Notizia della settimana dal 09/01/00 al
16/01/00
LE
AMAZZONI
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DONNE
GUERRIERE
Intrepide
combattenti che intimorivano i nemici
Pur
non avendone mai vista nessuna, a memoria d'uomo, presso gli antichi
Greci le amazzoni erano fonte di terrore. Il loro stesso nome
intimoriva, poiché significava "senza seno", in riferimento
alla leggenda secondo la quale questa terribile razza di donne
guerriere si amputava una mammella per poter meglio scagliare la
lancia e usare l'arco.
Sempre
irraggiungibili
Più
mito che realtà, queste guerriere erano menzionate da Omero (la loro
regina si era schierata con Troia e aveva contribuito a uccidere
l'eroe greco Achille) ma restavano inafferrabili. A mano a mano che i
Greci esploravano le terre circostanti, il loro presunto territorio si
spostava al di là del mondo conosciuto.
Gli
archeologi e gli storici sono arrivati alla conclusione che i Sarmati,
che vivevano più o meno nell'attuale Polonia, potrebbero aver
ispirato le leggende greche di coraggiose donne‑soldato, poiché
le donne sarmate combattevano nell'esercito e venivano seppellite con
le armi.
Le
amazzoni fecero la loro ultima apparizione in battaglia all'inizio del
Novecento, durante la guerra dei Boeri, in Sudafrica. L'unità
femminile delle "Amazzoni boere" combatté a fianco dei
compatrioti contro gli inglesi dal 1899 al 1902, con ottimi risultati
nelle azioni di guerriglia. Da allora il nome originario, se non il
coraggio, delle donne combattenti è scomparso dalla storia militare.
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Un
gruppo di "amazzoni" vere e proprie fu l'esercito femminile
del Dahomey (oggi Benin), nell'Africa occidentale. il re del Dahomey,
Gezo, stabilì che a una certa età (probabilmente 18 anni) tutte le
ragazze del regno dovessero arruolarsi.
Quelle
con il fisico adatto venivano sottoposte a un addestramento ferreo, al
cui termine dovevano superare (nude!) una siepe di spine alta 5 m e un
mucchio di legna in fiamme. Gezo formò il suo corpo speciale di donne
per una ragione abbastanza semplice, benché irritante per noi
moderni: le donne non erano mai state indipendenti e quindi avrebbero
obbedito agli ordini in ogni caso. Le soldatesse erano considerate
mogli del re, anche se soltanto per proteggerle dalle attenzioni
altrui. C'era però anche un'altra ragione. Il Dahomey aveva sempre
avuto donne guerriere e Gezo aveva notato che esse combattevano più a
lungo e meglio di molti uomini.
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La
battaglia più importante fu anche l'ultima a cui parteciparono. Nel 1851
Gezo attaccò i suoi nemici, che in questo caso erano rappresentati dalla
tribù degli Egba, presso Abeokuta. A un certo punto una divisione di
poche centinaia di donne mise in fuga 3 000 guerrieri Egba e poi, di
fronte a forze quindici volte superiori, accettò lo scontro con un'altro
esercito di difensori, i quali dovettero scalare montagne di morti prima
di riuscire ad annientare quelle terribili donne.
La
battaglia finale
Nel
sanguinoso assalto morirono in tutto circa 5 000 amazzoni. Benché le
perdite dei nemici fossero cinque volte superiori, l'esercito femminile
era stato terribilmente indebolito e la sua scomparsa fu accelerata dal
crescente risentimento degli uomini del Dahomey di fronte al divieto di
sposare le donne più belle del Paese fino a quando non avessero lasciato
l'esercito, a 35 anni.
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LA
FANCIULLA DI SARAGOZZA
La
città di Saragozza era assediata dagli eserciti di Napoleone e
continuamente sottoposta al fuoco nemico. Mentre i soldati
demoralizzati incominciavano ad abbandonare la postazione, una ragazza
spagnola di 22 anni, Augustina Domonech, si impadronì di un cannone e
incominciò a rispondere al fuoco dei francesi, giurando che non
avrebbe lasciato l'arma finché fosse stata in vita.
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L'eroica
azione di Augustina riportò i soldati spagnoli al loro posto e la
battaglia riprese. Otto mesi più tardi, nel febbraio del 1809, Saragozza alla fine cadde, oppressa dalla potenza e dalla tenacia dei
francesi. Augustina fuggì dalla città distrutta e continuò a
combattere per la Spagna.
Lord
Byron celebrò la fanciulla di Saragozza nel suo poema Il
pellegrinaggio del giovane Aroldo, e il suo coraggio le guadagnò
l'amore e il rispetto di tutti.
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Augustina
continuò la guerriglia contro i francesi. Nel 1813, assalita dai
banditi, ne uccise due, cavandosela con una ferita alla guancia, che,
secondo le sue parole, “era solo un brutto graffio”.
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Notizia e foto tratte dal "Grande
libro dei fatti curiosi e incredibili"
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