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L B ALBERTI I
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VASARI
THEORY
MATHERIALS

ALBERTI 

1430-60

 

L’Alberti sapeva bene di fare un lavoro pioneiristico scrivendo i suoi trattati sull’arte. Egli ammette infatti espressamente di porsi nuovi fini e di partire da nuovi principî. Le sue opere sono l’espressione di quei mutamenti che stavano per avvenire nell’arte e nello stesso tempo dànno l’avvio ad essi. Uno dei suoi concetti fondamentali è quello del bello. Egli si serve dell’antico termine latino "concinnitas", preso da Cicerone, che era poco conosciuto al di fuora dell’ambito della retorica. Nel suo libro De re aedificatoria, egli definì la bellezza in un passo che introduce il concetto della concinnitas così: "Definiremo la bellezza come l'armonia tra tutte le membra, nell'unità di cui fan parte, fondata sopra una legge precisa, per modo che non si possa aggiungere o togliere o cambiare se non in peggio". (LEON BATTISTA ALBERTI VI De re aedif. 93v p.446)

Però sono nelle successive pagine egli ce lo presenta: "È compito e disposizione della concinnitas l’ordinare secondo leggi precise le parti che altrimenti per propria natura sarebbero ben distinte tra loro, di modo che il loro aspetto presenti una reciproca concordinanza. Ecco perché, qualunque cosa noi percepiamo per via visiva o auditiva o di altro genere, subbito avvertiamo ciò che risplende alla concinnitas. Per isntinto naturale, infatti, noi aspiriamo al meglio, e al meglio ci accostiamo con piacere...".

(La concinnitas) "abbraccia l’intera vita dell’uomo e le sue leggi; preside alla natura tutta quanta. Giacché, tutto ciò che si manifesta in natura è regolato dalle norme delle concinnitas; e la natura non ha tendenza più forte che quella di far sì che tutti i suoi prodotti riescano assolutamente perfetti. Ma un fine siffatto non sarebbe mai raggiunto senza la simmetria, giacché in tal caso andrebbe perduto quel superiore accordo tra le parti che è a ciò necessario. Una volta che queste nozioni siano sufficientemente acquisite, potremo stabilire quanto segue. La bellezza è accordo e armonia delle parti in relazione a un tutto al quale esse sono legate secondo un determinato numero, delimitazione e collocazione, così come esige la concinnitas, cioè la legge fondamentale e più esatta della natura."( L. B. Alberti, De re aedificatoria, ?????)

Il bello è presente sia nella natura che nelle opere d’arti, ma dovunque esso si manifesti, dipende dalla proporzione e dall’armonia e dall’appropriata disposizione delle parti.

Il suo trattato De Statua secondo Simonelli fu composto tra il 1432 e 1446 circa e redatto originalmente in latino,come afferma anche ???????.

Nel libro Della Pittura vi è scritto: "a bene misurare uno animante si pigli uno quale che suo membro col quale li altri si misurino". È la regola medesima che troviamo impartita nel De Statua, con la differenza che lì a base della proporzine è secondo insegna Vitruvio, la misura del piede.

TROVARE IL PASSO CHE LUI DÅ DELL’UOMO TRE BRACCIA

Nel passo seguenti scrive l’Alberti: "Vitruvio architecto misurava la larghezza del homo coi piedi, amme pare cosa più degnia l’altre membra si riferiscono al capo, benché ò posto mente quasi comune in tutti li huomini che il piede tanto è lungo quanto dal mento al coculuzzo del capo."

 

 

Ma veramente nel Della Statua la misura "a mento ad summam verticem capitis" non è esattamente un piede, sebbene otto decimi di un piede. Sembrerebbe dunque, che il passo del della Pittura rettificasse la misura precisa, data nel Della Statua per la "maggior convenienza" della testa a quest’ufficio di misura, adottando un criterio di aprossimazione di misura, come l’Alberti soggiunge, "quasi comune in tutti li huomini". Tale conclusione è del Parrochi, il quale cerca di giustificare l’ipotese che il Della Statua fosse antecedente al Della Pittura.

Ritornando al contesto del De Statua, secondo l’Alberti la somiglianza si ottiene nella statua "mediante due risoluzioni". A queste due risoluzioni corrispondevano i due sistemi o regole per rilevarle, e cioè la misura (dimentio) e il porre de’ termini (finitio). Scopo della "finitio" nella scultura era di misurare i rapporti mutevoli tra le varie parti del corpo a seconda dei movimenti che compie, mentre scopo della "dimentio" era quello di stabilire i rapporti costanti.

"Le quali regole, come io dissi, son due, la misura ( dimensio) cioè, ed il porre de’ termini (finitio). Trattaremo adunque primieramente della misura, la quale certamente non è altro che una stabile e fermo e certo avvertimento e notamento, per il quale si conosce e mette in numeri e misure, l’abitudine, proporzione e corrispondenza, che hanno infra loro tutte le parti del corpo l’una con l’altra, così per altezza come per grossezza, e quella che esse hanno ancora con tutta la lunghezza di esso corpo." (LEON BATTISTA ALBERTI De Statua II )

"Il porre de’ termini è quel determinamento o stabelimento che si fa del tirare tutte le linee, e dello svolgere, del fermare gli angoli, gli sfondi, i rilievi, collocandogli tutti con vera e certa regola a’ luoghi loro. (...) Infra la misura e il porre de’ termini, ci è questa differenza, che la misura va dietro, e ci dà e piglia certe cose più comuni ed universali, le quali sono più fermamente e con più stabilità insite nella natura ne’ corpi, come sono le lunghezze, e grossezze, e le larghezze delle membra: e il porre de’ termini ci dà le momentanee varietà delle membra causate dalle nuove attitudini, e movimenti delle parti, e ce ti insegna porre e collocare." (LEON BATTISTA ALBERTI De Statua IV)

Con queste regole si poteva in primo luogo individuare qualsiasi punto della superficie della statua anche coprendola. In secondo luogo si poteva fare di qualsiasi dimensione, anche grande come una montagna, la terza caratteristica era che si poteva fare una metà in un luogo e l’altra metà in un’altro luogo. " Con questa regola si potrà a grandissima distanza di tempo rifare una statua esattamente".

Una certa confusione sorge dalla terminologia di Alberti nelle misurazioni del De Statua perchè egli sostituì il termine "gradus" della Tabulae Dimensionorum Hominis per quello "unceola" nel suo "exempeda". Ed egli sempre usa "gradus" per referire le divisioni del suo "finitorium" nel disco. Nel primo contesto il "gradus" è l’equivalente all’ "unceola", nel secondo no. La "finitio" ricchiede un’elaborato strumento chiamato "finitorium" che l’Alberti propone allo scultore per il misuramento ed il proporzionalmento della statua, e che si assomiglia con l’astrolabio che egli usò per mappare la città di Roma.

Dal punto di vista strumentale, gli elementi del rudimentale apparecchio sono gli stessi: un cerchio, un’asticella ruotante imperniata al centro del cerchio e un filo a piombo per garantire l’orizzontalità del cerchio medesimo. I termini fondamentali coincidono nei due testi: "horizon" e "radius". "ambitum circuli istius extremanque circuitionem partes divido coequales similes partibus quas in astrolabio iscribunt astronomi" (De Statua editato dal Janitschek in latino), e " huius horizontis ambitum in partes divido coequales et numero sint octo et quadraginta quas partes gradus appellabimus" (in L. Vagnetti, la "Descriptio urbis Romae", in ‹‹Università degli Studi di Genova-Istituto di elementi di architettura e rilievo dei monumenti›› quaderno 1, ottobre 1968, pg.60) ed anche il ragionamento procede paralello nei due testi. Le parti che si chiamano "gradi", suddividono il cerchio in parti eguali, e a loro volta si suddividono in parti minori, che si chiamano "minuti"; nella Descriptio, i minuti sono 4 (invece di 6) per ogni "grado" e 48 i "gradi" in tutto. Ma è facile vedere la coincidenza grafica tra un orizzonte di 32 "gradi" di 6 "minuti" ciascuno, come nel De Statua. Dove semmai una più minuta ripartizioni dei "gradi" deriva dalla necessità di una maggiore raffinatezza dello strumento in relazioni alle grandi distanze, problema che nella verifica delle proporzioni della statua e del corpo umano non si pone.

Difatto il suo strumento è una specie di "regolo" (regula) diviso in sei parti che egli chiama "modine del piede" (exempeda) che deve essere della stessa lunghezza della figura da misurare: "la lunghezza di tal regolo, noi la divideremo in sei parti uguali, e dette parti chiameremo piedi (pedes), e dal nome de' piedi chiameremo questo regolo il modine del piede (exempeda). Rivideremo poi di nuovo ciascuno di questi piedi in dieci parti uguali, le quali parti piccole noi le chiameremo once (unceolae). Sarà adunque tutta la lunghezza di questo modine sessanta di queste once. Di nuovo rivideremo ciascuna di queste once in altre dieci parti uguali, le quali parti minori, io chiamo minuti (minuta). Da queste divisioni ci averrà che tutto il modine sarà di sei piedi, e questi piedi saranno seicento minuti, e ciascuno piede solo sarà cento minuti." (LEON BATTISTA ALBERTI De Statua III )

"E perchè la cosa sia mediante gli esempi più manifesta, (...) ho preso questa fatica, di descrivere cioè le misure principali che sono nell'uomo. E non le particolari solo di questo o di quell'altro uomo; ma per quanto mi è stato possibile, voglio porre quella esatta bellezza, concessa in dono dalla natura, e quasi, con certe determinate porzione donata a molti corpi, e voglio metterla ancora in scritto, imitando colui che avendo a fare apresso a’ Crotoniati la statua della Dea, andò scegliendo da diverse Vergini, e più di tutte l'altre belle, le più eccelenti, e più rare, e più onorate parti di bellezze che egli in quelle giovine vedesse, e le messe poi nella sua statua. In questo medesimo modo io scelti molti corpi, tenuti da coloro che più sanno, belissimi, e da tutti ho cavate le loro misure e proporzioni;delle quali avendo poi insieme fatto comparazione, e lasciati da parte gli eccessi degli estremi, se alcuni ve ne fossero che superassino, o fossero superati dagli altri, ho prese da diversi corpi e modelli, quelle mediocrità, che mi son parse le più lodate. Misurate adunque le lunghezze, e le larghezze, e le grossezze principali e più notabili, le ho trovate che sono così fatte. Conciossiachè le lunghezze delle membra sono queste:" (LEON BATISTA ALBERTI De Statua V)

(unceolae)

ALTEZZE DEL PAVIMENTO PIEDI GRADI MINUTi

 

La maggiore altezza sino al colo del piedi è........ _____ 3 ____

 

La altezza di fuori del tallone...................... _____ 2 2

 

La altezza di dentro del tallone....................... _____ 3 1

 

La altezza sino al ritiramento sotto la polpa..... _____ 8 5

 

La altezza sino al ritiramento

sotto il rilievo dell’osso, che è sotto

il ginocchio dal lato di dentro..... 1 4 3

 

La altezza sino al musculo ch’è

nel ginocchio dal lato di fuora................. 1 7 0

 

La altezza sino a’ granelli ed alle natiche...... . 2 6 9

 

La altezza sino all’osso sotto il quale

sta appiccata la natura............................. 3 0 0

 

La altezza sino alla appicatura della coscia...... 3 1 1

 

La altezza sino al bellico........................ 3 6 0

 

La altezza sino alla cintura...................... .. 3 7 9

 

La altezza sino alle poppe, e

forcella dello stomaco...... 4 3 5

 

La alteza sino alla fontanella della gola............. 5 0 0

 

La altezza sino al nodo del collo...................... 5 1 0

 

La altezza sino al mento................... ..... 5 2 0

 

La altezza sino all’orecchio................................ 5 5 0

 

 

La altezza sino al principio

de’ capelli in fronte.......................... .......... 5 9 0

 

La altezza sino al dito di

mezzo della mano spenzoloni................... ..... 2 3 0

 

La altezza sino alla congiuntura di

detta mano pendente....................... 3 0 0

 

La altezza sino alla congiuntura

del gomito pendente.......................... . 3 8 5

 

La altezza sino all’angolo

più alto della spalla......................... ............... 5 1 8

 

 

LE LARGHEZZE CHE SI MISURANO DALLA DESTRA ALLA SINISTRA

 

La maggior larghezza del piede........................ 0 4 2

 

La maggior larghezza del calcagno................... 0 2 3

 

La maggior larghezza infra sporti de’ talloni...... 0 2 4

 

Il ritiramento, o ristrignimento sopra i talloni....... 0 1 5

 

Il ritiramento del mezzo della

gamba sotto il musculo...... 0 2 5

 

La maggior grossezza al musculo della gamba..... 0 3 5

 

Il ritiramento sotto la grossezza

dell’osso al ginocchio........ ..... 0 3 5

 

La maggior larghezza

dell’osso del ginocchio........................ ... 0 4 0

 

Il ritiramento della coscia

sopra il ginocchio.............................. 0 3 5

 

La maggior larghezza al

mezzo della coscia...................... ......... 0 5 5

 

La maggior larghezza fra i mucoli

dell’appiccatura della coscia............. ....... 1 1 1

 

La maggior larghezza fra amendui i fianchi

sopra l’appiccatura della coscia............... .... ____ _____ _____

 

La maggior larghezza nel petto

fra l’appiccatura delle braccia.......................... 1 1 5

 

La maggior larghezza fra le spalle................ .. 1 5 0

 

La largheza del collo........................................ _____ _____ _____

 

La larghezza fra le guance.................................. 0 4 8

 

La larghezza della palma della mano................ _____ _____ _____

 

LE LARGHEZE DEL BRACCIO, E LE GROSSEZZE SONO MEDIANTE I LORO MOTI DIVERSI, PUR COMUNEMENTE SON QUESTE:

 

La larghezza del braccio

nell’appiccatura della mano.............................. 0 2 3

 

La largheza del bracio

dal musculo, e gomito........................................ 0 3 2

 

La larghezza del braccio

di sopra sotto la spalla......................................... 0 4 0

 

LE GROSSEZE CHE SONO DALLE PARTI DINANZI A QUELLE DI DIETRO

 

La lunghezza che è dal

dito grosso al calcagno......................................... 1 0 0

 

La grosseza che è, dal collo del piede

all’angolo del cal cagno........................................... 0 4 3

 

Il ritiramento sotto il collo del piede.......................... 0 3 0

 

Il ritiramento sotto il musculo

a mezzo della gamba............................................... 0 3 6

 

Dove il musculo della gamba

esce più in fuori......................................................... 0 4 0

 

Dove esce più in fuori

la padella del ginocchio............................................. 0 4 0

 

La maggior grosseza nella coscia................................ 0 6 0

 

Dalla natura allo sporto delle mele.............................. 0 7 5

 

Dal bellico alle reni....................................................... 0 7 0

 

Dove noi cinghiamo...................................................... 0 6 6

 

Dalle poppe agli sporti delle reni..................................... 0 7 5

 

Dal gorgozzule al nodo del collo............................... 0 4 0

 

Dalla fronte al di dietro del capo................................... 0 6 4

 

Dalla fronte al buco dell’orecchio....................... _____ _____ _____

 

La grossezza del braccio

all’appiccatura della mano..........................................._____ ______ _____

 

La grosezza del braccio

al musculo sotto il gomito........................... _____ _____ _____

 

La grossezza dal musculo

sotto l’appiccatura del braccio ................................. _____ _____ _____

 

La maggior grossezza della mano.......................... ______ _____ _____

 

La grossezza delle spalle ........................................... 0 3 4 "

 

È probabile che l’Alberti aveva in mente il suo "exempeda" per essere usato in congiunzione con il braccio, se si considera la sua osservazione nel Della Pittura che le membra di un’uomo medio sono simmetricamente relatate in 3 braccia d’altezza in congiunzione con il precetto del De Statua che la figura umana è divisa in 6 piedi. Sotto queste circunstanze ogni braccio è equivalente a due piedi albertiani ed ogni "unceolae" è l’equivalente ad uno soldo fiorentino.

La compatibilità matematica dei due sistemi è basata nella divisione del braccio in 20 soldi e consequentemente nella suddivisione del soldo in 12 denari (20:12=10:6=5:3)

L’exempeda è diviso in 6 piedi, e ogni piedi è suddiviso in 10 unceolae (6:10=3:5). La semplicità del rapporto tra il sistema del braccio e l’exempeda è chiaramente dimostrato dal quattrino, il quale era la minore divisione generalmente usata del sistema fiorentino.

Il rapporto tra un quattrino ed un braccio è di 60:1, quello tra l’unceolae ed l’exempeda è pure 60:1; il rapporto tra un quattrino e 1/3 del braccio è 20:1, lo stesso per un unceolae e 1/3 dell’exempeda o due piedi albertiani; quello tra un quattrino e 1/6 del braccio è 10:1, lo stesso è per un‘unceolae per un piede albertiano.

Vi è una piccola tabella appesa in tre copie manoscritte del De Statua chiamata De Componenda Statua o meglio, secondo l’intitulatio negli altri manoscritti, Breve Compendium De Componenda Statua, molto interessante per il nostro argomento sebbene sembra essere un po’ corrotta dal suo compilatore. La tabella è basata nei manoscritti Magliabechiano II. IV. 39, Riccardianus 927 e Ambrosianus 0.80 sup., e è stata pubblicata dalla Simonelli.

" Aliae altitudines hominis a vestigio dimensae in partibus quinquaginta quattuor ut puta quae gradus liceat appellari:

A mento ad summam radicem capillorum in fronte gr. 6

A vestigio ad summam radicem capillorum in fronte gr.54

Ad furculam iuguli gr.45

Latitudo in furcula iuguli gr.12

Ad mammillas et furculam stomachi gr.39

Ad umbilicum gr.33

Ad os sub quo pendet pubis gr.37

Ad medium coxae gr.21

Ad articulum qui est in genu gr.15

Ad medium tibiae gr.9

Ad collum pedis altitudo a vestigio gr.3

A vestigio capitis ad summus

verticem qui gradus additur propter eius gr.55

LEON BATTISTA ALBERTI De Statua I

"E che lo Statuario potesse fare tante ecellenti e maravigliose opere, a caso piuttosto, che mediante una ferma regola, e guida certa, cavata e tratta dalla ragione? Io mi risolvo a questo, che di qualsivoglia arte, o disciplina, si cavino dalla natura certi principij, e perfezioni, e regole; "

LEON BATTISTA ALBERTI De Statua II

"Delle quali cose è nostra intenzione di trattare,cioè in che modo, con qual regola ferma, certa, e vera, si possino imitare e ritrarre delle atittudini. Le quali regole, come io dissi, son due, la misura ( dimensio) cioè, ed il porre de'termini ( finitio). Trattaremo adunque primieramente della misura, la quale certamente non è altro che una stabile e fermo e certo avvertimento e notamento, per il quale si conosce e mette in numeri e misure, l'abitudine, proporzione e corrispondenza, che hanno infra loro tutte le parti del corpo l'una con l'altra, così per altezza come per grossezza, e quella che esse hanno ancora con tutta la lunghezza di esso corpo."

LEON BATTISTA ALBERTI De Statua III

"Ma sia nondimeo qualsivoglia la lunghezza di tal regolo, noi la divideremo in sei parti uguali, e dette parti chiameremo piedi, e dal nome de'piedi chiameremo questo regolo il modine del piede. Rivideremo poi di nuovo ciascuno di questi piedi in dieci parti uguali, le quali parti piccole noi le chiameremo once.Sarà adunque tutta la lunghezza di questo modine sessanta di queste once. Di nuovo rivideremo ciascuna di queste once in altre dieci parti uguali, le quali parti minori, io chiamo minuti. Da queste divisioni ci averrà che tutto il modine sarà di sei piedi, e questi piedi saranno seicento minuti, e ciascuno piede solo sarà cento minuti."

LEON BATTISTA ALBERTI De Statua IV

"Il porre de'termini è quel determinamento o stabelimento che si fa del tirare tutte le linee, e dello svolgere, del fermare gli angoli, gli sfondi, i rilievi, collocandogli tutti con vera e certa regola a' luoghi loro. (...) Infra la misura ....e il porre de' termini, ci è questa differenza, che la misura va dietro, e ci dà e piglia certe cose più comuni ed universali, le quali sono più fermamente e con più stabilità insite nella natura ne' corpi, come sono le lunghezze, e grossezze, e le larghezze delle membra: e il porre de' termini ci dà le momentanee varietà delle membra causate dalle nuove attitudini, e movimenti delle parti, e ce ti insegna porre e collocare."

LEON BATISTA ALBERTI De Statua V

"E perchè la cosa sia mediante gli esempi più manifesta, ...ho preso questa fatica, di descrivere cioè le misure principeli che sono nell'uomo.E non le particolari solo di questo o di quell'altro uomo; ma per quanto mi è stato possibile, voglio porre quella esatta bellezza, concessa in dono dalla natura, e quasi, con certe determinate porzione donata a molti corpi, e voglio metterla ancora in scritto, imitando colui che avendo a fare apresso a' Crotoniati la statua della Dea, andò scegliendo da diverse Vergini, e più di tutte l'altre belle, le più eccelenti, e più rare, e più onorate parti di bellezze che egli in quelle giovine vedesse, e le messe poi nella sua statua. In questo medesimo modo io scelti molti corpi, tenuti da coloro che più sanno, belissimi, e da tutti ho cavate le loro misure e proporzioni;delle quali avendo poi insieme fatto comparazione, e lasciati da parte gli eccessi degli estremi, se alcuni ve ne fossero che superassino, o fossero superati dagli altri, ho prese da diversi corpi e modelli, quelle mediocrità, che mi son parse le più lodate. Misurate adunque le lunghezze, e le larghezze, e le grossezze principali e più notabili, le ho trovate che sono così fatte. Conciossiachè le lunghezze delle membra sono queste:"

 

LEON BATTISTA ALBERTI VI De re aedif. 93v p.446

 

"Definiremo la bellezza come l'armonia tra tutte le membra, nell'unità di cui fan parte, fondata sopra una legge precisa, per modo che non si possa aggiungere o togliere o cambiare se non in peggio".

 

 

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