MUSEO DELLA FOTOGRAFIA               
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VOL. XXX, N umber two --------------------- WASHINGTON AUGUST, 1916

The National Geographic Magazine

in italiano

 

Queste torri erano certamente abitazioni fortificate. Di solito erano situate in posizioni strategiche: all’ingresso di una pianura, vicino ai guadi dei fiumi o su un inaccessibile picco di montagna e sempre una dall’altra a distanza di segnalazione. Sono state trovate tracce di circa 5000 Nuraghi .Vicino a questi Nuraghi di solito si trovano le tombe degli abitanti. Queste sono chiamate “le tombe dei Giganti”,e sono camere sufficientemente larghe e lunghe dai 30 ai 40 piedi, per tetto una lastra di roccia ed i lati lastre o ruvide pareti. I corpi erano probabilmente sistemati in posizione seduta. Di fronte c’erano dei cerchi di un diametro di 40 piedi, circondati da pietre, questi erano senza dubbio per sacrifici e riti di sepoltura.

Un’altro tipo di tombe trovato in Sardegna è quello di piccole grotte tagliate nella roccia, come quelle nei cimiteri preistorici trovati in Sicilia. In queste tombe e nei Nuraghi sono stati trovati dei Sarcofagi fatti generalmente di marmo, anche idoli piccole figure di bronzo alte dai 4 ai17 pollici, immagini di cani , pipistrelli, scimmie ed altri animali ,molto grezzi nell’esecuzione e grotteschi nella forma; medaglie,monete, vasi,ornamenti, armi ed oggetti di terracotta e vetro. Molti di questi ultimi si possono antidatare alla occupazione Romana. Alcuni di questi ritrovamenti ,oggetti, gioielli si possono vedere nel Museo a Cagliari. Il primo insediamento Punico è quello di cui si ha una esatta conoscenza. La Sardegna era conosciuta come il centro di produzione di grano dei Cartaginesi verso il 500 B.C. Nel238 B.C i Romani la conquistarono e da allora fu conosciuta per il rifornimento di grano. I Romani costruirono molte città e strade e i ruderi dei loro monumenti, templi e sepolcri sono tuttora protetti. I Bizantini conquistarono la Sardegna dai Romani e la mantennero sino al decimo secolo, quando i Saraceni ne presero possesso e vennero a loro volta cacciati dai Pisani. Tracce della influenza Pisana si notano nelle belle chiese Romaniche che sono ancora ben preservate. In alcune chiese il lato gotico architettonico mostra l’influenza Spagnola, che avvenne dopo la resa dei Pisani a Genova, e quindi a James secondo di Aragona. Nel 1708 Cagliari si arrese agli Inglesi, ma nella guerra di successione Spagnola l’isola divenne dominio della Austria. In fine, dopo molti altri cambiamenti, fu data al Duca di Savoia, che se la ammise col titolo di Re di Sardegna.

Cosi non è strano che la lingua del popolo sardo contenga elementi di tutte le lingue delle razze che hanno conquistato l’isola. I dialetti,ce ne sono cinque o sei, sono un misto di Latino,Spagnolo e Italiano con un po’ di arabo e tracce di altre antiche lingue. Ad Alghero si parla catalano; in alcuni paesi latino,e a Carloforte, nella costa sud ovest, prevale il dialetto Genovese.L’italiano comunque oggigiorno è insegnato ai bambini nelle scuole, mentre gli uomini lo apprendono durante il servizio militare.

Per conoscere a fondo la vera vita degli abitanti di questa isola cosi isolata bisogna visitare i suoi paesi. Nella metà est dell’isola, tra le montagnose valli e nei piccoli paesi è la che vivono i veri Sardi Qui li puoi trovare in ottima salute e di bell’aspetto, generosi, ospitali, uomini d’onore e piuttosto poveri. La buona educazione è portata talvolta all’estremo. Spesso quando si passa attraverso un paese le donne , i bambini, i vecchi, seduti sui gradini delle porte di casa si alzano e ti augurano “buon viaggio”; o se capita a mezzogiorno “buon appetito”. Anche ai ragazzi viene insegnato a togliersi il berretto quando passano dei forestieri; se capita che uno passi di li in automobile e si fermi per fare qualche foto, una folla di giovanetti spunta fuori intorno alla macchina, tutti ansiosi di essere ritratti. Rifiutare una tazza di caffè o di liquore quando si è in visita in una casa è grande scortesia e anche i piu poveri hanno qualcosa da offrire. Parlando in generale sembra che i paesani si sentano in qualche modo maltrattati e che non realizzino i loro diritti. Vediamo l’atteggiamento del tutto inusuale dell’uomo nel caso che segue: mentre andavamo in macchina lungo la strada che conduce a Cagliari, vedemmo di fronte a noi un uomo sul suo cavallo. Subito smontò in gran fretta e, tenendo il cavallo per le redini, scese nel profondo fossato ai margini della strada. Quando la macchina lo raggiunse l’uomo era così interessato nella macchina, che forse vedeva per la prima volta, che dimenticò il cavallo che con un balzo nel fossato gli venne addosso rovesciando lui e le sue bisacce da sella nel fango. Quando noi ci fermammo per esaminare il danno fatto e per aiutarlo a risalire lui era molto compiaciuto e si profondeva molto nel chiedere scusa per averci disturbato e diceva: scusatemi, scusatemi è stata colpa mia.

La musica in Sardegna ha una caratteristica: non tutta ritmo e vivacità come in Sicilia o in altre regioni del Sud ma suoni lenti e monotoni che ricordano molto le musiche del Sud Africa. Spesso di una lunga canzone si canta una sola frase della melodia come un canto di lamento. La fisarmonica è lo strumento favorito, e di Domenica o nei giorni di festa gli abitanti si riuniscono nella piazza principale, formano un cerchio e vanno avanti e indietro ballando al suono della sua musica. Alcuni dei più giovani aggiungono passi più complicati, uscendo talvolta dal cerchio, e ballando con la loro dama; ma l’intero effetto è dignitoso e composto. Ogni paese o villaggio ha la suo particolare festa per celebrare il Santo Patrono o qualche altra festività religiosa.

La festa più conosciuta è la Festa di San Efisio,festa nazionale dell’isola. La cerimonia si svolge in forma di processione da Cagliari a Pula, un villaggio lontano 9 miglia, con ritorno a Cagliari. Il Santo era un ufficiale nell’esercito di Diocleziano e per la sua conversione al cristianesimo fu decapitato a Pula .Il primo di Maggio la processione parte per tornare il 4 di maggio. La sfilata è composta da uomini a cavallo in divisa della antica milizia sarda, che scortano la statua del Santo, che è preceduta da musicisti che suonano le”launeddas”, un antico strumento fatto di tre o quattro canne di differente lunghezza e simili alle zampogne dei tempi antichi.

Nella regione intorno ad Iglesias dove stanno le miniere, gli operai festeggiano ogni anno la festa di Santa Barbara, la festa del fuoco il cui risultato è quasi sempre una gran bevuta di vino, seguita da un paio di giorni di assenza dal lavoro, cosi da recuperare. I costumi dei sardi sono una delle più grandi attrazioni. Sono ricchi,armoniosi anche se brillanti e colorati, ogni paese ha i sui esclusivi che non cambiano mai,cosicché gli uomini e le donne sono riconosciuti per gli abiti che indossano. Sfortunatamente le giovani generazioni stanno adottando l’abbigliamento europeo,ed è difficile trovare molte città in cui gli abitanti indossino gli abiti originari. Ci sono pochi, piccoli paesini nelle montagne vicino a Nuoro, dove la ferrovia non è ancora arrivata, e qui è molto interessante vedere le donne e le bambine vestite nello stesso modo. Le gonne di solito sono molto ampie, in alcuni paesi pieghettate a fisarmonica con caratteristici ornamenti,camicie bianche con ampie maniche e sopra queste corti corpetti aperti sul davanti o allacciati intorno alla vita . Solo in un paese hanno le stesse combinazioni di colore, forse una gonna rosso scuro e il corpetto in rosso brillante ed in blu acceso, una striscia diagonale di ciascun colore che si incontra sul didietro, ed una cuffia dei due brillanti colori. In alcuni costumi la caratteristica principale è il fazzoletto di un colore brillante che copre la testa; in altri un velo bianco piegato indietro o tenuto a posto da una catena d’argento sotto il mento, in altri posti è il grembiale caratteristico per forma o per colore. I più elaborati costumi sono naturalmente conservati per le feste e hanno ricami fatti a mano e sono spesso di pesanti sete e di broccati, talvolta con meravigliose sciarpe di pizzo e veli piegati dietro sulla testa. I gioielli sono molto elaborati, enormi bottoni d’oro al collo, grandi orecchini e pendenti. Costumi e gioielli sono quasi sempre tramandati da generazione a generazione. I costumi degli uomini di solito consiste di ghette di lana bianca, pantaloni ampi lunghi o corti, un ampio davantino di stoffa nera indossato intorno alla vita anche questo di differenti lunghezze. Le giacche possono essere corte o lunghe ma tutte hanno bottoni d’argento sul davanti. I pastori indossano pelli di pecora,che è stata rasata, per tutto l’anno, anche d’estate, ed affermano che scacci la malaria. In qualche distretto gli uomini indossano un berretto a punta che ricorda un berretto frigio lungo e stretto come una calza che arriva quasi in vita; si indossa o sopra le spalle o piegato sulla cima della testa e di notte può essere usato come cuscino. E’ adatto per contenere qualsiasi cosa dal pane al tabacco da fiuto che era indispensabile per i sardi più vecchi. Una strana consuetudine di alcuni degli uomini più giovani e quella di farsi crescere i capelli al centro della testa ad una lunghezza di 15 pollici e dopo arrotolarli a forma di ciuffo sulla fronte come pompadour.

Tra i migliori prodotti sardi c’è da ricordare il formaggio fatto col latte di capra usato generalmente da tutti gli italiani. I vini sono anch’essi noti per la loro robustezza . Una interessante esportazione è quella del sughero che viene preso ogni 5 anni dagli alberi da sughero ; l’estrazione lascia i tronchi rossi e nudi, li possiamo vedere in tutta l’isola. Molte pecore , capre, maiali, bestiame e cavalli sono qui allevati e poi venduti in continente. L’industria mineraria è certamente la più importante, i principali metalli qui prodotti sono:piombo e zinco. Iglesias, nell’estremo angolo ovest dell’isola, è il centro della attività mineraria dell’isola. Le miniere danno lavoro a circa 15000 operai, e il prodotto è prossimamente di 60000 tonnellate di piombo e 120000 di zinco concentrati. Sono anche prodotti in piccola quantità argento, ferro, antimonio, rame e carbone. Notevole di essere menzionata è la pesca del tonno nelle acque dell’isola di San Pietro. In primavera banchi di questi pesci passano nel Mediterraneo ed una grande quantità viene catturata con le reti e viene portata a Carloforte dove ci sono grandi stabilimenti per l’inscatolamento

L’isola è anche nota per la buona caccia. Il muflone, un incrocio fra una pecora selvaggia ed un cervo vive tra le montagne e si trova solo sull’isola; ci sono anche alci e daini. Ma la più famosa di tutte le cacce è quella del cinghiale selvaggio. Qui ,nell’isola ci sono pernici, beccacce,beccaccini,quaglie,ed anitre selvagge tutti in grande quantità. I fiori spontanei sono molto belli e non c’è mese in cui non fioriscano in grande varietà. Tra questi le orchidee, i narcisi, i gigli, i gladioli, gli iris, i ciclamini, la digitale, i papaveri e i piselli odorosi. Nei mesi estivi, da Maggio a Settembre non c’è pioggia. Durante l’inverno le piogge sono abbondanti e spesso accompagnate da forti venti

Nella parte nord dell’isola cade molta neve e sta sul terreno anche per un mese; ma nella parte sud non nevica quasi mai e raramente ghiaccia. Nei giardini le rose ,gli eliotropi, le calle, i nasturzi, l’edera, i gerani,le margherite e molti altri fiori fioriscono tutto l’inverno. E’ durante l’estate che cessano le fioriture.

I mesi migliori per visitare l’isola sono Maggio, Giugno ed Ottobre. In questo periodo la campagna è al suo meglio;i verdi campi coltivati, la profusione di fiori spontanei, il clima meno volubile e le strade che sono state coperte di ghiaia o di frantumi di roccia da Dicembre a Febbraio, sono in perfette condizioni.

fine

Traduzione

 La redazione MUFO

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