E' tutto vero quello che si vede in televisione?

I mass media possono proporre solo una minima parte delle informazioni disponibili, e quindi devono necessariamente operare una selezione. Ad esempio, un’agenzia di stampa può raccogliere circa il 5 per cento delle notizie che appaiono sui giornali di un Paese come gli Stati Uniti. E queste notizie, a loro volta, devono competere con le notizie in arrivo da numerosi altri Paesi. Per conseguenza, ciò che per esempio comparirà nei giornali italiani, sarà una parte molto più piccola del materiale inizialmente disponibile in Usa. Analogamente, quando la televisione fa la cronaca di un avvenimento importante, i telecronisti devono decidere che cosa merita di essere mostrato al proprio pubblico e che cosa necessita di spiegazioni o commenti. Queste decisioni sono estremamente importanti, in quanto oltre a garantire un’adeguata audience, potranno influenzare le opinioni del pubblico.

La televisione può presentare rapidamente le notizie, mostrandole con grande realismo in modo da concentrare l’attenzione del pubblico su determinati problemi, temi ed avvenimenti. E’ chiaro che il telegiornale, il documentario e il film d’attualità registrano una "buona parte della realtà" e proprio per questo si differenziano profondamente dal film di finzione, dove tutto è artificioso e ricostruito. Così, quando in un film di guerra vediamo i soldati che cadono sotto i colpi del nemico, sappiamo che sono comparse che fingono di morire; ma quando vediamo la stessa scena in un videogiornale girato da un operatore di guerra, sappiamo che, purtroppo, i caduti sono veri e che non si alzeranno più.

Uhm... "buona parte della realtà": cioè quella che rientra nell’inquadratura della macchina da presa; sicché l’operatore può mostrarci ciò che ritiene opportuno o gli fa comodo, e trascurare o nascondere il resto, secondo le esigenze di tempo, di spettacolarità, di mondanità...
Nel 1989, la televisione riprese il grande spettacolo allestito per salvare tre balene rimaste intrappolate tra i ghiacci dell’Alaska. Fu un colossale scoop pubblicitario. Una volta liberate, le balene, stremate, morirono: ma erano fuori dal campo televisivo; anzi, libere dalla televisione perché ormai non interessavano più. Come non interessano le balene uccise dai pescherecci giapponesi, sebbene la televisione abbia creato nell’immaginario collettivo una buona immagine della balena. Nell’immaginario collettivo, perché non abbiamo la minima idea dei sentimenti delle balene... quel che facciamo, è proiettare i nostri sentimenti nelle balene, ossia attribuiamo loro caratteristiche e sentimenti che forse non hanno o comunque diversi da come noi li intendiamo.

Ora, che la selezione delle notizie sia una necessità, siamo d’accordo; e, per conseguenza, anche la scelta delle notizie da diffondere, sebbene discutibile, è uno scotto inevitabile. Ma quel che è grave, è la possibilità che le notizie siano costruite. Politici, fabbricanti di opinioni, propagandisti, venditori e gli stessi giornalisti, sono ben consapevoli di questo potere e, a volte, lo impiegano ai propri fini "costruendo notizie" che poi i media diffonderanno. E questa è la cosiddetta informazione spettacolo: se le immagini di una rapina, di un attentato, di una rivolta non sono disponibili o sono di cattiva qualità, vengono ricreate artificialmente con attori...
Alcune scene della battaglia di El Alamein (combattura in Egitto nel 1942 tra gli inglesi e gli italo-americani), furono inserite in un film del ministero britannico dell'informazione che vinse addirittura un Oscar: il regista Roy Boulting, ne girò una parte in uno studio cinematografico vicino a Londra. L'ammissione è stata fornita al Sunday Times1, unitamente all'affermazione che la ricostruzione fu fatta «senza distorsioni» e che «talvolta la finzione è la verità ultima».
Anche alcune immagini della guerra in Afghanistan presentate ai telespettatori a metà degli anni ‘80, sarebbero false. L’accusa, lanciata con grande rilievo dal New York Post2, riguardava una serie di reportage condotti da Dan Rather (per la rete Cbs ) sulla guerra civile afghana. Le riprese di Rather - il cui programma ricevette un premio giornalistico - mostravano combattimenti, bombardamenti ed attacchi aerei che sarebbero stati ricostruiti da un cameraman della Cbs. Tra gli episodi più clamorosi, figuravano due puntate sul bombardamento dei piloni che portano l’elettricità a Kabul. Le riprese, presentate come "la più grande operazione di sabotaggio di tutta la guerra", sarebbero state in realtà una simulazione realizzata dodici giorni dopo il vero sabotaggio.
Anche "la più grande sconfitta subìta in un giorno solo dalle forze sovietiche dalla seconda guerra mondiale", trasmessa dalla Cbs in un telegiornale nel 1987, non sarebbe stato altro che un "piccolo, riuscito attacco contro alcune truppe governative". Molte delle scene - esplosioni di mine e inseguimenti di soldati governativi - sarebbero state girate in un campo di addestramento militare pakistano e non sul campo di battaglia.

Chi è senza peccato scagli la prima pietra: nell’agosto del 1989, durante un telegiornale, la Abc mostrò il passaggio di una borsa di documenti tra una spia del Kgb e un diplomatico americano. Si trattava della ricostruzione in studio di un episodio presumibilmente avvenuto poco tempo prima a Parigi in cui il diplomatico Felix Bloch avrebbe passato a un agente del Kgb alcuni incartamenti riservati. Però, il conduttore del programma della Abc, Peter Jennings, "dimenticò" di avvertire i telespettatori che si trattava di una ricostruzione interpretata da attori professionisti. Quando alcuni giorni dopo si scoprì la verità, ne derivarono aspre critiche e proteste: la Abc si scusò assicurando che "l’esperimento" non si sarebbe ripetuto.

Se non proprio come "esperimento", in Francia avvenne qualcosa di simile quando la Tv trasmise le immagini frammentarie della fucilazione di Nicolae Ceausescu e della moglie Elena, avvenuta all’alba del 25 dicembre 1989. Le riprese, filmate in videocassetta, sarebbero stata effettuate - per fini propagandistici - da un ufficiale dell’esercito rumeno, alcune ore dopo l’esecuzione: l’assenza di macchie di sangue sui vestiti bucati dai colpi di arma da fuoco, fece sospettare che i corpi già inanimati fossero stati nuovamente giustiziati.

Ma anche con le immagini riprese dalla realtà si può alterare il vero. Con un commento ad arte, per esempio...
Dan Rather, nel telegiornale della Cbs da lui condotto il 24 maggio 1989, durante una diretta con piazza Tien An Men a Pechino, creò3 abilmente momenti di tensione facendo in modo di superare il tempo disponibile per il collegamento via satellite: quando, alla fine del collegamento, le immagini si interruppero bruscamente, lasciò credere che si fosse ripetuto l’intervento della censura cinese effettuato in analoghe circostanze qualche settimana prima. Che si fosse trattato di un semplice trucco, i telespettatori ignari non sarebbero mai venuti a saperlo, ma si sarebbero trattenuti davanti al televisore sperando di vedere ancóra qualcosa sfuggito alle maglie della censura.

Un altro mezzo per alterare il vero è il montaggio, come dimostrò per primo il regista sovietico Pudovkin (1893-1953), cioè disponendo le varie riprese di un filmato in un ordine che conferisce al prodotto ultimato un significato anziché un altro...

Immaginate di riprendere tre scene: il volto sereno di una donna, una pistola, ancóra il volto terrorizzato della donna. Se proiettate le tre scene, costruirete un racconto in cui una donna viene terrorizzata dalla vista di una pistola.

Però, se proiettate le stesse tre scene in ordine inverso, costruirete un racconto in cui una donna terrorizzata viene tranquillizzata dalla vista di una pistola che può aiutarla a difendersi.

E’ dunque il montaggio che dà un senso anziché un altro ad un film o ad una ripresa video. Ed il montaggio si può effettuare anche in diretta, con una diversa scelta temporale delle inquadrature.

il mistero del cadavere scomparsoIl film Di Carl Reiner: Dead Men Don’t Wear Plaid, (1982, in Italia come Il mistero del cadavere scomparso), è uno straordinario esempio delle possibilità del montaggio. Con raffinati incastri di spezzoni di film d’epoca ed accurate ricostruzioni sceniche e di abiti, Reiner è riuscito a comporre un film in stile anni Trenta-Quaranta dove il principale protagonista, Steve Martin, è accompagnato da una passerella di vecchie celebrità: Barbara Stanwych, Alan Ladd, James Cagney, Ray Milland, Ava Gardner, Veronica Lake, Burt Lancaster, Humphrey Bogart, Bette Davis, Ingrid Bergman, Cary Grant, Lana Turner, Kirk Douglas, Vincent Price ed altri. Il tutto in un giallo che scorre con poca macchinosità.

Elton John e Luousi ArmstrongCon analoga tecnica, in televisione è stato proposto uno spot in cui Elton John suona il piano accompagnato dalla tromba di Louis Armstrong (1900-71), mentre ai tavolini Humphrey Bogart e James Cagney bevono Coca Cola Light™. E il progresso continua, la Ford per presentare la Puma, ha ingaggiato un pilota d'eccezione... Steve McQueen. Il fatto è che il celebre attore non è più in questo mondo, e quindi la sua presenza è stata ricavata con un abile fotomontaggio di spezzoni del film Bullit.
Se si può fare per una macchina, si può fare per i cibi... Giovanni Rana, ha realizzato tre spot, in cui pubblicizza la sua pasta addirittura con Humphrey Bogart (ne Il mistero del falco), con Rita Hatworth (in Sangue e arena) e con Marilyn Monroe (in Come sposare un milionario, nella foto). Tutto questo è ancóra poco rispetto a quello che potrebbe offrirci il cinema del futuro, con attori ricostruiti col computer.

E’ certo però che le immagini parlano un linguaggio con cui non si può giocare a piacimento. Ad esempio, quando nelle ultime settimane di guerra la Germania di Hitler stava per capitolare, la propaganda nazista continuava ad incitare la popolazione ad una resistenza disperata con la radio, con la stampa e con i cinegiornali, promettendo un’assurda vittoria finale. Tuttavia, Goebbels (1897-1945), il Ministro per la Propaganda, il primo esperto nella storia delle comunicazioni di massa, autorizzò l’operazione limitatamente alla radio e la stampa, vietando la proiezione degli ultimi cinegiornali proprio perché un retorico commento contrastava apertamente con i volti stanchi, disfatti e rassegnati degli ultimi difensori del Terzo Reich. In questo caso, barare al gioco sarebbe stato estremamente difficile; anzi, decisamente controproducente.

Comunque, poiché l’informazione costruita per ottenere uno scoop, offre a sua volta la possibilità di uno scoop a chi smaschera la messinscena, si può ragionevolmente concludere che finché ci sarà una pluralità di informazioni, l’influenza di notizie costruite dovrebbe essere limitata. Però, lo scoop si può anche autosmascherare...
Il 5 febbraio 1990, Giovanni Minoli, giornalista di Rai 2, portò la testimonianza - corredata da un filmato d’epoca - di un anziano magistrato che asseriva di aver distrutto, assieme ad altri sei colleghi, un cospicuo numero di schede relative al referendum col quale il popolo italiano doveva scegliere tra monarchia e Repubblica: in questo modo, il magistrato avrebbe favorito quest’ultima. Alla fine della trasmissione, cui avevano partecipato autorevoli testimonianze, Minoli rivelò4 che era tutto un falso. Dunque, si trattava di uno scoop inventato, come era inventato quello di Welles che, nel 1938, annunciò dalla radio l’arrivo dei marziani. Allora i radioutenti scoprirono, furibondi, che la radio poteva ingannare. E fu così che il 7 dicembre 1941, quando la radio interruppe le normali trasmissioni per comunicare il proditorio attacco giapponese a Pearl Harbour, molti pensarono ad uno scherzo. Cinquant’anni dopo, con il programma di Minoli - e non solo - i videoutenti scoprirono che la televisione può ingannare anche meglio. E anche questa volta la cosa non piacque: al programma di Minoli seguirono molte telefonate di protesta da parte di telespettatori che si sentirono presi in giro. Da Welles, gli avvistamenti di marziani divennero comuni. E oggi?

Un’immagine falsa o manipolata ha un sottile effetto indiretto in quanto si incide nella nostra memoria destinata alla percezione visiva e lì compete con altre immagini, vere, che si riferiscono allo stesso avvenimento. Sicché, sebbene inizialmente possiamo essere coscienti che alcune immagini riproposte dalla nostra memoria siano vere ed altre no, col tempo la distinzione si annebbia ed il ricordo complessivo si reintegra in uno del tutto diverso: la nuova verità...
D’altra parte, ci rassicuriamo pensando che la pluralità di informazioni limiti l’influenza di notizie costruite e della propaganda politica. In effetti, quando un particolare punto di vista riesce a monopolizzare i canali costituiti dai media, di modo che il pubblico riceve un solo tipo di informazione e di idee, l’influenza della propaganda è probabilmente maggiore. Ad esempio, nei regimi totalitarî, la propaganda tende ad inculcare direttamente l’ideologia del regime: alla popolazione viene imposto di pensare in termini dogmatici, ossia di accettare i princìpi che regolano la società stessa. Tuttavia, anche nei Paesi democratici l’informazione non è libera, perché non è libera dal controllo economico.

George Orwell aveva immaginato la distruzione della storia da parte di un Ministero della Verità, che quotidianamente provvedeva a cancellare le testimonianze dei fatti scomodi. Oggi, i fatti scomodi non vengono cancellati nel fantomatico Ministero - la cui esistenza è piuttosto improbabile nei paesi democratici dove l’informazione è frammentata nelle mani di molti - né dai pompieri-poliziotti di Bradbury (Fahrenheit 451), bensì nelle sue succursali televisive che, almeno per la maggior parte dei teleutenti, mostrano verità di parte.

Purtroppo, l’informazione completa non si può raggiungere neppure sommando queste verità di parte perché difficilmente è possibile integrare gli stralci d’informazione in un insieme coerente. Comunque, il pubblico sembra preferire una verità ufficiale a più verità di parte...

Nel 1991, durante la Guerra del Golfo (in cui venne impegnata una coalizione multinazionale di enormi proporzioni per liberare il Kuwait proditoriamente invaso dall'Iraq di Saddam Hussein), a differenza della Seconda Guerra Mondiale e del Vietnam, ai giornalisti venne interdetto l’accesso al fronte. I mass media parlarono di disinformazione. Ma questo termine non è corretto: il termine corretto è non-informazione o informazione pilotata. E questo tipo di propaganda, instaurata all’inizio degli anni ottanta (con la presidenza Reagan), è una conseguenza diretta della "sindrome del Vietnam". Gli Usa persero la guerra anche perché i Vietcong ed i Sovietici, grazie ad un’abile campagna propagandistica, riuscirono a far venir meno il consenso del popolo americano. Non è una novità: la televisione comunica entusiasmo o paura: può incoraggiare o scoraggiare ampie fasce sociali; crea l’umore di un intero Paese; può diffondere ottimismo e pessimismo. Come conseguenza, ecco la necessità di una informazione controllata, pilotata e sceneggiata: all’insegna della promessa «Non sarà un altro Vietnam», fatta da George Bush, ecco l’informazione controllata...
La scritta "cleared by U.S. military" compariva su ogni filmato proveniente dal confine tra Arabia e Kuwait, ma anche su ogni videonastro registrato nelle retrovie. E poiché l’opinione pubblica deve accettare la guerra, ecco l’informazione pilotata...
Da un’indagine svolta il 22 novembre 1991, quando l’idea di un intervento militare nel Kuwait suscitava una certa avversità nell’opinione pubblica americana, era risultato che gli americani sarebbero stati invece favorevoli se si fosse trattato di impedire all’Iraq di usare le armi nucleari. Pochissimo tempo dopo, Bush dichiarava che Saddam Hussein si sarebbe potuto procurare la bomba in pochi mesi (e non anni). Infine, giacché qualcosa di deve pur mostrare, si aggiunge l’informazione sceneggiata...
Le televisioni trasmisero un filmato "amatoriale"5 che riprendeva gli elicotteri iracheni nel cielo del Kuwait, i carri armati che laceravano l’asfalto, il crepitare dell’artiglieria, i patrioti che scrivevano slogan inneggianti alla libertà sui muri di Kuwait City. Quel filmato amatoriale era un prodotto di propaganda appositamente confezionato.

Tutto questo, secondo Mike Deaver, un esperto in tecniche di controllo dell’informazione, era necessario... «una cosa è vedere i soldati che bivaccano bevendo acqua Evian e che ringraziano la mamma che ha spedito i biscotti fatti in casa, tenendo nel contempo i muscoli ben in evidenza; un’altra cosa è vedere i cadaveri devastati dalle bombe o i corpi dei soldati caduti in battaglia. Il pubblico non l’avrebbe sopportato per più di una settimana». Le telecamere avrebbero certamente ripreso tutto questo, anche se, in effetti, quella combattuta nel Golfo era una guerra tecnologica, non di fronti: c’era poco da vedere, si combatteva a lunghe distanze, a velocità concitatissime. Tuttavia, quando le notizie sono solo quelle ufficiali, c’è il legittimo sospetto che nascondano ciò che non si vuol far sapere. E se la società non ha elementi di informazione per comprendere quel che succede, viene a mancare l’opinione del popolo, il giudice della democrazia. Ciò nonostante, dal punto di vista dell’opinione pubblica, la non informazione fu positiva: dopo l’operazione Desert Storm (con cui fu liberato il Kuwait), secondo un sondaggio (Washington Post - Abc), l’88 per cento degli intervistati riponeva maggior fiducia nelle Forze armate.

In passato, gli avvenimenti in America venivano trasmessi dai tre network: Abc, Cbs, Nbc. E non tutto poteva essere trasmesso. Poi venne il "villaggio elettronico", il termine con cui Mc Luhan profetizzava il mondo in cui viviamo: un mondo che a causa della diffusione su scala planetaria delle telecomunicazioni, e della conseguente unificazione elettronica del globo, si è contratto fino ad assumere, appunto, l’aspetto di un villaggio.

Dal 1985, la Cnn, attraverso satelliti e cavi, trasmette sempre tutto, in diretta, 24 ore su 24, a qualunque ora e per il tempo necessario (gli altri tre network trasmettono complessivamente sei ore di news al giorno). La Cnn ha strutturato i suoi programmi (sport, scienza, salute, economia, moda; mancano telefilm e quiz) in modo tale da poterli interrompere in qualsiasi momento per dare una notizia importante. E agli esperti incaricati di commentare un fatto vengono concessi anche 10 minuti, contro il minuto e mezzo accordato dagli altri network. Furono gli inviati della Cnn che filmarono la protesta degli studenti cinesi a piazza Tien An Men, nel maggio ‘89, fino a quando i censori di Pechino strapparono loro le telecamere dalle mani e interruppero il collegamento via satellite. Poi, nel 1991, la Cnn con le immagini "cleared" della guerra del golfo è stata catapultata oltre i confini Usa, facendola diventare un fenomeno internazionale.

Dal 1990, oltre 60 milioni di americani guardano la Cnn. E la guardano anche milioni di persone in 85 Paesi. All’estero sono ancóra pochi i cittadini che posseggono un’antenna satellite, ma aumenteranno rapidamente con la riduzione dei costi e lo sviluppo di nuove tecnologie. Può darsi che la mondovisione sia un sogno: occorre che l’inglese si affermi sempre più come lingua mondiale, ma non è impossibile. Il distacco e l’imparzialità di Cnn che si autodefinisce "testimone degli eventi", è tale che Gorbaciov la riceveva al Cremlino dal 1987, e George Bush affermò: «Vengo a sapere più cose dalla Cnn che dalla Cia» (questo dovrebbe far riflettere sulla questione delle emittenti che possono far capo ad un unico gruppo: anche una sola emittente è in grado d'influenzare l'opinione pubblica. Il punto importante è il senso critico degli utenti).
Questa rete che ha proibito ai suoi giornalisti l’uso dell’aggettivo "straniero" sostituendolo con "internazionale", sembrava nata per contribuire ad abbattere quegli steccati nazionalistici residui della "guerra fredda". Ma anche la "testimone degli eventi" è incespicata in un falso...
Nel 1998, la Cnn è stata costretta a sconfessare6 il clamoroso scoop secondo cui il Pentagono avrebbe sparato gas nervino nel Laos contro i disertori americani della guerra del Vietnam. Le smentite e le proteste iniziarono sùbito dopo la trasmissione dell'inchiesta. Un consulente militare della Cnn si dimise in segno di protesta e centinaia di ex marines inviarono lettere sdegnate. Unitamente al network, il finto scoop coinvolse il settimanale Time che in esclusiva aveva stampato la storia firmata da Peter Arnett, grande "firma" della Cnn dai tempi della guerra del Golfo. «I fatti non confermano le accuse fatte nel servizio», ammise anche Time, e la Cnn si addossò tutta la colpa licenziando il giornalista.

Il lupo perde il pelo ma... E così, Arnett, tornato a Baghdad durante la guerra in Iraq del 2003, per conto della Msnbc - canale di news no stop della Nbc - è riuscito ad annunciare per primo in diretta l'inizio dei bombardamenti americani nella capitale: « Mi dà un piacere perverso aver dato il buco alla Cnn »7 - aveva dichiarato nei giorni scorsi, mentre i corrispondenti della Cnn venivano espulsi dalla capitale. L'euforia di questo ingrato personaggio (ha screditato la Cnn) ha avuto breve durata... infatti ha concesso un'intervista alla Tv irakena nella quale ha dichiarava il fallimento del piano americano, aggiungendo che la resistenza irakena è stata sottovalutata e che in Usa « cresce l'opposizione a Bush » (cosa dimostratasi falsa dai sondaggi diffusi da tutte le emittenti). Per rincarare la dose, Arnett aveva dichiarato di apprezzare il modo con cui il regime aveva trattato i giornalisti stranieri. Risultato: è stato licenziato in tronco dalla Nbc, Msnbc e dalla National Geographic.

La nuova guerra in Iraq (2003) per eliminare (tra le altre ragioni) il regime di Saddam Hussein e combattere il terrorismo internazionale, è mostrata in diretta da tutte le principali emittenti televisive; ciò nosnostante, il taglio che si dà alle riprese ed il montaggio hanno mostrato un insieme spesso contraddittorio e confuso.
Dunque anche il "villaggio elettronico" presenta aspetti positivi e negativi. L’aspetto positivo è ovvio: possiamo partecipare a tutta la vita del pianeta, senza sentirci isolati dalle novità del mondo. L’aspetto negativo è, invece, che il bombardamento di notizie e immagini (vere, false o costruite) ci fa dimenticare subito quelle del giorno prima, senza possibilità di riflettervi con spirito critico, senza sviluppare una diversità di punti di vista. Così, nelle società democratiche, fondate sulla libertà di opinioni, l’«industria culturale», per esigenze economiche, esercita una persuasione indiretta dell’opinione, orientando il pubblico ad una visione del mondo quanto più possibile pianificata in modo da suggerirgli ciò che deve volere o credere di volere. Dunque, la realtà è ciò che vede, crede di vedere o vuol vedere la maggioranza delle persone...

Certo, questa conclusione è amara, ma come scrisse Italo Calvino, «Se si comincia a dire che l’umanità è votata all’idiozia per via della televisione, della pubblicità e degli elettrodomestici, si finirà per concludere che l’umanità era più vicina alla saggezza e alla grazia quando, al posto della televisione, c’era il parroco del villaggio, al posto della pubblicità la superstizione, al posto degli elettrodomestici il vaso da notte».

Fra i film che propongono la questione della veridicità delle immagini televisive, possiamo citare due film:
Capricorn OneEroe per caso Capricorn One (Capricorn One - Usa, 1978)
La prima missione umana su Marte, viene annullata per un guasto ai sistemi di supporto vitale. I dirigenti della NASA, per evitare il taglio dei fondi governativi, decidono di simulare l’atterraggio in uno studio televisivo. L’astronave, priva di equipaggio, viene effettivamente lanciata nello spazio, mentre le immagini dei tre astronauti, che sono stati costretti a collaborare, provengono da una segretissima installazione militare posta nel deserto dell’Arizona. Tuttavia, al rientro nell’atmosfera, la capsula incenerisce per un difetto dello scudo termico... gli astronauti non possono più "tornare" sulla Terra. Fortunatamente per loro, un giornalista scopre l’inganno.

Il film, esaltando visivamente l’annosa questione della veridicità delle immagini televisive, riscosse successo anche grazie all’ossessivo sospetto degli americani nei confronti della cospirazione; sospetto che affonda le sue radici nel maccartismo e che poi è stato riproposto per dubitare addirittura dello sbarco sulla Luna.

Accidental Hero (Eroe per caso - Columbia, 1992), diretto da Stephen Frears. Il soggetto è basato sul personaggio di un barbone che salva l'equipaggio di un aereo precipitato sull'autostrada.
Compiuto il rischioso gesto, - l'aereo era avvolto dalle fiamme - scompare nel nulla. Uno dei passeggeri cerca di rintracciarlo, aiutato dall'esame di un filmato raccolto da una troupe televisiva intervenuta sul luogo dell'incidente. Per una serie di circostanze, l'eroico gesto viene attribuito ad un altro barbone che, grazie al potere dei media, diventa un eroe, complice quello vero che preferisce restare nell'ombra.


1 ripreso da Il Messaggero, 12 giugno 1995
2 27 settembre 1989
3 ripreso da Il Messaggero, 8 settembre 1990
4 Il Messaggero, 6 febbraio 1990
5 Chantal De Rudder: "dai loro inviati nel Golfo"- Il Sabato 22-giugno-1991 (ripreso da Nouvel Observateur)
6 Il Messaggero, 3 e 4 luglio 1998, corrispondente Stefano Trincia
7 Il Messaggero, 1 aprile 2003, corrispondente Stefano Trincia

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