Fauna

La fauna alpina è particolare e variegata, con Specie appartenenti a tutte le Classi del Regno Animali: Pesci, Anfibi, Rettili, Insetti, Uccelli e Mammiferi.
Ci soffermiamo su quelli più noti:

Stambecco (Capra ibex)

Capra ibexLo stambecco appartiene alla Famiglia dei Bovidi, sottofamiglia Caprini. I maschi, più grandi delle femmine, raggiungono la lunghezza di 150 cm, l'altezza da 65-105 cm e un peso di 75/120 Kg. La coda è di 12 cm.
I maschi, inoltre, hanno lunghe corna (anche 90 cm) a forma di scimitarra, con nodosità sulla parte anteriore. Le femmine sono anch'esse provviste di corna, ma più sottili e lievemente incurvate all'indietro, lunghe al massimo 38 cm. L'habitat è costituito dai pascoli montani, fra i 2300 e i 3500 m di altitudine. Nel periodo invernale scende a quote più basse e fino all'inizio dell'estate può stazionare anche nei boschi di conifere. Gli stambecchi vivono in branchi separati: maschi da una parte, femmine e giovani dall'altra. I maschi anziani spesso abbandonano il loro gruppo e vivono solitari. Nel periodo degli amori, cioè in dicembre-gennaio, si acuiscono le lotte tra maschi per il predominio. Dopo 150-180 giorni di gestazione, le femmine partoriscono un solo piccolo. L'allattamento dura circa sei mesi e il giovane stambecco resta a vivere con la madre almeno fino all'anno successivo. Gli stambecchi sono sempre stati cacciati per le qualità terapeutiche attribuite a varie parti del loro corpo. Nelle Alpi, per merito di Vittorio Emanuele III, si istituì nel 1922 il Parco del Gran Paradiso per proteggere questi meravigliosi animali. Nel secondo dopoguerra, grazie al nucleo di esemplari presenti nel Parco, si sono potute effettuare operazioni di reinserimento in altre zone delle Alpi.
 

Camoscio (Rupicapra rupicapra)

Rupicapra rupicapraIl camoscio appartiene alla Famiglia dei Bovidi, sottofamiglia dei Caprini. Il corpo ha una lunghezza di 110-130 cm ed è alto 70-80 cm, la coda è di 3-5 cm e il peso si aggira sui 30-60 Kg. Sono caratteristiche di questa Specie le corna, sottili e piegate a uncino, che possono raggiungere la lunghezza di 30 cm e che sono presenti in entrambi i sessi. In Abruzzo è presente una sottospecie, secondo alcuni una specie diversa, che attualmente viene considerata dal punto di vista evoluzionistico più affine al camoscio dei Pirenei. L'agilità di questo animale nello spostarsi fra le rocce e su terreni impervi è dovuta principalmente alla struttura degli zoccoli, con suola elastica e bordo duro e sottile. L'habitat è costituito dalle zone rocciose e dai pascoli alpini, prevalentemente fra i 1500 e i 2500 m d'altitudine. In inverno scende anche a quote più basse, mentre in estate può spingersi fino a 3000 m. Femmine e giovani maschi vivono in branchi, mentre i maschi adulti sono solitari e solo nel periodo degli amori, combattendo, si conquistano un harem. In questo periodo i maschi diventano territoriali e lasciano, sui tronchi e sui rami, dei marchi odorosi con la secrezione dell'organo ghiandolare situato alla base delle corna. I duelli tra maschi sono lotte cruente a base di cornate. In aprile-giugno, dopo una gestazione di circa sei mesi, le femmine partoriscono un solo piccolo o, più raramente, due. I piccoli vengono allattati dalla madre per circa due mesi, ma già ad un mese di vita iniziano a brucare da soli le erbe più tenere dei pascoli alpini. All'età di sei mesi incominciano a condurre vita autonoma, pur restando ancora nel branco delle femmine e dei giovani.
 

Marmotta (Marmota marmota)

Marmota marmotaLa marmotta appartiene all'Ordine dei Roditori e alla Famiglia degli Sciuridi. Il corpo è lungo 50-60 cm, la coda 13-16 cm; peso di 4-8 Kg. Il pelo è corto e liscio, di colore marrone giallastro. La testa è grande e arrotondata, le orecchie piccole, le gambe piuttosto corte. La coda, corta e pelosa, termina con un ciuffo nero. Sul labbro superiore sono presenti folti baffi. Le montagne aperte, tra i 1500 e i 3000 m di altezza, sono il regno della marmotta. Colonizza i ripidi pendii privi di vegetazione, le praterie e le zone rocciose, purché ben soleggiate e adatte allo scavo di tane. Si nutre di vegetali, che rosicchia al modo dei conigli. Vive in gruppi di 10-15 individui e si può facilmente vedere di mattina presto al limite delle nevi perenni alla ricerca di cibo. Molto frequenti i comportamenti amichevoli, come il "grooming" (la pulizia reciproca), il "greeting" (forma di incontro e di saluto) e il gioco. Importante la comunicazione: il vocalizzo più noto è il grido di allarme emesso da una "sentinella", che ha varie intensità a seconda del grado di pericolo e provoca differenti risposte da parte del gruppo. D'inverno le marmotte vanno in letargo. Si rifugiano tutte insieme in una grossa tana scavata in profondità e composta da un lungo tunnel e da una camera. La quasi ibernazione dura circa sei mesi, durante i quali l'attività metabolica subisce un notevole rallentamento: il numero degli atti respiratori scende a 1 ogni 2 minuti, la temperatura corporea a 3 gradi circa. Al risveglio dal letargo inizia il periodo degli accoppiamenti. La gestazione dura 35-42 giorni e la cucciolata è composta di 2-6 piccoli, che vengono allattati per 4 settimane e raggiungono la maturità sessuale solo al secondo anno di vita.
 

Ermellino (Mustela erminea)

L'ermellino appartiene all'Ordine dei Carnivori e alla Famiglia dei Mustelidi. La sua presenza è distribuita in Europa (tranne l'Europa meridionale), in Asia settentrionale e centrale fino al Giappone e nel Nord America.

Mustela erminea in livrea invernaleMustela erminea in livrea estiva

Il corpo misura 14-21 cm, la coda è lunga 8-9 cm; il peso è di 50-200 g. Le zampe sono corte. Il pelo è superiormente di colore marrone, inferiormente è giallo o bianco giallastro. In inverno, il pelo diventa bianco candido: solo la punta della coda è sempre nera. Il suo habitat è costituito dai boschi e dai campi coltivati, in montagna e in collina. La sua attività si svolge soprattutto durante la notte, ma si può vedere attivo anche di giorno. E' un abile arrampicatore e un ottimo nuotatore. Caccia topi, ratti e uccelli. Può anche catturare piccoli pesci. A volte ruba le uova dai nidi degli uccelli. Se in pericolo, emette dalle ghiandole poste alla base della coda una sostanza maleodorante. Si accoppia in estate, ma l'insediamento dell'ovulo nella placenta è ritardato, cosicché la femmina partorisce solamente in aprile-maggio dell'anno successivo, dopo una gestazione di 9-10 mesi. Una cucciolata è composta generalmente di 4-5 piccoli. Il nido è di solito situato in fessure delle rocce, in vecchi edifici o in tane sotterranee.
 

Aquila reale (Aquila crysaethos)

Aquila crysaethosL'aquila reale è un Rapace di grande taglia, con un'apertura alare che sfiora i 220 cm ed un peso che può arrivare nelle femmine addirittura a 6 kg. In Italia l'aquila, costruisce il nido normalmente su pareti (raramente su alberi) spesso inaccessibili e a quote considerevoli (a seconda dell'ambiente, sulle Alpi tra i 1000 ed i 2500 m). Il nido è spesso posizionato in aree strategiche dove possa accedervi senza particolari dispendi energetici. L'aquila infatti, ha bisogno di un territorio di caccia vicino al sito di nidificazione dove, una volta catturata la preda, lo sforzo per trasportarla al nido risulti minimo. Le prede preferite delle aquile che vivono lungo la catena alpina sono principalmente: marmotte, volpi, lepri, giovani ungulati (stambecchi e camosci), e tra gli uccelli, pernici e galli forcelli. L'aquila depone solitamente 2 uova (raramente 1 o 3) che vengono covate per circa 45 giorni; i giovani, una volta nati vengono nutriti principalmente dalla femmina, il maschio solitamente ha il compito di procurare il cibo, spesso anche per la compagna. I giovani aquilotti restano sul nido per circa 70 giorni e l'involo avviene generalmente in luglio. Sovente in covate di due pulcini, uno soccombe, ucciso dal fratello più forte (generalmente la femmina). Questo comportamento è ancora poco compreso: pare sia frequente anche quando per la coppia adulta vi è un'abbondanza di prede che permetterebbe la sopravvivenza di entrambi i giovani, è comunque possibile l'involo di entrambi i giovani.
 

Gracchio alpino (Pyrrhocorax graculus)

Pyrrhocorax graculusIl gracchio alpino è caratterizzato dalla livrea uniformemente nera, dal becco giallo e dalle zampe rosso-arancione. Questo corvide è piuttosto comune sulle Alpi ed è spesso rinvenibile intorno ai rifugi o bivacchi, intorno ai quali è solito consumare i resti alimentari abbandonati dagli escursionisti. La dieta ed il comportamento alimentare sono differenti a seconda della stagione. In estate la dieta è esclusivamente animale e gli Insetti sono le prede preferite, in modo particolare le cavallette. In autunno il quadro alimentare muta radicalmente. Infatti, il gracchio sfrutta l'abbondanza stagionale di bacche e piccoli frutti e consuma quindi grandi quantità di ginepro, crespino e rosa canina. Animale gregario, vive in gruppi di numerosi individui. In volo i gracchi non temono confronti. Registrazioni radio, effettuate cioè controllando i movimenti di alcuni animali su cui era stata fissata una radiotrasmittente, hanno permesso di valutare con una certa attendibilità la velocità media tenuta da questi uccelli in picchiata: 90 km/h, con punte di velocità massima che raggiungono i 130 - 140 km/h. D'altra parte i gracchi, sfruttando l'agilità di volo, riescono spesso a disturbare senza subire danni anche i grandi rapaci come aquile reali e gipeti.
 

Vipera (Vipera aspis)

Vipera aspisLe vipere italiane appartengono alla Famiglia dei Viperidi ed al Genere Vipera, caratteristico dell' Europa, del Nord-Africa, del Medio Oriente. La Vipera aspis o Vipera comune è presente dalle aree planiziali fino ad oltre 2500 m di quota, un po' in tutti gli ambienti. La vita a grandi quote delle vipere è possibile in quanto si tratta di animali ovovivipari: le uova non vengono deposte nel suolo ma trattenute nel ventre materno fino alla schiusa; la madre, esponendosi al sole, mantiene le uova a temperature convenienti, molto maggiori di quelle medie a queste quote, permettendone lo sviluppo. Non è un caso che i pochi rettili che vivono in quota siano prevalentemente ovovivipari. La vipera è un animale schivo, molto legato al territorio. Inizia l'attività da marzo, quando i maschi vagano alla ricerca di una compagna. In questo periodo, essi sono meno accorti ed è più facile incontrarli. Passato il periodo degli accoppiamenti, le vipere si spostano poco e cacciano piccoli mammiferi, più raramente piccoli uccelli. Quando la preda giunge a tiro, il serpente la morde e la lascia andare. La vittima cerca allora di allontanarsi, ma ben presto soccombe all'azione del veleno. Nel frattempo la vipera ha iniziato a seguire la scia odorosa lasciata sul terreno dalla preda, e la segue con precisione grazie alla lingua che capta le particelle odorose e le porta a contatto con l'organo, situato sul palato, specializzato nella ricezione degli odori (motivo per cui i serpenti hanno la lingua biforcuta e molto mobile). In breve il serpente raggiunge la preda ormai morta e la ingerisce intera partendo dalla testa, poi si reca in luogo riparato dove inizia la lenta digestione. La Vipera aspis è diffusa solo in Francia, Svizzera e Italia. Nel nostro Paese sono presenti 3 sottospecie: sulle Alpi è diffusa la Vipera aspis atra, che presenta una colorazione quanto mai varia, che va dal nero al beige al rosso mattone, il più delle volte con disegni dorsali scuri molto evidenti.
 

Gallo forcello (Tetrao tetrix)

Tetrao tetrixIl fagiano di monte, spesso conosciuto come gallo forcello o semplicemente forcello, è uno dei rappresentanti della fauna alpina più emblematici. Nonostante le notevoli dimensioni e la vistosa livrea del maschio adulto, è di abitudini schive e viene raramente osservato dagli escursionisti. Infatti passa la maggior parte del tempo celato fra gli arbusti del sottobosco, involandosi solo se costretto. Le occasioni migliori di avvistamento si hanno in primavera, quando i maschi effettuano con notevole frequenza le loro parate nuziali, particolarmente spettacolari: infatti è possibile osservare anche decine di maschi sulla medesima area (arena) dare luogo a scontri alternati all'emissione di richiami caratteristici, inoltre possono essere individuati anche dagli osservatori meno esperti se posati su terreno innevato o sulla cima di un larice. I forcelli sono molto difficili da avvistare in piena estate, quando la muta del piumaggio li rende poco propensi all'involo, spingendoli a rifugiarsi nel folto della vegetazione. La specie è caratterizzata da un forte dimorfismo sessuale nel piumaggio, infatti il maschio adulto presenta un abito nero con riflessi metallici bluastri, una barratura alare bianca ed una coda con una tipica forma a lira. Le femmine, di dimensioni minori, presentano una livrea più dimessa, con una colorazione mimetica bruno-rossiccia e mentre la coda accenna appena un abbozzo di curvatura. Il fagiano di monte è ben adattato al rigido clima alpino e riesce a trarre vantaggio dall'abbondante innevamento invernale dei luoghi in cui vive. Si ripara infatti in ricoveri che scava nella neve e dai quali esce solo un paio di volte al giorno per nutrirsi: ciò gli consente di ridurre al minimo sia le perdite di energia per dispersione sia le possibilità di essere localizzato dai predatori. I forcelli sono poligami e la femmina depone in una cavità poco profonda del terreno, tappezzata di foglie, 6-11 uova che cova per 24-29 giorni. Molto sensibile al disturbo prodotto dall'uomo, diviene assai vulnerabile in presenza di un disordinato sviluppo delle attività del tempo libero in montagna.
 

Gipeto (Gypaetus barbatus)

Gypaetus barbatusConosciuto anche con il nome di Avvoltoio barbuto o Avvoltoio degli agnelli, il gipeto, con un'apertura alare compresa tra i 265 e i 285 cm, è attualmente il più grande fra i rapaci presenti in Italia. Il suo aspetto è caratteristico: le ali e la coda sono grigio-scuro, la testa, il collo e le parti inferiori sono di colore chiaro, da bianco a rossastro. La testa in particolare, è molto caratteristica per la presenza di baffi neri e rigidi che scendono ai lati del becco e per la colorazione gialla dell'iride e rossa dell'anello perioculare. Avvoltoio tipico delle regioni montuose, il gipeto frequenta pareti rocciose, valloni e altipiani che costituiscono il suo habitat naturale. La conformazione fisica del suo corpo gli permette di sfruttare perfettamente le brezze, anche minime, che risalgono i versanti e percorrono le valli montane. Nessun altro rapace, nemmeno l'aquila reale, riesce a manovrare fra le montagne con la leggerezza del gipeto. Animale longevo, vive generalmente in coppie, fedeli per la vita, in ampi territori. La fase riproduttiva è abbastanza lunga, la deposizione avviene verso febbraio, la cova dura circa 53 giorni e solo verso metà luglio l'unico giovane allevato arriva ad involarsi. La specie necessita di vasti territori montuosi con adeguate risorse alimentari, rappresentate principalmente da carcasse di animali selvatici o domestici morti per cause naturali, generalmente camosci o stambecchi. Del tutto inoffensivo: si nutre soprattutto di ossa, che spesso ingoia intere o dopo averle frantumate lasciandole cadere sulle rocce. L'ultimo esemplare italiano fu ucciso sulle Alpi occidentali nel 1913. Il gipeto è al centro di un progetto di reintroduzione che riguarda tutti gli Stati della cerchia alpina: Francia, Italia, Svizzera e Austria. Dal 1986 sono stati immessi in libertà esemplari, dopo un'adeguata preparazione, in aree ritenute idonee al rilascio, con la speranza che ciò possa favorire la costituzione di un nucleo naturale numericamente valido per la sopravvivenza della specie. In Italia le zone che sono state scelte per la reintroduzione del gipeto sono il Parco Nazionale dello Stelvio e il Parco Naturale delle Alpi Marittime.

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