La
missione dell'IRCCS identificata dal Ministero della Sanità è esplicitamente
riabilitativa, con preminente attenzione agli aspetti terapeutici farmacologici
e non farmacologici. Come per tutti gli IRCCS del territorio nazionale,
l'attività di ricerca deve essere rivolta ad aspetti con un'immediata
ricaduta clinica. A questo mandato istituzionale si aggiunge quello
morale derivante dall'ispirazione cattolica degli ospedali dei Fatebenefratelli.
Il malato di Alzheimer versa invariabilmente in una condizione di fragilità non
solo cognitiva, ma anche fisica, familiare, sociale e, spesso, economica. Gli
interventi devono essere quindi diretti a tutta la Persona malata, non ad aspetti
parcellari della malattia. La centralità della Persona nella malattia è il
cardine su cui è stato fondato sin dagli inizi il Centro Alzheimer e su
cui è stata costruita tutta l'attività clinica e scientifica. Testimonianza
ne sia l'ampio spettro della produzione scientifica, che spazia dagli aspetti
genetici e neurobiologici a quelli più squisitamente clinici, a quelli
psicologici, a quelli del caregiving.
Quando nel 1991 è nato il Centro Alzheimer, pochi medici si dedicavano
alla cura dei malati di Alzheimer e ancor meno si dedicavano alla ricerca. Con
l'aumento della sensibilità sociale e dei finanziamenti pubblici, numerosi
centri neurologici e geriatrici hanno iniziato a occuparsi di Alzheimer, spesso
con ottimi risultati in particolare sul versante della ricerca. Tuttavia, ciò che
crediamo contraddistingua ancora il Centro Alzheimer è l'approccio globale
al Malato - Persona, per cui la malattia non è comprensibile unicamente
sulla base della risonanza magnetica del cervello, o di esami neurobiologici,
o della prestazione ai test neuropsicologici, o di altre indagini più o
meno sofisticate, bensì dall'integrazione di tutte queste informazioni
da parte di un occhio sensibile, colto e attento.
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