il
Teatro delle Ariette
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Teatro
di Terra
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con il lavoro
di Sui campi arati
in autunno, quando il sole è obliquo, guardando
controluce si vede un numero infinito di sottilissimi fili di bava tesi
tra zolla e zolla, dalla terra alla terra, come una ragnatela. Non so
chi li faccia questi fili. "Facciamo
il pane in un forno che ci siamo inventati, facciamo la polenta in un
paiolo di rame, tagliamo formaggio e ortaggi, facciamo il teatro in un
altro modo, chissà se è teatro.
Mettiamo gli spettatori (pochi e chissà se sono spettatori) seduti in una specie di cerchio con davanti i bicchieri, il vino, l’acqua, il pane e ci stiamo seduti anche noi. Poi ci sono le piccole e le grandi cose della nostra vita, quelle vicine vicine e quelle lontane, fatti insignificanti e tragedie, la terra e l’amore e la guerra. Prima di tutto l’incontro, chissà se è teatro, in fondo siamo contadini. Eppure c’è una ragnatela di fili sottilissimi che unisce tutto, che ci unisce tutti, uomini, bestie, semi e frutti e foglie. Forse è per questo che ci ritroviamo attorno al “teatro di terra”, per domandarci cosa è che ci unisce, quali dolori, quali gioie, quale destino abbiamo in comune su questo mondo-trottola. Insieme mangiare, bere, piangere e ridere mentre il tempo passa e ci lascia inevitabilmente diversi da quello che eravamo un’ora prima, prima di incontrarci, eppure tutti egualmente prigionieri di quella ragnatela di fili che unisce i segni, le azioni, le parole e le cose . Teatro delle Ariette in coproduzione con Festival Volterrateatro
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