati. Questo
discorso dei « santi poteri » era destinato a essere recitato in qualche
spettacolare rappresentazione ordinata dai membri della setta gnostica a
beneficio dell'iniziato nel corso dell'istruzione rituale? li testo non lo
dice, ma il candidato prosegue descrivendo la sua reazione: Ora
ascoltavo queste cose mentre i presenti le dicevano. C'era una quiete di
silenzio dentro di me, e sentii la beatitudine per cui conobbi me stesso
come [sono]. Seguendo
le istruzioni, dice l'iniziato, viene colmato di « rivelazione...
Ricevetti potere... Conobbi Colui che esiste in me, e il Triplice Potere,
e la rivelazione della sua incontenibilità ». Estasiato dalla scoperta,
Allogeno vuole andar oltre. « Cercavo il Dio ineffabile e Sconosciuto ».
Ma a questo punto i « poteri » gli dicono di cessare il suo futile
sforzo. Contrariamente
a molte altre fonti gnostiche, l'Allogeno insegna che, per prima cosa, si
può arrivare a conoscere « il bene che è dentro », e poi se stesso e
« colui che esiste dentro », ma non si può raggiungere la conoscenza
del Dio sconosciuto. Ogni tentativo in questa direzione, di afferrare
l'incomprensibile, ostacola « la mancanza di sforzo che è dentro di te
». L'iniziato deve accontentarsi di ricevere una conoscenza di Dio «conforme
alla capacità procurata da una rivelazione primaria ».La proprio
esperienza e conoscenza, quindi essenziale per lo sviluppo spirituale,
procura le basi per ricevere la comprensione di Dio in forma negativa. La
gnosi implica, alla fine, il riconoscimento dei limiti della conoscenza
umana: ...
Sia che uno veda (Dio) com'è sotto ogni aspetto, o dica che è qualcosa
di simile alla gnosi, ha peccato contro di lui ... perché non ha
conosciuto Dio. I
poteri gli insegnano a « non cercare nient'altro, ma andare... Non
conviene dedicare altro tempo alla ricerca ». Allogeno dice di aver messo
per iscritto queste cose per « amore di quelli che saranno degni ».
L'esposizione dettagliata dell'esperienza dell'iniziato, che comprende
parti di preghiera, canto e insegnamento, costellate dal suo ritirarsi
nella meditazione, fa pensare che il testo registri tecniche reali di
iniziazione, volte al raggiungimento di quella conoscenza di sé che è
conoscenza del potere divino interno. Ma gran parte
dell'insegnamento gnostico riguardo alla disciplina spirituale rimase, per
principio, non scritta. Quello che è scritto, infatti, può leggerlo
chiunque - anche chi non è « maturo ». I maestri gnostici tenevano in
genere riservate le loro istruzioni segrete, partecipandole solo
verbalmente, per assicurarsi che ogni singolo candidato fosse idoneo a
riceverle. Queste
istruzioni richiedevano che ogni maestro si assumesse la responsabilità
di un'attenzione selezionata e individualizzata al massimo per ogni
candidato. E che a sua volta il candidato consacrasse al processo energia
e tempo - spesso anni. Tertulliano
paragona sarcasticamente l'iniziazione valentiniana a quella dei misteri
eleusini: prima
cingono tutti gli accessi al loro gruppo d'un supplizio di condizioni; e
chiedono una lunga iniziazione prima di arruolare i membri, fino a cinque
anni di insegnamento per i loro allievi adepti, affinché questa
sospensione della piena conoscenza possa affinare le, loro idee, e,
apparentemente, il valore dei loro misteri aumenta in proporzione
all'intenso desiderio di essi che creano. Poi viene il dovere del silenzio
... Ovviamente, un simile programma di disciplina, come i livelli superiori dell'insegnamento buddista, attira solo una minoranza. Anche se i temi fondamentali dell'insegnamento gnostico - come la scoperta del divino dentro di sé - esercitarono una tale attrattiva da costituire una grande minaccia per la dottrina cattolica, le prospettive religiose e i metodi dello gnosticismo non si confacevano a una religione di massa. Sotto questo aspetto non ci fu competizione col sistema organizzativo, di grande efficacia, della chiesa cattolica, che esprimeva una prospettiva religiosa unificata fondata sul canone del Nuovo Testamento, offriva un credo che si limitava a chiedere all'iniziato di professare i più semplici fondamenti della chiesa, e celebrava riti semplici e profondi come il battesimo e l'eucaristia. La stessa struttura di base di dottrina, rito e organizzazione regge oggi quasi tutte le chiese cristiane, dalla cattolica romana all'ortodossa alle protestanti. E' quasi impossibile immaginare come, senza questi elementi, la fede cristiana avrebbe potuto sopravvivere e attrarre tanti milioni di aderenti in tutto il mondo, per venti secoli. Le idee da sole non rendono una religione potente, anche se sono necessarie al suo successo; altrettanto importanti sono le strutture sociali e politiche che danno identità agli uomini in una comune affiliazione.
-
by Dott. Sergio Angileri - Ordine Psicologi Sicilia –
Psicoterapia e Medicina Psicosomatica
Tutti i diritti riservati.
|