ARCHEOLOGIA

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Testimoniaze sporadiche nell'area del castello di Roccagloriosa documentano la presenza umana sul crinale dei Capitinali a partire dalla media Età del Bronzo. Nel V secolo a.C., l'area di Roccagloriosa assume una funzione di rilievo quale avamposto sulla costa Tirrenica e quale centro di controllo di un territorio geograficamente ben definito. Al V secolo a.C., risalgono i resti di una casa che è da porsi in relazione con la più antica tomba rinvenuta nella necropoli in contrada La Scala, la Tomba 6 (databile intorno al 400 a.C.) includente una ricca serie di vasi etruschi-campani in bronzo. Nel corso del IV secolo a.C. l'abitato subisce una notevole espansione e vi si costruiscono edifici di una certa monumentalità. Tipicamente le case includono un vasto cortile pavimentato in basoli di petra calcarea, circondato da un portico su deu lati e spesso caratterizzato dalla presenza di un piccolo edificio o deposito cultuale nell'angolo Nord-Est. Un deposito votivo, composto da una serie di statuette femminili in terracotta e da un certo numero di vasetti miniaturistici, nonchè resti sacrificali di capretti, testimonia l'uso del cortile porticato quale area cerimoniale nel contesto di complessi essenzialmente abitativi. Oltre che un cortile con presenza di un'area cerimoniale, in genere le case includono un tipo di bagno, camere per le atività domestiche e botteghe artigiane che lasciano la suggestione del prototipo dell'atrio della casa Italico-Romana del III e II secolo a.C. Nella seconda metà del IV secolo a.C. l'area immediatamente a ridosso della cresta dei Capitinali viene protetta da un massiccio muro di fortificazione in blocchi di calcare definito per una lunghezza di ca. 1,200 Km. Il livello di ricchezza del centro è documentato già dalla prima metà del IV sec. a.C. dalla Tomba 9, includente un ricco corredo di oreficeria che ben riflette aspetti del rituale funerario delle èlites lucane.

Sul blocco di calcare, lungo circa un metro e mezzo, era stata deposta la defunta, una donna di 18-20 anni, ornata di uno splendido corredo di gioielli.

 

 

Un processo di consolidamento delle èlites locali continua nella seconda metà del IV secolo a.C. come dimostrano una serie di tombe monumentali organizzate in veri e propri recinti funerari, di cui la Tomba 19 e la tomba 24, rappresentano l'elemento più vistoso.

I materiali rinvenuti nelle tombe a camera includono importanti esemplari di ceramica dipinta a figure rosse, importanti sia nell'area pestana che dall'area tarantina, e riflettono la molteplicità dei rapporti esterni della comunità stanziata a Roccagloriosa. E' altresì da segnalare una serie di oggetti appartenenti alla bardatura del cavallo, in particolare i morsi equini, senza dubbio deposti per sottolineare il rango dell'individuo sepolto.

 

 

Le vicende politico-militari del III secolo a.C., che videro forse una città lucana parteggiare con Annibale nella sua lotta contro Roma, e la fondazione di una colonia latina a Paestum nel 273 a.C., decretarono la devitalizzazione e infine la rovina di quello che era stato uno dei centri più importanti del Cilento. Le tombe ritrovate nella necropoli della città lucana, non sembra si possano datare oltre il primo quarto del III secolo a.C., ma le zone circostanti contiuarono ad essere abitate e ad uniformarsi al processo di romanizzazione successivo. Resti sporadici di ville di età imperiale, rinvenuti in varie contrade, testimoniano l'importanza agricola dell'area almeno fino al III secolo d.C. I discendenti dell'antica città lucana di Roccagloriosa, tra mille peripezie e malgrado le successive distruzioni subite a causa delle varie invasioni che caratterizzarono la storia successiva del Cilento (invazioni dei Bizantini nel 550, dei Normanni nel 1100, degli Aragonesi e Angioini nel 1300, dei Mori nel 1500, dei Borboni nel 1800), ricostruirono sempre, caparbiamente, la propria città, scrivendo così la storia che si legge ancora oggi nelle sue vie, nei ruderi del castello medievale, nella pietra degli antichi portali e nelle sue chiese, una storia questa forse meno illustre di quella passata, ma certamente la storia di un popolo coraggioso ed innamorato della propria terra.