MUSEO DELLA FOTOGRAFIA               
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Bologna

Galleria d'Arte Moderna

La natura della natura morta - fotografia. Da Fox Talbot ai nostri giorni

1 dicembre 2001 - 1 aprile 2002


Hippolyte Bayard, Bouquet, 1847


 

La rilevanza dei reciproci influssi intercorsi nell'arte tra pittura e mezzo fotografico nel periodo che va da metà dell'Ottocento fino ai nostri giorni, viene messa in luce nella rassegna dedicata all'indagine del tema "natura morta" in ambito fotografico.
La mostra - composta interamente da più di 140 vintages, stampe originali d'epoca provenienti da importanti collezioni pubbliche e private italiane e straniere - documenta le numerose sperimentazioni, sia compositive che tecniche che hanno contribuito a comporre la parabola evolutiva della storia della fotografia.
Fin dagli inizi, il desiderio dei neofiti di questo strumento è stato quello di vedere il proprio lavoro considerato in tutto e per tutto arte. Il percorso di mostra si propone di sottolineare la posizione di assoluto rilievo che il tema della natura morta assume nella fotografia: lo scatto ha il potere di immobilizzare i soggetti, bloccare un attimo di vita, fermare la transitorietà del quotidiano, documentare la realtà, amplificando il significato simbolico sotteso a questo affascinante motivo. Questo soggetto iconografico è protagonista nella storia della fotografia fin dai primi esempi realizzati intorno al 1830 e può pertanto essere letto come un punto d'incontro elitario tra pittura e fotografia, tra tradizione e sperimentazione. Il repertorio degli oggetti usato in pittura composto per lo più da frutta, libri, vasi, uova, bicchieri e teschi diventa protagonista anche di questi scatti, interpretati dando scarsa importanza al colore e facendo leva sulla connotazione di realismo intrinseca al mezzo fotografico, concentrandosi sui giochi di luce, sugli spazi, sul taglio e la composizione, dando vita a immagini sensuali e accattivanti.
Durante il percorso evolutivo della fotografia si assiste ad un ribaltamento di ruoli nei confronti dell'arte tradizionale: da una condizione di subordinazione come strumento, tecnicamente utile per raggiungere virtuosismi pittorici, a medium del fare artistico contemporaneo. La convergenza tra arte e fotografia si consolida dopo il 1915: illuminante è la frase di Man Ray che afferma "ciò che non posso dipingere fotografo e ciò che non posso fotografare dipingo".
Raffrontandoli con i relativi referenti pittorici e scultorei presenti nella prima parte della mostra - che non a caso conclude il proprio percorso con dei lavori fotografici a testimonianza di uno straordinario dialogo creativo - la rassegna presenta le opere di grandi autori dell'Ottocento come William Henry Fox Talbot, Adolphe Braun, Eugène Cuvelier, Roger Fenton e Charles Nègre così come i lavori dei maestri del Pittorialismo tra cui Heinrich Kühn e Adolf De Mayer, per passare ai protagonisti del Surrealismo come Herbert List e Madame Yevonde. Sono inoltre esposte immagini dei più significativi rappresentanti della Nuova Oggettività come Piet Zwart, Anton Stankowski e Emmanuel Sougez, oltre ai lavori di El Lissitzky, Herbert Bayer, Jaroslav Rössler, Vilém Reichmann, Ddrahomìr Josef Ruzicka a Man Ray. Infine non mancano i protagonisti del dopoguerra da Wols a Warhol, fino ad arrivare ai lavori di Hockney, Mapplethorpe, Michals, Penn e Sudek.

 

Il catalogo, edito da Electa, è la prima pubblicazione che documenta in maniera esaustiva la storia del genere natura morta indagato attraverso la fotografia. Conterrà una completa documentazione fotografica a colori delle opere e i testi critici di Claudio Marra, Timm Starl e del curatore della mostra Peter Weiermair.

 

Per ulteriori informazioni, vai a:

www.galleriadartemoderna.bo.it/

 

 

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