NEL 1944 ACCADDE...
26 MARZO - Divampano le polemiche sul perche' e per cosa e stata fatta l'azione terroristica partigiana in Via Rasella che ha poi scatenato la ferocia tedesca. GIORGIO AMENDOLA chiede l'approvazione dell'attacco al CLN romano dove SPATARO il rappresentante della DC dimostra subito la sua piena ostilità e disapprovazione al gesto ritenuto folle per le conseguenze che ha provocato, e in molti sensi si dissocia da questo tipo di lotta.
27 MARZO - A ricucire certi strappi, dopo due giorni arriva da Mosca PALMIRO TOGLIATTI. Con un suo programma delinea gli impegni che dovrà assumersi il nuovo PCI e parlando a Salerno il 2 aprile, promuove la costituzione urgente di un "nuovo governo di carattere transitorio ma forte e autorevole con l'adesione dei grandi partiti di massa. Sarà chiamato questo suo intervento "la svolta di Salerno". Ma alcuni programmi, uniti alle difficoltà della guerra ostacolano la sua azione politica, perchè gli Alleati stanno già loro ridisegnando l'Europa e la sua politica. Non solo diffidano dalle forze antifasciste che si sono organizzate, soprattutto comuniste, ma diffidano dello stesso governo Badoglio, che viene tollerato solo perchè legato ancora alla monarchia. Badoglio lo ritengono il meno capace di organizzare un gruppo di potere. Churchill è però cinico, preferisce questo stato confusionale che si è creato in Italia piuttosto che quello organizzato, che in un primo momento sfrutta, poi verso la fine del 1944, vuole smobilitare, disarmare e mandare a casa.
Comunque Togliatti riesce a
compattare il CLN e subito, il 6 aprile, invita il re a far conoscere agli
italiani le sue vere intenzioni di ritirarsi, abdicare o meno. Nello stesso
comunicato rinnova ancora l'invito a formare con urgenza un Governo di Unità
Nazionale senza attendere la fine del conflitto.
Togliatti ottiene subito un primo effetto, gli stessi alleati ora sono loro
stessi a invitare il re ad abdicare, o a favore del figlio UMBERTO o del
nipotino VITTORIO EMANUELE.
12 APRILE - RE VITTORIO EMANUELE III, alla radio annuncia il suo ritiro, affermando che abdicherà a favore del figlio Umberto non appena si sarà liberata Roma e lui potrà far ritorno al Quirinale. Nello stesso giorno BADOGLIO inizia le consultazioni per formare un nuovo governo.
13 APRILE - E' approntato con un
decreto, un Organo (Alto Commissariato per l'Epurazione) per la rimozione di
tutte quelle cariche pubbliche che sono state date sotto il fascismo, quindi la
punizione dei delitti e degli illeciti e gli arricchimenti facili di alcuni
industriali che avevano servito il regime. I controlli verranno poi estesi a
tutte quelle società con capitali che superano i cinque milioni.
Fra i colpiti eccellenti viene subito indicato Giovanni Agnelli della Fiat, che
però morirà il 16 dicembre del 1945, a pochi giorni dall'8 febbraio 1946
quando saranno del tutto abolite le sanzioni.
Un provvedimento che viene largamente disatteso. Se era alquanto
problematico fare queste epurazioni
nelle attività industriali, non era affatto semplice agire dentro nelle
attività pubbliche dove le cariche erano palesi scelte politiche fatte dal
regime.Ma in entrambi i casi nessuno perse una poltrona, tutto continuò come prima.
Nelle prefetture rimasero tutti quelli nominati sotto il fascismo, così nelle
grandi direzioni di enti, istituzioni, banche, tutti i dirigenti rimasero al
loro posto.
Fu uno strano modo questo abbattimento del regime, si erano solo tolti i quadri e i busti di Mussolini alle pareti, ma le persone che contavano, quelle che avevano il potere, restavano al loro posto. La guerra fascisti e antifascisti, quella di scannarsi nelle strade e nei paesi era dei poveri, strumentalizzati, usati, e spesse volte eliminati per ben altri rancori.
Nella classe dirigente sia
pubblica che privata non c'era nemmeno il più piccolo disturbo nè politico nè
di piazza. Imperterriti i prefetti che avevano fino a ieri perseguitato gli
antifascisti rimasero a fare ordine pubblico anche in queste circostanze
tragiche, dove l'imparzialità poteva sembrare istituzionale ma non lo era di
certo quella personale. Erano pur sempre quegli uomini un'espressione di quel
regime.
Se dunque Mussolini era lui il fascismo, e se fascismo era il suo intero
apparato statale e se questo apparato rimaneva tale e quale, il fascismo
restava, seguitava ad essere vegeto dentro lo Stato, e seguiterà a esserlo
anche dopo. Epurazioni non ve ne furono. Ci si tolse solo il distintivo e si
fece finta di nulla. Questa casta di burocrati dissero ai cittadini sbigottiti
- giustificando il perchè si era ancora su quella poltrona - che "il
fascismo era stato un male collettivo e non del singolo". Si proseguì
quindi a operare con il solito potere.
Non fu così invece per i "poveri cristi", convinti che il fascismo era stato un male del singolo e non della massa, e giudicando i fascisti in genere unici responsabili, come dannati si misero a dare la caccia ad altri "poveri cristi", fin quando l'odio salì così alto che alla fine diventarono essi stessi prede da cacciare, nelle valli, ai monti e al piano, dentro le foreste, nelle grotte e nelle caverne. L'Italia si trasformò in una grande arena di fanatici vendicatori, fino all'ultimo sangue.
Mentre l'imperatore senza più impero, il re senza più il regno, la corte, i generali, badavano, senza essere disturbati, all'unica cosa, quella di tenersi stretta la poltrona, riciclarsi. A loro delle idee non importava un bel nulla. Erano realisti non idealisti. Erano stati nel regime tanti "piccoli" Mussolini, molti il regime lo avevano utilizzato o lo avevano servito per servirsene. Gli arricchimenti facili di alcuni erano noti, com'era nota l'onestà di Mussolini e il suo colpire senza pietà gli approfittatori. Li esautorava perfino dai piccoli incarichi. La gente sapeva, non per nulla, davanti alla spudoratezza di alcuni, mormorava "se lo sapesse Lui".
Di epurazioni per il male-governo ce ne furono. Quando questo accadeva, la folla applaudiva. Mussolini offriva alcune volte la carcassa del colpevole per accontentarli e ammansirli, indicando il reo come unico responsabile della corruzione che negli ultimi anni si era allargata a macchia d'olio fra i collaboratori inetti ma boriosi, e che proprio per questo il fascismo stava perdendo consensi.
Tornando a questi anni, quando l'orientamento politico più tardi prese un ben preciso colore e la sostituzioni nelle alte cariche pubbliche cominciò a farle un altro regime. Paradossalmente in alcuni casi si ripescarono proprio quei soggetti epurati per poco nobili affari. Si tornò così a fare una "distribuzione benefica" un gigantesco "ripescaggio" di loschi soggetti, in quella che fu chiamata Prima Repubblica, che duro' ininterrottamente un cinquantennio. Operando per il bene del Paese, ma spesso proseguendo il male, distribuendo cariche dentro il vecchio marcio: insomma come il sistema precedente. Con la differenza che prima c'era un uomo di un regime e tanti beneficiati, per avere da loro il consenso, poi ci furono i tanti beneficiati, da molti uomini che cercavano per sè il consenso (l'immorale clientelismo politico democristiano).
Il popolo era convinto di aver lottato per una trasformazione del potere. Avevano lottato invece solo per quella carcassa buttata in piazza. Basterebbe ricordare le tremende battaglie sindacali che poi seguirono, per avere pane e lavoro, o ricordare la rabbiosa delusione dei tre milioni di uomini (reduci, partigiani, prigionieri) che una volta rientrati, oltre non trovare nemmeno più la carcassa (Lui lo avevano con il gancio del macellaio prima appeso poi fatto sparire) non trovarono nemmeno più le briciole di quel potere e di quelle ricchezze che Mussolini aveva distribuito a certi indegni personaggi, se le erano nuovamente distribuite fra di loro, sotto un altro vessillo.
18 APRILE - Nel regno del sud si forma il CIL, il Corpo Italiano di Liberazione, che si metterà a disposizione degli alleati che coordineranno sia le strutture logistiche sia le azioni di guerra. Non sono partigiani, ma regolari reparti militari che vengono ricostituiti con i nuovi coscritti (salvo essere dichiarati disertori e anche qui fucilati- ne più nè meno come a Salò) dopo il disfacimento e la fuga dell'intero esercito italiano l'8 settembre.
24 APRILE - Sollecitato da tutte le forze politiche del Paese e seguendo la linea indicata a Salerno da Togliatti, Badoglio vara il suo primo governo di Unità Nazionale proprio a Salerno dove troviamo fra gli altri lo stesso Palmiro Togliatti ministro senza portafoglio, SALVATORE ARDISIO (DC) agli Interni, RUIZ ARANGIO (PLI) alla Giustizia, mentre Badoglio tiene per se' quello degli Esteri.
4 GIUGNO - Finalmente un
contingente dei reparti delle truppe alleate al comando del generale CLARK
liberano Roma dopo essere rimasti in stallo per quasi 5 mesi, con delle
motivazioni che rimangono un mistero per tutti. Militarmente potevano con un po'
più di impegno e mezzi farlo prima. Politicamente c'erano in gioco altre
componenti.Mancano 24 ore allo sbarco di
Normandia, ma quello che deve far notizia è la "caduta di
Roma", è questa notizia che deve andare sui giornali e nelle radio di
tutto il mondo. Roma oltre che la capitale storica dell'intero
Occidente e capitale della cristianità, è soprattutto la capitale del
fascismo.Anche Berlino apprende la notizia del più grande sbarco della storia, di uomini
e mezzi, e apprendono i tedeschi che si sta dunque avvicinandosi l'ora
più critica della Germania; la caduta di Roma è sentita come l'ora della
disfatta totale.
La caduta e la conquista di Roma - questo Churchill lo sapeva benissimo -
ottiene un effetto psicologico dirompente in Italia, in Germania e in
tutto il mondo, come e più di 100 divisioni.
5 GIUGNO - Con Roma liberata rientra al Quirinale VITTORIO EMANUELE III, che subito, come era nei patti, firma il decreto di abdicazione e nomina il principe UMBERTO luogotenente generale del regno.
6 GIUGNO - A tredici giorni dalla costituzione del primo governo formato da Badoglio, il maresciallo rassegna le dimissioni, e rimette nelle mani di Umberto il mandato, che subito dà inizio alle consultazioni.
E' il grosso errore di Badoglio, che é subito scaricato. Pur dandosi molto da fare con il CCLN di Roma e con gli alleati, a Badoglio il nuovo governo non gli da nessun incarico, ma mandato a casa in pensione, e questa volta con lo stesso tacito consenso degli alleati. Lui davanti a quelli che lo hanno esautorato da ogni incarico, al cospetto dei leader dei più importanti partiti politici, è infuriato, sprezzante, impietoso e persino offensivo. L'eroe, l'ex condottiero, il principe degli intrighi, li accusa di "essere stati chiusi e comodi nei conventi mentre lui si prendeva tutte le responsabilita'".
Non ha lo stile per perdere, ma solo la vocazione dell'arroganza. Dopo ventisei anni primo attore, finisce nella polvere, e finirà anche davanti a un tribunale con l'accusa di non aver difeso Roma ma di essere scappato. Finirà il processo a tarallucci e vino. Badoglio finirà i suoi giorni nella grande magnificente villa e nelle sue tenute, quelle che gli erano state date in dono dal fascismo che aveva all'inizio contrastato, poi amato, poi si era distaccato, infine senza farsi scrupolo, con l'ingratitudine di quanto ricevuto, aveva tradito.
Scompare così (e con lui un sovrano) l'uomo che ha causato una delle più cruenti guerre civili e militari in Italia con 200.000 vittime, reso un inferno la prigionia di 680.000 italiani prigionieri in Germania, altri 650.000 presso gli alleati, sono cadute vittime 70.000 partigiani e assieme a loro 15-50.000 fascisti non si é mai saputo il numero esatto, e che infine ha trasformato l'onore con la sua fuga, in vigliaccheria, se non addirittura in tradimento.
Se Mussolini era mosso da utopistici ideali (l'antibolscevismo era il primo), e si costruì il suo regime dittatoriale tragico nel suo divenire per tutte le sue ingenuità, Badoglio non aveva nessuno di questi ideali, fu solo un cinico calcolatore, re dell'intrigo e un personaggio tragico della storia d'Italia, perfino più responsabile di Mussolini. Tre armistizi nella sua carriera, significa che lui arrivava sempre nel momento giusto come un avvoltoio quando c'era da spolpare gloria, onori e prebende. Il "vincitore delle sconfitte" fu soprannominato. Una figura oscura che non ha dato nulla all'Italia se non sventure e tragedie, superiori a quelle dei 30 tiranni che la storia romana aveva conosciuto diciotto secoli prima. Nella Prima e nella Seconda guerra mondiali 400.000 italiani gli devono la morte. Non gli bastava essere responsabile di Caporetto, volle anche un 8 settembre!
6 GIUGNO - SBARCO IN MORMANDIA - In questa data avviene il più imponente ma anche il più tecnologico sbarco della Storia. Dall'Inghilterra, via mare, via cielo, raggiungono la Francia su 6000 navi di ogni tipo 2.800.000 uomini mentre sopra le loro teste come protezione volano contemporaneamente 13.000 aerei. Il 28-8 arriveranno a Parigi, il 7-3-'45 sul Reno. Ma in Italia dalla stampa che abbiamo visto all'inizio nella nostra prima pagina, sembra quasi che stia vincendo la Germania, mentre questa in effetti sta subendo la piu' grande disfatta della sua storia, aggredita con la stessa tecnica e la stessa strategia che Hitler ha insegnato a tutto il mondo: le truppe aereotrasportate (paracadustisti e alianti) i blitz fulminei, i genieri che ricostruiscono i ponti in un istante, e alle Ardenne aggirano il Vallo Sigfrido come i tedeschi avevano aggirato a suo tempo la Maginot.
Mentre i bombardamenti anglo americani sulle città, che proprio i tedeschi (con gli italiani) avevano inaugurato a Guernica, ora colpiscono al cuore le più belle città germaniche. In effetti senza fare grandi danni all'apparato produttivo tedesco, ma distruggendo anche qui il morale del popolo tedesco che subirà una ecatombe di civili, 900.000 morti. La sola Dresda fu completamente rasa al suolo, 100.000 abitanti pagarono l'errore di un uomo solo, che ormai in questi ultimi mesi é preso da una mania di auto-distruzione, infatti dà ordini di far saltare e distruggere nelle città tedesche, ponti, industrie, ferrovie, magazzini per far terra bruciata agli invasori (questa volta é lui a voler imitare i russi). Ma non avrà scampo. La Germania completamente distrutta, stretta da una imponente tenaglia a ovest con gli alleati e a est con i russi, si avvia alla capitolazione.
10 GIUGNO - PARTIGIANI
ALL'ATTACCO - Disposizioni emanate dal Comando della Brigata Garibaldi.
"Dopo lo sbarco in Normandia gli eserciti alleati avanzano su tutti i
fronti. E giunta l'ora dell'attacco generale per tutte le formazioni partigiane,
per tutti i patrioti, per tutti gli italiani".
Si ordina:
1) che tutte le formazioni garibaldine scendano in campo con tutta la
potenza delle proprie armi, del proprio entusiasmo e del proprio eroismo.
Attacchino i centri, i depositi nemici, lancino in tutte le direzioni pattuglie
di guastatori a insidiare il nemico, a interrompere le sue vie di comunicazione,
a far saltare treni e ponti, a tendere imboscate ai convogli tedeschi. 2)
Che si
estendi ovunque l'autorità partigiana e popolare; occupando paesi e vallate,
scacciandovi tedeschi e fascisti, istituendovi organismi amministrativi popolari
che assumeranno il potere in nome del Governo di Unità Nazionale. 3) Chi ha le
armi, attacchi e combatta, chi non le ha se le procuri, e intanto saboti la
macchina bellica tedesca nemica. Basta un fiammifero per dar fuoco a un deposito...5)
Che non si dia tregua ai tedeschi, ai fascisti e alle spie, che
si sopprimano senza pietà. Chiunque aiuta tedeschi e fascisti, chiunque
combatta contro la patria é un nemico e un traditore e deve essere punito con
la PENA DI MORTE".
I tribunali e le stesse autorità
politiche della RSI, dipendono in tutto e per tutto dal comando tedesco, padrone
assoluto dell'Italia Settentrionale. Questa l'ordinanza per tutti i cittadini:
Si ordina: 1) Compilare un elenco di tutti gli inquilini di una casa e
applicarlo all'interno del portone di ogni edificio, e nell'alloggio nella porta
di entrata.
2) Ogni casa in cui vi siano persone che non figurino nell'elenco verrà subito
data alle fiamme e le stesse persone che vi abitano che hanno dato rifugio
verranno trattate come i ribelli.
3) Chi ha rapporti con i ribelli o presta loro aiuto in qualsiasi maniera,
verrà trattato come ribelle e incorrerà nella pena di morte mediante
fucilazione.
4) Ogni casa in cui vengono trovate armi e munizioni verrà immediatamente
incendiata e i suoi abitanti trattati come al punto sopra. Morte per
fucilazione.
5) Chiunque viene sorpreso all'aperto con indosso armi e munizioni di qualsiasi
tipo, verrà immediatamente con giudizio sommario fucilato sul posto come
ribelle.
6) Chiunque abbia notizia del luogo ove hanno rifugio elementi ribelli e non ne
faccia subito denuncia verrà considerato alla stessa stregua di colui che ha
offerto rifugio.
7) Case, alberghi e locande che accolgono persone, devono subito comunicarlo
alla PS o registrarle negli appositi registri dei forestieri a disposizione
della Pubblica Sicurezza (una norma quest'ultima in Italia mai cancellata, in
contrasto con i Paesi della Unione Europea. Si rischia ancora oggi (1997) di
essere processati se ospitate a casa vostra un cittadino europeo se entro 48 ore
non lo denunciate alla P.S.)
Insomma da come abbiamo visto, fare il partigiano o il repubblichino si rischia la pelle. Non c'e' scampo, sia da una parte della barricata che dall'altra. Ed emerge pure che non fare assolutamente nulla si é accusati di collaborazionismo sotterraneo. Fare una scelta razionale non é possibile Schierarsi da una parte e riuscire a comprendere quella che é diventata ora una guerra politica con i cinici interessi territoriali dei Grandi non é facile. Sia il comune cittadino come per l'intellettuale spinto da una dottrina e da alti ideali, per entrambi la menzogna e la delazione può essere giustificata e trasformata in una generosità , e perfino l'assassinio diventa un'azione eroica.
18 GIUGNO - Viene varato il nuovo Governo di Unita' Nazionale (si insedierà il 15 luglio a Roma). Fra i ministri S.P. De Gasperi (DC), Togliatti (PCI), Corradini (PLI), Ruini (DL9, Cianca (Pd'A), Saragat (PSIUP), Sforza (indipendente). Fra i ministri Tupini (DC) giustizia, Gronchi (DC) industria, Mancini (PSIUP) lavori pubblici, Gullo (PCI) agricoltura.
Assieme agli USA Churchill propone a tutti i componenti del governo di sottoscrivere l'Armistizio Lungo, il cui testo dei vari articoli viene mantenuto segreto. "Prendere o lasciare". E si rimanda la lettura dei contenuti e la questione istituzionale a conflitto finito. E' dura e umiliante la condizione ma bisogna accettare, l'Italia é una nazione sconfitta e ha sopra la testa 13.000 bombardieri pronti a raderla al suolo.