ORIGINI

....il paese subì ancora l'ultimo misero destino......

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Roccagloriosa è una cittadina molto antica, che attualmente conta circa 2.500 abitanti. La sua storia ha origini tutt'ora avvolte nel mistero. Ebbe contatti con le colonie greche, ma restò sempre lucana. Risentì ed assaporò tutte le vicissitudini del Salernitano sotto i Longobardi, Normanni, Angioini, Aragonesi e Borboni, nel Risorgimento italiano e dopo.

La prima storia scritta del paese risale a oltre un secolo fa, scolpita su una pietra, fu scritta dal canonico D. Gerardo Lombardi di Roccagloriosa.

LA STORIA SULLA PIETRA

Fermati, viandante, e apprendi con animo grato le tristissime vicende che ha sofferto questa patria. Un'antichissima tradizione, ruderi e altri monumenti attestano che il paese originariamente era collocato nella zona di San Giacomo e fu completamente distrutto dai Crotoniani, prima dell'era volgare. I superstiti si scelsero altro luogo, che Stilicone trovò adatto alla propria difesa e se ne appropriò. Perciò la citta dal nome di questo capitano, fu denominata Stiliconia. Alla venuta di Belisario con un continuo imperversare di guerre, il paese fu di nuovo distrutto nell'anno 537 dopo Cristo, sicchè il luogo ancora oggi è chiamato Stilitani. Attestano ciò monete, statue ritrovate, pietre dirute e vestigia sulla via che va verso Policastro. Pochi cristiani, l'anno 412, avevano gettato per tempo le fondamenta di questo attuale paese: e ad essi si unirono poi i restanti Stilitani e i Bulgari abitanti alle falde del monte che porta il loro nome, e costruirono il castello sul vertice del luogo cingendolo di mura insieme al paese. Sul castello, forse per qualche vittoria, dedicarono una cappella alla Vergine Maria col titolo di Gloriosa, dal che Rocca deriva il dolce cognome. La Domenica 11 luglio 1552, nel pomeriggio il paese fu distrutto da Dragut Bassa. Infine, nell'altro pomeriggio domenicale del 3 agosto 1806, il paese subì ancora l'ultimo misero destino quando i Francesi, entrando in questa terra con 6.000 fanti, per inaspettata aggressione ad essi opposta da stranieri, diedero il paese in preda alle fiamme. Il canonico Gerardo Lombardi, teste infelice di tanta rovina del paese e della sua casa, pensò di scolpiere nella pietra il ricordo di queste cose e fece questo spinto da amore patrio e pregando tra lacrime, perchè i figli più illustri di questa terra si impegnino con tutte le forze a che i dilettissimi cittadini evitino con maggior cautela in avvenire ogni detestabile guerra.

ROCCAGLORIOSA, 12 giugno 1842

 

Nel VII e VII secolo a.C., erano sorte nell'italia meridionale le colonie greche di Sibari, Crotone, Metaponto e Siri, tutte sulle coste ioniche. Nel VI secolo a.C., la colonia di Siri, si affacciò anche sul mar Tirreno, stringendo alleanza con Pixus (attuale Policastro). Questa alleanza fece ingelosire le altre colonie greche dello Ionio, a tal punto che si coalizzarono contro Siri, distruggendola. Pixus si salvò, grazie ad un'alleanza stretta con Sibari, prestandosi come scalo marittimo. Però ebbe il colpo finale quando i Crotoniani distrussero Sibari e tutte le città fedeli a quella colonia (510 a.C.). Tra queste città vi era anche Fieste, l'antica Roccagloriosa posta nella zona di San Giacomo, vicino all'attuale cimitero. (si pensa che il nome della prima Roccagloriosa sia questo, poichè ancora oggi il popolo chiama quel luogo Fieste).

Prima della colonizzazione greca le popolazioni che abitavano il Cilento erano prevalentemente Enotri, popoli molto esposti alle sopraffazioni nemiche perchè collocati lungo le coste e le pendici delle alture, e senza strutture difensive. Dopo i Greci, arrivarono nella zona mingardo-bussentina i Lucani, tribù provenienti dall'Appennino Centrale. In prevalenza erano pastori, ma si dimostrarono, una volta stanziati nella zona, buoni commercianti e buoni agricoltori. Scelsero come sede la posizione strategica situata tra le valli del Mingardo e del Bussento, ai piedi dei monti Capitinali. Questa sede era ben protetta dai monti e da strutture murarie create dagli stessi Lucani, e poi era facilmente collegata alle zone costiere.

 

Questo nuovo popolo incrementò l'attività agricola e iniziò il commercio, stringendo allenaza con la vicina Pixus. La postazione strategica scelta dai Lucani era valido osservatorio contro le scorrerie della costa, e dal mare si potevano scorgere i monti Capitinali, ma mai si poteva pensare dell'esistenza di un insediamento che potesse segnalare a Pixus e agli altri insediamenti costieri ogni movimento nemico. Il IV sec. a.C. segnò il massimo splendore dei Lucani alleati con Pixus. Il nuvo insediamento, nato dall'unione deii sujperstiti di Fieste, e i Lucani, doveva avere il nome di Fistelia (nuova Fieste), questo dimostrato anche da alcune monete su cui era impressa in lettere greche la parola Fistelia. Oggi Fistelia è chiamata "Città di Leo", forse perchò la zona è denominata Pantano di Leo (Leo doveva essere un capo tribù del primo insediamento). Il fatto che i nomi degli insediamenti siano così misteriosi si può attribuire al fatto che, sia i Lucani che gli Enotri, non prestavano molta importanza ai lavori di consolidamento delle strade, delle case, dei servizi di fogna, e, con gli uragani, le frane, i terremoti e le invasioni, gli insediamenti venivano distrutti. Questi popoli, invece di togliere le macerie e ricostruire, ricercavano altre zone, più rocciose, con pendici dolci ma solide e cambiavano la denominazione dell'insediamento.

I Lucani furono molto fedeli a Roma, ma anche Roma si dimostrò molto disponibile, quando essi chiedevano aiuti, anche perchè i romani dipesero spesso dai Lucani per le provvigioni di grano, olio e vino. Con i romani, però, le condizioni dei Lucani non migliorarono, poichè la gioventù era continuamente chiamata alle armi e la zona restava sempre più deserta. A tutto ciò si aggiunse il flagello della malaria e le carestie, ma la rovina definitiva arrivò quando Costantino Magno trasferì a Bisanzio la sede dell'impero Romano. I commerci si bloccarono, la moneta cessò di circolare, e i barbari fecero capolino distruggendo e sfruttando la Lucania. Dopo le guerre barbariche, i Lucani (o, almeno, i superstiti), cercarono una nuova sede per continuare a vivere pacificamente dediti alla pastorizia, all'agricoltura e al piccolo commercio con le città costiere. Non si allontanarono molto dl vecchio insediamento. Si arroccarono nei pressi di una rupe chiamata Arno, a circa un Km dal vecchi insediamento, che prese il nome di Patrizia (l'attuale Rocchetta).

Secondo la tradizione, gli fu dato questo nome, perchè i romani inviarono un loro governatore "patrizio", il quale aveva l'incarico di tutelare i diritti della patria. Insieme ad un patrizio, Roma, inviava anche un veterano, un combattente che si era reso celebre in qualche battaglia, per controllare il popolo e mantenerlo fedele a Roma. In altre parole gli abitanti di Patrizia erano schiavi dei loro governatori. Ma, nel 396 d.C., arrivò anche la fine di Patrizia. Stilicone, generale dell'imperatore Onorio, dopo aver combattuto in Grecia contro i Goti, ritorna nel golfo di Policastro, e trovò la regione del Mingardo molto adatta all'accampamento delle sue truppe. Consentì ai suoi soldati di rigenerarsi con tutto quello che trovavano su quelle terre, rubarono, razziarono, e dissanguarono completamente Patrizia e i suoi abitanti. Quando dopo alcuni mesi, Stilicone andò via, lasciò quella terra completamente rovinata. La zona dell'accampamento fu nominata Stiliconia, ed oggi il popolo chiama quella zona: "le Ruine", per indicare che dopo il passaggio di Stilicone, sono restate solo rovine. I superstiti di Patrizia, e i vari nuclei di Stiliconia, pensarono di ripararsi in un luogo più sicuro e più adatto alla difesa. Non andarono molto lontano da Patrizia, nell'anno 412, sulla cima del monte roccioso che sta a guardia della vallata, costruirono una chiesetta in onore della Gloriosa Madre di Dio benedetto, ed intorno ad essa alzarono un castello e costituirono la nuova città chiamata: Rocca, a cui venne aggiunto l'appellativo Gloriosa, per via della chiesa (in pratica Rocca significa roccia, Roccagloriosa vuol significare la Gloriosa sulla roccia).