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Notizia della settimana dal 26/03/00 al 02/04/00

  NEL QUADRO C'E' UN ENIGMA 

 

Da sempre gli artisti si sono divertiti a usare la propria tecnica per tentare di ingannare lo spettatore. Non si sa se leggenda o verità, ma la vicenda della gara tra Zeusi e l’allievo Parrasio, i due pittori più famosi dell’antica Grecia, è un esempio illuminante: fecero la scommessa su chi riuscisse meglio a rappresentare la realtà. Zeusi portò quindi dei grappoli d’uva, dipinti con tale abilità che gli uccelli volarono sulla tela per beccarli. Parrasio mostrò invece un quadro sul quale era dipinta una tenda: il rivale pensò che fosse vera e nascondesse il dipinto e incitò il compagno a levarla. Se uno aveva saputo ingannare gli uccelli, l’altro però ottenne la vittoria ingannando il suo stesso maestro. 

Holbein dipinse una mosca  sperando che venisse presa per  vera. Un inganno riuscito. 

La storia dell'arte è piena di trabocchetti come questo: il pittore tedesco Hans Holbein (1497 - 1543), dovendo trasferirsi da Basilea in Inghilterra, volle lasciare una prova della sua abilità e su un ritratto che aveva da poco ultimato dipinse una mosca. Fu felice quando seppe che il committente, prima di accorgersi dell'inganno, aveva cercato di scacciare l'insetto dalla tela con una spazzola. 

 

Ma Holbein si spinse oltre: un inganno ottico per cui è divenuto famoso si trova nel quadro I due ambasciatori (1533): rappresenta due personaggi che posano per un ritratto appoggiati a uno scaffale con strumenti musicali e scientifici. Al centro del quadro, appoggiato a terra, appare un oggetto curioso. una specie di osso di seppia. Solo se ci si sposta e si osserva il quadro di lato l'osso di seppia si trasforma in immagine: un teschio, simbolo sia dell'intelletto, sia della vanità delle scienze, che, sembra voler dire Holbein, nulla possono contro la morte. 

«Lo stratagemma di Holbein si chiama anamorfosi», spiega Manfredo Massironi. docente di Psicologia generale all'università di Verona, «I’anamorfosi è una conseguenza dello studio delle regole prospettiche ed è una scoperta contemporanea di artisti tedeschi e italiani intorno al XV secolo. Leonardo e Durer, per esempio, hanno eseguito disegni anamorfici proprio in quel periodo».

 

Prospettive distorte 

Un'altra anamorfosi famosa, infatti, è presente in un'incisione di Erhard Schon, allievo di Durer, del 1538: un paesaggio intricato che, visto di lato e con l'occhio molto vicino al foglio, svela quattro ritratti: quelli di Carlo V, Ferdinando I, Clemente VII e Francesco I. 

In sostanza l'anamorfosi è un disegno che si ottiene proiettando una figura regolare e ben proporzionata su una superficie fortemente inclinata. Il disegno, così deformato, apparirà irriconoscibile, ma se lo si osserva da una posizione molto laterale, riappare. In questo caso si parla di anamorfosi "diottrica”. Quella "catottrica" invece, si ottiene quando le figure deformate tornano ad apparire regolari se riflesse su specchi conici o cilindrici. 

 

 

Magie riflesse

Lo specchio, che fin dal Medioevo era simbolo di magia e occulto, è lo strumento ideale per nascondere immagini. Il fiammingo Jan Van Eyck dipinse un ritratto dei"Coniugi Arnolfini" in cui i due si trovano nella loro ricca stanza nuziale. Se si guarda attentamente la parete di fondo, però, si scorge uno specchio circolare con l'immagine riflessa dei due coniugi di spalle e altre due figure, una delle quali (in rosso) è l'artista stesso che si inserisce nel dipinto.

Ma la scoperta più sorprendente (e più recente) riguarda altre immagini nascoste: sono quelle inserite nei dipinti dal pittore spagnolo El Greco (1541-1614) e rintracciate da Marco Sambin, docente di Psicologia dinamica all'università di Padova. «Si tratta per lo più di figure di animali (pecore. ma soprattutto cani). ma anche di organi sessuali femminili, attraverso i quali El Greco vuole descrivere la complessità della vita, sganciandosi dalla visione statica e "bigotta della Controriforma”, dice Sambin.

 

Donne partorienti 

Così, per esempio, nel ritratto di frate Parravicino, il religioso ha la mano destra appoggiata su un bracciolo che, in realtà, è un perfetto profilo di cane accovacciato. L'altra mano, invece, è immersa nelle pagine di un libro che però, a ben vedere, è una vagina. Nel “Seppellimento dei conte di Orgaz", la metà superiore dei quadro (cielo) è separata da quella inferiore (terra) da una strettoia che è il ventre di una donna in procinto di partorire. «II ventre materno torna spesso come passaggio tra divino e umano, in aperto contrasto con il mercato delle indulgenze che El Greco voleva criticare e, cosa nuovissima per l'arte occidentale, viene raffigurato il parto come momento che accomuna tutti gli esseri viventi», dice Sambin. 

 

 

Rebus d’amore 

I Messaggi cifrati sono anche quelli affidati ai rebus che, noti già a Greci e Latini, vissero. tra Quattrocento e Cinquecento, una stagione d'oro: si usava mandare infatti all'amata/o un oggetto (accompagnato o meno da una scritta) che, ben interpretato, esprimesse un messaggio languido. Come quello di un cavaliere spagnolo che, temendo che l'amata. di nome Ana. si maritasse a un altro, le mandò un anatroccolo, in spagnolo "anadino". Il messaggio era chiaro: Ana - dì - .no". La trovata non poteva mancare in pittura: cosi anche Lorenzo Lotto (14801556), nel ritratto di Lucina Brembati, inserisce un rebus: in alto a sinistra, in mezzo alla Luna, scrive le lettere C e I. La soluzione è semplice: Lu – CI – na è il nome della donna. 

 

Notizia e foto tratte da "Focus"  


 

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