E'
stato scritto, riproponendo una suggestiva immagine dello studioso
Raffaello Delogu, che circa due secoli fa (i primi del nostro
millennio) la Sardegna venne ricoperta di un "bianco
mantello" di chiese romaniche: le quali se ne stavano qua e là,
simili ad un gregge sparso nella vasta campagna. Oggi di quella
straordinaria immagine che si poteva cogliere un tempo, è rimasta
solamente una parte. "Il bianco mantello" ha cambiato
colore. E' diventato ferrigno, rugginoso e grigio, salvo ancora
qualche "pennellata", sbiaditamente bianco o verdognolo.
Le tante chiese e chiesette sparse nelle campagne a rievocare
l'immagine di un gregge sparso, segnano uno dei monumenti
straordinari dell'appassionante storia culturale della Sardegna. Un
po' di quel "bianco mantello" che ormai ha cambiato colore
diventando rossastro e ferrigno è stato sparso anche nel Monte
Acuto. Gli esempi più noti sono dati dalla basilica di Sant'Antioco
di Bisarcio e della chiesa di Santa Maria del Regno di Ardara. La
Basilica di Sant'Antioco di Bisarcio rappresenta uno straordinario
documento dell'architettura medioevale in Sardegna,
cui dà carattere l'elegante mescolanza di modi propri del
romanico-pisano con influenze di derivazione francese. La basilica
fu eretta - come è noto - tra il XII ed il XIII secolo e fu
cattedrale di una diocesi ormai soppressa. Un insigne edificio del
romanico sardo definito dagli studiosi "pisano" viene
rappresentato dalla chiesa di Santa Maria del Regno di Ardara,
consacrata nel 1107.Ma se questi che abbiamo citato sono gli esempi
classici cui fanno riferimento gli studiosi, non si deve dimenticare
che il nostro territorio è ricco di quel "bianco gregge"
che è facile ritrovare nelle campagne. Chiese e chiesette, quasi
tutte senza campanile, dalle linee sobrie che conferiscono eleganza
e suggestione, possiamo andare a visitarle ad Oschiri, a Mores, ad
Ittireddu, ad Alà dei Sardi e a Buddusò. Piccoli gioielli
dell'architettura di un tempo, testimonianza di una cultura che
manifestava la sua disponibilità e possibilità ad aperture
europee. Ma non solo chiese e chiesette. Nel Monte Acuto è
possibile rimanere attratti anche da quell'architettura spontanea
che si può ammirare percorrendo le viuzze di tutti i nostri paesi.
Uscendo da una stretta stradina si può cogliere la visione di
modesti edifici dove è possibile individuare quanto, i nostri
progenitori, andavano studiando, nella più vasta cultura
dell'epoca. Oggi percorrere i suggestivi angoli che
ci propone la vicina Costa Smeralda, è un po' come ritrovarci in
casa. Vediamo ripetute stradine, le finestre quasi impercettibili
nelle pareti color ruggine per difendersi meglio dal sole d'agosto e
dal freddo penetrante dell'inverno. Modesti balconi che non vogliono
interrompere la sobrietà delle linee che creano e compongono
l'edificio. Allora perché non conoscere meglio il nostro ambiente
fatto anche di cultura architettonica?. Di storia e di insegnamenti
che ci pervengono dal passato e sono viva testimonianza delle
capacità ed inventiva che, partendo dai nuraghi e dalle domus de
janas, giungono fino ai nostri giorni. |
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