La seduzione della clonazione

La clonazione è un argomento che spesso e volentieri trova spazio sul tam-tam dei mass media. Ed è ovvio, in quanto si contrappongono due ingredienti: il fascino di una sorta di passaporto per l'immortalità (che è uno spunto sempre riproponibile); e le problematiche etiche e sociali legate all'argomento (che possono sempre essere collegate alla prima).

La tradizione degli antichi egizi, poi ricordata da Ovidio (Metamorfosi, XV) e da Dante (Inferno, XXIV) parlava della fenice (Phoinix dei greci): un uccello dalle penne rosse, bianche e dorate che, giunto a tardissima età, si bruciava sopra un rogo di legni odorosi per poi risorgere dalle proprie ceneri. A questa leggenda si ispirarono gli scrittori cristiani quando della fenice fecero un simbolo della risurrezione.
Poi, arrivarono i mass media...

Nel 1978, David Rorvik pubblicò un libro che raccontava la storia della clonazione di un miliardario americano. Anche se gli esperti negarono tale possibilità, ne nacquero molte polemiche ed i mass media ebbero una ricca serie di spunti da proporre all’opinione pubblica. Ira Levin, con un libro che divenne bestseller, affrontò la questione in termini provocatori, ipotizzando la possibilità di clonare Adolf Hitler. Dallo stesso libro, fu tratto il film I ragazzi venuti dal Brasile.

nemesi: locandina del 6 giornoIl Sesto Giorno (regia: Roger Spottiswoode USA, 2000), prende spunto da una domanda attorno alla quale si sviluppa la vicenda: cosa provereste se una persona in tutto e per tutto identica a voi, ricordi, abitudini e gusti compresi, prendesse il vostro posto?

In un ipotetico quanto prossimo futuro, non esistono più malattie incurabili, l'immortalità è a portata di mano, le specie animali non corrono più il rischio di estinguersi ed il problema della fame è stato risolto con gli alimenti transgenici che hanno invaso i supermercati. Quello che ci attende, è dunque un mondo "perfetto" dal quale la sofferenza è stata bandita e dove anche il proprio cane può essere clonato, così come la moglie, il marito o i figli...
La Replacement Technologies, è una società con attività molto diversificate: quelle legali comprendono la clonazione animale; quelle illegali, con gli inevitabili risvolti (c'è il potente senatore contrario alla clonazione, ma che alla morte del figlio scopre una possibilità...), comprendono la clonazione umana a termine, cinque anni, poi si fa un nuovo clone.

Il Sesto Giorno doveva essere ambientato intorno a 2020. Ma una serie di scoperte scientifiche ha fatto cambiare idea agli sceneggiatori che si sono orientati verso un prossimo futuro: la clonazione di una scimmia nell'Università dell'Oregon; l'approvazione di un programma di clonazione canina, Missilicity, della Genetic Saving and Clone; il progetto Soil Catcher che prevede l'impianto di un microprocessore nella testa di un neonato per registrarne l'intera vita.

«Ci siamo trovati un po' in imbarazzo quando ci siamo resi conto che l'ipotetico futuro in cui la storia era ambientata ci avrebbe messo meno di cinque anni a diventare il nostro presente» (Roger Spottiswoode).

In realtà, il risultato proposto agli spettatori si è rivelato un flop al botteghino. E la ragione è probabilmente collegata ad una sceneggiatura approssimativa, sostanzialmente ricalcata da un guazzabuglio di soggetti molte volte riproposti, e classificabili in tre linee guida:

Come si vede, la filmografia sull'argomento si dimostra abbondante ed articolata, tanto da rendere comuni e forse futuribili molte fantasie.
Quanto segue, non ha né la pretesa né lo scopo di discutere le problematiche etiche legate alla clonazione umana; piuttosto, è un piccolo contributo per fornire un minimo di conoscenze per non aggiungere nuovi spropositi agli spropositi (si vede per esempio la lettura "mamme a 70 anni") in cui incorrono molti "opinionisti".

nemesi: stella marina La clonazione è un processo naturale: un batterio può suddividersi ripetutamente producendo - a parte le mutazioni casuali - un gran numero di batteri uguali a sé stesso, ossia cloni del primo.
Una stella marina fatta a pezzi e immersa in acqua, genererà nuove stelle marine complete a partire da ogni frammento.
Gli organismi animali più complessi, invece, si riproducono per via sessuale: le femmine producono gli ovuli che verranno fecondati dagli spermatozoi maschili. Ognuna di queste cellule contiene metà del corredo cromosomico necessario per generare la nuova vita. L’ovulo fecondato inizierà poi a riprodursi innumerevoli volte per produrre un nuovo organismo, che avrà le caratteristiche ereditate da entrambi i genitori e, dunque, non sarà un clone. Questo è generalmente vero anche per i gemelli: per lo più derivano da due ovuli distinti che vengono fecondati separatamente. Qualche volta, però, accade che un ovulo fecondato si divide producendo due colonie cellulari che si sviluppano indipendentemente, in un processo che si concluderà con due gemelli che avranno lo stesso aspetto, lo stesso sesso e gli stessi cromosomi: sono uno il clone dell’altro e prendono il nome di gemelli monozigòti.
Nell’allevamento dei cavalli, già da anni, è possibile produrre, a distanza di anni, il clone di un campione, ricorrendo al delayed twinning (gemellaggio ritardato): un embrione, nei primi stadî della sua formazione, viene diviso in due metà, delle quali una è subito trasferita nell’utero, dove moltiplicandosi diventa un cavallo. L’altra, conservata sotto azoto liquido (-195 0C), può essere trapiantata molto più tardi, per produrre l’esatta copia del gemello ormai vecchio o forse morto. Così, nel 1998, a Los Angeles, una donna divenuta madre grazie alla fecondazione extrauterina, utilizzando un secondo ovulo della precedente fecondazione, ha dato alla luce il fratello del figlio nato sette anni prima.

Per produrre un clone, in teoria, può essere sufficiente una qualsiasi cellula tratta da un organismo. Infatti, il codice genetico di ogni cellula vivente, contiene le informazioni necessarie per "costruire" l’intero organismo. Tuttavia, durante il processo di formazione dell’embrione, le cellule iniziano a differenziarsi per specializzarsi nelle cellule che formeranno i vari organi. Durante questa fase, quindi, ogni singola cellula si conforma secondo la sua futura funzione. Le altre informazioni genetiche, capaci di produrre cellule con funzioni diverse, vengono inibite, ma sono sempre presenti, conservate nel codice genetico della cellula. E’ questa caratteristica che permette di clonare un intero organismo a partire da una qualsiasi cellula. In ogni caso, il clone crescerà ad un ritmo del tutto normale, giacché non sarebbe possibile, in alcun modo, aumentarne la velocità di sviluppo. Questo significa che l'idea - proposta ne Il Sesto Giorno - di "quasi-cloni preformati", mancanti solo dei tratti somatici da aggiungere a richiesta, è del tutto ridicola: un clone non è una macchina con pezzi prefabbricati da assemblare. i geni cominciano ad operare in modo concertato già dalle prime fasi dello sviluppo embrionale, e questo processo non può essere segmentato a tempo.

In conseguenza di un’informazione superficiale, esasperata dai mass media in cerca di prospettive a sensazione, è stata suggerita l’idea che la clonazione sia una strada verso l’immortalità. In un prossimo futuro, i nostri figli o i nostri curatori legali potranno farci ricostruire (questo termine è appropriato) a partire da una nostra cellula...
Purtroppo, il clone non sarebbe noi: sarebbe solo un gemello identico nato successivamente! Né d’altra parte è certo che avrebbe le nostre stesse attitudini e capacità. I soli geni, infatti, non sono sufficienti a formare la personalità, che è condizionata anche dall’ambiente in cui si sviluppa l’individuo. Un nostro clone, probabilmente nascerebbe dopo qualche decennio dalla nostra nascita. Quindi vivrebbe in un ambiente sociale del tutto diverso, che non offrirebbe le stesse opportunità e difficoltà avute dall’originale, sicché il clone subirebbe influenze che tenderebbero a renderne la personalità molto diversa dalla nostra.

Ira Levin, nel suo libro, immaginava che alcuni nazisti rifugiati in Sud America, avessero completato un progetto ideato dal dottor Mengele, il folle medico che nel lager di Auschwitz-Birkenau usava gli ebrei come cavie. Grazie ad alcune cellule prelevate dal corpo di Hitler, vennero clonati 94 bambini, poi affidati a coppie con caratteristiche simili a quelle dei genitori di Adolf ed i cui padri adottivi vennero a tempo debito eliminati per riprodurre il trauma subìto dal ragazzo all’età di 14 anni... Piuttosto "complicato", vero?

In ogni caso, il nostro clone, si svilupperà presumibilmente in un utero femminile, e la "madre" fisiologica produrrà ormoni in concentrazioni differenti dalla madre biologica. Non è del tutto nota l’influenza dei fattori ormonali, ma è possibile che, in qualche modo, ne potrebbero condizionare lo sviluppo, per esempio, facendo sì che si esprima (si attivi) un gene piuttosto che un altro.

In conclusione, è molto improbabile che pur avendone le cellule a disposizione, potremmo avere un altro Hitler. Tuttavia, si potrebbe pensare di ottenere un originale quando sarà possibile ricorrere ad innesti di memoria (che per il momento sono una fantasia). Ma anche in questo caso non avremmo comunque l’originale, bensì una copia con i nostri ricordi: anche se fosse convinto di essere noi (come proposto ne Il Sesto Giorno), non sarebbe noi! Peccato? Forse no. Vi immaginate come cambierebbe la nostra morale se non fosse così? Una persona è vittima di un incidente stradale, oppure ha una grave malattia? Perché preoccuparsi: preleviamo alcune sue cellule e ricostruiamola!

In un futuro non molto lontano, con tutta probabilità un uomo verrà clonato, a dispetto della legge e delle norme etiche, però non è affatto certo che le copie saranno del tutto indistinguibili dall'originale: come in un processo di copia con la vecchia carta carbone, piccole imperfezioni differenzierebbero l'originale dalla copia. Ma questo potrebbe non essere un problema...

Presso gli indiani d'America, in caso di carestia o di epidemie, erano normali le pratiche dì infanticidio, giustificate dalla convinzione che in qualsiasi momento l'anima di un neonato poteva passare ad un altro neonato.
Alcune tribù africane consideravano i parti gemellari una sventura, ritenendo che lo spirito destinato ad animare un solo corpo fosse costretto ad animarne due, e per conseguenza, uccidevano il secondogenito.
In effetti, accettare di essere riprodotti per clonazione, è un problema filosofico: si tratta di abituarsi a quest’idea fin da piccoli. Dopo tutto, il problema consiste nel sostituire il concetto di morte, ossia di non esistenza, con quello di una nuova esistenza. Milioni di persone credono o vogliono credere alla vita nell’aldilà: la religione cristiana ci ha proposto questa nuova vita come contemplativa, priva di emozioni e di individualità; però, per gli induisti ed i buddisti, c'è la reincarnazione. Come vedete, è solo questione di abituarsi all’idea della clonazione...

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copyright Marcello Guidotti, 2001
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